Il LOCKDOWN IMPOSTO DAL COVID 19 STA EVIDENZIANDO LA GRAVITA’ DELLE VIOLENZE DOMESTICHE AGITE SU DONNE E MINORI IN TUTTO IL MONDO.

8 Aprile 2020 | Michela Nacca

 MA IN ITALIA IL PERICOLO MAGGIORE E’ NELLA VIOLENZA ISTITUZIONALE E LE  DENUNCE DIMINUISCONO.

di Avv. Michela Nacca

Presidente Maison Antigone

Il lockdown imposto in tutto il mondo sta evidenziando il vero male che  affligge la nostra epoca ed il nostro Paese in particolare: la violenza maschile agita in famiglia, verso donne e bambini, oggi attuata e perseguita  anche dopo la separazione, attraverso  istituzioni apparentemente inconsapevoli, indottrinate a teorie “parascientifiche”.

Si tratta di un tipo di violenza non sconosciuta  negli altri Paesi, dove  tuttavia e’ gia’ da molto tempo oggetto di studio scientifico, e dunque di denuncia esplicita venendo denominata “legal harassment” ossia violenza istituzionale  o “DV by proxy”,  violenza domestica agita per procura.

Il fatto stesso che in Italia questo tipo di violenza non abbia un nome ne’ intercetti  l’interesse della comunita’ scientifica ed accademica nostrana, la dice lunga sul livello di rischio che le donne  e madri italiane vittime di violenza domestica corrono!

Ma andiamo per gradi.

Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, il 6 aprile 2020 ha lanciato l’allarme: il lockdown e la quarantena stanno aggravando in tutto il mondo le violenze domestiche agite dagli uomini su donne e minori.  Durante questo periodo di quarantena risulterebbero infatti  raddoppiate o addirittura  triplicate le denunce delle donne vittime di violenza domestica nei vari Paesi.

“Peace is not just the absence of war.   Many women under lockdown for COVID19 face violence where they should be safest: in their own homes.  Today I appeal for peace in homes around the world. I urge all governments to put women’s safety first as they respond to the pandemic…..  For many women and girls, the threat looms largest where they should be safest – in their own homes,” egli ha dichiarato , appellando “for peace at home – and in homes – around the world. We know lockdowns and quarantines are essential to suppressing COVID-19, but they can trap women with abusive partners,”

Cosi si e’ espresso Guterres dall’headquarter di NY e sul proprio account social twitter, dichiarando  “Over the past weeks, as the economic and social pressures and fear have grown, we have seen a horrifying surge in domestic violence.”

Il Segretario Generale dell’ONU ha riferito che in molti Paesi “the number of  women calling support services has doubled” mentre “healthcare providers and police are overwhelmed and understaffed.”

Durante la quarantena forzata in casa, in Cina infatti  il numero di chiamate di donne che hanno  chiesto aiuto  per la violenza domestica subita sarebbe infatti  triplicato, in Libano ed in Malesia il numero e’ raddoppiato. in Sud Africa solo nella prima settimana di quarantena sarebbero state registrate ben 90.000 richieste di intervento. Mentre in Francia al 30 marzo u.s. il Ministero degli Interni  registrava gia’ un incremento del 32%  delle violenze domestiche, del 36% a Parigi, tanto da suggerire alle autorita’ di mettere a disposizione stanze di albergo gratuite, dove far trascorre la quarantena  a  donne e minori vittime di violenza : in un  Paese che, come  ricorda Euronews, ha già uno dei più alti tassi di violenza domestica tra i paesi di tutta Europa e dove ogni anno si stima che 219mila donne, dai 18 ai 75 anni, subiscano violenze fisiche o sessuali da parte di partner attuali o precedenti, ma  solo il 20% denuncia.  

Anche in Spagna il Consiglio dei Ministri con  un decreto reale ed allo scopo di aumentare la protezione delle vittime di tutti i tipi di violenza di genere, ha aperto punti presso negozi di generi alimentari dover poter ricevere le denunce delle vittime, mettendo  a loro disposizione stanze d’albergo gratuite, dove trascorrere la quarantena.

Google segnala che in Australia sono aumentate del 75% le ricerche via web per conoscere percorsi di uscita dalla violenza domestica, mentre in Turchia sono aumentate le denunce (ad Istanbul sono stati 2.493 casi a marzo 2020, il 38% in più dello stesso mese dello scorso anno quando se ne registrarono 1.804) ed anche  i femminicidi:  21 donne uccise nelle prime  tre settimane di lockdown, mentre   nell’intero anno  2019 sono stati 477 i femminicidi in questo Paese.

In Argentina durante il lockdown ed in soli 15 giorni sono gia’ 13 le vittime di femminicidio: l’ultima vittima e’ del  4 aprile, un’ infermiera di 40 anni   uccisa dal compagno. Dall’inizio del 2020 in Argentina sarebbero gia’ 90 le donne uccise da partner o ex partner (v. dati di Ahora Si Nos Ven).

“I urge all governments to make the prevention and redress of violence against women a key part of their national response plan to COVID-19”  cosi ha dichiarato il Segretario delle Nazioni Unite il 6 aprile scoro. (v.  in https://www.npr.org/sections/coronavirus-live-updates/2020/04/06/827908402/global-lockdowns-resulting-in-horrifying-surge-in-domestic-violence-u-n-warns?fbclid=IwAR3O7HbRQ7mYSYdHVEZIt0rBVe8vp3JfTzulWx1yn9cp8DipdRJKgqKzvu4)

Ed in Italia? 

 Telefono Rosa ed altre importanti associazioni  fin dalla prima settimana di lockdown  hanno registrato viceversa  una drastica  diminuzione delle richieste di aiuto ai numeri predisposti: un dato confermato anche dalla Procuratrice Aggiunta di Milano Maria Letizia Mannella ed  in controtendenza rispetto gli altri Paesi!

“Maison Antigone”, che si occupa di violenza istituzionale agita sulle madri ed i minori, al contrario ha ricevuto  una impennata di contatti: madri spesso gia’ vittime di violenza domestica che hanno chiesto aiuto, lamentando comportamenti vessatori  di ex partner violenti gia’ denunciati, spesso rinviati a giudizio e persino condannati, cio’ nonostante  divenuti padri collocatari o affidatari che, durante il lockdown,  hanno impedito qualsiasi tipo di relazione materna. Oppure padri   non collocatari   che viceversa, incuranti dei rischi della pandemia, hanno preteso il mantenimento puntuale del calendario delle loro  visite, con modalita’ tuttavia   aggressive, rivendicative, ricattatorie e persino pericolose per la salute dei loro  figli minori.  

Non possiamo non interrogarci  dunque sul calo delle chiamate registrato da Telefono Rosa nonche’   dalle altre associazioni e l’aumento delle richieste di supporto giunte viceversa alla nostra associazione:  la cui spiegazione certamente puo’ essere rintracciata da una parte  nella oggettiva difficolta’ delle donne di sfuggire  al controllo costante agito  dall’abusante che ancora vive in casa con loro, mentre dall’altra le aumentate richieste di aiuto giunte ai nostri contatti confermano che la violenza domestica/intima agita da ex partner non si arresta affatto con la separazione, ne’ con la denuncia e pourtroppo neppure con il rinvio a giudizio e persino la condanna del maltrattante. Nonche’ si attesta  che anche questo tipo di violenza DV by proxy si e’ fatta piu’ esasperata con l’avvio del lockdown.

Ma queste poche riflessioni bastano per comprendere le dinamiche sopra esposte ?

Quale la differenza italiana rispetto agli altri Paesi, che viceversa hanno registrato un aumento delle denunce?

Il nostro fondato timore e’ che le vittime italiane, in specie le madri, non abbiano piu’ fiducia nella capacita’ protettiva delle nostre  istituzioni e, per questo motivo, abbiano smesso di denunciare proprio in questo periodo, in cui la gestione della protezione si fa piu’ critica e di difficile realizzazione.

Un timore delle vittime che non costituisce affatto un pregiudizio irrazionale  ma riposa su fondatissime ragioni! 

Non e’ un mistero infatti che i CAV ed i centri rifugio italiani siano in numero fortemente inferiore ed inadeguato rispetto a quelli di altri Paesi.

Ne’ e’ un mistero che il sostegno economico ed i fondi destinati a CAV e centri rifugio italiani siano rimasti bloccati per lunghissimo tempo, cosi da determinare oggettive situazioni di crisi ed insostenibilita’ per i centri medesimi.

Ne’ e’ un mistero la scarsa centralizzazione della gestione dei cav e dei centri rifugio in Italia, che conduce ad una mancanza di trasparenza e ad una disparita’ regionale di offerta e qualita’ del servizio.

Ne’ e’ un mistero che in varie amministrazioni locali italiane negli ultimi due anni si e’ proceduto ad uno smantellamento dei servizi di aiuto alle donne vittime di violenza, talvolta con la finalita’ di sostituire questi centri di aiuto con altri destinati ai maltrattanti o, come piu’ recentemente ridefiniti,  a uomini pretesi vittime di violenza domestica femminile.

Ne’ del resto e’ un mistero che nel nostro Paese non siano state di fatto attuate delle previsioni analoghe a quelle di Francia e Spagna, permettendo alle vittime di poter immediatamente uscire di casa e trascorrere la quarantena  in alberghi messi a disposizione dallo Stato.

Gran parte di quanto detto sopra  e’ stato del resto denunciato nel gennaio scorso, contro le istituzioni italiane, dal Grevio: la Commissione europea preposta all’attuazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza e discriminazione su donne e figli minori.

Ma tutto cio’ basta per capire il motivo per il quale le donne hanno smesso di denunciare la violenza domestica?

No!

Urge un’ulteriore riflessione che, come vedremo, condurra’ anche alla spiegazione dell’impennata di richieste di contatto che viceversa nello stesso periodo sono giunte alla nostra Associazione!

C’e’  infatti  da riflettere sul fatto che le donne vittima di violenza domestica (quel tipo di violenza accesa dal lockdown)  siano generalmente anche madri : ossia donne preoccupate del proprio destino ma soprattutto di quello dei loro figli minori.

Si tratta cioe’ di donne che ormai e direttamente sulla loro pelle  si sono rese conto come, grazie alla “junk science” –  tra cui la  teoria pseudoscientifica “Parental Alienation”   diffusasi da anni nei tribunali e nelle universita’ della nostra penisola nell’indifferenza pressoche’ totale della Comunita’ scientifica ed accademica –  dopo la denuncia dovranno affrontare un percorso ancor piu’ violento, niente affatto rappresentabile dal’ipocrita  video diffuso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 25 novembre 2019 per commemorare la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne  in http://www.governo.it/it/media/campagna-di-comunicazione-occasione-della-giornata-internazionale-leliminazione-della-violenza  ).

Viceversa in Italia dopo la denuncia queste madri  rimarranno invischiate in un meccanismo kafkiano di per se’ irrazionale, folle, pregiudizievole nei riguardi loro e dei minori:  dunque altrettanto violento. Un percorso che perdurra’ per anni ed anni,   fino al raggiungimento della maggiore eta’ del loro figlio piu’ piccolo o fino a che il maltrattante non avra’ deciso di essere stanco o di voler dirigere altrove le proprie ansie di controllo e potere.

Queste donne immediatamente vedranno limitata temporaneamente la responsabilita’ genitoriale del padre violento ma assurdamente anche la propria, spesso per sempre !

Si verranno condotte in centri rifugio, ma I loro figli minori saranno affidati automaticamente ai servizi sociali. Oppure verra’ chiesto loro di scegliere se andare a vivere altrove senza figli, i quali saranno immediatamente posti in casa famiglia, soli.  Da quel momento vivranno completamente ostaggio di assistenti sociali che relazioneranno costantemente, quasi esclusivamente   su di esse. Rari ormai i servizi sociali che relazionino sulle aggressioni fisiche e verbali paterne agite dinanzi a loro o riferite! Pur disponendo di case personali dove rifugiarsi,  queste donne si ritroveranno obbligatoriamente a vivere con i loro bambini in centri di accoglienza rimasti da tempo privi di adeguati mezzi economici, dunque totalmente insufficienti e con operatori non sempre soddisfatti. Anziche’ ricevere comprensione e sostegno, come esse ragionevolmente si attendono di avere dopo aver “finalmente denunciato ;e violenze” che le opprimevano,   saranno invece sottoposte per anni al controllo spesso svilente, costante e quotidiano di educatori e assistenti sociali, critici su ogni loro decisione o scelta, con gravissima compromissione della loro liberta’ personale,  della loro capacita’ professionale ed  economica.

Donne e minori  che, per  anni vittime di soprusi ed abusi psico-fisici, anziche’ venire sostenuti si ritrovano esaminati da CTU e Tribunali per i Minori i quali, insieme a tutori, mediatori e assistenti sociali, non si  dimostrano preoccupati di verificare e, se del caso, attestare l’inidoneita’ genitoriale del genitore/padre  violento ne’ si concentrano, quando e se possibile,  nel recuperare la capacita’ paterna con interventi esclusivi sulla persona del violento, proteggendo i minori e loro madri  da futuri rischi di rivittimizzazione, viceversa risultano esclusivamente ed acriticamente impegnati a lavorare in favore del mantenimento della relazione genitoriale dei minori  con il padre, indipendentemente se violento o meno, se abusante o meno, indipendentemente se pericoloso o meno, ritenendo  presuntivamente ed a prescindere da tutto, in modo totalmente irragionevole ed infondato scientificamente, piu’ pericolosi gli atteggiamenti protettivi delle madri, anche quando vittime, rispetto ai temuti e persino  accertati agiti violenti paterni !(v. quanto condannato da Grevio a tal proposito sub n. 37 in https://hudoc.grevio.coe.int/eng?i=GREVIO-Inf(2019)18_Italy_Baseline_Evaluation_Report_eng-8 ).

 Le ingravescenti ansie materne –  accese e rese piu’  forti e gravi dal constatare che le istituzioni a cui si sono rivolte non le soccorrano ne’ le difendano risultando esclusivamente preoccupate del mantenimento della relazione paterna  qualunque cosa questi  faccia –  diventano cosi un’arma contro le madri stesse!

Madri vittime di violenza non sono piu’ viste nella loro giusta e reale dimensione  protettiva, ma vengono  considerate pregiudizialmente ed ingiustificatamente  paranoiche, istrioniche, simbiotiche, ostacolanti, dunque presuntivamente e paradossalmente sono loro quelle pericolose per la crescita dei figli…non i padri violenti pur rinviati a Giudizio e persino condannati!

La logica e la modalita’ di azione che riscontriamo nelle istituzioni italiane  si fondano  su una presunzione ascientifica del tutto distorta e distorcente che, nonostante la bocciatura ennesima ricevuta sia dal DSM che piu’ di recente dall’ICD 11,  in Italia viene ancora massicciamente insegnata dalla “scienza spazzatura” (cosi come la defini Paul Fink Presidente dell’APA americana) in corsi di Master per futuri CTU , CTP e assistenti sociali, nonche’  in corsi di formazione  per Avvocati, Tutori  e Magistrati.

Si tratta di una “parapsicologia” o “apice della follia” – come e’ stata definita dal Giudice Dollinger della Corte Suprema di NY a dicembre 2018 –   che induce i Tribunali per i Minori, attraverso vari step,   dapprima a limitare la responsabilita’ genitoriale delle madri che denunciano la violenza domestica, insieme temporaneamente a quella paterna,   infine ad affidare e collocare i minori proprio presso i padri denunciati, persino quelli rinviati a giudizio e sempre piu’ spesso anche quelli condannati: genitori preferiti alle madri proprio in quanto protettive, in quanto asseritamente “alienanti” o “simbiotiche”.

Si tratta di una distorsione ascientifica (fatta passare per scientifica dai suoi sostenitori) che avrebbe potuto diventare norma se solo il ddl 735 cd Pillon o il ddl 45 o un altro dei ddl collegati  fossero  stati approvati !

Una distorsione che, comunque, gia’ da anni sta trovando ugualmente applicazione nella giurisprudenza italiana delle corti di merito e nei fatti, indipendentemente dalla norma!

Una distorsione che sta compromettendo il corretto svolgersi della Giustizia in Italia, con gravissima compromissione per le vittime di violenza domestica,  e che e’ gia’ stata piu’ volte denunciata da diverse istituzioni internazionali: dall’ UN Special Rapporteur’s il 22 October 2018 ( www.ohchr.org/Documents/Issues/Women/WG/Communications/OL_ITA_5_2018.pdf. ) dall’APSAC americana, l’APA, la Commissione europea Grevio nel gennaio 2020 avverte “…. Another area requiring urgent consideration by the authorities is that relating to the determination of custody and visitation rights. The report finds that existing provisions in the law which would allow giving priority, in cases of violence against women, to the best interest of the child over and above the principle of shared parenting are rarely used. In its report, GREVIO expresses its concern about the tendency of the system in place to expose to secondary victimisation mothers who seek to protect their children by reporting the violence. The report also finds that legislative amendments are necessary to bring the Italian legislation in conformity with the requirement of ex officio prosecution set out in Article 55, paragraph 1, of the convention, as regards in particular the offences of physical and sexual violence“.

 Donne e minori vittime di violenza domestica che denunciano si ritrovano cosi oggi, nel nostro Paese, a patire ulteriori e piu’ gravi violenze: non solo da parte del partner abusante ma anche da parte delle Istituzioni, indottrinate acriticamente ed irresponsabilmente  da teorie pseudoscientifiche.

Forse e’ in cio’ che dobbiamo comprendere questo cambio di passo in Italia. Interrogandoci sulle cause, sulle conseguenze di questo fenomeno di violenza istituzionale,   nonche’ circa i necessari rimedi da adottare al piu’ presto.

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