di Cristina Auditore ( il pezzo e’ stato redatto dalla studentessa del Liceo Classico U. Foscolo in attivita’ di Alternanza Scuola Lavoro 2019-2020)
Opera d’arte, spettacolo, intrattenimento, cinema, televisione, nuovi media. Sono termini e realtà che costituiscono consistente parte del nostro quotidiano, sistemi di cui gli esseri umani della nostra epoca si servono per comunicare tra loro, a partire dal semplicissimo scambiarsi informazioni o dal concordare un appuntamento, fino ad arrivare all’esprimere giudizi, punti di vista, al trasmettere veri e propri messaggi, principi, ideali. Fondamentale, dunque, al fine di ottenere un’efficace comunicazione è conoscere i mezzi atti alla comunicazione stessa propri della società nella quale si è inseriti. E se si ha come obiettivo quello di valorizzare l’immagine e l’operato femminile, di contribuire a formare una nuova coscienza sociale che condanni il sessismo e qualsiasi disparità di genere, può essere utile partire dal cogliere i punti di intersezione tra mezzo e oggetto di comunicazione: nel caso specifico, tra opera d’arte – ancor più se la consideriamo come forma soggetta a riproducibilità tecnica – e valorizzazione femminile.
A partire dalla straordinaria diffusione della stampa (XV secolo) la distinzione tra autore e pubblico diventa sempre più sfumata e la competenza letteraria bene comune. Ciò fa in modo da una parte che tutti possano diffondere il proprio pensiero e i propri valori, perfino riuscendo a muovere le masse, dall’altra che ognuno assista da semi-specialista alle prestazioni umane, siano esse artistiche, sportive o cinematografiche. Quante volte ci è infatti capitato di pubblicare un post sui social o di commentare una partita di calcio o di esprimere un giudizio sull’interpretazione di un attore. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce perfettamente la donna tanto bisognosa quanto garante di valori quali rispetto, empatia, cura, creatività: ella può conquistare il proprio posto nella società e rivendicare così i propri diritti.
Formare una nuova coscienza sociale servendosi dei mezzi a disposizione. Coscienza d’altronde non è altro che consapevolezza e conoscenza di sé e del mondo esterno con il quale si è in rapporto; definendo “sociale” ciò che riguarda la società umana, che ha attinenza con la vita dell’uomo in quanto partecipe di una comunità nella quale ha, o dovrebbe avere, sostanziale diritto di parità rispetto agli altri membri (vocabolario Treccani online, def. 1b), risulta ancora più chiara la natura dell’intento, intrinseca alla stessa essenza di umanità.
Nei lunghi periodi storici, insieme alle modalità di produzione dell’opera d’arte, cambia anche il modo di percepirle, il cosiddetto medium. Nel saggio “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, il filosofo e critico letterario Walter Benjamin riflette sul fatto che nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte – che ha già inizio con l’introduzione della riproducibilità meccanica del suono alla fine del XIX secolo – si verifichi un allineamento della realtà alle masse e delle masse ad essa: più l’arte si fonda sulla sua riproducibilità – la quale permette all’opera di venire incontro al fruitore, raggiungendo luoghi e contesti non raggiungibili dall’originale –, invece di porre al centro l’originalità e la singolarità dell’opera, più otterrà attenzione e diffusione di massa. Quale epoca migliore dunque per diffondere i valori fondamentali di parità e dignità in favore della donna? È pur vero che all’aumentare della capacità di consumo dell’opera d’arte aumenta anche la distrazione del pubblico al quale essa è rivolta, ma anche questo entra a far parte della radicale trasformazione del sistema appercettivo umano, per cui il singolo facente parte della massa ricevente lascia agire distrattamente l’opera su di sé. E in questo sistema si può fare leva sull’abitudine nella ricezione: anche il distratto può abituarsi, anzi, la ricezione provocata dal continuo e ininterrotto susseguirsi di immagini – basti pensare alle opere d’arte cinematografiche, a quelle esposte attraverso la radio, alle réclame o ai messaggi pubblicitari – ha luogo non tanto grazie all’attenzione quanto all’abitudine.
Valorizzazione femminile attraverso l’arte. La figura femminile è stata più volte oggetto di opere nella storia dell’arte, sia quest’ultima ancora legata al rituale – basti pensare alle molteplici veneri paleolitiche, statue raffiguranti donne a scopi propiziatori, le quali già indicano l’attribuzione di una certa importanza alla figura della donna sin dalle prime aggregazioni preistoriche – o muovendosi dal valore cultuale al valore espositivo – prendendo quindi ad esempio opere pittoriche, o plastiche come la Venere italica dello scultore neoclassico Canova, il quale riesce ad esaltare al meglio la bellezza e la delicatezza proprie della donna. Quest’ultima non è però soltanto apprezzabilissimo oggetto estetico, ma anche attivo e ammirevole soggetto performante, in tutte le forme di arte e di spettacolo. E innumerevoli sono gli esempi di donne che, tanto nel corso della storia quanto nel nostro tempo, hanno contribuito e contribuiscono ad arricchire i vari settori artistici: dal teatro al cinema – basti ricordare interpreti come Eleonora Duse, attrice teatrale dei primi del Novecento dalla quale prende il nome uno dei maggiori premi teatrali italiani, o Anna Magnani, attrice simbolo del nostro cinema –, dalla pittura – come Artemisia Gentileschi o Frida Kahlo, divenute tra l’altro icone simbolo del femminismo – al settore dell’animazione – come l’illustratrice e artista dello sviluppo visivo Claire Keane – , dalla musica – come la giovane pianista cinese Yuja Wang, conosciuta per il suo grande talento e la sua grinta tutta femminile, considerata star internazionale della musica classica – alla danza – basti citare nomi come Carla Fracci o Rebecca Bianchi, giovane stella del Teatro dell’Opera di Roma già dal 2017 –. Valorizzare donna è infatti da una parte attribuirle valore, che è ciò che la rende apprezzabile, l’insieme delle caratteristiche e qualità che le danno pregio, dall’altra fornirle occasioni che le permettano di esprimere le sue capacità, attitudini, abilità, qualità. E col performare la donna non solo dà valore alla sua immagine, in rappresentanza anche dell’universale figura femminile, ma trova inoltre occasione di risalita da problematiche, di ascesa, successo, realizzazione personale.