Un riassunto della Audizione della Presidente di Maison Antigone Avv. M.Nacca alla 2 Commissione Giustizia del Senato del 15 gennaio 2019 e della relazione depositata.
di Marzia Lazzerini
10–14 minuti
QUELLO CHE NESSUNO DICE SUL DDL PILLON E COLLEGATI……il suo destino fallimentare e la relazione depositata dall’Associazione Maison Antigone dinnanzi alla Commissione Giustizia del Senato sulla riforma del diritto di famiglia prevista dal contratto di Governo
Non solo il disegno di legge Pillon 735, ma affidamento condiviso, mantenimento diretto, garanzia di bigenitorialità e alienazione parentale (o PAS) sono le linee guida fondamentali su cui si basano i disegni di legge che costituiscono la riforma del diritto di famiglia inserita nel Patto di Governo.
Sono cinque i ddl proposti, 45, 118, 735 ,768, 837 e tutti con un grandissimo impatto sociale e familiare sugli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ognuno di questi infatti ha dei lati oscuri che si fondano sull’introduzione di misure che costringerebbero i bambini e le donne a rimanere aggrovigliati nella spirale della violenza. Non solo quelle che oggi già la sperimentano, ma finirebbero per travolgere anche le altre famiglie, quelle che con l’attuale legislazione e grazie al garantismo della giurisprudenza di Cassazione, si separano pacificamente: l’80% dei casi.
È importante per noi porre estrema attenzione al fatto che sono 5 i disegni di legge, senza farci distrarre troppo dalla speranza del solo ritiro del decreto 735, cosiddetto Pillon, che sarebbe auspicabile ma che comunque non ci garantirebbe la tutela del diritto di famiglia e dei diritti dei bambini e delle donne già in condizioni precarie per il nostro paese.
In Italia il fenomeno della violenza sta colpendo tutte le sfere sociali e sta prendendo una piega dalle sfaccettature devastanti. Nei tribunali che hanno anticipato alcuni degli strumenti che si intenderebbero normare (la alienazione e la collocazione alternata paritaria) la violenza si è fatta addirittura istituzionale: non solo rivittimizzando le vittime di violenza domestica, ma rendendo vittime anche altre madri ed altri minori, colpevoli soltanto di voler dare maggiore stabilità ai loro bambini ancora piccoli.
I disegni di legge che rischiano di essere approvati in Senato sulla riforma del diritto di famiglia e l’affido condiviso, tra cui il cosiddetto ddl Pillon, sono lo specchio attuale di questo fenomeno, dove il the best interesting of child non coincide con la bigenitorialità a tutti i costi.
I disegni legge che sono stati proposti sull’affido condiviso sono disegni fondati totalmente su principi adultocentrici restando indifferenti ai diritti di donne e bambini ai quale vengono inflitte, in Italia, migliaia di violenze e abusi che già rimangono impuniti.
Proponiamo una fotografia dei dati sulla violenza sulle donne; sulla violenza sulle donne e i bambini all’interno delle mura domestiche; sulla situazione sociale della parità di genere e delle separazioni in Italia:
Le donne che nel corso della vita hanno subito violenza da partner attuali o ex sono 2 milioni 800 mila donne fra i 16 e i 70 anni (Istat)
Una donna viene uccisa ogni due giorni (Istat)
Per quasi 6 autori su 10 il movente è stata la gelosia, la non rassegnazione alla separazione o un abbandono (Eurispes)
Il 7% dei padri italiani usufruisce del congedo parentale, contro i colleghi svedesi che con il 69% hanno il record in Europa (Istat)
Sulle separazioni:
L’ 80 % delle separazioni è consensuale
Il 20% delle separazioni è giudiziale ed al loro interno si riscontrano violenze
Il 50% delle separazioni è violento
Il 30% non denuncia
Questo ci rappresenta alcuni aspetti fondamentali.
In Italia esiste ancora una violenza perpetrata contro le donne basata sul genere e che tra l’altro è ritenuta una violazione dei diritti umani. Non a caso nel 1999 le Nazioni Unite hanno deliberato che il 25 novembre venga considerato come la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ma, nonostante ciò, ad oggi non sono stati fatti significativi passi avanti nella società. Questo ci viene rappresentato anche dal movente di molti femminicidi: ossia la non accettazione di determinate scelte che la donna compie nel corso della propria vita, specie in ambito familiare. Una di queste scelte fatali è la separazione. Ricordiamo che in Italia le percentuali di separazioni giudiziali, ossia con controversie o all’interno delle quali si trovano violenze, sono il 20% del totale delle separazioni ma noi sappiamo anche di avere l’80% di separazioni consensuali, all’interno delle quali si stima che esista una percentuale di violenze non denunciate e che corrisponderebbe all’incirca al 30% del totale delle separazioni. Questo per dimostrare che la nostra attenzione dovrebbe concentrarsi su questo 50% di separazioni violente (dichiarate e no) e non sulle separazione giudiziali.
Rappresentativo del fatto che la società italiana non è affatto pronta ad una bigenitorialità a tutti i costi, è la circostanza che soltanto il 7% dei padri italiani usufruisce del congedo parentale contro il 69% degli svedesi. Ciò dimostra quanto il nostro paese, volente o nolente, si basa ancora sul lavoro svolto dalle figure femminili e che dunque solo una percentuale molto vicina a quella indicata potrebbe oggi rappresentare il numero delle coppie di genitori separati adatti a svolgere un ruolo di care giver intercambiabile, come la collocazione parentale paritaria prevede. Inoltre non è da sottovalutare la circostanza che la violenza assistita dai figli minori sia in aumento e che la violenza abbia sempre un costo economico, poiché si devono sostenere spese per cure mediche e psicologiche presso strutture pubbliche e private, spese per farmaci, spese legali, danni a proprietà. Molte donne si sono dovute assentare dal lavoro e hanno avuto difficoltà a gestire le attività quotidiane.
Abbiamo stimato che se entrasse in vigore questa riforma di legge coinvolgerebbe 20 milioni di persone nel sistema giustizia che si riverserebbero nei tribunali. Perché, ovviamente, verrebbe richiesta l’applicazione della nuova normativa da chiunque sia già separato anche in regime di separazione consensuale. Questo creerebbe un intasamento del sistema giustizia ed un danno sociale enorme connesso alla conflittualità familiare che ne scaturirebbe.
I 5 disegni di legge che si vogliono introdurre disapplicano totalmente alcune norme costituzionali, così come i trattati europei sulla tutela dei minori, colpendo principalmente la Convenzione di Istanbul e andando incontro, tra l’altro, a un rischio di censura da parte della comunità europea. La stessa Convenzione di Istanbul, alla quale l’Italia ha aderito nel 2014 raccomanda di proibire la mediazione in caso di violenza familiare.
In particolare il ddl 735 Pillon violerebbe i principi fondati sui patti concordatari e di diritto canonico che sono vigenti nel nostro paese e che sono solidari con le norme civilistiche. La Riforma che si intende introdurre non è affatto ispirata dal Magistero della Chiesa Cattolica, nè coerente con la medesima, tutt’altro!
Se l’accusa, dunque, da parte della schiera femminista italiana, è stata quella di voler ripristinare la famiglia per lo più cattolica degli anni ’50, che già riteniamo sia un notevole regresso culturale e sociale, noi rispondiamo che in realtà non stiamo vedendo il problema fino in fino e che esso è ben più grave.
Perché? In realtà i 5 disegni di legge proposti vogliono eliminare ogni concetto di solidarietà familiare pur nel rispetto del diritto separativo, ostacolando di fatto la libertà di decidere di separarsi anche in condizioni a volte di gravi violenze o maltrattamenti.
Se il fine dei Senatori in questione, è quello di mantenere il controllo su moglie e figli con l’obiettivo di non attuare una separazione, questo ddl fornisce gli strumenti per farlo.
Come? Alcuni esempi: depenalizza il reato di violazione degli obblighi di cura genitoriali post separativi ex art 570 bis cp. Introduce la mediazione, assurda nei casi di violenza in famiglia (senza considerare minimamente i costi nell’introduzione della mediazione) e reitera il concetto di pas introdotto come espediente per ribaltare le accuse di violenza o abusi fatti dai figli contro l’altro genitore. In particolare nel disegno di legge 735 gli articoli 17 e 18 prevedono la possibilità di un ricovero coatto in una struttura specializzata (ovvero in una casa famiglia) dopo che un consulente tecnico d’ufficio in Tribunale stabilisce la veridicità dell’alienazione (ovvero della PAS) da parte della madre nei confronti del minore contro il padre. Allo stato attuale l’alienazione parentale viene attuata come se esistesse nei manuali come una patologia conclamata e nei codici civili come se fosse legiferata. Ma né in un caso né nell’altro questa esiste. Non esiste nè come malattia nè come legge. Cosa ancora più grave è il vero e proprio “ricovero coatto” che viene inflitto al minore come se fosse un trattamento sanitario obbligatorio che, nel nostro paese si attua in presenza di una malattia conclamata, su una persona maggiorenne e sotto forma di una procedura ben più complessa rispetto ad una consulenza tecnica.
I ddl appaiono come l’espressione ideologica, e nemmeno tanto sottile, di una parte di uomini che non accetta la gestione genitoriale tra due soggetti aventi gli stessi diritti e che credono che per essere buoni padri occorra ripristinare il potere economico, la patria potestà e la potestà maritale abolita nel 1975 con la legge di riforma del diritto di famiglia.
Uomini che vorrebbero imporre un rapporto coniugale sbilanciato a loro favore, credendo erroneamente, forse subdolamente, che questa sia la Dottrina della Chiesa Cattolica sul matrimonio.
Un esperimento, quello sulla cd “bigenitorialità materiale”, che è arrivato in Europa ed è stato sperimentato con esiti fallimentari.
Quindi, ci si domanda, se questo è stato un esperimento già effettuato all’estero, con risultati pessimi, devastanti e a volte irreversibili, con conseguenze psichiatre su donne già provate da maltrattamenti e bambini abusati (e collocati a metà) perchè mai dovremmo ripeterlo in Italia?
L’Italia è un paese dove la politica e il sistema sociale non fa nulla per realizzare concreti progressi nel settore della parità di genere, ma anzi ci sono discrepanze tra uomo e donna in qualsiasi settore si analizzi: economico, lavorativo, giudiziario. Come mai quindi le pari opportunità si cercano all’interno della famiglia e dopo la separazione? È una ricerca autentica o solo apparente? Non sarebbe forse il caso di fare una vera e propria rivoluzione gettando veramente le basi della parità uomo e donna?
Il mondo del lavoro, pubblico e privato, l’economia del paese è pronta ad affrontare un esercito di papà che saranno obbligati ad assentarsi come hanno fatto finora solo le mamme? E ancora: saranno veramente loro ad occuparsi dei figli, per 12 giorni al mese o delegheranno baby sitter e nuove compagne?