LA SPAGNA CONTRO LE VIOLENZE DI GENERE… E L’ITALIA? di Federica Cerreti

5 Aprile 2020 | Redazione

ERA il 7 luglio 2016 a Pamploma, in Spagna, durante le celebrazioni per la festa di san Firmino, quando una ragazza madrilena di 18 anni veniva assalita da cinque uomini originari di Siviglia. José Angel Prenda, Alfonso Cabezuelo, Antonio Manuel Guerrero, Jesus Escudero e Angel Boza, si erano offerti di accompagnare alla sua auto la giovane, conosciuta la sera stessa, che venne invece condotta nell’androne di un palazzo dove, intorno alle 2:00 di notte, avvenne l’aggressione. La donna è stata trovata il giorno seguente, accasciata a terra in posizione fetale ed ancora in stato di shock. I cinque si facevano chiamare “la manada”, ovvero “il branco”, e due di essi operavano nelle forze dell’ordine spagnole: uno era militare nella guardia nazionale, un altro poliziotto. Gli uomini hanno dichiarato che la donna era consenziente poiché non solo, di sua volontà, aveva baciato uno dei cinque, ma neppure aveva opposto resistenza né manifestato cenni di agitazione durante l’aggressione. A verificare la dichiarazione è stata una ripresa fatta con il telefono da uno del branco, con lo scopo di inviarla poi a degli amici per vantarsi dello stupro; nel video si vede la donna immobile con gli occhi chiusi che non tenta di divincolarsi dagli aggressori. La difesa in Giudizio ha spiegato che la giovane non ha reagito perché troppo terrorizzata per muoversi, l’unica cosa che voleva era che la terribile disavventura finisse presto, motivo per cui, a parere dell’accusa, avrebbe preferito non contrastare gli uomini.
Secondo il codice penale spagnolo, se il sopruso non è caratterizzato da violenze, minacce o costrizioni, non può essere giudicato “aggressione sessuale”, 20 anni di prigione, ma solo “abuso sessuale”, 9 anni di galera. Il processo si è concluso dopo sei mesi, la sentenza era attesissima ed è stata trasmessa in diretta tv nazionale: gli aggressori sono stati condannati per mero abuso sessuale a 9 anni di carcere.
La decisione finale è stata accolta con sdegno dall’opinione pubblica che ha dato vita a rivolte e sollevazioni popolari, nelle piazze spagnole più di diecimila cittadini, da Barcellona a Madrid a Siviglia, hanno manifestato gridando “ti crediamo sorella”. La rivolta è divampata poi sui social con l’hashtag #YoTeCreo (io ti credo), sostenuto ed accolto anche da alcuni leader politici di partiti socialisti come Pedro Sanchez, che ha sostenuto“ ha detto NO. Ti crediamo e continueremo a crederti”, e Pablo Iglesias, che su twitter ha scritto “se non lotti contro 5 bruti non ti stanno violentando: vergogna e schifo”. Il governo stesso si è scagliato contro la sentenza ed il ministro della Giustizia Rafael Català ha chiesto di rivedere i reati di tipo sessuale inclusi nel codice penale.
Nel contempo in Italia una bambina di 12 anni è stata vittima di stupro di gruppo, avvenuto nel Catanese: la piccola è stata portata in ospedale poiché perdeva sangue dall’utero, ma la scoperta dei medici è stata sconcertante, perchè la dodicenne presentava lacerazioni interne tanto brutali, da non poter essere attribuite ad atti sessuali. Questa rivelazione ha dato il via alle indagini, si pensa che la vittima sia stata attirata dal fidanzatino in un garage per poi essere legata e violentata anche con l’impiego di oggetti impropri. Ora, a differenza di ciò che avvenuto in Spagna, nel paese regna il silenzio, l’omertà predomina sulla giustizia, sull’etica, e sull’umanità. In pochi hanno davvero compreso la gravità dell’accaduto, ma anch’ essi restano chiusi nel silenzio, nell’attesa che l’aggressione venga dimenticata e superata. Mentre una bambina di 12 anni resterà segnata per il resto della sua vita.
Federica Cerreti
Liceo Classico “Ugo Foscolo” di Albano Laziale (Rm)

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