di Marzia Lazzerini, Giornalista
“Chiedo aiuto alle istituzioni, rischio di perdere mio figlio”
Uno scenario che si prospetta inquietante, quello di Laura Massaro che oggi, per il terzo giorno, protesta davanti al Tribunale dei Minorenni di Roma, con un cartello in mano: “giù le mani dalle donne e dai bambini, basta violenza istituzionale”.
“Siamo tutte Laura” invece è la frase scelta da alcune poche, piccole associazioni che hanno deciso di sostenerla, compresa l’associazione Maison Antigone, in nome dei numerosi casi di sottrazione di minori che si stanno verificando in questi anni in Italia e nel silenzio istituzionale. Alcune donne vogliono rompere il silenzio ma c’è ancora troppo timore perché in gioco ci sono i figli. È il terrore infatti che le portino via il figlio che spinge Laura a continuare il sit-in iniziato lunedì scorso davanti al Tribunale. Un messaggio chiaro, forte e disperato.
Il calvario comincia nel novembre 2018 quando inizia a difendere suo figlio di 9 anni dal rischio di essere prelevato con la forza e collocato in una casa famiglia per poi successivamente essere affidato in via esclusiva al padre senza poter avere più contatti con lei, neanche telefonici. Così rischiando di perdere la responsabilItà genitoriale per sempre.
L’accusa a questa madre è la solita condanna senza tesi scientifica che alcuni giudici sembra anticipino come legge e come costrutto scientifico: la così detta alienazione genitoriale. Quel sentimento che attribuisce alla madre la responsabilità del rifiuto, e a volte della paura, di un figlio ad incontrare o frequentare il padre, senza considerare gli eventuali altri motivi per cui i bambini possono rifiutare l’incontro.
Durante la causa di separazione di Laura, la consulente tecnica d’ufficio, una psicologa, aveva diagnosticato la sindrome di alienazione parentale al bambino e il Pubblico Ministero ha naturalmente avvallato la tesi. Il 2 maggio, pochi giorni fa, nonostante le richieste della madre di ascoltare il bambino e i suoi timori, il giudice decide di nominare un tutore e di sospendere quindi la responsabilità genitoriale di entrambi. La strada verso il prelievo coatto e il ricovero in una comunità, quindi, è per il bambino sempre più vicina. In nome di una sindrome mai riconosciuta dalla comunità medica e in nome di una bigenitorialità perfetta non ancora varata come legge.