di Avv. M.Nacca
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E’ notorio che gli adolescenti (10-19 anni) tendano a divenire estremamente conflittuali verso i loro genitori. In specie i ragazzini iniziano a contestare e diventare aggressivi con i padri e le ragazzine con le loro madri.
Se cio’ avviene in famiglie unite e verso genitori sufficientemente maturi, questi normali comportamenti adolescenziali creano solo dei malumori, piu’ o meno profondi.
Ma cosa avviene se le famiglie sono separate?
Purtroppo accade sempre piu’ spesso che quelle contestazioni agressive, quei rifiuti e conflitti adolescenziali da parte di genitori immaturi, impreparati, fragili o violenti possono essere visti come manifestazioni di contestazione anormali: genitori che non ammettono critiche potrebbero reagire facilmente affermando fuorviatamente che siano indotte dall’altro genitore. Perche’ e’ umanamente piu’ facile attribuire la colpa ad altri circa un proprio disagio, piuttosto che mettere se stessi in discussione.
In una societa’ “fluida” e dunque superficiale come lo e’ quella attuale, sempre piu’ spesso dunque noi legali ci troviamo nei tribunali dinanzi a situazioni di grave patologizzazione di quei normali adolescenziali conflitti: casi di conflittittualita’ processuale e genitoriale facilmente risolvibili con un sostegno alla genitorialita’ intelligente e maturo – che cioe’ faccia comprendere ai genitori come queste dinamiche di contestazione e rifiuto siano la normale evoluzione della crescita adolescenziale dei loro figli, non piu’ bambini – si trasformano invece in processi giudiziali abnormi perche’ grave e reale diventa il rischio che quel conflitto adolescenziale non venga ascoltato e capito adeguatamente non solo dai genitori – in specie dal genitore rifiutato – ma anche dai Giudici, dal CTU e dai servizi sociali coinvolti, e viceversa venga pregiudizialmente ed irragionevolmente attribuito ad una presunta manipolazione materna, innescando delle prassi giudiziarie traumatiche e abnormi di colpevolizzazione dell’altro genitore che possono facilmente sfociare nella applicazione del classico “Reset”: ossia di quel trattamento indicato da Richard Gardner in caso di “rifiuto genitoriale” espresso da un minore. Parliamo dell’ allontanamento drastico e radicale dell’adolescente di 10,11, 13 o 15 anni dalla madre- a cui viene stolidamente attribuito il conflitto adolescenziale – con la collocazione presso il padre, che non ha accettato di venire messo in discussione dal figlio ormai cresciuto.
Eppure basterebbe ascoltare questo passaggio di Recalcati per capire il senso di quel rifiuto e di quelle contestazioni per poter evitare la patologizzazione della Giustizia e degli adolescenti: v. al link sottostante