di Avv. Michela Nacca
11 giugno 2022
Si riporta la dattiloscrittura dell’ intervento di Giuliano Amato a Palazzo Madama, alla presentazione della Relazione sulla vittimizzazione secondaria subita da madri e minori, spesso gia’ vittime di violenza, dell’aprile 2022 e redatto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicio e altre forme di violenza di genere.
Un intervento importante che spazia contro le presunzioni legislative, a favore dell’accertamento giudiziale dei fatti effettuato caso per caso, contro gli stereotipi culturali che animano inconsapevolmente il nostro immaginario e modo di pensare, anche quello dei Giudici e di leggi che mantengono il predominio maschile, determinando errori giudiziari gravissimi e rivittimizzazione di donne e minorenni. Un intervento che termina parlando di formazione giuridica ma soprattutto di formare persone con coscienza. Attribuendo alla scuola il compito di formare le nuove generazioni di mariti e partner non violenti.
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Palazzo Madama – Sala Koch – Intervento di Giuliano Amato alla Presentazione della Relazione “La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilita’ genitoriale ” (Doc. XII bis n.10) della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio nonche’ su ogni forma di violenza di genere
Giuliano Amato : “Sono un po imbarazzato ad essere qui , perche’ mi porto sempre dietro in questi mesi il Presidente della Corte Costituzionale…
e quello che sento qui non so se lui lo pensa…
lo penso io a prescindere
Anche se molto l’ho imparato dal mio lavoro all’interno della Corte Costituzionale dove, devo dire in questo guidato da Giorgio Lattanzi prima ancora che fosse Presidente, ho sviluppato la mia ostilita’ alle presunzioni che prendono il posto dell’accertamento del Giudice stesso.
Tanto e’ vero che nei miei primi interventi a Corte , facevo delle giravolte retoriche attorno al 133 (articolo della Costituzione)che io consideravo la Grund Norm del nostro Ordinamento, che mi derivava dalla profonda convinzione – ve lo devo dire, che tanto alla mia eta’ posso dire tutto quello che mi pare – che insomma, che in Odissea nello Spazio la conquista della civilta’ e’ la scoperta che un osso puo’ diventare uno strumento per migliorare le proprie capacita’ di intervento sulla realta’ , ma al di la’ di questo, nell’organizzazione sociale la vera e piu’ cruciale conquista civile e’ stata inventare un sistema giudiziario attraverso il quale si possano ricostruire i fatti e stabilire chi ha ragione e chi aveva torto , ristabilire diritti violati, risarcire chi e’ stato violato.
Al fondo questo contribuisce alla coesione sociale, all’essere societa’ .
Ben piu’ di quello che facciamo in aule come questa qua!
Perche’ e’ a quel punto che raggiungi l’essere umano, lo fai sentire partecipe oppure rigettato.
Ecco… e’ cruciale che ci sia qualcuno che esiste perche’ io possa andare da lui o da lei per sapere se mi tocca davvero qualcosa o se sono io che ho sbagliato.
Ecco, di qua l’idea che le presunzioni legislative non possono sostituire l’accertamento del Giudice.
Mai consentire questo. E abbiamo fatto molto lavoro , a volte andando anche parecchio in la’, ma sempre per consentire che poi caso per caso il Giudice possa valutare.
Ecco, l’amara scoperta che si fa lungo questo lungo percorso e’ che – saltando i tempi storici e facendo il film come gia’ e’ stato fatto – tu ti accorgi che non e’ una presunzione legislativa ma e’ uno stereotipo culturale (quello) che sta nella testa dell’interprete …quello che porta a non vedere i fatti, ma a vedere nei fatti la conferma del tuo stereotipo… E che il tuo vero problema non e’ piu’ la presunzione legislativa ma e’ esattamente quello stereotipo.
Ecco, oggi alla Corte Costituzionale noi ricorderemo l’altro evento che, oltre al mio compleanno, avvenne il 13 maggio.
E’ una coincidenza del tutto casuale, il 13 maggio del 1960 e’ la data della sentenza che apri finalmente alle donne le porte delle attivita’ pubbliche , delle mansioni pubbliche dalle quali la legge le escludeva.
In un bellissimo podcast che ha fatto una mia collega Giudice, ascoltate il podcast cosi saprete chi e’, parte nel rievocare quella sentenza, dal constatare che sul piano legislativo i requisiti per l’accesso al pubblico impiego continuavano ad essere la razza ariana, il sesso maschile e l’iscrizione al partito. Almeno il sesso maschile a quel punto spari.
Ora nella vita delle prime donne che si trovarono a fare i Giudici , cio’ che ebbero davanti furono gli stereotipi e fu cambiando gli stereotipi che cambiarono giurisprudenza.
C’e’ una ordinanza di Gabriella Luccioli del 1975 ricordata da lei nel suo bel librino sulla sua esperienza, in cui lei dice che si trova davanti al caso di separazione con una giurisprudenza precedente, la quale stabilisce che la casa ovviamente rimane al marito perche’ essendo lui il capofamiglia e’ per natura quello che ha titolo alla casa e quindi lei viene espulsa. Lei con quella ordinanza cambia questa giurisprudenza ma non cambia una virgola di cio’ che stava scritto nelle disposizioni. Quindi qua il Giudice poteva accertare ma l’accertamento era figlio dello stereotipo.
Ma insomma andiamo alla giurisprudenza piu’ famosa della Corte Costituzionale… insomma… l’adulterio della donna, punito solo lui come reato mentre il maschietto solo in caso di concubinato che destava pubblico scandalo poteva essere raggiunto penalmente.
Beh insomma…
C’e’ uno stereotipo che guida la prima sentenza, quella del 1961: l’adulterio della donna offende l’unita’ familiare e quindi l’articolo 29 (della Costituzione) copre la discriminazione fra i sessi ai fini della punizione di quel reato.
Nel 1968 anticipando il movimento femminista la Corte dice che l’unita’ familiare e’ offesa dalla discriminazione.
Ecco. Questo e’ il terreno vero su cui ci troviamo a muoversi. Quello del rimuovere gli stereotipi, che non esistevano soltanto allora , hanno continuato ad esistere.
E gli stereotipi relativi alla supremazia maschile continuano , ne sono prigioniero ancora io nella mia stessa esperienza, senza rendermene conto, perche’ erano entrati in me, avevano fatto parte della mia formazione personale.
Ma vi faccio un altro piccolo esempio, sempre per restare nel giuridico: la stessa storia del cognome – che poi la sentenza, alla fine…. questa ultima…. io la devo molto a Emanuela Navarretta, ottima civilista ma anche donna, perbacco e questo ha contato- perche’ se vi ricordate – vi faccio perdere un secondo ma saro’ breve – il caso era nato da un giudizio incidentale nel quale si era lamentato che l’articolo 262 sul riconoscimento non prevedesse che con l’accordo dei coniugi si potesse attribuire questo o quel cognome e per decidere su questa ordinanza di rinvio noi abbiamo sollevato davanti a noi stessi la questione del patronimico come default .
Vi faccio notare che anche all’interno della Corte si e’ messo in dubbio sulla base dei precedenti che la questione che veniva proposto di sollevare fosse effettivamente pregiudiziale rispetto a quella dell’ordinanza di rinvio, perche’ in quella sede l’autosollevazione in base ai precedenti e’ consentita solo se e’ pregiudiziale per risolvere l’altra. L’argomento per convincere che lo era lo ha tirato fuori Emanuela, ma cosi …con assoluta spontaneita’ … “ma che accordo e’ un accordo che, se non si fa, ha ragione lui?” Questo…questo era…questo era…perche’ noi in ogni caso avremmo potuto scrivere che con loro accordo si poteva dare cognome di lei o entrambi i cognomi eccetera ma se non si raggiunge l’accordo e rimane ferma la disposizione per cui allora comunque il figlio assume il cognome del padre …e questo e’ un ricatto che incombe sulla donna …e lui e’ tutto tranquillo, perche’ se non si trova l’accordo, e’ sicuro che il cognome e’ suo.
Quindi e’ pregiudiziale ma era lo stereotipo che impediva ad alcuni di vederlo e c’e’ voluta una Giudice donna per far notare nel modo piu’ semplice possibile: “ma che accordo era un accordo tra due persone che e’ alle spalle e da ragione a lui se l’accordo non c’e’?”
E’ chiaro che manca la “parita’ delle armi“, direbbero a Strasburgo, nel raggiungere l’accordo.
Ho sentito molto di questo in tutta la vicenda d cui voi qua vi siete meritoriamente occupate.
Questa cosa che, comunque, l’ideale e’ comunque la bigenitorialita’ . Se i due sono in disaccordo tant’e’ che si separano, l’importante e’ metterci sopra un accordo e allora di sicuro si e’ realizzato un buon risultato. Questo e’ lo stereotipo sovrapposto ai fatti…(lo stereotipo) che ignora i fatti…
Quale accordo e’ possibile – per questo ho citato la faccenda del cognome – tra due, uno dei quali ha sempre , continua ancora ad esercitare violenza , non necessariamente estrema, sull’ altro?
Quale garanzia che questo accordo rifletta davvero quella volonta’ condivisa, a cui le vicende familiari dovevano essere affidati fin dal 1975 ?
E perche’ la bigenitorialita’ e’ sempre meglio?
Lungi da me dire che il padre …pero’ vorrei capire perche’ “sempre”…perche’ in tutte le situazioni…perche’ a prescindere dai fatti… perche’ anche quando il bambino ha paura del padre… ci va solo perche’ ha paura e non lo vuole vedere…
Di qua il 133, dico io! Il Giudice che accerta.
Il Giudice che accerta puo’ essere conseguito molto con le riforme che voi avete proposto e con quanto diceva Marta poco fa, la Ministra della Giustizia.
Mi e’ difficile…e’ come se chiamassi mia figlia “Ministra”…eh beh..lei ha l’eta’ per essere mia figlia…
Infatti mi ha sempre considerato un po’ uno zio…e va bene cosi.
E’ vero. L’articolo 31 , la Convenzione di Istanbul e’ come se non ci fosse…e invece c’e’!
E l’articolo 31 dice, e lo dice esplicitamente, che le violenze pesano in questi Giudizi attinenti ai minori e quindi e’ sacrosanto prevedere che gli stessi articoli del codice civile che toccano la materia, come voi proponete nelle conclusioni, facciano entrare la violenza.
Diventera’ difficile a quel punto fare quel tipo di indagine che oggi chiaramente dalla relazione risulta essere prevalente. Ed e’ giusta l’osservazione che e’ tutta bloccata sul presente, su quei due che sono venuti li e che alla fin fine io devo mettere d’accordo il piu’ possibile anche sulla gestione dei figli, poi si separino pure ma intanto io li ho messi d’accordo.
Insomma ecco…sfuggire a questo giudizio schiavo del presentismo e riportare nel presente e nel futuro cio’ che quel passato di violenza testimonia e purtroppo promette anche per il futuro.
E poi anche le altre modifiche prima prospettate possono concorrere a questo. E’ importantissimo il coordinamento tra il civile e il penale.
Se posso ricordare un’altra sentenza che io mi sono trovato davanti…l’abbiamo fatta e io mi domandavo in che mondo stiamo vivendo… la Corte ha giustamente stabilito che fosse incostituzionale privare della possibilita’ di partecipare alla assegnazione di alloggi popolari , di alloggi diciamo di affitto, affitto controllato, una persona gia’ condannata da reati di violenza o altri – e questa sarebbe stata la ragione per la quale sarebbe stato escluso – quando avendo avuto l’affidamento condiviso dei figli, in assenza di una casa non sa dove tenerli.
E come e’ stato possibile che questo condannato per violenza – tanto e’ vero che lo Stato gli toglieva il diritto di ottenere una casa – gli da il diritto di allevare i figli?
Ma comunque io non avevo il problema davanti del come mai (quest’uomo) aveva l’affidamento condiviso. E quindi abbiamo detto “e’ incostituzionale che non abbia la casa, almeno li porta in una casa eccetera”. Questo fara’…
Pero’ una cosa ho imparato in questi anni
Ho imparato che noi con le norme giuridiche piu’ di tanto non riusciamo ad andare.
Se queste cose non entrano nella coscienza , queste cose non funzioneranno mai
E mentre tu parlavi Marta e dicevi che Giorgio si occupi della formazione dei mag…ma fallo eccetera eccetera… io pensavo tra me “ma una scuola per formare i mariti non la faremo mai perche’ e’ li il ero problema assai serio“.
Ora la scuola per formare i mariti non la possiamo fare … pero’ la scuola la abbiamo e intanto e’ li che questi ragazzi devono imparare a cogestire il mondo insieme alle donne e a gestire se stessi anche in funzione di questo rapporto paritario, cosa che non stanno imparando e che crea infiniti problemi.
E’ un grande lavoro per la scuola e per tutti noi per gli anni a venire, per quel po’ che li potro’ ancora vivere vorrei prendere parte.”
V. Il video al seguente link https://webtv.senato.it/4623?video_evento=240595
articolo gia’ pubblicato in https://studiolegaledonne.webnode.it/l/intervento-di-giuliano-amato-alla-presentazione-del-report-della-commissione-parlamentare-di-inchiesta-sul-femminicidio/