di Avv. Michela Nacca
Maison Antigone ha lanciato una petizione tramite la piattaforma Change.org in favore della carabiniera Angela Aparecida Rizzo per chiedere che venga immediatamente sospeso il provvedimento disciplinare ai danni della donna, scattato alla fine di un processo che l’ha vista vittima di abusi sul posto di lavoro da parte di un suo superiore.
Dopo aver denunciato il Maresciallo suo superiore gerarchico per molestie sessuali, dopo averlo visto condannare in primo grado con una sentenza a 9 mesi di reclusione, confermata poi in Appello dal Tribunale Militare di Roma, Angela si è ritrovata coinvolta in un procedimento disciplinare per aver parlato con i media senza autorizzazione e per aver, a parere dell’Arma, screditato il prestigio dei Carabinieri.
Angela Aparecida Rizzo lavorava nel laboratorio di analisi delle sostanze stupefacenti del nucleo investigativo del comando provinciale dei Carabinieri di Firenze. Nel 2015 era stata vittima di palpeggiamenti, umiliazioni verbali, minacce di ritorsioni. Dopo essersi confrontata con un collega di grado superiore decise di denunciare tutto al Tribunale Militare e costituirsi parte civile. Angela Rizzo aveva poi rilasciato alcune dichiarazioni sulla vicenda processuale alle telecamere della trasmissione “Presa Diretta”. Per questo motivo l’Arma dei Carabinieri ha avviato il procedimento disciplinare. Un bruttissimo gesto da parte dell’Arma, che di fatto in tal modo parrebbe inviare un messaggio a tutte le donne delle forze armate richiamandole al silenzio. C’è molto da fare all’interno delle Forze Armate dove, nonostante le donne siano ammesse dal 2000, nel codice penale militare di pace il capo di imputazione che più si avvicina alle molestie sessuali è quello di: “minaccia a inferiore aggravata e continuata”. Questo è stato il vergognoso motivo della condanna a soli 9 mesi ricevuta dal Maresciallo molestatore.
Ora anche il Sindacato dei Carabinieri U.N.A.C. sottolinea la beffa subita da Angela ad opera dell’Arma, che invece di schierarsi dalla parte della giustizia l’ha resa di nuovo vittima con un procedimento disciplinare, chiedendo per questo che venga immediatamente revocato. L’U.N.A.C., schierandosi insieme a Maison Antigone e sostenendo la nostra Petizione, ritiene che ad infangare il nome dell’Arma sia stato colui che la Giustizia ha riconosciuto come colpevole di molestie sessuali, non di certo una donna che dopo aver subito molestie ha trovato il coraggio di denunciare.