25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

25 Novembre 2018 | Redazione

di Raffaella Bocci, giornalista

“Nel giorno in cui si celebra il contrasto alla violenza sulle donne, vogliamo pubblicare la seguente intervista, che denuncia un tipo di violenza di genere ancora più grave, perché subdola e da cui difficilmente ci si riesce a difendere: la violenza agita dalle istituzioni.”

È stata depositata presso la Procura della Repubblica di Roma la denuncia di L., la mamma di Roma accusata di Alienazione Parentale, che rischia di vedersi strappare il figlio di 8 anni.

Una denuncia penale per segnalare ai Procuratori della Repubblica di Roma e Perugia ed anche al Consiglio Superiore della Magistratura, le innumerevoli anomalie e illeciti di un iter giudiziario che dura da 6 anni e che vede al centro della vicenda un bambino di 8 anni che rischia di essere strappato dalla casa materna per essere inserito, su richiesta del padre, in una casa famiglia dove non potrà avere nessun contatto con la madre, neanche telefonico, per almeno tre mesi. Dopo questo periodo dovrà andare a vivere a casa del padre e potrà rivedere la mamma solo nei modi e nei tempi che il padre stesso riterrà più opportuni.

Questo è quanto è stato richiesto dalla CTU incaricata dal Tribunale di Roma di valutare la capacità genitoriale dei genitori.

La mamma di Marco (nome di fantasia) non è una tossicodipendente, non ha maltrattato, ucciso o frodato nessuno. È una mamma che dopo anni di lotte giudiziarie si vede accusata di Alienazione Parentale.  

Tutto inizia 6 anni fa quando lei decide di porre fine a quella storia che le procurava sofferenza e malessere. Difficile certo fare una scelta del genere con un bimbo di appena due anni, ma la donna comprende che così non può andare avanti e la separazione è la strada che dolorosamente deve essere percorsa. Lavora e accudisce suo figlio, lo segue a scuola e nelle attività quotidiane aiutata per fortuna dai suoi genitori che cercano di rendersi utili. Iniziano da quel momento anni di liti, accuse, denunce, minacce. Vista l’alta conflittualità tra i genitori, il bambino, pur rimanendo a vivere con la mamma, viene affidato dal Giudice ai servizi sociali che hanno il compito di mediare tra i genitori e prendere decisioni qualora le parti non arrivassero ad un accordo.

Nel 2014 il bambino viene ricoverato d’urgenza per l’insorgere di una malattia autoimmune che lo vede tutt’oggi costretto a prendere quotidianamente dei farmici. Gli viene addirittura riconosciuta l’invalidità. La sua salute è cagionevole e lo stress, come in tutti i casi di malattie autoimmuni, può acuire e peggiorare la patologia.  

Continuano le denunce del padre che vuole stare con il bambino. Il piccolo però si rifiuta. Nonostante ciò il legale della mamma, l’avvocato Lorenzo Stipa, ci assicura che la signora lo ha sempre accompagnato agli incontri protetti con il padre stabiliti dal Tribunale, nonostante il figlio lo supplicasse di non andare.

Passano i mesi e la vita di Marco continua come sempre tra scuola, sport ed amichetti. È sereno, tranne quando deve andare con il padre. Ogni volta piange e si dispera e chiede alla mamma di non farlo più andare. Ha paura e quando lo vede si sente male.  

I Servizi Sociali inviano un educatore a casa del bambino e della mamma per capire come vive Marco e per cercare di avvicinarlo di nuovo alla figura paterna. L’educatore per una anno frequenta la famiglia del bambino: Marco è molto bravo a scuola, ha molti amici, è sereno e sorridente. Anche le maestre raccontano di un bambino con una mente molto vivace e una spiccata predisposizione ai rapporti con gli altri. Ma del padre non ne vuole sapere.

Il padre continua a chiedere di affidare il bambino a una casa famiglia per allontanarlo dalla mamma affinché venga “riprogrammato mentalmente”, in quanto considerato “alienato”. Il suo obiettivo è quello di costruire un rapporto padre-figlio.  

In questa triste e assurda vicenda c’è una mamma accusata di Alienazione Parentale e un papà che rivendica il suo rapporto con il figlio.  

Ma c’è sopratutto un bambino malato di 8 anni che rischia di perdere il suo mondo, che ha passato l’80% della sua vita tra servizi sociali, psicologi, tribunali. Un bambino che nonostante tutto vive la sua vita in modo sereno, ma con la paura di essere strappato dalla sua casa per essere portato in una casa famiglia.

Anni di guerre, perizie, denunce per arrivare a non fargli più vedere e sentire la madre che da quanto si evince lo sta crescendo con ottimi risultati.

Tutto ora è in mano al Giudice che può procedere all’allontanamento forzato del bambino oppure no.  

La denuncia penale che la mamma di Marco ha affidato al suo penalista di fiducia, l’avvocato Sergio Bellotti, vuole far luce su tutta una serie di anomalie, incongruenze e illeciti che emergono dall’analisi dell’intero iter giudiziario.

Ma forse, aspettando che la legge faccia il suo corso, bisognerebbe chiedersi se alla fine ne sarà veramente valsa la pena far vivere tutto questo a Marco… Il rispetto per i bambini dovrebbe sempre prevalere su tutto e tutti.

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