13 marzo 2020
di Cristina Auditore
In questo momento particolarmente critico siamo continuamente informati riguardo alle nuove disposizioni, attraverso telegiornali, programmi televisivi e news del web.
Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19, sull’intero territorio nazionale sono state attuate delle misure rese note attraverso il decreto del presidente del consiglio del 9 marzo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/09/20A01558/sg; https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/08/20A01522/sg).
È evidente che, in questo contesto, la chiusura di scuole e università non sia sinonimo di vacanza. Eppure dai più piccoli (non di certo dagli studenti universitari) la notizia è stata accolta in un clima di esultanza. E durante i primi giorni di interruzione delle attività didattiche, ragazzi e ragazze in blocco approfittavano delle mattinate libere per andare in palestra, e di pomeriggio popolavano i centri urbani uscendo, incontrandosi, frequentando locali, fino alla sera. È stata questa la primissima reazione dei più giovani.
Trascorsi i primi giorni di incertezze e di mancata comprensione del vero spirito delle decisioni prese, grazie alle numerose sollecitazioni e agli interventi sui social media – sempre molto efficaci, soprattutto tra noi giovani e soprattutto in momenti come questo – , ha iniziato ad essere chiaro il senso di tutto ciò.
I provvedimenti riguardano attività facenti parte del quotidiano di ogni membro della società, ma ad essere improvvisamente stravolto è sicuramente in maniera più effettiva il quotidiano di noi giovani. Come riportato dal decreto, infatti, oltre ad essere sospese le attività scolastiche e di formazione superiore, sono “sospese tutte le manifestazioni organizzate, nonché gli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo […] quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, pub […] discoteche e locali assimilati” e in tali luoghi è sospesa ogni attività, come anche in palestre, centri sportivi, piscine.
Luoghi, insomma, che facevano parte della routine di noi giovani.
È tutto da riorganizzare: studio, incontri con gli amici, svago, attività sportive, tutto deve essere svolto evitando il contatto ravvicinato e rispettando le norme.
Oggi ci sono svariati mezzi estremamente utili, che ci permettono di affrontare una tale situazione nella maniera più elegante e comoda possibile: i docenti si stanno adoperando per offrire agli studenti lezioni online e continuare così nel modo migliore possibile le attività didattiche; grazie ai nostri cellulari e grazie ai social possiamo mantenere il contatto con i nostri amici, organizzare video-chiamate di gruppo, scambiarci informazioni, consigli, aiuti, far sentire semplicemente la nostra vicinanza; grazie al web o alle piattaforme di streaming, che sostituiscono la visione sul grande schermo già da tempo, non mancano certamente occasioni di svago e distrazione; oggi è possibile persino allenarsi a casa, seguendo video tutorial su piattaforme web tra le quali YouTube. Insomma, possiamo affrontare questa situazione nel miglior modo possibile, e senza farci assalire da ansie o depressioni.
Nonostante ci siano ottimali condizioni per affrontare un momento così critico, però, è comprensibile che paure e preoccupazioni possano fare irruzione. Noi universitari ci chiediamo se potremo proseguire il nostro corso di studi senza interruzioni, sperando di poter sostenere gli esami della prossima sessione. Alla tensione tipica, quasi biologica, dei maturandi si somma la paura di non riuscire a preparare per l’Esame di Stato un programma di studio quasi per niente affrontato durante le lezioni ordinarie, e la paura di doverlo affrontare in circostanze e modalità ancora non chiare. Per noi giovani abituati a trascorrere intere giornate fuori casa, tra mezzi di trasporto, aule di lezione o di studio, abitazioni di amici, palestre e locali, ritrovarsi barricati tra le mura di casa, condividendo un piccolo spazio con i propri familiari, non è facile. Gli effetti indesiderati sono la noia, la depressione, l’insofferenza, lo scaturire di liti o incomprensioni tra i membri di una stessa unità abitativa, oppure tra amici o fidanzati che non possono incontrarsi, costretti a cercare soluzioni per far durare una relazione anche a distanza, perché funzioni nonostante tutto.
In un mondo frenetico, in cui ognuno è impegnato nella corsa verso il successo e l’affermazione, in un tempo nel quale i giovani sono chiamati ad immettersi in questa pista caotica, a dimostrare di essere realizzati nella vita sociale, sentimentale, privata e pubblica, in un tale scenario, è questo genere di avvenimenti a farci comprendere cosa sia realmente importante, a farci riformulare le nostre priorità, a farci rendere conto della futilità di alcuni aspetti della vita che rincorrevamo e a riconoscere le persone davvero care, quelle che, nonostante tutti i problemi, rimangono perché non legate a noi esclusivamente da abitudini materiali o vantaggi pratici, ma anche da affetto e intesa.
Uno dei problemi che i giovani devono affrontare in questa situazione è la solitudine fisica, cioè trovarsi a dover trascorrere praticamente molte ore in assenza di compagnia scelta. La famiglia non è per noi figli una scelta. È comune che i giovani abbiano un rapporto conflittuale con i genitori, e queste condizioni, nelle quali si è costretti a convivere nella stessa casa per molto tempo, possono peggiorare oppure migliorare tale rapporto. È importante il rispetto reciproco ed è importante contribuire a creare un ambiente di convivenza sano e sereno, aiutandosi l’un l’altro e magari provando ad instaurare un dialogo, riscoprendo così rapporti che erano stati a priori sottostimati, e riscoprendo l’importante ruolo che ricopre la famiglia per noi giovani, spesso così pressati dal mondo esterno.
Queste condizioni straordinarie sono anche occasioni per imparare a convivere con noi stessi. La capacità di stare da soli sembra scontata, ma molti di noi non sono in grado di trascorrere del tempo di qualità con loro stessi. Ed è proprio questo uno dei problemi principali della gioventù, problema che affiora adesso più che mai. Conoscersi, accettarsi, intraprendere un percorso di ricerca interiore e sviluppare la capacità di impiegare in maniera produttiva e piacevole anche il tempo durante il quale non siamo in compagnia di nessuno.
Sicuramente situazioni critiche contribuiscono inesorabilmente ad accentuare problematiche già esistenti, legate alla crescita e alla fase giovanile, problematiche riguardanti la difficoltà nella comprensione di se stessi e nella comunicazione con l’altro. Molti giovani stanno perdendo i loro cari, magari i loro nonni, e sono costretti a sentire ovunque, in TV, sui social, attorno a loro, conversazioni, talvolta polemiche, derisorie o ilari, che non fanno altro che rivangare la causa del loro recente lutto, rendendo la situazione sempre più difficile.
Non è facile, ma non è impossibile. E noi giovani, noi che siamo la nuova generazione, possiamo collaborare, possiamo compiere una scelta di responsabilità, affinché si possa raggiungere una ripresa, il più presto possibile e nel miglior modo possibile.