UN CONVEGNO CRITICO SULL’ALIENAZIONE PARENTALE

4 Novembre 2019 | Redazione

di Avv. M. Nacca

Il 4 novembre 2019, proprio nel giorno in cui le rappresentanze delle Nazioni relazionavano nella sede europea di Ginevra delle Nazioni Unite, sullo status quo delle violenze e delle discriminazioni subite da donne e minori (compresi i casi di rivittimizzazione in ambito giudiziario), la nostra Presidente Avv. Michela Nacca, la Vicepresidente Avv. Simona D’Aquilio nonché l’esperta psicologa e CTP Dottoressa Bruna Rucci, insieme all’Avv. Paolo Voltaggio, alla Gup Manfredonia Paola e la CTU Maddalena Cialdella, le Avvocate Angelica Addessi e Lucilla Anastasio, nel Palazzo della Cassazione sono intervenute in un confronto dialettico sulla “parapsicologia”, la “junk science”, l’apice della follia” Alienazione Genitoriale, in un Convegno organizzato dal Progetto Donna del COA di Roma.

Abbiamo spiegato perché la Parental Alienation non solo non deve essere diagnosticata, ne’ in ambito clinico ne’ forense ma, coerentemente con quanto indicato da anni da organismi come il UN Women, il The Leadership Council on Child Abuse & Interpersonal violence, essa debba venire BANDITA dai tribunali di tutto il mondo, in quanto violenta strategia processuale, legal harassment, che soffoca la Giustizia e viola i fondamentali diritti umani di donne e minori!

Gli interventi hanno indicato una interessante novità: ossia un ulteriore cambiamento del linguaggio da parte dei sostenitori della Parental Alienation (ex PAS).

Chi fino a qualche mese fa insegnava, parlava e scriveva di Alienazione Parentale o, in modo abbreviato, di Alienazione, e prima ancora aveva insegnato, parlato e scritto di PAS, oggi dice di non volerne più sapere!

Ma sarà veramente cosi?

Si è detto che, date le Sentenze della Cassazione – da cui la pseudoteoria Alienazione Parentale e’ stata più e più volte bocciata, aggiungiamo noi – ora si raccomanda infatti di “non parlare più di alienazione né di lavaggio del cervello che un genitore fa sul figlio” ma di “rifiuto e di disfunzione relazionale dove ognuno mette il suo contributo”.

Un invito a smettere di parlare di Parental Alienation rivolto anche a chi la Parental Alienation la combatte, quasi come un rimprovero di radicalizzazione!*

Dagli ex impavidi sostenitori della PA dunque ora viene detto che la mera conflittualità genitoriale, che potrebbe ingenerare un superabile e momentaneo rifiuto nel minore grazie a mirate cure psicologiche (sempre il Reset di cui scrivevano nel ddl Pillon fino a pochi mesi fa?), verrebbe distinta dai casi di violenza!

Questa chiara distinzione dunque dovrebbe comportare anche un discrimine chiaro tra l’ipotesi di rifiuto momentaneo, non radicato, e quello invece radicale dovuto alla paura profonda che un minore prova verso un genitore abusante. Cosi abbiamo pensato!

Abbiamo per un momento esultato, ritenendo che finalmente i sostenitori della PA fossero giunti alle nostre stesse conclusioni, per altre vie più tortuose ed a suon di bocciature delle Supreme Corti internazionali e dei Tribunali di Cassazione di tutte le nazioni!

Purtroppo il nostro convincimento è durato giusto il tempo di ascoltare subito dopo le argomentazioni aggiuntive e gli esempi riportati: tutti comunque esemplificativi di presunti comportamenti alienanti materni (implicitamente contrapposti a presunti/interpretati comportamenti positivi paterni) ricondotti alla solita logica della Parental Alienation: sicché gli episodi riportati significativi di una grave violenza subita, sotto la scure della interpretazione psicologica, sono risultati ricondotti a casi di mera conflittualità e non di violenza. Abbiamo dunque imparato che, quando un bambino mostra terrore del padre tanto da farsi la pipi addosso solo al pensiero di doverlo incontrare, a quanto pare bisognerebbe comprendere che tale comportamento non significherebbe un rifiuto radicale dovuto a terrore di esporsi ad un pericolo, ma potrebbe essere solo l’espressione inconscia del desiderio del bambino ad avere il padre vicino a sé e della sua rabbia (sempre inconscia) per non poterlo avere. Insomma il sintomo della sua rabbia verso chi gli impedirebbe di avere vicino a sé il padre!

Siamo dunque alle solite: la violenza, riconosciuta in teoria, nella pratica non è vista, pur nelle sue esplicite manifestazioni, ed i sintomi del trauma (tra cui il rifiuto e la paura) vengono ricondotti a manifestazioni di presunte manipolazioni materne!

Ad ogni modo, si è aggiunto che anche nei casi di comprovata violenza (cioè solo quelli sentenziati con condanna in 3 grado di giudizio) l’obiettivo primario parrebbe quello di “mantenere la figura interna del genitore rifiutato” assicurando perlomeno incontri protetti tra il minore vittima di violenza ed il genitore aguzzino.

E ciò, a quanto pare, per il bene stesso del minore, che viceversa crescerebbe con seri disturbi di personalità!

Insomma la solita solfa della PAS/PA!

Tutto ciò purtroppo viene prescritto anche nei tribunali e talvolta condiviso dai Giudici, nonostante Cassazione fermamente contraria, con buona pace di ciò che prescrive la Convenzione di Istanbul e di ciò che la psichiatria e la psicologia classica, nonché la vera comunità scientifica e l’OMS insegnano!

*tutto cio’ ricorda da vicino l’atteggiamento di Pillon, che dopo aver gioito, manifestato ai 4 venti la propria soddisfazione circa la stesura e la presentazione del ddl 735, rivendicandone orgoglioso la paternità e totale adesione, giudicandone gli oppositori come dei meri “ideologi” e le critiche come mere “radicalizzazioni” in realtà dal ddl stesso provocate, poi ad un certo punto e dinanzi le molteplici e gravi bocciature dovute alle evidenti e ripetute violazioni di diritti umanitari e norme costituzionali ivi contenute e rilevate (compresa la scure abbassata del Centro Livatino), egli stesso ha finito per chiedere di non definirlo più “ddl Pillon” perché, in fin dei conti, ne sarebbe stato “solo” il primo firmatario! Chissà come è, ricorda anche il dottor Camerini, che dopo aver esultato e lui stesso vantato la paternità di una parte del ddl Pillon, compiacendosi e non smentendo anche chi lo riconoscesse pubblicamente come importante ispiratore (v. sua intervista su In Terris) poi prese a negare ogni relazione fra lui ed il ddl!

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