Siamo ormai tutti consapevoli del fatto che al giorno d’oggi se si parla di qualsiasi tema, questione o realtà, allora si parla anche di social media: dall’abito appena acquistato al piatto messo in tavola, dalla risata condivisa all’esperienza di un viaggio. Non solo fra noi giovani, ma anche nel mondo adulto, si è venuto a creare un vero e proprio sistema sociale, una sorta di mondo parallelo, un teatro di marionette i cui fili sono nelle mani degli utenti.
Il web è certamente di un mezzo vantaggioso, naturalmente se utilizzato nel rispetto di tutti. Ma ciò spesso non accade: tra gli utilizzi impropri dei social vi è appunto il cyber bullismo. D’altronde, così come nel mondo reale esiste la prevaricazione e la violenza, bisogna aspettarsi che anche in una realtà fittizia, comunque abitata da uomini e donne, queste si ripropongano. Da sempre e in ogni organizzazione sociale esiste infatti il fenomeno del bullismo, determinata dall’istinto umano dell’ “homo homini lupus”: con la creazione del mondo social nasce anche il cyber bullismo.
Più nello specifico si definisce cyber bullismo, o bullismo informatico, qualsiasi violenza psicologica, insulto e rivelazione di materiale privato online (tramite social network, forum, chat), reiterata nel tempo ai danni dell’individuo designato come vittima. Dunque non è altro che vero e proprio bullismo riportato ad una dimensione virtuale.
Statistiche ISTAT del 2014 affermano che tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e/o Internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network; inoltre che le ragazze sono più di frequente vittime di cyber bullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi), dato che usano più frequentemente dei coetanei sia il telefono cellulare (86% contro 79,2%) sia Internet (59,8% contro 54,1%). Altri studi hanno invece evidenziato la più ampia diffusione del fenomeno, che riguarda anche soggetti di età maggiore, fino ai 60 anni, ma la questione riguarda più da vicino il mondo giovanile e le nuove generazioni.
Certamente la Polizia delle Comunicazioni promuove progetti per sensibilizzare i giovani nei confronti di questo cattivo uso della rete, ma i casi continuano a proporsi e
non è facile per le vittime denunciare, in quanto è considerato motivo di vergogna subire vessazioni sul web. Il più delle volte i cyber bulli sono ragazzini orientativamente tra i 10 e i 17 anni, spesso incapaci di valutare la gravità delle azioni compiute o di comportarsi in modo tanto aggressivo e privo di freni etici anche nella vita reale: la vera identità del molestatore può infatti essere celata da un falso account o può essere difficile da individuare addirittura a causa dell’utilizzo, da parte del vessatore, dei profili della vittima stessa.
In Italia è in vigore la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. Essa, definendo esattamente il fenomeno del cyber bullismo (v. art.1 comma 2), prevede che la vittima possa richiedere di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete; che in ogni istituto tra i professori sia individuato un referente per le iniziative contro il cyber bullismo e che al Dirigente Scolastico spetti informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico nonché attivare adeguate azioni educative; che se il cyber bullo è minorenne e non è stata ancora esposta querela o denuncia, possa essere, in presenza del genitore, formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori (art. 7).
L’approvazione di una legge ad hoc, sebbene perfettibile e non priva di incoerenze normative, rappresenta sicuramente un grande passo in avanti al fine di contrastare tali fenomeni attraverso misure preventive, educative e repressive e, si spera, al fine di convincere le vittime a denunciare, sicuri che le autorità possano essere in ogni modo e con ogni mezzo possibile dalla loro parte.
La nostra generazione di adolescenti è comunque cresciuta in una società in cui l’essere connessi è di fatto una costante, un meccanismo congenito e quotidiano. Ed è proprio attraverso questo meccanismo social che bisogna sensibilizzare le masse, dando valore al “diverso”, educando alla sana e produttiva interazione tra esseri umani.
Cristina Auditore
Liceo Classico “U. Foscolo” di Albano L. (Rm)