S.O.S WE CALL FOR HUMANITARIAN CORRIDORS TO RESCUSE CHILDREN AND THEIR PROTECTIVE MOTHERS!
La nostra Presidente rivolgendosi a l’Alto Commissariato UN per i Diritti Umani, alla Commissione ONU per i Diritti dell’Infanzia, alla Commissione Europea per i Diritti dell’infanzia, alla Commissione dell UE Grevio, alle Speciali Relatrici delle Nazioni Unites sulla violenza contro le donne ed i Minori, il 28 maggio 2020 ha chiesto l’avvio di corridoi umanitari per donne e minori che denunciano abusi sessuali su minori nonche’ violenze domestiche e nei tribunali non vengono credute sulla base di stereotipi e pregiudizi anche instillati da pseudoteorie, mentre esse rimangono in attesa di un rinvio a Giudizio o di una condanna che arrivera’ troppo tardi, o che spesso non arrivera’ (in assenza di indagini adeguate) e dunque con archiviazione delle denunce, ma non raramente nonostante la presenza di sentenze di condanna gia’ raggiunte!
WE CALL FOR HUMANITARIAN CORRIDORS TO RESCUSE CHILDREN AND THEIR PROTECTIVE MOTHERS!
di seguito il testo della petizione
WE CALL FOR HUMANITARIAN CORRIDORS TO RESCUSE CHILDREN AND THEIR PROTECTIVE MOTHERS!
WE ASK FOR THE INTERVENTION OF THE UN BLUE HELMETS
All’Alto Commissariato UN per i Diritti Umani
Alla Commissione ONU per i Diritti dell’Infanzia
Alla Commissione Europea per i Diritti dell’infanzia
Alla Commissione dell UE Grevio
Alle Speciali Relatrici delle Nazioni Unites sulla violenza contro le donne ed i Minori
CHIEDIAMO ALL’ONU E ALL’UE DI CREARE CORDONI UMANITARI AL FINE DI SALVARE BAMBINI E LE LORO MADRI OSTAGGIO DI SISTEMI GIUDIZIARI CHE IGNORANO LA VIOLENZA DOMESTICA E GLI ABUSI INCESTUOSI NON DIFENDENDO LE VITTIME.
CHIEDIAMO ALL’ONU E ALL’UE CHE DIANO AVVIO AD AZIONI VOLTE A CONTRASTARE LE PRASSI DI MALAGIUSTIZIA , DISCRIMINANTI MADRI E MINORI SPESSO GIA’ VITTIME DI VIOLENZA, CHE SI STANNO MOLTIPLICANDO NEI PAESI OCCIDENTALI ED IN ITALIA!
Riteniamo di dover segnalare la grave deriva giurisprudenziale che si sta delineando in Italia e che sta rendendo inevitabilmente le donne, madri di figli minori, impotenti dinanzi la violenza domestica e gli abusi perpetrati da partner, ex partner nonche’ padri violenti su loro stesse ed i loro bambini, destinati a rimanere senza adeguate protezioni anche dentro i tribunali italiani.
Intendiamo denunciare il grave attacco ai Principi supremi della Democrazia e della Giustizia, una grave violazione dei Diritti Umani ed un ripristino inaccettabile della violenza familiare quale normale condizione di vita imposta sui minori da una patria potestas violenta.
Gia’ vari ddl e proposte di riforma codiciale negli ultimi anni hanno tentato il ripristino della Patria Potestas, la sensibile riduzione delle pene previste in caso di maltrattamenti domestici (art. 572 c.p.), l’abrogazione del reato di abuso di mezzi di correzione e disciplina (art. 571 c.p.) e l’introduzione di un reato basato sulla PAS, ridenominata Parental Alienation o semplicemente Alienazione, ossia su un costrutto ascientifico, del tutto infondato e falso che , nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe essere esente da obblighi probatori, essendo considerata sufficiente una diagnosi psichiatrico/psicologica o semplicemente redatta da assistenti sociali di alienazione parentale, pronta a reinterpretare normalissimi comportamenti di amore e di protezione, significativi di disturbi post traumatici da stress indotti dalle stesse violenze domestiche, in presunti “criteri” e sintomi alienanti.
Non e’ stata necessaria una riforma legislativa ulteriore, per far si che nel tempo la Legge 54/2006 venisse reinterpretata ed applicata a difesa di uomini padri violenti, abusanti e maltrattanti.
La Giurisprudenza italiana appare oggi sempre piu’ tesa verso una difesa unica e ad oltranza della sola relazione genitoriale paterna, a detrimento di quella materna, e cio’ soprattutto quando il padre si dimostra fisicamente e psicologicamente violento sulla ex partner e sugli stessi figli minori, di cui si dispone l’affido: cio’ constatiamo da innumerevoli casi che giungono alla nostra attenzione, anche attraverso i media, nonostante condanne penali e rinvii a Giudizio per maltrattamenti, lesioni, stalking, abusi paterni sugli stessi minori: da parte di colui che, sempre piu’ spesso, viene delineato fuori e dentro i tribunali con caratteristiche del Pater familiae e di conseguenza difeso ad ogni costo.
572 sono i casi auditi dalla Commissione Femminicidio.
In realta’ essi sono molti di piu’ ed a decine giungono ogni settimana alla nostra attenzione!
Nel giro di pochi anni stiamo assistendo al tracollo della Giustizia civile protettiva per i minori e le madri, spesso gia’ vittime di violenza domestica, normata dalle Convenzioni Internazionali ed europee, nonche’ dai medesimi dettami costituzionali italiani.
Dapprima i tribunali di merito, negli ultimimissimi anni le Corti di Appello italiane sono state infatti indottrinate ad una “scienza spazzatura” che ritiene piu’ pericolose e piu’ inadeguate per i minori le madri protettive – quelle che denunciano le violenze domestiche subite e raccontate dai figli – che non i padri violenti denunciati e sempre piu’ spesso anche quando condannati , di cui si raccomanda invece il mantenimento a tutti i costi della relazione genitoriale ed al contempo di ostacolare fermamente la relazione materna, ritenuta per mero pregiudizio ostativa o alienante nonostante i rinvii a Giudizio e le prove testimoniali e documentali della violenza subita.
Secondo queste correnti ascientifiche, i motivi per i quali dover mantenere la relazione genitoriale tra figli minori ed il padre violento, persino quello abusante sessualmente, risiederebbero nel fatto che, senza tale relazione, i minori strutturerebbero disturbi di personalita’ depressione, disturbi di identita’ di genere, comportamenti antisociali.
Una affermazione senza alcuna logica ed alcun fondamento scientifico, che scambia i sintomi e le conseguenze di gravi abusi infantili, attribuendole in modo gravemente fuorviante al distacco dal genitore violento, ossia alla misura protettiva.
In nome di una “bigenitorialita’” inautentica, ossia di una mal interpretata in quanto incondizionata esigenza di mantenimento delle relazioni genitoriali post-separazione, in realta’ assistiamo dunque all’annichilimento della madre che denuncia la violenza: cio’ avviene non solo quando tali denunce vengano archiviate e mancano di prove inoppugnabili, ma anche quando queste prove esistono, anche quando sussistano rinvii a giudizio e persino condanne penali.
Cio’ a dimostrare che oggi nelle nostre Corti civili esiste un serio problema non piu’ di mera negazione, ma di vera e propria accettazione difensiva della violenza domestica, di negazione degli effetti deleteri della violenza domestica sulle vittime, in primis sui minori, nonche’ dunque di mancata protezione per le stesse vittime.
Da ultimo la stessa Corte di Cassazione italiana, fino ad oggi ultimo baluardo di Giustizia, con Ordinanza del 19 maggio u.s.,n.9343, ha anchessa definito in modo palesemente fuorviante, ossia “ad alta conflittualita’” , una relazione genitoriale che in realta’ ed a quanto risulta dagli atti processuali esaminati dall’Onorevole Giannone, dovrebbe essere considerata violenta: si e’ cosi determinata la disapplicazione della Convenzione di Istanbul e dell’art. 337 quater cc, per non parlare delle Convenzioni internazionali ed europee sul diritti del fanciullo .
Cio’ pur in presenza – in base a quanto risulta da articoli di giornale e dall’ interrogazione parlamentare della Onorevole Giannone Veronica – di una sufficientemente chiara situazione di aggressivita’/violenza paterna, attestata a anche da assistenti sociali, CTU, dal tutore del minore, da vari rinvii a Giudizio, da una invalidita’ grave e permanente della donna conseguente a quella violenza, nonche’ dalla paura medesima del minore: che, come dimostrato dalla seria ed esperta comunita’ scientifica ed accademica internazionale, costituisce il chiaro sintomo reattivo alla vittimizzazione di DV e abusi, non certo di “alienazione parentale” materna!
Circostanze che, se confermate, sono state del tutto banalizzate dalla Giustizia Italiana.
Una “violenza” che, nonostante sia stata negata a parole per non dover decidere di conseguenza, tuttavia viene confermata nei fatti, cioe’ negli stessi provvedimenti adottati dai tribunali di merito e confermati dalla Corte di Cassazione, attraverso quel provvedimento di collocazione del minore insieme con il padre in una struttura protetta: una protezione che, come spiegato puntualmente dalla Corte di Cassazione, e’ stata dovuta a proprio alla considerazione della personalita’ particolarmente aggressiva/coercitiva/violenta dell’uomo, che necessita di controllo, protezionhe e formazione !
Una misura che conferma la violenza paterna, esponendo a rischio il minore, salvo poi incoerentemente negarla per applicare alla madre restrizioni odiose ai suoi diritti genitoriali.
Tutto cio’ avviene mentre un’altra Corte civile, investita di decidere per l’affido di un altro bambino, ha imposto il bavaglio ad un’altra madre che ha continuato a denunciare le violenze subite da lei e dal figlio anche durante o in occasione degli incontri protetti, paventandone addirittura la sospensione della responsabilita’ genitoriale in quanto apparirebbe “non fiduciosa” verso il padre maltrattante (gia’ condannato e piu’ volte rinviato a Giudizio) dunque perche’ anch’essa immotivatamente ostacolante ossia “alienante”.
La contraddizione, l’incoerenza logica e giuridica, la violazione della Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo di NY e dell’UE, della Convenzione di Istanbul, nonche’ di varie norme costituzionali , ci appare evidente e pericolosa, perche’ questa mancata giustizia indurra’ le madri vittime a non denunciare piu’, i bambini vittime di abusi domestici a non essere piu’ protetti: entrambi condannati a vivere in un ambiente di degrado, di violenza, imparando essi stessi uno schema comportamentale, introiettato come “normale”, che li indurra’ ad agire in modo violento.
Lo scorso anno e’ stato rilevato che in soli 24 mesi, ben 1.400 sono state le coppie genitoriali separate con figli minori, definite ad “alta conflittualita” che, ignorando esigenze di protezione piu’ stringenti ed in violazione della Convenzione di Istanbul, sono state inviate dai Tribunali romani ai servizi sociali per un percorso mediativo.
Cio’ ci deve dare la misura del rischio di tracollo istituzionale e sociale a cui si sta andando incontro.
Avv. Michela Nacca
Presidente Maison Antigone
3470409004
maisonantigone@gmail.com