di Marzia Lezzerini, Giornalista
Laura Massaro, Giada Giunti, Frida Bertolini, Charlotte Pedone, Ginevra Amerighi e tante altre mamme che si trovano invischiate nella farraginosità burocratica del sistema della Giustizia minorile nel quale, a volte, è difficile districarsi anche per gli avvocati stessi. Sono i bambini a subirne le conseguenze: allontanati dal proprio nucleo familiare e trasferiti in case famiglia. Le madri invece quasi sempre accusate di alienazione parentale.
“Nell’affido minorile giudici, consulenti tecnici d’ufficio, tutori, curatori, assistenti sociali e avvocati sono spesso protagonisti di conflitti d’interesse e situazioni di incompatibilità – dichiara la deputata Veronica Giannone, in conferenza stampa, alla Camera dei Deputati – “Giudici onorari che lavorano nei tribunali minorili in tutta Italia, intrattengono rapporti professionali ed economici con le strutture presso cui affidano i minori sottratti alle famiglie, per ordine dello stesso tribunale. Tutori e curatori speciali spesso sono avvocati di parte. Consulenti tecnici d’ufficio, nominati dal giudice, lavorano per enti di formazione dove gli stessi giudici tengono lezioni per formare i futuri consulenti”. Sono forti le dichiarazioni anche dell’avvocato Edoardo Polacco – difesa penale nel caso Massaro – “Il tribunale dei minori è un mondo chiuso tra enti, giudici, consulenti”. Propone di sciogliere i tribunali per i minorenni, che “hanno regole ed esistono per regio decreto del 1934”. Sembra anche che chi si oppone a questo sistema e cerca di ottenere giustizia, come la psicologa Bruna Rucci o l’avvocato Lorenzo Stipa, siano poi stati denunciati ai propri ordini professionali di appartenenza. Questi fatti non sembrano più essere storie sporadiche ma sono moltissime le donne che denunciano sistemi clientelari all’interno dei tribunali dei Minorenni italiani. “Le denunce di abusi e violenze sessuali su se stesse e sui minori vengono sottovalutate e, spesso, quando queste donne e madri decidono di denunciare vengono definite alienanti, simbiotiche, adesive e per questo allontanate da quei figli che volevano solo proteggere” continua la deputata Giannone. L’accusa infatti è sempre quella della pas (sindrome di alienazione parentale) teoria molto discussa ma che tuttavia continua a comparire nelle aule dei tribunali all’interno dei processi per separazione, soprattutto quelli nei quali le donne hanno subito violenza. L’iter processuale finisce per condurre alla sottrazione dei bambini i quali vengono chiusi in case famiglia senza poter avere contatti con le madri.