Un nuovo studio canadese contro l’uso del costrutto Parental Alienation

15 Ottobre 2024 | Michela Nacca

Pubblicato un nuovo studio di Simon Lapierre, Naomi Abrahams, Tanishka Sharma e Raheleh Sazgar.

La crisi della Giustizia provocata dal costrutto #ParentalAlienation e dalla legge sulla #bigenitorialita‘ è sempre più evidente!

v. in https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/09649069.2024.2414623

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Action-now

12 Ottobre 2024 | Michela Nacca
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Indagine di Repubblica sugli abusi sessuali su minori in Italia

10 Ottobre 2024 | Michela Nacca

🛑 PERCHÉ NESSUNO PARLA APERTAMENTE DEGLI ABUSI INCESTUOSI?

🛑 PERCHÉ NESSUNO DICE CHE SONO PERLOPIÙ PATERNI?

🛑 MA SOPRATTUTTO, PERCHÉ MAI NESSUNO RIVELA.CHE CIRCA IL 90-99% DELLE DENUNCE PER ABUSI PATERNI INCESTUOSI SU MINORI MOLTO PROBABILMENTE VIENE ARCHIVIATO ANCHE IN ITALIA?

Un bel servizio di Repubblica – MA AL.SOLITO INCOMPLETO – sulla crescente violenza sessuale ed in specie domestica sui minori, basata su dati di Terres de Homes, Telefono Azzurro, il Ministero dell’ Interno, che evidenzia come le denunce per abusi sessuali su minori in Italia siano arrivate a quasi 1000 l’anno.

Di queste il 90% riguarda un familiare o amico del minore abusato. Raramente si tratta di uno sconosciuto.

Nella maggior parte dei casi però è il padre. Ma il dato si sottende preferendo parlare asetticamente e genericamente di “genitore”. Che sia, nell’85% dei casi, il padre lo si deduce dal dato sulle donne pedofile.

Seguono interessanti interviste di tre ex minori abusati in famiglia, della nota Professoressa Malacrea.

Ma ci sorprende quella di un professionista che si occupa di pedofili in carcere, il quale precisa che in quasi 20 anni di attività ha preso in carico circa 400 pedofili abusanti, in carcere, sostenendo che la molta parte dei pedofili non commetterebbe abusi perché “non intercettati dal.sistema“.

Una osservazione che non ci soddisfa per niente ed a nostro parere mostra una certa contraddizione.

Forse addirittura una negazione fuorviante e negazionista? Di certo fra quelle già ascoltate nei tribunali italiani e non.

Ricordiamo che si è abusanti anche quando si usano pratiche masturbatorie sui minori che non comportano lacerazioni

Lo si è anche quando si usa o si smercia la pedopornografia…

anche quando si espongono i minori a immagini porno…

anche quando ci si fa complici di tratta di minori.

Anche quando si è complici di altri pedofili cd abusanti in 1000 modi, es. aiutandoli nei loro alibi fasulli.

Anche quando veniamo meno ai nostri obblighi di denuncia e obblighi legati all’ ufficio….

v. articolo in https://www.repubblica.it/cronaca/2024/10/08/news/abusi_sessuali_famiglia_vittime_minori-423541536/?ref=RHLM-BG-P5-S1-T1&fbclid=IwY2xjawGLa-lleHRuA2FlbQIxMAABHRF2XVnDphRoLfN6d2ISJhuSa8Hssl–uVxTjFpraQrwPJgsnuOBelQVgw_aem_L8EkL79E0y1s9APa1Xp5gg

👉“L’amnesia dissociativa è molto frequente tra i minori vittime di violenza sessuale, come spiega Marinella Malacrea, Medico, Neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta che dal 1980 si occupa di abuso all’infanzia. “Le reazioni al trauma sono sostanzialmente di due tipi e spesso si alternano all’interno dei soggetti: l’iperattivazione o la dissociazione”.

La prima prevede uno stato costante di ipervigilanza: ansia, pensieri intrusivi, adrenalina, preoccupazione eccessiva, rivisitazione dell’esperienza traumatica.

La seconda comporta la perdita della memoria traumatica, in questo caso l’abuso” (Repubblica)

v. anche in https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fmaisonantigone%2Fposts%2Fpfbid034iUyxxvppFbUs6Ey9HFRTN2h8oXEcRxW79zGKEBaKANLZsaziwFKdMpfD6HWQk3Rl&show_text=true&width=500″ width=”500″ height=”250″ style=”border:none;overflow:hidden” scrolling=”no” frameborder=”0″ allowfullscreen=”true” allow=”autoplay; clipboard-write; encrypted-media; picture-in-picture; web-share”></iframe>

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Il 4 ottobre presentazione del saggio “Guarda come una Donna” (Armando ed.) a cura di E. Cretella e M. Nacca al Festival della Sociologia a Narni

4 Ottobre 2024 | Michela Nacca

A Narni, all’interno della IX edizione del Festival della Sociologia che si sviluppera’ tra il 3 ed il 5 ottobre, il 4 ottobre dalle 17,00 alle 17.55 presso l’Auditorium San Domenico e’ stato presentato il Saggio “Guarda come una Donna. Storia nelle storie (Armando editore) di cui la nostra Presidente Avv. Michela Nacca e l’Antropologa Emerita Cretella sono co-curatrici e co-autrici, insieme – tra altre – alla nostra Vicepresidente Maria Grazia De Benedictis.

Solo altri tre libri sono stati selezionati tra oltre 100 proposte giunte agli organizzatori del Festival!

Un saggio che e’ divenuto testo accademico presso la Laurea Magistrale in Pedagogia dell’Universita’ Pathenope di Napoli.

Vi aspettiamo!

Insieme al saggio “Guarda come una donna” verranno presentati anche altri tre libri (v. sotto)

Sotto le immagini della presentazione

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ECM di psicoludia: un corso di Alta Formazione sulla violenza Domestica ed Istituzionale

1 Ottobre 2024 | Michela Nacca

Partecipiamo come docenti ad un corso di Alta Formazione di Psiciludia (Simona Adelaide Martini) sulla Violenza Domestica e Istituzionale

info al seguente link https://ecm-italia.it/course/alta-formazione-in-prevenzione-e-cura-delle-violenze-e-discriminazioni-sulle-donne/?fbclid=IwY2xjawGLYphleHRuA2FlbQIxMQABHR8rcdunY0FAYIdwCvPl41omrXnTaKNF41X1vIclhXcppwDaAumPlrQJWQ_aem_oV2t7quP95anWV17Ra9mHw

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Maison Antigone alla prima romana di “Familia”

30 Settembre 2024 | Michela Nacca

SE NON CONOSCETE LA #VIOLENZA DOMESTICA FISICA PSICOLOGICA ED ECONOMICA NONCHÉ LA VIOLENZA #ASSISTITA MA SOPRATTUTTO COSA SIA LA VIOLENZA ISTITUZIONALE, ANDATE A VEDERE FAMILIA di Francesco Costabile ….

dal 2 ottobre nei cinema!

v. trailer in https://www.youtube.com/watch?v=WEjciZ_iOWA

Come si vive in casa con un padre che improvvisamente e per un nonnulla picchia selvaggiamente tua madre, tanto da farle perdere i denti?

Un padre che dice di amarti ma intanto ti insulta, deride, ti isola dai pari, ti ostacola e manipola la tua realta’, alternando tutto ciò con momenti di gioco ed apparente affetto?

Cosa accade quando una donna denuncia o quando a farlo è un figlio esasperato dalla violenza che vede e subisce in casa?

Cosa fanno i carabinieri o la polizia quando le donne ed i ragazzi denunciano?

Cosa i servizi sociali?

Cosa i Giudici, che nel film di Francesco Costabile neanche si vedono – ma ci sono con la loro implicita presenza espressa da provvedimenti giudiziali inadeguati o inesistenti- tale è la loro distanza siderale dalla realtà della vioenza domestica?

Nulla cambia nella Violenza maschile domestica. Ed intanto la esasperazione e la rabbia aumentano.

Il pericolo di morte continua ad incombere in ogni momento perche’ neppure l’allontanamento coatto del padre violento disposto dal Giudice è per sempre.

Neanche il carcere a cui l’uomo viene condannato per una rapina (non certo per reato di maltrattamenti) è sufficiente a salvare Gigi, suo fratello maggiore e la loro mamma.

Un periodo che tuttavia regala loro alcuni anni di serenità e di vita normale, in cui la donna trova un lavoro, si prende cura di sé e dei bambini, che a scuola vanno benissimo.

Un periodo che insegnerà loro che comunque ce la possono fare, prima o poi.

Ma poi lui torna.

Ed è più arrabbiato e vendicativo di prima.

La #denuncia che ne segue, sporta dalla protagonista femminile, ottiene solo un allontanamento dei figli che secondo lo #Stato vengono in questo modo “protetti”: in una #casafamiglia dove i ragazzini ed in specie Gigi, il più piccolo e fragile dei due, si perderanno in un vortice di #rabbia, #violenza e desiderio disperato di normalità e di un amore paterno impossibile da raggiungere, fino alla conseguenza estrema: il #parricidio.

Nel film viene rappresentata non solo l’indifferenza e l’ impotenza miope o peggio complice istituzionale, l’abbandono delle vittime, l’inadeguatezza delle misure di protezione e delle leggi, ma anche l’intima #disperazione fallimentare, violenta e autodistruttiva che vivono in sé i padri violenti.

Ciò nonostante la vita di Luigi Celeste non si fermerà qui, nonostante la condanna ipocrita di uno Stato assente che dinanzi la violenza domestica si volta dall’ altra parte attuando misure tardive e spesso inefficaci o addirittura pericolose ed irrazionalmente contrarie all’interesse ed al bene delle stesse #vittime. Costrette a difendersi da sole.

Ieri sera eravamo alla prima di #Familia, in un Cinema che non a caso forse è stato scelto perché situato dinanzi la Corte di Cassazione .

Quella stessa Corte che ancora oggi spesso non riesce a riconoscere nei casi di #affidominori la violenza domestica né quella istituzionale, finendo perciò per non proteggere le vittime!

Eravamo insieme al suo splendido regista #FrancescoCostabile, che ringraziamo per averci nominate nei titoli finali.

Eravamo con gli attori, la troupe, #MedusaFilm, il protagonista vero di questa storia, Luigi Celeste – divenuto un esperto della sicurezza informatica riconosciuto in Europa – a giornaliste/i amiche e fotografi.

Accanto a noi la #GiudicePaolaDeNicolaTravaglini, altre presidenti di associazioni che si occupano di violenza domestica. Come noi.

Grazie Luigi per aver raccontato la tua storia in un libro.

Grazie Francesco per averla rappresentata così perfettamente.

Grazie per averci coinvolte!

Michela Nacca

Maria Grazia De Benedictis

Anche nel caso di Luigi Celeste istituzioni e Giudici hanno banalizzato la grave e pericolosa Violenza domestica agita dal padre in fa considerandola solo una “lite”.Nonostante denunce e testimonianze Sono trascorsi 20 anni e nulla e’ cambiato.

Luigi Celeste, vittima di violenza assistita , alla prima romana del 30 settembre 2024 cinema Adriano, ha denunciato le “tante mancanze istituzionali” alla base della sua storia: quelle che noi chiamiamo “violenza istituzionale”.

v. nostrivideo della prima romana in

https://www.facebook.com/watch/?v=2597072350484151

https://www.facebook.com/reel/1878584215966691

riguardo la Violenza Vicaria v. in https://www.infobae.com/it/2022/04/08/violenza-vicaria-il-lutto-delle-madri-per-le-loro-figlie-e-figli-vivi/

v. Intervista a Francesco Costabile di Silvia Mari (Agenzia Stampa DIRE)

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“I AM… ” e’ la campagna mediatica di We do it Together di Chiara Tilesi, partita da Times Square

23 Settembre 2024 | Michela Nacca

Chiara Tilesi è film-maker e fondatrice nonché Direttrice della casa di produzione cinematografica no profit We Do It Together. E’ anche una delle autrici del Saggio “Guarda come una Donna. Storia nelle storie” edito da Armando editore e curato dalla nostra Presidente l’Avv. Michela Nacca e dall’Antropologa Emerita Cretella (v. le altre autrici in)

La WDIT ha gia prodotto film importanti, giunti anche all’ #Oscar, con i quali Chiara vuole dare più possibilità alle donne e maggior visibilità alle discriminazioni che esse subiscono.

Chiara afferma che in un mondo cinematografico in cui le donne registe, produttrici ecc. rappresentano una percentuale ancora troppo bassa e in una società in cui la parità di genere è previsto verrà effettivamente raggiunta non prima di altri 300 anni, nonostante oltre il 50% degli abitanti della Terra siano donne, lei – insieme a molte altre artiste – vuole cambiare le cose e “dare più potere alle donne” attraverso le sue produzioni cinematografiche.

La sua è una precisa Mission: usare la cinematografia per crescere nuove generazioni di donne forti.

La NASDAQ ha promosso e sostenuto ” I am”, la campagna ideata da Chiara che ha preso avvio poche ore fa dalla Nasdaqtower di Times Square a NYC, in cui ha coinvolto molte altre amiche altrettanto impegnate in questa mission.

Complimenti Chiara!

La Nazione parla della campagna mediatica I Am di We Do It Together di Chiara Tilesi avviata il 22 settembre da Times Square a #NY. Una campagna che valorizza le donne contrastando la oggettificazione che se ne fa. v. in https://luce.lanazione.it/attualita/i-am-campagna-donne-times-square-6f6c5ee1

https://www.facebook.com/share/dA4T3gQ2GzkaQtNC

#IAM

Anche Maison Antigone vuole sostenere questa campagna!

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È morta Marinella Colombo, madre strappata ai figli perche’ preferivano vivere con lei.

19 Settembre 2024 | Michela Nacca

È morta #Marinella Colombo. Per un “male incurabile”… Lo stesso che ha già ucciso tante altre #madri che hanno subito lo stesso trattamento abnorme riservato a Marinella dai tribunali della famiglia e penali in tutto il mondo.

Le sottrassero i #figli minori – con avallo delle istituzioni italiane ovviamente – 10 anni fa e solo perché i suoi bambini desideravano vivere con la madre in Italia e non con il padre in Germania.

Le fu applicato il solito costrutto nazista #Pas/#Pa‘: quel dogma seguito da tanti Giudici ed Avvocati secondo il quale se un bambino rifiuta un genitore la responsabilità non è mai del genitore rifiutato ma sempre di quello “preferito”, da cui il bambino va allontanato radicalmente.

E così accadde a Serenella, rimasta oltre 10 anni separata dai figli.

Non servi a niente una ordinanza di Cassazione italiana a lei favorevole. I figli rimasero col padre tedesco.

Non valse la richiesta rivolta alla madre dai ragazzini stessi, ormai cresciuti, di essere portati via. Come poteva la madre rimanere inddifferente? Lei pensò che le pressioni dei figli affinché tornassero in Italia potessero bastare a giustificarla.

No….non fu così!

I ragazzini dovettero tornare ancora in Germania e lei fu condannata al #carcere per sottrazione internazionale di minore!

Nessuno in #Germania ascoltò i #minori.

Nessuno lì ha ascoltati anche in #Italia!

Nessuna rogatoria mai richiesta nonostante anche essi fossero cittadini italiani.

Marinella, che iniziò a denunciare pubblicamente la distorsione della #Giustizia tedesca subita nel 2009, oggi è morta per un male incurabile ed ha fatto appena in tempo a vedere tornare da lei i suoi figli diciottenni, ormai LIBERI!

Tuttavia sbaglia #Avvenire a sostenere che questa distorsione sia solo dell’ ordinamento tedesco.

E sbaglia a dire che Marinella non avesse capito che questa gravissima #ViolenzaIstituzionale è in realtà comune a tutti i Paesi!

💔Ora riposa Marinella e veglia sui tuoi figli.

Queste istituzioni e questo Paese – non solo la Germania – non ti hanno meritata ed hanno capito ben poco della tua #storia e della #verità…che tutt’ora nei tribunali sembra non interessare a nessuno.

Nessun #Giudice più ti strapperà ai tuoi bambini impedendoti di proteggerli.

Tutte noi continueremo la tua #battaglia

https://www.avvenire.it/famiglia/pagine/addio-a-marinella-colombo-la-mamma-condannata-per-aver-amato-i-propri-figli

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Dal 2 ottobre al cinema “Familia” di Francesco Costabile: un film che mette a nudo il fallimento della tutela della famiglia patriarcale violenta.

15 Settembre 2024 | Michela Nacca

Francesco Costabile, dopo il bellissimo film Femina del 2022 in cui tratta la realta’ violenta contro le donne nelle famiglie di ndrangheta, ha presentato il suo nuovo film Familia per Medusa Film

Diciamo grazie a Francesco Costabile che ci ha permesso di dare il nostro piccolissimo -ma per noi prezioso – contributo a questo suo nuovo film, presentato e puripremiato alla recente 81ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti.

Familia e’ un film che fara’ molto parlare di se’, cosi come lo e’ Femina – ora visibile anche su Netlix – non solo per i suoi premi ma per il contenuto delle sue opere incentrate sulla violenza domestica patriarcale. Un tema ancora oggi negato e non affrontato adeguatamente dalle istituzioni.

Di seguito i premi ottenuti da Familia alla Biennale:

Premio Orizzonti – migliore interpretazione maschile ( Francesco Gheghi )

Premio Francesco Pasinetti ( SNGCI Nastri d’Argento) ai protagonisti di Familia ( Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Marco Cicalese )

Premjo Unicef For Cinema

Premio Nuovo Imaie Talent Award ( Tecla Insolia )

Premio Rb Casting ( Francesco Gheghi)

Familiamette a nudo la violenza domestica patriarcale, le sue dannose conseguenze sulla crescita dei minori ed il fallimento del nostro sistema di tutela, che non protegge veramente le vittime, fino alle sue estreme conseguenze.:il parricidio.

Familia e’ un film che da voce a milioni di donne, bambini ed ex minori vittime di violenze domestiche.

E’ tratto da una storia vera e tragica, scritta per Piemme Editore dal suo protagonista Luigi Celeste. È la storia di una madre e dei suoi figli che vivono costantemente nella paura nella violenza fisica e psicologica di un compagno e padre che in realtà odia tutto e tutti, un uomo che non sa amare ma solo comandare, schernire, picchiare. Uno dei figli, Luigi, dopo anni di lontananza vissuta anche in casa famiglia, accetta di rivedere il padre nella speranza di stabilire con lui un rapporto e di trovarlo cambiato, diverso da quello dei suoi ricordi. Invano. Le conseguenze saranno terribili ma la sua, quella di Luigi, sarà comunque una rinascita.

Regia: Francesco Costabile

Cast: Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Marco Cicalese e Tecla Insolia.

Dal 2 ottobre in tutti i cinema Medusa FilmTramp Limited ProductionIndigo FilmO’Groove

Grazie Francesco!

Il 31 agosto, 1 e 2 settembre e’ stato proiettato alla biennale di Venezia 2024

Di seguito le info 👇https://www.labiennale.org/it/cinema/2024/orizzonti/familia

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In Francia prosegue la denuncia contro l’uso nei tribunali della famiglia e penali della pseudoteoria Parental Alienation e del collegato trattamento di reset

15 Settembre 2024 | Michela Nacca

Indichiamo il link dove poter leggere l’articolo, pubblicato su Le Vif https://www.levif.be/societe/lalienation-parentale-une-theorie-pseudoscientifique-omnipresente-qui-accable-les-meres/

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Anche ChatGPT discrimina le donne! Lo accerta uno studio accademico polacco.

15 Settembre 2024 | Michela Nacca

UN NOSTRO TIMORE SU AI SI È PUNTUALMENTE AVVERATO…CHI LO HA COSTRUITO VI HA IMMESSO GLI STESSI STEREOTIPI E INTENTI DISCRIMINANTI CONTRO LE DONNE!*

Alla “International Conference on AI in Cybersecurity” è stata lanciata una denuncia molto preoccupante: chi ha costruito i software per ChatGPT ha trasmesso alla AI anche le discriminazioni, i pregiudizi e gli stereotipi di genere contro le donne, evidentemente affinché siano perpetuati e si mantengano ben radicati nella nostra cultura influenzando ogni sfera del nostro vivere!

Durante la terza edizione dell’International Conference on AI in Cybersecurity, due giovani ricercatori hanno esposto una indagine scientifica circa il rapporto tra AI e stereotipi di genere.

Lo studio e’ stato pubblicato nel 2023 e si intitola The invisible women: uncovering gender bias in AI-generated images of professionals

v. in https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/14680777.2023.2263659

I ricercatori sono due accademici polacchi, Anna Maria Gorska e Dariusz Jemielniak provenienti dalla Akademia Leona Koźmińskiego (Kozminski University). Anna Maria Gorska e’ Pd.D e Human Resources Department alla Kozminski University, e Dariusz Jemielniak, Professore, fa parte del Management in Networked and Digital Environments (MINDS) della Kozminski University, Warszawa, Poland.

Essi hanno chiesto alla AI di generare migliaia di immagini su professioni e azioni professionali (medici, avvocati, ingegneri, scienziati ecc) poi le hanno classificate.

Risultato?

Il 91% delle immagini erano di uomini!

La rappresentanza femminile peggiore è stata quella dei medici, nonostante le donne costituiscano quasi metà di professionisti. Le immagini riguardanti genitori che si occupavano ei figli, il 75% ritraeva donne. Per “lavare il pavimento”, il 65%. Ma per i “#CEO”, il 100% ritratti sono stati uomini.

Eppure le donne rappresentano il 53,7% della popolazione europea ed hanno spesso un titolo di studio terziario essendo occupate come professionisti o tecnici nei settori della scienza e della tecnologia,
Le donne rappresentano il 48,1% dei dottorandi ed in Polonia la percentuale è addirittura del 56,3% ma ancora oggi paradossalmente solo 1/4 dei Professori Universitari e’ donna purtroppo (dati della Commissione Europea del 2018/2019).

Insomma: accusiamo i #talebani di annientare i diritti delle donne in #Afghanistan ma anche i nostri informatici occidentali che hanno realizzato ChatGPT continuano a trasmettere un mondo in cui alle donne dovrebbe essere riservato solo un ruolo di cura famigliare e subordinato rispetto a quello maschile!

v. in https://www.ilriformista.it/a-chatgpt-gli-abbiamo-detto-o-mostrato-che-a-pulire-per-terra-sono-le-donne-e-che-i-ceo-sono-tutti-o-quasi-maschi-437621/

Questo studio esplora i pregiudizi di genere nelle immagini dei professionisti generate dall’intelligenza artificiale, concentrandosi sulla rappresentazione visiva dei professionisti maschi e femmine nel campo del diritto, della medicina, dell’ingegneria e della ricerca scientifica. 
Utilizzando un campione di 99 immagini provenienti da nove popolari generatori di testo in immagine, abbiamo condotto un sondaggio su 120 intervistati che hanno valutato il genere percepito delle immagini.
I nostri risultati rivelano un significativo pregiudizio di genere, con gli uomini rappresentati nel 76% delle immagini e le donne solo nell’8%.
Questo pregiudizio persiste in tutte e quattro le professioni e varia tra i diversi generatori di immagini AI.
I risultati evidenziano il potenziale dell’intelligenza artificiale nel perpetuare e rafforzare le disuguaglianze di genere, suggerendo la necessità di approcci più intersezionali e inclusivi nella progettazione e nella ricerca sull’intelligenza artificiale. Sottolinea inoltre la necessità di diversificare il processo di progettazione e di ridistribuire il potere nelle procedure decisionali per sfidare i pregiudizi esistenti nell’intelligenza artificiale.
Il nostro studio sottolinea la necessità di ulteriori azioni per affrontare i pregiudizi di genere nelle immagini generate dall’intelligenza artificiale ed evidenzia l’importanza di adottare un approccio più intersezionale e inclusivo nella ricerca futura, considerando fattori come razza, classe e abilità. Questo commento mira ad aumentare la consapevolezza delle attuali problematiche relative ai generatori di testo e immagini basati sull'intelligenza artificiale e incoraggia lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale più inclusive ed eque.

v. video di Anna Maria in https://www.facebook.com/reel/330178100028654

*Su tale argomento ed i nostri timori circa il fatto che i software di AI potessero riflettere i pregiudizi dei loro progettisti perpetuando una cultura di discriminazioni e stereotipi sulle donne, avevamo già scritto un articolo pubblicato da Il coraggio delle Donne di Lucia Ottavi

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Il Prof. Gazzoni conferma: il Diritto di Famiglia non favorisce le donne!

9 Settembre 2024 | Michela Nacca

di Michela Nacca

Con quel suo inciso a pag.57 dell’ultima edizione del suo Manuale di Diritto Privato su cui studiai (all’ epoca dalla copertina rossa telata, oggi di un rosa che grida ancor più di prima Giustizia individuando il campo da tutelare!) Il Prof. Gazzoni ha sfatato un mito duro a morire ed essere capito: il Diritto di Famniglia in Italia non tutela le donne, suscitando una bagarre nella Manistratura!

In un ultimo articolo pubblicato ne Il Dubbio, scritto da Nunzia Coppola Lodi, e’ stato spiegato precisamente e finalmente di aver voluto squarciare PROPRIO quel velo di ipocrisia e negazione espresso stoltamente dalla magistratura italiana -specie quella femminile purtroppo – sulla follia che alberga, da ormai troppi anni, nei tribunali della famiglia, italiani e non, anche in casi processuali di separazione meramente conflittuali e non solo in casi di #violenzadomestica e #abusiincestuosi su minori, come da anni noi di Maison Antigone, insieme a non molti altri, continuiamo a ripetere avendo raccolto ben oltre ormai 800 casi giudiziari di cui il 35% circa non di #DV (Domestic Violence).

Il Prof. Gazzoni conferma dunque proprio quanto da anni in pochi, pochissimi professionisti in #Italia ed ancora meno docenti universitari italiani rivendicano pubblicamente sulla grave #MISOGINIA e indicibile #DISCRIMINAZIONE che subiscono le donne, specie quando #madri, nei tribunali italiani e riguardo la #vittimizzazionesecondaria attuata sulle #donne#vittime di #violenzadomestica insieme ai loro #figli#minori.

Sfatiamo il mito delle donne difese dalla Giustizia o che il diritto di famiglia le favorisca, dice a gran voce!

E visto che oltretutto #Gazzoni fu il mio Prof di Istituzioni di Diritto Privato, all’ epoca tanto temuto da tutti noi studenti di primo anno, che dire?

Finalmente!

Lui che ha ormai oltre 80 anni, mentre io ne ho ancora l’immagine di quando ne contava 50, dimostra la sua intatta mente lucidissima e capacità di critica, ancorata ai valori ed ai principi giuridici, sociali e morali fondamentali del vivere umano.

Una mente oggi forse anche più acuta e sensibile dell’ epoca, grazie all’ esperienza ma soprattutto un coraggio più spiccato non solo di dire ma anche di scrivere le cose come stanno – per di piu in un manuale destinato alla formazione di futuri #Avvocati e #Giudici proprio nel #Dirittocivile – come nessun altro Professore di #Diritto e #Avvocato più giovane ha dimostrato di avere in questi anni di battaglie contro queste gravi ingiustizie e rivittimizzazioni in essere nel nostro Paese, condotte troppo spesso in pochi, isolati e denigrati, tanto da averci messo anni anche solo a fare capire che esisteva una Violenza post separativa nei tribunali della famiglia agli stessi centri antiviolenza, anni or sono concentrati solo in ambito penale.

In un mondo accademico, quello italiano, quasi completamente e subitaneamente tuffatosi nell’ insegnamento di pseudoteorie misogine e abusanti che sono alla base della distorsione giudiziale da Gazzoni denunciata -come la #ParentalAlienation , la #SindromedellaMadreMalevola, la Teoria dei #falsiricordi e di quelli ricostruiti, delle false denunce delle donne e delle madri, della #bigenitorialita‘ intesa come tutela unica della #relazionepaterna anche quando abusante – l’ottantenne coraggiosissimo e stimatissimo prof. Gazzoni arriva come una rondine di #primavera ad annunciarci l’#estate alle porte.

G R A Z I E!

👇Sotto il link dell’ ultimo articolo apparso sul tema ne Il Dubbio e poi i precedenti articoli pubblicati in ordine decrescente sulla bagarre attivata dal suo Manuale

https://www.ildubbio.news/…/il-gazzoni-sfatiamo-un-mito…

👇

https://www.personaedanno.it/…/replica-alla-replica-del…

👇

https://www.personaedanno.it/…/per-fatto-personale…

👇

https://www.ildubbio.news/…/a-chi-si-indigna-per-il…

👇

https://www.ildubbio.news/…/con-le-frasi-sul-suo…

👇

https://www.ilfattoquotidiano.it/…/magistrati…/7649947

👇

https://www.linkedin.com/…/associazione-nazionale…

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Storie di Reset…

25 Agosto 2024 | Michela Nacca

Negli USA gli ex minori facendo nomi e cognomi continuano a denunciare alla stampa le violenze subite durante i trattamenti di riavvicinamento ai loro padri temuti, ordinati da tribunali della famiglia in base a valutazioni di CTU.

Minacce, violazioni delle fondamentali libertà e dei diritti umani, aggressioni verbali, Violenza privata, pressioni psicologiche.

I danni subiti da questi minori a causa dello strappo subito dalle loro madri sono enormi.

Sul Wall Street Journal la storia di due fratelli, sottoposti a “parentectomia” (alias reset) all’ età di 12 e 16 anni.

Raccontano della loro esperienza con Randy Rand, psicologo più volte sanzionato, e della Gottlieb , assistente sociale che ammette di ritenere che subire un abuso sessuale incestuoso non provocherebbe danni ai minori.

PHOENIX—Tori Nielsen was 16 when she and her 12-year-old brother were whisked away from their mother at the Maricopa County courthouse by four strangers in a white minivan on the morning of May 27, 2021.

The strangers wouldn’t tell Tori and her brother where they were going, she recalled, as the siblings held hands and cried in the back seat. After hours on the interstate, they arrived at a hotel somewhere by the ocean. The strangers, three men and one woman, barricaded the door to their room with furniture so they couldn’t leave, Tori said.

The next morning, she remembered one of them saying: “You’re going to have a meeting with your father now.”

What Tori didn’t know was that a judge had ordered the children to attend a four-day family reunification program in Ventura, Calif., with their father. The judge determined it was the only way to repair their relationship, damaged during a decadelong custody battle, court documents show.

The children had been living mostly with their mother, Angela Nielsen, and resisted seeing their dad because of his temper, Tori said. But court-appointed evaluators determined that Nielsen was poisoning the kids against their father. She was suddenly barred from contacting her children to ensure they no longer rejected their dad.

It would be around two years before Tori and her brother saw or talked to her again.

“I tried to numb myself to what was happening. It was like surviving,” said Tori, who moved back in with her mom the day she turned 18 in May 2023. “But that only worked for so long because it all absolutely destroyed me.”

Tori’s father declined to speak about his family’s situation, saying he was focused on being the best father to his children.

The treatment the Nielsens underwent is part of an industry of intensive “reunification therapy” that has sprung up during the past decade and is ordered by family courts to settle custody fights. Services like Building Family Bridges, where the Nielsens were forced to go, use videos and exercises to try to break a child’s pattern of rejecting a parent. The child is then ordered to live with that parent for an extended period and barred from having contact with the other parent. A battle has erupted over the approach in courtrooms and statehouses across the country.

After Tori told her story at a hearing with Arizona lawmakers earlier this year, the Republican-led legislature passed a measure prohibiting courts from ordering any reunification treatment that cuts off a child from the parent they prefer unless both parents agree. It was signed by Democratic Gov. Katie Hobbs in April.

Utah, New Hampshire and Tennessee approved similar proposals this year. California and Colorado passed laws restricting reunification treatment in 2023.

Some legal experts and family advocacy groups say the treatment is too extreme and traumatizes children. Child-abuse researchers have raised concerns that the operations, which can cost families tens of thousands of dollars, are unregulated and use pseudoscience to sway courts into believing they can help kids and parents.

“Children are being court-ordered into costly, unregulated reunification treatments or ‘camps,’ which force them into contact with a parent who they often fear for good reason,” said Danielle Pollack, policy manager for the National Family Violence Law Center at George Washington University, which supports restricting the treatment.

But supporters say it’s a last resort during the worst custody disputes, when one parent wants to re-establish a relationship with a child who has shunned them. In these cases, they say, the other, favored parent must be temporarily cut off during the reunification process, to keep from interfering.

“The whole goal here is to ensure a child has a happy, healthy relationship with both their parents,” said Demosthenes Lorandos, a psychologist and attorney who has worked with Building Family Bridges.

A disputed theory

Only about 10% of divorces in the U.S. involve significant conflict over custody arrangements, and just a fraction of these need to be decided by a judge, according to Robert Mnookin, a Harvard University professor who studies divorces.

It’s in these cases that the idea of parental alienation syndrome emerged in the 1980s with the late child psychiatrist Richard Gardner.

Gardner posited that a child can be brainwashed by one parent into rebuffing the other during custody fights and even persuaded to make up abuse claims. He testified in numerous cases, recommending in extreme circumstances that a child be taken from the “alienating parent” who had custody and placed with the “rejected parent.”

Gardner’s theory spurred fierce opposition from some mental-health professionals and family-law experts, who said it dismissed children’s legitimate abuse allegations and was being weaponized by mostly fathers seeking custody of kids living with their mothers. Parental alienation syndrome has never been officially recognized as a diagnosis by major medical or psychiatric associations.

Because custody cases are mostly sealed, information is limited on how frequently courts mandate the treatment. Researchers say programs like Building Family Bridges are likely ordered by judges only in especially contentious cases—perhaps as many as several hundred over the past few years.

There has been limited research examining their effectiveness or safety, said Jean Mercer, a professor of psychology who studies the programs and believes they pose serious risks for children.

We don’t know the simplest things—like how often the mother is alleged to be an alienator, and how often the father is alleged to be an alienator,” Mercer said. “What we do know is there are potential dangers for the kids, like PTSD, and depression and anger at how they were treated. This can be extremely frightening for them.”

Matthew Sullivan, a psychologist and supporter of reunification treatment, said courts typically don’t order the programs until after less intensive interventions have failed and multiple evaluations by experts. Effective treatment seeks to challenge dysfunctional behavior exhibited by the child and both parents, he said.

“These are pretty awful situations on all sides,” said Sullivan.

Costs can range from $8,000 to around $40,000 for the programs, according to documents viewed by the Journal. There are also hourly therapist fees for the “aftercare” program that the so-called alienating parent must typically complete before seeing their children again.

Judges may order the rejected parent to pay the bill up front. In some cases, the favored parent ends up paying a portion.

‘Burst into tears’

The website for Building Family Bridges greets people with a silent video showing what appears to be a teenager on a couch having an intense conversation with a parent. A clipboard-toting counselor looks on

Describing itself as the “gold standard” of family reunification services, Building Family Bridges says it can help families who therapists and courts thought were beyond reach.

“This innovative four-day workshop helps children reunify with a parent they claim to hate or fear,” the site says.

The site quotes unnamed parents and judges lauding its success. It also cites a study by a former workshop leader that says out of 83 children who had participated in Building Family Bridges, a “significant number” repaired their relationship with the parent they’d previously rejected.

Tori Nielsen’s experience was far different.

After arriving in Ventura and spending a sleepless night together, Tori and her brother were ushered across the street to a Crowne Plaza hotel, she said.

In a conference room, their dad, his girlfriend and several Building Family Bridges staff members were waiting. One introduced himself to Tori. She later learned from speaking with other children who’d gone through Building Family Bridges and from a picture she found online that this was Randy Rand, a founder.

Staff read aloud the court order and laid out rules, Tori recalled. The children couldn’t contact their mother for 90 days. If they tried to leave or didn’t participate, they could be sent to a wilderness camp, she said. Bringing up incidents from the past was forbidden. If someone did, staff told Tori that they would stop them by saying, “Moratorium!”

The first two days were spent watching videos that appeared aimed at shifting the kids’ memories about their parents, Tori said. One focused on “The Monkey Business Illusion,” a psychological study that aims to show blind spots in people’s perception of events. The second two days were interactive, with the group writing down traits about themselves and family members.

Rand declined to comment on any specific cases and described parental alienation as “complex, painful for those involved, and nuanced.”

“The Building Family Bridges methodology is available for severe parental alienation cases and continues to be an effective tool for families,” he said.

Lorandos, the psychologist who worked with Building Family Bridges, said he’d observed its workshops and trainings. He likened their work with children who had rejected one parent to deprogramming people who’d been in a cult.

“There’s a lot of re-education around things your dad, for example, may have said about your mom that are not true,” he said.

At night, the children were moved into a hotel room with their father and his girlfriend, said Tori, recalling how the hotel phone was removed from the room so they couldn’t try to call their mom. Their cellphones had been confiscated the day they were taken from Arizona.

“One morning, I woke up and went to the bathroom, and I just looked in the mirror and I thought about what was happening and I burst into tears,” she said.

Immediately following the workshop, Tori and her brother were required to vacation with their dad, who took them to San Diego. Under the court order, they then returned to live with him at his home in the Phoenix suburbs.

Angela Nielsen lived just a few miles away. But under the no-contact order, she couldn’t interact with her children until she completed Building Family Bridges’s “aftercare” curriculum.

It included writing out explanations on why she was forbidden from contacting her kids and why the court had intervened to protect them.

Nielsen said she worked for countless hours on the responses. The therapist administering the program for Building Family Bridges said they were insufficient and that Nielsen was combative, documents show.

The therapist wrote that Nielsen drafted multiple iterations of answers but refused to acknowledge that she’d “ever engaged in any parental alienating patterns.” She therefore couldn’t move onto the program’s next level.

In another report, the therapist noted that while the children’s relationship with their dad was “close and healthy,” they missed their mother and desperately wanted to see her. The report said Tori would prefer to live primarily with her mom, and felt more supported and happier living with her.

These emotions, while normal, were also examples of the kids’ own alienating beliefs, the therapist wrote.

“I would get so upset and so down,” Nielsen said. “Like why can’t I pass this program? I would spend entire weekends working on these questions. I just wanted my children to come home.”

Now staying with her dad and his girlfriend, Tori buried herself in activities: cheerleading, a mentorship club, time at her boyfriend’s house. She stayed “neutral” toward her father, trying to get along with him, hoping it would speed a chance to see her mother, she said.

Her dad’s mood swings continued to upset her, Tori said. And she developed panic attacks, overcome with nausea and shakiness.

On her closet mirror, Tori marked off the days that passed. Just after midnight on May 7, 2023, her 18th birthday, she packed her belongings and told her dad she was leaving. He asked if she was certain she wanted to leave like this, she recalled. Her brother implored her not to forget about him. It broke her heart.

“I kind of just showed up at my mom’s house that day,” Tori said. “We just hugged and cried. It was a surreal and relieving moment, but it was really hard because my brother wasn’t there with me.”

Concerned by reports of children being traumatized after being removed from a parent to attend reunification programs, Danielle Pollack’s group at George Washington University has been working with lawmakers to limit them.

Kayden’s Law, passed by Congress in 2022, provides federal funding to states that restrict reunification treatment not shown to be effective, and trains judges on how best to evaluate abuse allegations in custody fights. The law was named after Kayden Mancuso, a 7-year-old Pennsylvania girl who was fatally beaten by her father after a judge allowed him unsupervised visits despite warnings from her mother about his violent history.

“These camps are not about protecting our children or bringing families together. They manipulate children and pass on exorbitant fees to families,” said Arizona state Sen. Shawnna Bolick, a Republican who sponsored the recent measure there.

Supporters of more restrictions note that while the reunification industry includes some well-intentioned therapists, leading proponents have come under scrutiny.

Randy Rand of Building Family Bridges was disciplined by the California Board of Psychology in 2009 for misconduct in two cases, records show. In one, the board found Rand blatantly sided with the father in a custody case he was supposed to be impartially mediating. In a separate case, Rand recommended a permanent custody change without ever interviewing the child, which amounted to gross negligence, the board said.

Rand’s license was placed on probation for five years unless he agreed to have his practice monitored, take an ethics course and pay a $43,000 fine. His license is currently inactive.

In board filings, Rand denied wrongdoing.

Rand said he does not lead Building Family Bridges workshops and serves as “administrative services director.” He said he occasionally provides support to the licensed mental health workers and legal professionals running the sessions.

Linda Gottlieb, who runs the Turning Points for Families reunification program in New York, is the subject of a lawsuit filed in New York state court in March. In the lawsuit, an Ohio woman, Tricia Singer-Romohr, sued Gottlieb for violating rules on deceptive and unfair trade practices, alleging she falsely represented parental alienation as a scientifically accepted disorder that her program could cure.

A judge ordered Singer-Romohr’s two children to participate in Gottlieb’s program in 2021 after determining she was manipulating them into rejecting their father and after hearing testimony from Gottlieb. Singer-Romohr, who had primary custody, was initially barred from contacting her kids for 90 days until Gottlieb determined she was supporting the kids’ relationship with their dad.

In court filings, Singer-Romohr included copies of letters that Gottlieb required she write to her children. Her letters included recollections of good times the kids shared with their dad, and encouraged them to have a loving relationship with him while apologizing for making them feel like they shouldn’t.

Gottlieb told Singer-Romohr that wasn’t enough, according to emails from the filings. After Gottlieb said Singer-Romohr wasn’t complying, the no-contact order ultimately got extended for around 900 days, according to the suit.

Attorneys for Singer-Romohr referred to the lawsuit when asked for comment.

Gottlieb, a marriage and family therapist and social worker, wouldn’t comment on the case. In legal filings, she said parental alienation was widely accepted by courts and that she favors lifting no-contact orders as soon as it’s “clinically advisable.” Gottlieb asserted that it was the judge who extended the no-contact orders and she never made any recommendations about them. In court filings, her lawyer said Singer-Romohr didn’t object to Gottlieb’s involvement until she disagreed with the outcome of the case.

“I think my entire profession, including what I do, has been unfairly criticized with deliberate lies,” Gottlieb said in an interview.

‘Unnecessary and sad’

The house where Tori lives with her mother is cluttered with court documents that have been the weapons in her parents’ war.

Three years since the two children attended Building Family Bridges, Tori’s brother still lives solely with his dad. The aftercare program is effectively on hold, Nielsen said. Earlier this year, a judge granted her four hours a week of supervised visitation with her son.

Tori, who is heading to college in the fall, sees her brother about once a month at her dad’s house and occasionally accompanies her mom on her visits. She leaves feeling despondent.

Among boxes of court filings, several cards and letters are displayed from both kids, expressing how much they love their mother and want to spend time with her. Somewhere in the boxes, there’s a photo of the entire family from more than a decade ago, before the divorce and its aftermath.

Tori, who was 6 when her parents split, said it’s surreal to see them all together. She struggles to understand why her father pursued reunification treatment as a solution. She wants a positive relationship with him. But if anything, the past three years have driven a deeper wedge between them, she said.

“I always asked my dad, ‘Can we please figure this out ourselves and stop involving the courts?’ It all seemed so unnecessary and sad. We could all have gotten along,” she said.

“None of this ever had to happen.”

Negli #USA gli ex #minori facendo nomi e cognomi continuano a denunciare alla stampa le violenze subite durante i trattamenti di riavvicinamento ai loro padri temuti, ordinati da tribunali della famiglia in base a valutazioni di CTU.

Minacce, violazioni delle fondamentali libertà e dei diritti umani, aggressioni verbali, Violenza privata, pressioni psicologiche.

I danni subiti da questi minori a causa dello strappo subito dalle loro madri sono enormi.

Sul Wall Street Journal la storia di due fratelli, sottoposti a “parentectomia” (alias reset) all’ età di 12 e 16 anni.

Raccontano della loro esperienza con Randy Rand,.psicologo più volte sanzionato, e della Gottlieb , assistente sociale che ammette di ritenere che subire un abuso sessuale incestuoso non provocherebbe danni ai minori.

PHOENIX—Tori Nielsen was 16 when she and her 12-year-old brother were whisked away from their mother at the Maricopa County courthouse by four strangers in a white minivan on the morning of May 27, 2021.

The strangers wouldn’t tell Tori and her brother where they were going, she recalled, as the siblings held hands and cried in the back seat. After hours on the interstate, they arrived at a hotel somewhere by the ocean. The strangers, three men and one woman, barricaded the door to their room with furniture so they couldn’t leave, Tori said.

The next morning, she remembered one of them saying: “You’re going to have a meeting with your father now.”

What Tori didn’t know was that a judge had ordered the children to attend a four-day family reunification program in Ventura, Calif., with their father. The judge determined it was the only way to repair their relationship, damaged during a decadelong custody battle, court documents show.

The children had been living mostly with their mother, Angela Nielsen, and resisted seeing their dad because of his temper, Tori said. But court-appointed evaluators determined that Nielsen was poisoning the kids against their father. She was suddenly barred from contacting her children to ensure they no longer rejected their dad.

It would be around two years before Tori and her brother saw or talked to her again.

“I tried to numb myself to what was happening. It was like surviving,” said Tori, who moved back in with her mom the day she turned 18 in May 2023. “But that only worked for so long because it all absolutely destroyed me.”

Tori’s father declined to speak about his family’s situation, saying he was focused on being the best father to his children.

The treatment the Nielsens underwent is part of an industry of intensive “reunification therapy” that has sprung up during the past decade and is ordered by family courts to settle custody fights. Services like Building Family Bridges, where the Nielsens were forced to go, use videos and exercises to try to break a child’s pattern of rejecting a parent. The child is then ordered to live with that parent for an extended period and barred from having contact with the other parent. A battle has erupted over the approach in courtrooms and statehouses across the country.

After Tori told her story at a hearing with Arizona lawmakers earlier this year, the Republican-led legislature passed a measure prohibiting courts from ordering any reunification treatment that cuts off a child from the parent they prefer unless both parents agree. It was signed by Democratic Gov. Katie Hobbs in April.

Utah, New Hampshire and Tennessee approved similar proposals this year. California and Colorado passed laws restricting reunification treatment in 2023.

Some legal experts and family advocacy groups say the treatment is too extreme and traumatizes children. Child-abuse researchers have raised concerns that the operations, which can cost families tens of thousands of dollars, are unregulated and use pseudoscience to sway courts into believing they can help kids and parents.

“Children are being court-ordered into costly, unregulated reunification treatments or ‘camps,’ which force them into contact with a parent who they often fear for good reason,” said Danielle Pollack, policy manager for the National Family Violence Law Center at George Washington University, which supports restricting the treatment.

But supporters say it’s a last resort during the worst custody disputes, when one parent wants to re-establish a relationship with a child who has shunned them. In these cases, they say, the other, favored parent must be temporarily cut off during the reunification process, to keep from interfering.

“The whole goal here is to ensure a child has a happy, healthy relationship with both their parents,” said Demosthenes Lorandos, a psychologist and attorney who has worked with Building Family Bridges.

A disputed theory

Only about 10% of divorces in the U.S. involve significant conflict over custody arrangements, and just a fraction of these need to be decided by a judge, according to Robert Mnookin, a Harvard University professor who studies divorces.

It’s in these cases that the idea of parental alienation syndrome emerged in the 1980s with the late child psychiatrist Richard Gardner.

Gardner posited that a child can be brainwashed by one parent into rebuffing the other during custody fights and even persuaded to make up abuse claims. He testified in numerous cases, recommending in extreme circumstances that a child be taken from the “alienating parent” who had custody and placed with the “rejected parent.”

Gardner’s theory spurred fierce opposition from some mental-health professionals and family-law experts, who said it dismissed children’s legitimate abuse allegations and was being weaponized by mostly fathers seeking custody of kids living with their mothers. Parental alienation syndrome has never been officially recognized as a diagnosis by major medical or psychiatric associations.

Because custody cases are mostly sealed, information is limited on how frequently courts mandate the treatment. Researchers say programs like Building Family Bridges are likely ordered by judges only in especially contentious cases—perhaps as many as several hundred over the past few years.

There has been limited research examining their effectiveness or safety, said Jean Mercer, a professor of psychology who studies the programs and believes they pose serious risks for children.

We don’t know the simplest things—like how often the mother is alleged to be an alienator, and how often the father is alleged to be an alienator,” Mercer said. “What we do know is there are potential dangers for the kids, like PTSD, and depression and anger at how they were treated. This can be extremely frightening for them.”

Matthew Sullivan, a psychologist and supporter of reunification treatment, said courts typically don’t order the programs until after less intensive interventions have failed and multiple evaluations by experts. Effective treatment seeks to challenge dysfunctional behavior exhibited by the child and both parents, he said.

“These are pretty awful situations on all sides,” said Sullivan.

Costs can range from $8,000 to around $40,000 for the programs, according to documents viewed by the Journal. There are also hourly therapist fees for the “aftercare” program that the so-called alienating parent must typically complete before seeing their children again.

Judges may order the rejected parent to pay the bill up front. In some cases, the favored parent ends up paying a portion.

‘Burst into tears’

The website for Building Family Bridges greets people with a silent video showing what appears to be a teenager on a couch having an intense conversation with a parent. A clipboard-toting counselor looks on

Describing itself as the “gold standard” of family reunification services, Building Family Bridges says it can help families who therapists and courts thought were beyond reach.

“This innovative four-day workshop helps children reunify with a parent they claim to hate or fear,” the site says.

The site quotes unnamed parents and judges lauding its success. It also cites a study by a former workshop leader that says out of 83 children who had participated in Building Family Bridges, a “significant number” repaired their relationship with the parent they’d previously rejected.

Tori Nielsen’s experience was far different.

After arriving in Ventura and spending a sleepless night together, Tori and her brother were ushered across the street to a Crowne Plaza hotel, she said.

In a conference room, their dad, his girlfriend and several Building Family Bridges staff members were waiting. One introduced himself to Tori. She later learned from speaking with other children who’d gone through Building Family Bridges and from a picture she found online that this was Randy Rand, a founder.

Staff read aloud the court order and laid out rules, Tori recalled. The children couldn’t contact their mother for 90 days. If they tried to leave or didn’t participate, they could be sent to a wilderness camp, she said. Bringing up incidents from the past was forbidden. If someone did, staff told Tori that they would stop them by saying, “Moratorium!”

The first two days were spent watching videos that appeared aimed at shifting the kids’ memories about their parents, Tori said. One focused on “The Monkey Business Illusion,” a psychological study that aims to show blind spots in people’s perception of events. The second two days were interactive, with the group writing down traits about themselves and family members.

Rand declined to comment on any specific cases and described parental alienation as “complex, painful for those involved, and nuanced.”

“The Building Family Bridges methodology is available for severe parental alienation cases and continues to be an effective tool for families,” he said.

Lorandos, the psychologist who worked with Building Family Bridges, said he’d observed its workshops and trainings. He likened their work with children who had rejected one parent to deprogramming people who’d been in a cult.

“There’s a lot of re-education around things your dad, for example, may have said about your mom that are not true,” he said.

At night, the children were moved into a hotel room with their father and his girlfriend, said Tori, recalling how the hotel phone was removed from the room so they couldn’t try to call their mom. Their cellphones had been confiscated the day they were taken from Arizona.

“One morning, I woke up and went to the bathroom, and I just looked in the mirror and I thought about what was happening and I burst into tears,” she said.

Immediately following the workshop, Tori and her brother were required to vacation with their dad, who took them to San Diego. Under the court order, they then returned to live with him at his home in the Phoenix suburbs.

Angela Nielsen lived just a few miles away. But under the no-contact order, she couldn’t interact with her children until she completed Building Family Bridges’s “aftercare” curriculum.

It included writing out explanations on why she was forbidden from contacting her kids and why the court had intervened to protect them.

Nielsen said she worked for countless hours on the responses. The therapist administering the program for Building Family Bridges said they were insufficient and that Nielsen was combative, documents show.

The therapist wrote that Nielsen drafted multiple iterations of answers but refused to acknowledge that she’d “ever engaged in any parental alienating patterns.” She therefore couldn’t move onto the program’s next level.

In another report, the therapist noted that while the children’s relationship with their dad was “close and healthy,” they missed their mother and desperately wanted to see her. The report said Tori would prefer to live primarily with her mom, and felt more supported and happier living with her.

These emotions, while normal, were also examples of the kids’ own alienating beliefs, the therapist wrote.

“I would get so upset and so down,” Nielsen said. “Like why can’t I pass this program? I would spend entire weekends working on these questions. I just wanted my children to come home.”

Now staying with her dad and his girlfriend, Tori buried herself in activities: cheerleading, a mentorship club, time at her boyfriend’s house. She stayed “neutral” toward her father, trying to get along with him, hoping it would speed a chance to see her mother, she said.

Her dad’s mood swings continued to upset her, Tori said. And she developed panic attacks, overcome with nausea and shakiness.

On her closet mirror, Tori marked off the days that passed. Just after midnight on May 7, 2023, her 18th birthday, she packed her belongings and told her dad she was leaving. He asked if she was certain she wanted to leave like this, she recalled. Her brother implored her not to forget about him. It broke her heart.

“I kind of just showed up at my mom’s house that day,” Tori said. “We just hugged and cried. It was a surreal and relieving moment, but it was really hard because my brother wasn’t there with me.”

Concerned by reports of children being traumatized after being removed from a parent to attend reunification programs, Danielle Pollack’s group at George Washington University has been working with lawmakers to limit them.

Kayden’s Law, passed by Congress in 2022, provides federal funding to states that restrict reunification treatment not shown to be effective, and trains judges on how best to evaluate abuse allegations in custody fights. The law was named after Kayden Mancuso, a 7-year-old Pennsylvania girl who was fatally beaten by her father after a judge allowed him unsupervised visits despite warnings from her mother about his violent history.

“These camps are not about protecting our children or bringing families together. They manipulate children and pass on exorbitant fees to families,” said Arizona state Sen. Shawnna Bolick, a Republican who sponsored the recent measure there.

Supporters of more restrictions note that while the reunification industry includes some well-intentioned therapists, leading proponents have come under scrutiny.

Randy Rand of Building Family Bridges was disciplined by the California Board of Psychology in 2009 for misconduct in two cases, records show. In one, the board found Rand blatantly sided with the father in a custody case he was supposed to be impartially mediating. In a separate case, Rand recommended a permanent custody change without ever interviewing the child, which amounted to gross negligence, the board said.

Rand’s license was placed on probation for five years unless he agreed to have his practice monitored, take an ethics course and pay a $43,000 fine. His license is currently inactive.

In board filings, Rand denied wrongdoing.

Rand said he does not lead Building Family Bridges workshops and serves as “administrative services director.” He said he occasionally provides support to the licensed mental health workers and legal professionals running the sessions.

Linda Gottlieb, who runs the Turning Points for Families reunification program in New York, is the subject of a lawsuit filed in New York state court in March. In the lawsuit, an Ohio woman, Tricia Singer-Romohr, sued Gottlieb for violating rules on deceptive and unfair trade practices, alleging she falsely represented parental alienation as a scientifically accepted disorder that her program could cure.

A judge ordered Singer-Romohr’s two children to participate in Gottlieb’s program in 2021 after determining she was manipulating them into rejecting their father and after hearing testimony from Gottlieb. Singer-Romohr, who had primary custody, was initially barred from contacting her kids for 90 days until Gottlieb determined she was supporting the kids’ relationship with their dad.

In court filings, Singer-Romohr included copies of letters that Gottlieb required she write to her children. Her letters included recollections of good times the kids shared with their dad, and encouraged them to have a loving relationship with him while apologizing for making them feel like they shouldn’t.

Gottlieb told Singer-Romohr that wasn’t enough, according to emails from the filings. After Gottlieb said Singer-Romohr wasn’t complying, the no-contact order ultimately got extended for around 900 days, according to the suit.

Attorneys for Singer-Romohr referred to the lawsuit when asked for comment.

Gottlieb, a marriage and family therapist and social worker, wouldn’t comment on the case. In legal filings, she said parental alienation was widely accepted by courts and that she favors lifting no-contact orders as soon as it’s “clinically advisable.” Gottlieb asserted that it was the judge who extended the no-contact orders and she never made any recommendations about them. In court filings, her lawyer said Singer-Romohr didn’t object to Gottlieb’s involvement until she disagreed with the outcome of the case.

“I think my entire profession, including what I do, has been unfairly criticized with deliberate lies,” Gottlieb said in an interview.

‘Unnecessary and sad’

The house where Tori lives with her mother is cluttered with court documents that have been the weapons in her parents’ war.

Three years since the two children attended Building Family Bridges, Tori’s brother still lives solely with his dad. The aftercare program is effectively on hold, Nielsen said. Earlier this year, a judge granted her four hours a week of supervised visitation with her son.

Tori, who is heading to college in the fall, sees her brother about once a month at her dad’s house and occasionally accompanies her mom on her visits. She leaves feeling despondent.

Among boxes of court filings, several cards and letters are displayed from both kids, expressing how much they love their mother and want to spend time with her. Somewhere in the boxes, there’s a photo of the entire family from more than a decade ago, before the divorce and its aftermath.

Tori, who was 6 when her parents split, said it’s surreal to see them all together. She struggles to understand why her father pursued reunification treatment as a solution. She wants a positive relationship with him. But if anything, the past three years have driven a deeper wedge between them, she said.

“I always asked my dad, ‘Can we please figure this out ourselves and stop involving the courts?’ It all seemed so unnecessary and sad. We could all have gotten along,” she said.

“None of this ever had to happen.”

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La Direttiva (UE) 2024/1385

14 Agosto 2024 | Michela Nacca

A giugno 2024 l’Unione Europea adotta la direttiva (UE) 2024/1385, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE il 24.5.2024, sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 14.6.2027

v. testo della Direttiva 2024/1385 in https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32024L1385

La direttiva si colloca nell’ambito della Strategia per la parità di genere 2020 – 2025 (v. in https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/policies/justice-and-fundamental-rights/gender-equality/gender-equality-strategy_it )

elaborata dalla Commissione Europea e finalizzata a realizzare «un’Europa garante della parità di genere» in tutti i settori di competenza dell’Unione. Tra le azioni chiave proposte dalla Commissione la strategia individua l’eliminazione delle disuguaglianze tra uomo e donna e la lotta alle violenze di genere e alle discriminazioni sessuali.

La violenza contro le donne costituisce infatti una forma di violazione dei diritti umani sistematica e diffusa a livello globale.

Nel report del 2014 dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) gia’ emergeva che una donna su dieci ha subito una violenza sessuale (una su venti è stata vittima di stupro e una su cinque di violenza domestica) v. in https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra-2014-vaw-survey-at-a-glance-oct14_it.pdf

Durante la pandemia, tra il 2020 ed il 2021, il fenomeno della Domestic Violence ha registrato una rapida crescita anche sotto le sembianze di violenza online, tale da costringere l’europa a mettere in campo misure piu’ stringenti. Tanto piu’ che la Convenzione di Istanbul non veniva ratificata da tutti i Paesi membri ! (ultima in ordine temporale e’ stata la Lettonia nel gennaio 2024)

La proposta di direttiva della Commissione e’ stata presentata l’8.3.2022 (si puo’ prendere visione al seguente link https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX%3A52022PC0105) si poneva dunque in linea con la necessità di colmare una lacuna esistente sul piano normativo europeo non essendovi fino a quel momento alcun strumento espressamente dedicato alla protezione della donna, ma solo alla vittima in quanto tale tramite la Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012 e la Convenzione di Istanbul del 2011 del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Riguardo la Direttiva 2012/29/UE v. in https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32012L0029 . A tal proposito vedasi articolo di Sara De Vido in https://www.ejiltalk.org/a-first-insight-into-the-eu-proposal-for-a-directive-on-countering-violence-against-women-and-domestic-violence/

Circa la Convenzione di Istanbul si veda in link seguente https://www.coe.int/en/web/conventions/full-list?module=treaty-detail&treatynum=210 Vedasi anche S. De Vido, M. Frulli, Preventing and Combating Violence Against Women and Domestic Violence. A Commentary on the Istanbul Convention 2023. in https://www.e-elgar.com/shop/gbp/preventing-and-combating-violence-against-women-and-domestic-violence-9781839107740.html

Come accennato il processo di ratifica della Convenzione di Istanbul ha visto la mancata adesione di tutti gli Stati membri alla Convenzione ( l’Italia la ha firmata nel 2012, ratificata nel 2013). Il processo e’ stato sbloccato il 1.6.2023 grazie a due decisioni (la n. 2023/1075 e la n. 2023/1076) del Consiglio d’Europa, grazie alle quali la Convenzione è entrata in vigore per tutta l’Unione Europea ad ottobre 2023.

v. in https://www.coe.int/en/web/conventions/full-list?module=signatures-by-treaty&treatynum=210

La recente Direttiva del 2024 si occupa tuttavia di ulteriori aspetti della violenza di genere, come quella online e informatica, che non trovavano ingresso nella Convenzione di Istanbul.

v. il Comunicato Stampa del giugno 2023 sul progetto della Direttiva https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2023/06/09/violence-against-women-and-domestic-violence-council-agrees-position-on-draft-eu-law

Il 6 febbraio 2024 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo su questa direttiva, il primo atto legislativo dell’UE sulla violenza contro le donne.

L’8 marzo 2024 migliaia sono state tuttavia le donne europee che hanno manifestato nelle strade di Bruxelles,a ridosso dei Palazzi dell’UE, contro la decisione di escludere il reato di stupro dalla direttiva. In verita’ anche altri aspetti della Direttiva non ci convincono.

Il 7 maggio 2024 il Consiglio ha adottato la direttiva che armonizzerà nei Paesi UE le sanzioni e i termini di prescrizione per tali reati. Le mutilazioni genitali femminili, ad esempio, devono diventare punibili in tutti gli Stati membri con una pena massima di almeno 5 anni di reclusione.

Come precisato nella stessa Direttiva 2024 essa trova fondamento ne:

L’art. 82, par. 2 TFUE si occupa di predisporre norme minime riguardanti i diritti delle vittime della criminalità al fine di facilitare il riconoscimento reciproco delle sentenze e delle decisioni giudiziarie e la cooperazione di polizia e giudiziaria in materie penali aventi dimensione transnazionale. L’incremento di fiducia reciproca tra Stati membri derivante dall’armonizzazione dei diritti sanciti nella direttiva è stato ritenuto prova sufficiente per il soddisfacimento del requisito della «dimensione transnazionale».

Maggiori criticità ha destato l’art. 83, par. 1 TFUE, che fornisce la base giuridica per le norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in sfere di criminalità riguardanti, tra l’altro, lo sfruttamento sessuale di donne e minori e i reati informatici, per questioni di dimensione transnazionale. In particolare, erano emersi dubbi sulla connotazione di «sfruttamento sessuale» come un euro-crimine autonomo o intrinsecamente correlato alla «tratta degli esseri umani» (E. Bergamini, 2023, p. 26 ss.).

La direttiva stabilisce norme minime comuni per prevenire e combattere la violenza contro le donne e quella domestica in tutta l’Unione europea. Il suo contenuto può essere strutturato in quattro parti.

La prima introduce definizioni comuni di reati, tra cui mutilazioni genitali femminili, matrimoni forzati, condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato, stalking online, molestie online, istigazione alla violenza o all’odio online. Nel testo inizialmente proposto figurava anche il reato di stupro per mancanza di consenso, successivamente abbandonato. Accanto a questi reati, la direttiva configura disposizioni relative alle sanzioni, alle circostanze aggravanti, alla giurisdizione e ai termini di prescrizione.

Il testo contiene norme dettagliate rivolte a potenziare l’accesso alla giustizia, ad assicurare una protezione adeguata alle vittime prima, durante e dopo il procedimento penale e a offrire loro un’assistenza specialistica (seconda parte).

Gli Stati membri sono tenuti a disporre di canali accessibili e prontamente disponibili per denunciare atti di violenza, compresa la possibilità di sporgere denuncia e di presentare prove online, almeno per i reati informatici, nonché di dotarsi di strumenti investigativi efficienti.

Attenzione è poi dedicata alla valutazione individuale delle esigenze di protezione e assistenza delle vittime, mediante la predisposizione di appositi servizi di supporto, includendo la possibilità di emettere ordini urgenti di allontanamento e di protezione.

Sono inoltre previste norme per l’adozione di misure rivolte alla rimozione di materiale online, per la limitazione delle prove sul comportamento sessuale passato della vittima e sul risarcimento integrale del danno.

Per quanto riguarda l’assistenza alle vittime, la direttiva predispone l’istituzione di una linea di assistenza telefonica 24/7, di centri anti-stupro e di case rifugio.

A seguito dell’esclusione del reato di stupro, particolare priorità è stata conferita alle attività di prevenzione della violenza contro le donne, cui è riservata la terza parte.

Gli Stati sono tenuti ad impegnarsi, mediante campagne o programmi educativi e di sensibilizzazione, a migliorare la consapevolezza e la comprensione del pubblico verso le diverse manifestazioni di violenza, le cause e le conseguenze di tali atti, a contrastare gli stereotipi di genere e a promuovere una parità di genere e di rispetto reciproco.

Infine si incentiva un coordinamento e una cooperazione effettivi a livello nazionale e dell’Unione europea (A. Pitrone).

REATI INFORMATICI Uno degli aspetti maggiormente innovativi della direttiva poggia sull’inserimento di un catalogo di reati connesso alla violenza online, tra cui la condivisione o manipolazione non consensuale di materiale intimo, lo stalking e le molestie online.

Si riconosce il merito al legislatore europeo di aver saputo rispondere alle impellenti esigenze di armonizzazione emerse su diversi fronti: la decisione della Corte Edu sulla cyberviolence dell’11.2.2020, n. 56867/15, la General Recommendation del 2021 del GREVIO sulla dimensione digitale della violenza contro le donne nonché la risoluzione del Parlamento europeo del 14.12.2021 sui medesimi temi (E. Bergamini, 2023, p. 501 ss.).

Si registra infatti una crescita degli episodi di violenza online e il fenomeno si è particolarmente acuito durante la pandemia: secondo uno studio del 2021 il 4-7% di donne ha subito molestie online nei dodici mesi precedenti e l’1-3% episodi di stalking online. Le donne su internet rappresentano un facile bersaglio per ragioni legate al sesso e al genere, specialmente coloro che sono impegnate nella vita pubblica, in politica o nel giornalismo.

Sulla violenza online la direttiva ricomprende un elenco di reati non contemplato nella stessa Convenzione di Istanbul.

Reato di stupro: il grande escluso!

La definizione comune di stupro ha costituito moptivodi contesa tra gli Stati membri in seno al Consiglio. Le discussioni vertevano sulla ritenuta impossibilità di ricomprendere entro la nozione di «sfruttamento sessuale», di cui art. 83, par. 1 TFUE, il concetto di stupro. La nozione di stupro avanzata dalla Commissione si basava sul concetto di consenso, manifestazione di volontà libera e ritrattabile in qualsiasi momento, quale elemento centrale e costitutivo del reato («only yes means yes»). Dall’altra alcune legislazioni nazionali per la configurazione del reato esigono una condotta aggressiva/prevaricatrice dell’uomo sulla donna incapace di resistervi (cfr. Definitions of rape in the legislation of EU Member States). La maggior parte degli Stati ha votato infine a favore della esclusione del reato di stupro: tra questi l’Ungheria, Germania e Francia.

E’ stata inserita una disposizione (art. 35) che impone agli Stati di promuovere campagne di sensibilizzazione e di educazione al consenso, nonché una clausola di riesame (art. 45) in cui si specifica una futura valutazione sull’introduzione di nuovi reati.

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Tutte le discriminzioni contro le donne alle Olimpiadi di Parigi 2024

11 Agosto 2024 | Michela Nacca

#Olimpiadi di #Parigi2024

Su 403 atleti della #delegazione italiana alle #olimpiadi2024 ben 309 sono uomini e solo 194 donne.

Eppure queste sole 194 donne hanno strabiliato l’Italia.

👉Su 40 medaglie totali vinte.(12 ori, 13 argenti e 15 bronzi) ben 15 sono arrivate grazie alle atlete italiane

👉8 medaglie d’oro su 12 sono state femminili

-Volley, doppio tennis,judo, ginnastica artistica trave, ciclismo vela emsoada.

👉 due ori sono stati vinti da donne in tandem con uomini ( ori di Diana Bacosi e Gabriele Rossetti mixed team skeet e di Ruggero Tita e Caterina Banti vela, Nacra-17).

👉3 argenti su 13 sono femminili

👉4 bronzi su 15 sono femminili

👉– A questi alcuni risultati storici anche se non da podio, come quello di Sintayehu Vissa, i quarti posti di Nadia Battocletti, Larissa Iapichino, Benedetta Pilato, Simona Quadarella ben due volte, Alice D’Amato, Alice Volpi, Chiara Pellecani, il duo dei tuffi Elena Bertocchi e Chiara Pellacani, il team dell’inseguimento a squadre Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Martina Fidanza e Vittoria Guazzini e le ragazze della squadra mista di judo Alice Bellandi, Odette Giuffrida, Veronica Toniolo (11 e 1/2 su 25) e diverse ingiustizie subite dai giudici come per Odette Giuffrida e Arianna Errigo nell’individuale.

MA la governance del Coni è quasi interamente maschile!!!

Presidente CONI

Giovanni Malagò (membro CIO)

Presidenti Federazioni Sportive Nazionali

(Membri di diritto)

Giuseppe Abbagnale (FIC), Sabatino Aracu (FISR), Paolo Azzi (FIS), Paolo Barelli (FIN), Davide Battistella (FASI), Carlo Beninati (FIBa), Angelo Binaghi (FITP), Fabrizio Bittner (FIPM), Felice Buglione (FIDASC), Luciano Buonfiglio (FICK), Maurizio Casasco (FMSI), Franco Chimenti (FIG), Angelo Cito (FITA), Giovanni Copioli (FMI), Cordiano Dagnoni (FCI), Flavio D’Ambrosi (FPI), Marco Giunio De Sanctis (FIB), Anonio Dima (CUSI), Renato Di Napoli (FITeT), Marco Di Paola (FISE), Francesco Ettorre (FIV), Domenico Falcone (FIJLKAM), Andrea Gios (FISG), Riccardo Giubilei (FITRI), Gabriele Gravina (FIGC), Vincenzo Iaconianni (FIM), Marzio Innocenti (FIR), Giuseppe Leoni (AeCI), Laura Lunetta (FIDESM), Andrea Mancino (FISBB), Giuseppe Manfredi (FIPAV), Andrea Marcon (FIBS), Ugo Claudio Matteoli (FIPSAS), Stefano Mei (FIDAL), Sergio Mignardi (FIH), Donato Milano (FEDERKOMBAT), Giovanni Petrucci (FIP), Stefano Podini (FIGH), Claudio Ponzani (FISSW), Flavio Roda (FISI), Antonio Rondinone (FICr), Luciano Rossi (FITAV), Mario Scarzella (FITARCO), Angelo Sticchi Damiani (ACI), Gherardo Tecchi (FGI), Antonio Urso (FIPE), Costantino Vespasiano (UITS), Siro Zanella (FIGS).

Ora il #CONI e le #Federazioni rivedranno le logiche per i finanziamenti degli sport a vantaggio solo dei maschi?

da Marilù Ferrara Professoressa Univ. Parthenope di Napoli

v. le dichiarazioni della On. Concia sul caso dell’incontro di boxe tra la nostra atleta Angela Carini e la Tunisina Iman Khelif

“...non è possibile, sull’altare del politicamente corretto e dell’inclusione, sacrificare le donne. Perché poi, alla fine, quelle danneggiate sono le donne.

Io dico: va bene, tutto sta cambiando, ci sono casi nuovi, persone trans, intersex, in transizione, ma troviamo un modo per cui alla fine non ci rimettano le #donne

Io penso che esistono le donne, gli uomini, le persone trans, non binarie. Ma è folle pensare che per includere le persone trans o intersex bisogna danneggiare le donne, perché poi, stranamente, si finisce sempre per danneggiare le donne.

Io, certo, non sono una persona che discrimina, ma bisogna trovare nuovi equilibri.

Ci si potrebbe interrogare sull’ipotesi di prevedere una #nuovacategoria, non lo so.

La differenza sessuale nello #sport, che è la quintessenza del corpo, perché ha a che vedere con la conformazione ossea, coi muscoli, è un dato di realtà e bisogna accettarlo. Negarlo è ideologico, non ha riscontro con la realtà. E si fa un danno a tutti. Se dici che vanno superati i sessi nello sport, vuol dire che le donne non vinceranno più una gara.

Negando la realtà, si alimenta una guerra per cui non si trovano le soluzioni. Alice Bellandi, l’atleta di judo che ha vinto l’oro, non avrebbe mai vinto con un uomo».

La RAI ha fatto vedere la partita di tennis tra #Nadal e #Djokovic e non ha trasmesso il contemporaneo doppio delle italiane Jasmine Paolini e Sara #errani impegnate alle #olimpiadeparis2024.

Una intervista a dir poco vergognosa, il quarto posto della diciannovenne Pilato viene deriso dalla giornalista Rai!

L’ intervista in questione non e’ degna di essere chiamata tale per la scorrettezza deontologica : perché giudicanti, svilenti.

Speriamo venga segnalata all’Ordine dei Giornalisti.

Tutti i commenti conseguenti alla risposta della #Pilato infatti evidenziano la incapacità grave di #ascolto e di #comprensione umana ed empatica di ciò che sta dicendo la giovanissima atleta intervistata, giustamente soddisfatta dei suoi risultati: la quarta migliore al mondo!

Evidenti i PREGIUDIZI di cui sono pregni, l’incapacità di immedesimazione nella ragazza, non comprendendone il punto di vista.

L’inadeguatezza personale e professionale in cui stanno scadendo le nostre istituzioni, Il #bullismo mascherato da falso “esame psicologico” verso chi non e’ “più che perfetto”, il #narcisismo strisciante e’ ciò che traspare dalla intervista e dai conseguenti interventi.

N.B. notare l’abile intervento del giornalista uomo che suscita “da #donna a donna” altri #giudizi denigratori e volutamente aggrava il giudizio sulla Pilato scatenando lo #shitstorm fra donne.

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QUESTA NON È INFORMAZIONE !

6 Agosto 2024 | Michela Nacca

Girano fuorvianti narrazioni sulla presunta Violenza e su presunte Discriminazioni sugli uomini, contrapposte alla Violenza ed alla discriminazione sulle donne.

Tuttavia non viene detto che gli omicidi e le violenze sugli uomini sono in realtà agite perlopiù DA ALTRETTANTI UOMINI.

Per non parlare dei “suicidi”, di cui vengono accusate le donne, novelle streghe, senza alcuna giustificazione o fondamento!

v. in https://antisessismo.wordpress.com/2017/01/13/infografica-sulle-questioni-maschili-e-risposta-ai-critici/?fbclid=IwY2xjawGLbhZleHRuA2FlbQIxMAABHco8p3MWPK3jWWQ6OUcoCss4eJ7BDQS276U-2mtIauqsqX_TcROhXdePSg_aem_xambP9_7hdaufjW1RiI53Q

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Il Montana bandisce i professionisti “esperti” di Parental Alienation e i trattamenti di riallineamento dei minori ai genitori rifiutati

2 Agosto 2024 | Michela Nacca

in #Montana si sta procedendo ad eliminare i professionisti pro PA/Pas dal Paese, indicandone nome e cognome nonche’ a cancellare i conseguenti trattamenti di reset dei bambini che hanno PAURA dei loro padri (trattamenti gia’ chiamati in Italia di parentectomia , madrectomia o riallineamento) cosi come gia’ avvenuto in altri Stati USA. Cio’ avviene perche’ il costrutto pas/pa e’ stato – a livello internazionale, scientifico ed accademico- ampiamente screditato, condannato e rivelato come mera strategia difensiva processuale per genitori abusanti, ed in attuazione a quanto richiesto dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU e dalla Relatrice Reem Alsalem!

L’Italia invece fa orecchie da mercante…!

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ATLETA OLIMPICA BRASILIANA DENUNCIA LA VIOLENZA ISTITUZIONALE CHE STA SUBENDO DA ANNI NEL TRIBUNALE BRASILIANO, DA QUANDO HA LASCIATO IL PADRE DI SUA FIGLIA: RISCHIA DI PERDERNE L’AFFIDO SOLO PER LA SUA PARTECIPAZIONE AI GIOCHI OLIMPICI!

30 Luglio 2024 | Michela Nacca

#olimpiadeparis2024

.

#FlaviaMariadeLima è una atleta di 31 anni e mentre è a Parigi denuncia il continuo pressing giudiziario che sta subendo, rischiando da anni di perdere la custodia di sua figlia a causa del proprio lavoro e soprattutto delle strategie processuali violente e coercitive messe in atto dal padre di sua figlia, non arginate dai Giudici.

Il padre della sua bambina neanche avrebbe voluto vederla nascere. Un uomo prevaricatore, marito e padre inadeguato che non si è mai occupato della minore ma che oggi, nonostante la separazione, continua a coercizzarla attraverso i tribunali della famiglia e la legge sull’affido condiviso.

Tribunali diventati apparentemente incapaci di fare Giustizia e proteggere una minore garantendone il benessere e la stabilità.

La storia di Flavia tuttavia è analoga a quella di migliaia di altre #madritaliane vittime della stessa Violenza Istituzionale. Donne e bambini che vivono sotto assedio e Senza le più essenziali libertà.

Flavia, accettando la sua partecipazione alle Olimpiadi, sta rischiando più che mai di perdere la #collocazione e l’#affido della #bambina, nonché di subire una #madrectomia.

Ella non ha potuto portare con sé a Parigi la figlia perché viceversa sarebbe stata denunciata e condannata per #sottrazionediminore.

Assurdo ma vero!

Oggi le donne non possono neanche andare in vacanza all’ estero con i figli!

Il padre di sua figlia ha richiesto che la bambina venga affidata a lui proprio in virtù della attività sportiva materna, che la porta fuori casa.

Potete leggere la sua storia raccontata dalla stessa Flavia qui👇

https://www.uol.com.br/esporte/reportagens-especiais/minha-historia-flavia-maria-de-lima-do-atletismo/#cover

https://revistaquem.globo.com/google/amp/esportes/olimpiadas/noticia/2024/07/na-olimpiada-flavia-maria-de-lima-comenta-briga-na-justica-pela-guarda-da-filha-e-e-apoiada-por-samara-felippo.ghtml#amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=17223624227463&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com

Nonostante la condanna paterna il minore e’ allontanato dalla madre: Pas e Reset ancora nei tribunali italiani…e la Cassazione conferma

29 Luglio 2024 | Michela Nacca
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Fino a quando permarra’ la cultura dello stupro?

25 Luglio 2024 | Michela Nacca

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/30/altre-denunce-di-stupro-continuera-cosi-finche-gli-aggressori-sapranno-di-poter-restare-impuniti/7639804/?fbclid=IwY2xjawFVFEBleHRuA2FlbQIxMQABHWWygiaaLI38UczOSkLIIWN5JL0PiMWTT9MXkbmLRQ0ZWrtjZjdUTuCL3A_aem_rf4pwPZSUvxAaK_vHQ-9WA

La cultura dello #stupro durerà così fintanto che i #violenti sapranno di poter rimanere impuniti.

Così risponde la giornalista attivista del #FQ, domandandosi fino a quando le #donne continueranno ad essere non credute, valutate come presunte #bugiarde, mentre gli #uomini rimarranno sempre dei presunti #innocenti.

Ma la risposta deve andare più a fondo…

👉Sarà così fintanto che continueremo a presumere di essere tutti indenni da quell’ atteggiamento di servilismo ed ammirazione o sudditanza (anche solo affettiva) verso il potere ( sempre maschile e richiamante il paterno), tale da indurci a rivittimizzare in fondo sempre le stesse: le donne, anche quando vittime riconosciute ma pur sempre in fondo #Bugiarde, #Streghe, #isteriche, non resilienti o semplicemente incapaci e quindi comunque #colpevoli.

👉Fintanto che continueremo ad anteporre ai #valori che affermiamo i nostri egoistici interessi di #business , carrieristici o di auto affermazione, o di dipendenza affettiva o di inconscia rabbia verso il materno, che in un modo o nell’altro da quel #potere (maschile e maschilista paterno e patriarcale per eccellenza) dipendono,

👉Fintanto che avremo l’insana idea , anche politica, di poter raggiungere quegli obiettivi di #parità passando tuttavia per una ritenuta necessaria mediazione con i violenti potenti.

👉Fintanto che non ci interrogheremo fino all’ osso, vedendoci in fondo per quel che siamo: drammaticamente tutti/e immersi/e in quello stesso #brodo di #MISOGINIA che denunciamo e vediamo così bene negli altri palesemente violenti.

👇

In una #cultura come quella italiana non vi è posto per le denunce e le azioni veramente coraggiose e chiare, che non passino per la #mediazione con il potente. Una mediazione che inevitabilmente trasforma e sminuisce, smorza e infine blocca l’azione.

Ed è così che rimaniamo quel che siamo: lo stesso #brodo misogino che si fa complice contro le donne… lo stesso #bollito che il potere violento ci fa felicemente ingoiare.

Presentati i dati spagnoli della ricerca internazionale guidata dall’Universita’ di Ottawa sulla violenza istituzionale. Citata Maison Antigone per i dati italiani acquisiti.

25 Luglio 2024 | Michela Nacca

Anche in Spagna sono stati pubblicati i dati della Violenza Istituzionale e, nella presentazione, viene citata Maison Antigone e la sua attiva partecipazione nel progetto di ricerca accademico canadese e nella raccolta dei dati italiani, rinviando al nostro sito per la loro visione.

v. in https://www.maisonantigone.it/2024/03/18/i-dati-italiani-dello-studio-internazionale-condotto-da-maison-antigone-con-luniversita-di-ottawa-prof-simon-lapierre/

Curioso invece l’apparente disinteresse in Italia!

"In Spagna La denuncia di violenza fisica o sessuale infantile è presente nella maggior parte delle accuse contro le madri protettrici. Nell'avanzamento di un'indagine internazionale di fronte alla violenza istituzionale e vicaria, i dati di Spagna indicano che le accuse di “madre alienante” non sono solo associate alla violenza contro la donna, ma anche alla violenza del progenitore verso i suoi figli. Così, il 67,5% delle madri partecipanti  manifesta che il padre aveva anche maltrattato fisicamente il bambino o la bambina, e il 37,2% rivela che il padre aveva perpetrato abusi sessuali sul figlio.

Dall'anno 2021, la socióloga Glòria Casas Vila e la nostra compagna, la giurista vittimaloga María del Mar Daza Bonachela, fa parte di un'equipe di investigazione di tre paesi diretta dal professore Simon Lapierre dell'Università di Ottawa, Canada. Questa squadra sta realizzando uno studio internazionale –Parental Alienation & Domestic Violence (PADV)–, valutato dal Social Sciences and Humanities Research Council of Canada (Consejo de Investigación en Ciencias y Humanidades de Canada) sull'applicazione del concetto di “alienación parental” ” utilizzato come strategia di difesa nel contesto di situazioni di violenza generale o domestica.

Nell'area del progetto PADV vengono raccolte le vittime delle donne sopravvissute e delle organizzazioni. Casas Vila y Daza Bonachela sono stati parte attiva del team che ha lavorato con gli encuestas e i responsabili della sua diffusione in Spagna.

		
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La Commissione per i Diritti Umani a Ginevra approva la Relazione di Reem Alsalem

15 Luglio 2024 | Michela Nacca

La Commissione per i Diritti Umani a Ginevra ha approvato la Relazione di Reem Alsalem sulla violenza istituzionale agita nei tribunali italiani datata aprile 2024 e resa pubblica nel maggio. Di seguito durante la Conferenza Stampa tenuta la Relatrice ha avuto modoo di affermare :

“Within the context of child custody cases, there exists multi-layered violence that has yet to enter the collective conscience of the international community as a human rights issue”

Traduzione

“Nel contesto dei casi di affidamento dei #minori esiste una #violenza a più livelli che deve ancora entrare nella coscienza collettiva della comunità internazionale come una questione di #DirittiUmani

#HRC53

Reem Alsalem (@UNSRVAW) speaking at the @UN Human Rights Council.

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Presentazione di “Guarda come una Donna” presso la Rappresentanza del Parlamento e della Commissione Europea

31 Maggio 2024 | Michela Nacca
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Un maturando ci dedica la sua tesina di Diploma della Maturita’!

29 Maggio 2024 | Michela Nacca

Un in bocca al lupo ed un grazie immenso ad Andrea Zampella, un ragazzo che sta per affrontare l’esame di #maturità.

Lui ad agosto 2021 si occupò della traduzione verbale con le donne afghane che aiutammo ad evacuare da Kabul, insieme all’amica Annamena Mastroianni.

v. in https://www.maisonantigone.it/2021/09/08/maison-antigone-aiuta-donne-afghane-con-i-loro-bambini-e-famiglie-a-giungere-in-italia/

Andrea ha preparato un bellissimo progetto riguardo quei giorni, che siamo sicure rimarranno scolpiti indelebilmente nei nostri e suoi ricordi.

Nell’ ultima slide ha menzionato anche noi!

Grazie Andrea!

P.S. la storia di quei giorni di agosto 2021 e’ stata scritta anche nel saggio Guarda come una Donna, pubblicato a marzo 2024, nel capitolo della nostra Vice Presidente Maria Grazia De Benedictis, ricollegandposi a quanto testimoniato da Rahel Saya, ragazza afghana che si uni’ in quei giorni al gruppo di donne afghane aiutate da Maison Antigone e Annamena Mastroianni!

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Maison Antigone all’Universita’ di Bristol (UK) con Aurea Caritate e la Dottoressa Rosalba Castiglione

14 Marzo 2024 | Michela Nacca

Il 14 marzo 2024 abbiamo partecipato come Lecturer ad un seminario alla Bristol University (UK) insieme alla Presidente di Aurea Caritate Anthea Di Benedetto e la giornalista Eleonora Francica.

v. programma in https://www.bristol.ac.uk/sps/events/2024/cgvr-pas.html

Ringraziamo la Dottoressa @Rosalba Castiglione e la Professoressa @Aisha K.Gill della Bristol Univ.Un pomeriggio importante in cui si è parlato

👉di un sistema patriarcale in cui viene agita #violenzaistituzionale su donne e minori che si ribellano alla violenza maschile domestica.

👉Del fenomeno misogino internazionale che la violenza istituzionale rappresenta,

👉dell’ uso strategico del costrutto ascientifico #ParentalAlienation

👉e delle prassi giudiziarie distorte che da esso sono derivate, anche nei tribunali italiani.

👉Delle varie ridenominazioni della.Pas/Pa , tra cui l’uso errato della diagnosi di “#psicosi, accertato anche dall’Universita’ di Ottawa ed il Prof. Simon Lapierre, con cui Maison Antigone ha collaborato e collabora ancor oggi.

👉del mancato.#ascoltodeiminori

👉e delle mancate istruttorie da parte dei tribunali italiani.

👉Delle #CTU psicologiche fuorvianti e misogine,

👉dei risultati della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio e 👉delle condanne plurime all’ #Italia (#CEDAW, #CEDU, #GREVIO, #Parlamento Europeo, #CSW UN, #RelatriceSpeciale UN Reem Alsalem),

👉Nonché della indagine giornalistica effettuata da @Eleonora e sostenuta dal #PulitzerCenter sui minori strappati a madri italiane a causa del costrutto Pas/PA,

👉della Kaydens’Law

👉e del #Patriarcato,

👉del business,

👉del repugnant market e

👉della persecuzione agli operatori che difendono i minori …

👉ma anche della strumentalizzazione che il Patriarcato fa della #religionecattolica affinché uomini violenti ed abusanti mantengano donne e bambini sottoposti ai loro abusi.

👉 Abbiamo anche parlato dei riconoscimenti ecclesiastici di #nullitàmatrimoniale legati alla violenza domestica 👉e dello #jusseparationis immediato attribuito dal C.J.C. 1917 alle #vittime di #violenzadomestica e #abusi.

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8 marzo all’Universita’ Parthenope (Napoli) per parlare della violenza istituzionale sulle donne e di empowerment femminile

8 Marzo 2024 | Michela Nacca

Oggi 8 marzo dalle ore 15 saremo all‘Universita’ Parthenope di Napoli in Via Acton insieme ad altre amiche che ci hanno invitate: le Professoresse Antonia Cunti e Marilu’ Ferrara.

Insieme alla nostra Presidente Avv. Michela Nacca anche le amiche Antropologa Emerita Cretella, la Giornalista del TG1 Rai Alma Maria Grandin, la filmaker e produttrice di Hollywood Chiara Tilesi... per parlare di donne, di discriminazioni, violenze ma anche di empowerment femminile.

L’evento si inserisce nella Parthenope Women’s Week che prende avvio dal 4 marzo con contributi da ricercatori, docenti e non docenti, che hanno risposto ad una call interna. Una intera settimana di dibattiti e confronti con gli studenti e gli stakeholders. Testimonianze di rilievo coma quella della studentessa calciatrice professionista Sara Schettino e la cantante STE con una storia di grandissimo interesse. Poi il monologo dell’attrice Rosaria De Cicco Donna 2.0. Il corto Gaslighting – Io vivo per te (2021) di e con la presenza di Rita Raucci, e il film internazionale “Tell it like a woman”, con CHIARA TILESI (in collegamento da Los Angeles), Produttrice Cinematografica.

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In Libreria. “Guarda Come una Donna. Storia nelle storie” un saggio che parla anche di Maison Antigone, a cura della nostra Presidente Michela Nacca e dell’amica Emerita Cretella, con partecipazione della Vicepresidente Maria Grazia DeBenedictis

5 Marzo 2024 | Michela Nacca

Oggi 5 marzo 2024 è uscito un Saggio per noi importante.

Guarda come una donna. Storia nelle Storie” nella Collana curata da Mauro Valentini per Armando Editore

v. il promo qui https://www.youtube.com/watch?v=4-5UMCW9RJ8

Per noi di Maison Antigone è un evento che ci dà grande gioia perché, tra le 17 autrici di altrettanti capitoli, ci siamo anche noi, con la nostra Presidente l’Avvocata MichelaNacca, che ne è anche la co- curatrice insieme all’amica nonche’ Antropologa #EmeritaCretella , e la nostra Vicepresidente Maria Grazia De Benedictis, che racconta la sua e nostra storia, da quando nel 2017 abbiamo deciso di fondare questa piccola associazione dal cuore grande.

v. anteprima qui https://books.google.it/books?id=hqH5EAAAQBAJ&pg=PA5&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=1#v=onepage&q&f=false

Il Saggio – divenuto testo accademico alla Laurea Magistrale in Pedagogia dell’Universita’ Parthenope di Napoli – e’ scritto da 17 donne che, scrivendo di sé, hanno raccontato la storia di molte altre, denunciando le discriminazioni e violenze subite ma anche i propri percorsi di empowerment e di rinascita.

Questo Saggio e un inno alle donne, alle loro qualità e capacità, nonostante tutto. E’ uno squarcio sul mondo visto con lo sguardo delle donne. 17 Donne che hanno avuto un sogno: quello di studiare, lavorare, vivere alla pari con gli uomini ... E ce l’hanno fatta!

Un vademecum per chi cerca ispirazione. Un testimone per le nuove generazioni.

Per non dimenticare che i diritti conquistati potrebbero essere persi in un istante, se non si difendono.

E’ la storia di tutte noi … Anche la Tua!

Con: Emerita Cretella Antropologa, attivista e scrittrice, co curatrice del Saggio, ha intitolato il suo capitolo “La Porta di Maria Maddalena” : l’autrice rivela di pregiudizi e gli stereotipi che illuminano i lettori sui capitoli successivi e la condizione femminile ivi raccontata.

Michela Nacca Avvocata del foro italiano, dello Stato Città del Vaticano e della Rota Romana. Presidente di Maison Antigone e co curatrice del Saggio racconta “L’Inferno a piccoli passi: la violenza domestica oltre la separazione, attraverso la violenza istituzionale ed i paradossi della Giustizia”

Chiara Tilesi e’ affermata regista e produttrice cinematografica di Hollywood nonché fondatrice di una casa di produzione no profit che ha come scopo la valorizzazione delle donne. Chiara racconta di se’, della propria casa di produzione ed anche del suo film ‘Tell it like woman’, nel 2023 giunto ad ottenere la nomination all’Oscar e proiettato a marzo 2023 ad inizio dei lavori del CSW UN a NY.

Debora Medici Guetta Fotografa e Artista a Los Angeles racconta di se’ e della sua unica e speciale arte fotografica, delle sue famose mostre Landed, di cui fa parte l’immagine della copertina del saggio.

Alma Maria Grandin Giornalista tg1 Rai – autrice di un capitolo e della Prefazione, racconta del “patto fra dame” delle sorelle Curiel e delle donne della sua famiglia, per raggiungere quegli obiettivi, professionali e non, che hanno fatto di lei una donna affermata.

Rita Coruzzi e’ una famosa scrittrice che racconta in genere delle vite di altre donne storiche. Nel suo capitolo ha voluto raccontare di se’, la sua storia, la sua accettazione della disabilita’ grazie alla Fede e del suo amore per la scrittura.

Anna Milvia Boselli e’ una Professoressa, Femminista e Deputata. Racconta la sua avventura, le sue battaglie per i diritti delle donne e per la tutela dell’ambiente

Roberta Agostini gia’ Deputata e’ una femminista ed esperta dei diritti delle donne. Apre un varco sul ruolo delle donne ancora nell’attualita’ non centrale nella politica e nell’amministrazione pubblica, denunciando le discriminazioni salariali e contrattuali.

Serena Spinelli e’ Assessora al Welfare della Regione Toscana. Anche lei testimonia con la sua vita le discriminazioni sulle donne ma anche quanto fatto e quanto ancora c’e’ da fare.

Lucia Ottavi Giornalista e fondatrice Il Coraggio delle Donne racconta l’esperimento social da 80.000 follower da lei avviato con un gruppo di amiche, per parlare di donne.

Maria Grazia De Benedictis Fashion Designer e Direttrice di Produzione, Vicepresidente di Maison Antigone racconta la storia di Maison Antigone ed il riconoscimento della violenza istituzionale da parte dell’ONU.

Michela Cericco e’ stata Presidente de La Goccia Magica e nel suo capitolo racconta come e’ riuscita, insieme ad altre piccole associazioni italiane ed internazionali, ad ottenere il riconoscimento della Violenza Ostetrica da parte dell’ONU.

Germano Luciana e’ una ex vittima di violenza ma anche Campionessa europea di Kickboxing 2023. Racconta la sua incredibile storia.

Antonia Cunti e’ Professoressa ordinaria alla Università Parthenope di Napoli e spiega come lo sport possa diventare luogo di superamento delle discriminazioni e di rinascita per vittime di violenze.

Parisa Nazari Intermediatrice culturale e Attivista iraniana ha raccontanto la propria storia: di come, ancora ragazza, e’ fuggita dall’Iran per avere una occasione di vita al pai con gli uomini, arrivando in Italia dove oggi vive e lavora.

Isabella Mancini Presidente di Nosotras e Giornalista ha parlato della intersezionalita’ delle discriminazioni

Rahel Saya Giornalista afghana Tra le 17 storie anche quella di Rahel Saya, una ragazza afghana che ad agosto 2021 fu costretta a scappare da Kabul per sottrarsi alla dittatura Talebana. Rahel si uni al gruppo di donne che con i loro figli abbiamo provato a portare in Italia, in parte riuscendoci. Non conoscendone all’epoca il nome raccontammo anche di lei su un nostro post facebook che la Agenzia di Stampa DIRE riprese v. articolo della Agenzia Stampa DIRE in https://www.dire.it/24-08-2021/662919-afghanistan-maison-antigone-aiuto-per-le-nostre-collaboratrici-in-fuga-da-kabul/

Il nostro saggio adottato dalla Casa delle Donne a Firenze!

accanto al libro della Murgia!

Presentazioni del Saggio “Guarda come una donna. Sotria nelle storie” (Armando ed. 2024)

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8 marzo 2024 sono state date anticipazioni del saggio all’Universita’ Pathenope di Napoli dalle curatrici presenti con la Professoressa Antonia Cunti e la giornalista RAI Alma Maria Grandin, coautrici del Saggio, presenti la Professoressa Marilu’ Ferrara, il Rettore dell’Universita’ ed altri relatori

Il 27 marzo 2024: presentazione alla libreria Feltrinelli di Arezzo con le donne Democratiche https://www.youtube.com/watch?v=IUL5XwXXK9Y v. in https://www.armandoeditore.it/ecco-come-e-andato-la-presentazione-di-guarda-come-una-donna/ v. immagini sotto

Il 6 maggio 2024 siamo a Vicenza con On. Alessandra Moretti, Anna Milvia Boselli, Rahel Saya, Isabella Sala, Claudia Longhi, Chiara Luisetto e Delizia Catrini

11 maggio 2024 siamo a Firenze alla Casa delle Donne con Isabella Mancini Presidente di Nosotras e Serena Spinelli Assessora al Welfare della Regione Toscana coautrici del saggio https://www.facebook.com/share/p/8PNQ5rkSTa3dadNA

13 maggio 2024 Roma con le coautrici Roberta Agostini e Maria Grazia De Benedictis

Il 31 maggio 2024 Vi aspettiamo dalle ore 10,00 presso la sala Spazio Europa della Rappresentanza italiana del Parlamento e della Commissione europea a Roma insieme a tutte le autrici dei 17 capitoli!

Il 14 luglio 2024 il Saggio viene presentato alla Festa dell’Unita’ a Roma con le co-curatrici e le autrici Roberta Agostini e Rahel Saya

Il 4 ottobre siamo state invitate a presentare il Saggio al Festival della Sociologia di Narni v. in https://www.maisonantigone.it/2024/10/04/il-4-ottobre-presentazione-del-saggio-guarda-come-una-donna-a-cusa-di-e-cretella-e-m-nacca-al-festival-della-sociologia-a-narni-dalle-1700-alle-17-55/

Il 22 ottobre presentazione a Firenze sala Pegaso con la Regione Toscana

v, in https://www.maisonantigone.it/2024/10/15/presentazione-di-guarda-come-una-donna-a-firenze-nella-sala-pegaso-di-palazzo-strozzi-sacrati/

v. articoli in https://www.toscana-notizie.it/-/-guarda-come-una-donna-storie-di-battaglie-per-la-parit%c3%a0-di-genere

https://www.lanazione.it/cronaca/guarda-come-una-donna-presentato-alla-regione-il-libro-di-emerita-cretella-e-michela-nacca-e0883dd9?fbclid=IwY2xjawGLZ8JleHRuA2FlbQIxMAABHfMZNsU-mzTd69IIXcRe4tA9W6dUXrwUimQmNvMow_egisOGpHskHHD_kg_aem_d6g4U4Qp4uRiWTD6vJIaJw

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In libreria: “Onora i figli e le figlie” di Anna

4 Marzo 2024 | Michela Nacca

C’è un libro appena uscito che mi sta particolarmente a cuore.

“Onora i figli e le figlie” di Anna (nome di fantasia).

Una storia di abusi, prima famigliari , subiti da bambina, poi da parte di terapisti che non hanno voluto riconoscere il suo trauma: la violenza sessuale subita fin da piccola in famiglia.

Fino a che, in Anna, i ricordi sono riaffiorati. Prepotenti e devastanti come uno tsunami.

Un libro che fa la #radiografia e mette sotto esame un metodo terapeutico fallace che nega il #trauma della violenza domestica, peggiorando anziché alleviando i sintomi ed i #danni degli abusi sessuali infantili.

Grazie “Anna”.

Michela Nacca

https://store.youcanprint.it/onora-le-figlie-e-i-figli/b/4fdd68cc-c9e1-52a3-b2c3-607f20e9f50c?fbclid=IwY2xjawFx8FxleHRuA2FlbQIxMAABHWUfEUbZhT29W6W-hkN-E5pILaIkycYH285MxjQHHHTezLiaMyrZ-W8KXQ_aem_ZKL8oJTaFmWoDbVTnCRFGA

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Maison Antigone collabora con le Universita’ per far avanzare la ricerca accademica su violenza istituzionale e stereotipi di genere

1 Marzo 2024 | Michela Nacca

Maison Antigone dal 2020 collabora con l’Universita’ di Ottawa ed il Prof. Simon Lapierre in un progetto di ricerca sull’uso della teoria Parental Alienation o di costrutti simili o da quello derivati nei processi giudiziali di affido dei minori, analizzandone le prassi giudiziarie, i trattamenti connessi e le conseguenze distorsive sulla Giustizia, nonche’ i danni ai minori derivati. I primi risultati dello studio, condotto attraverso un sondaggio internazionale somministrato tra la fine del 2022 ed il 2023, sono stati esposti all‘ECDV2023 a settembre 2023.

Prossimamente verranno esposti altri risultati a giugno 2023 all’Universita’ di Ottawa!

Nel 2023 Maison Antigone e l’Ass. Aurea Caritate ha collaborato con l‘Universita’ di Bristol (UK) Dottoressa Rosalba Castiglione sulla violenza riproduttiva. Anche i risultati di questo studio sono stati esposti all’ECDV2023 a settembre 2023 v. in https://www.maisonantigone.it/2023/09/13/allecdv-islandese-due-studi-internazionali-in-cui-di-maison-antigone-ha-collaborato/

La Presidente di Maison Antigone Avv. Michela Nacca e’ stata invitata a tenere una lezione alla Columbia University nell’ aprile 2022 dal Prof. Ari Goldman dinanzi decine di giornalisti di tutto il mondo, sulla propria attivita’ professionale ed il lavoro intrapreso come Presidente di Maison Antigone sulla Violenza Domestica e la denuncia della Violenza Istituzionale.

Nel settembre 2023 la nostra Presidente e la giornalista Eleonora Francica intervengono all’Universita’ di Brasilia https://www.maisonantigone.it/2023/09/25/maison-antigone-alluniversita-di-brasilia/ ,

A novembre 2023 l’Avv. M.Nacca e’ all’Universita’ di Pavia, per un corso i cui atti sono stati pubblicati a cura di Isa Maggi de Gli Stati Generali delle Donne . Il 26 novembre 2023 invitate all’Universita’ di Lubiana.

Il 14 marzo 2024 la nostra Presidente Avv. Michela Nacca e la Giornalista Eleonora Francica hanno tenuto una lezione all’Universita’ di Bristol (UK) con Anthea Di Benedetto di Aurea Caritate

L’8 marzo 2024 un intervento come Lecturer all’Universita’ Parthenope di Napoli.

Il 4 giugno 2024 ore 13,00 (orario canadese) siamo intervenute da remoto ad un simposio dell’Universita’ di Ottawa (Prof. Simon Lapierre) in cui e’ stata esposta la situazione di distorsione della Giustizia italiana accertata dalla Commissione parlamentare sul Femminicidio e l’attivita’ intensa agita da Maison Antigone, creando una rete di collaborazioni che hanno visto i neo movimenti delle madri vittime di violenza istituzionale in prima linea, insieme a giornaliste e Deputate. Maison Antigone e’ stata considerata un “Case Study.

Stiamo altresi partecipando in un progetto di ricerca dottorale dell’Universita’ di Reggio Calabria.

In Messico la Corte Costituzionale ha deciso: non e’ incostituzionale il reato di violenza vicaria a tutela delle sole donne!

29 Febbraio 2024 | Michela Nacca

La violenza istituzionale e’ riconosciuta come violenza esclusivamente agita sulle donne e la legge che le tutela non puo’ essere applicata sugli uomini.

di Avv. M.Nacca

Mentre in Italia una recente ordinanza di Cassazione (la n. 3465 del 7 febbraio 2024) avalla per l’ennesima volta il costrutto pas/pa, pur senza nominarlo – quello che determina e provoca la violenza istituzionale – sostenendo che un minore ritenuto “manipolato” (alias alienato) possa non essere ascoltato anche se infradodicenne, in Messico invece con voto unanime, la plenaria della Corte suprema di giustizia ha confermato la costituzionalità di vari articoli della legge contro la violenza di genere di San Luis Potos, che prevedono meccanismi di protezione speciali per le sole donne vittime di violenza vicaria: misure che non dovrebbero essere estese agli uomini.

La Giudice della Corte Yasman Esquivel Mossa spiega che il termine violenza vicaria è stato coniato nel 2012 da Sonia Vaccaro, rinomata psicologa clinica ed esperta giudiziaria argentina ed ha sottolineato che questo particolare tipo di violenza comporta tutte le azioni intraprese sulle figlie e sui figli della donna, con lo scopo di danneggiarla, condotta da una persona aggressore (uomo) con la quale ha o ha avuto un matrimonio, una convivenza o altro rapporto di fatto.

Yasman Esquivel ha dichiarato “è valido che la definizione di violenza vicaria copra solo le donne e non gli uomini, dal momento che le donne in Messico affrontano uno scenario particolarmente serio che rende necessario proteggerle dall’aggressione“. Secondo i dati INEGI, a livello nazionale, in Messico , il 70,1% delle donne di età pari o superiore a 15 anni ha subito almeno un atteggiamento di violenza, psicologica, economica, di proprietà, fisico, sessuale o discriminatorio.

Il giudice costituzionale ha ricordato che, nella motivazione della legge generale in materia, i legislatori federali hanno sottolineato la necessità di uno strumento giuridico sensibile al genere per sradicare la violenza contro le donne – considerato il simbolo più brutale della disuguaglianza di genere nella nostra società.

Come risultato di questo dibattito, la legge sull’accesso delle donne alla vita libera dalla violenza di San Luis Potos, per la plenaria della più alta Corte del paese è dunque costituzionale, perché contenendo modelli di cura, prevenzione e punizione per proteggere le donne vittime di violenza vicaria, si fa progressi nel realizzare uno scopo rilevante per la nostra società: l’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne.

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Nel Missouri le donne incinte non possono divorziare…anche se vittime di maltrattamenti domestici e abusi sessuali!

27 Febbraio 2024 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

Probabilmente il distopico Racconto dell’Ancella (The Handmaid’s Tale) di Margaret Atwood del 1985 e’ molto meno remoto di quanto si potesse pensare. Nel Missouri (USA) infatti e’ vigente ancora oggi una legge che vieta alle donne incinte di poter divorziare. Anche quando il bambino che portano in grembo sia frutto di uno stupro e sebbene siano vittime di maltrattamenti domestici da parte del marito. Il diritto genitoriale dell’uomo, padre presunto per legge come nel diritto italiano, prevale dunque sulla liberta’ della donna ed il suo diritto inalienabile a proteggere se stessa ed il nascituro dalla violenza domestica!

La Deputata democratica Ashley Aune sta ora cercando di far abrogare o di modificare la legge, ma non sembra avere grandi speranze. La legge sul divieto di separazione e divorzio per le donne incinte è in vigore dal 1973.

Un rapporto del Dipartimento di salute e servizi anziani del Missouri afferma che su 10.098 donne intervistate tra il 2007 e il 2014, quasi il 5% ha dichiato di aver subito abusi.

In Texas, Arizona e Arkansas sarebbero vigenti leggi simili.

v. testimonianze sulla irrazionalita’ e violenza di questa legge che rivittimizza le donne vittime di violenza domestica in https://www.kansascity.com/news/article263614113.html

Uno studio americano nel 2021 di Maeve Wallace, PhD, Veronica Gillispie-Bell, MD, Kiara Cruz, MPH, Kelly Davis, MPA, and Dovile Vilda, intitolato Homicide During Pregnancy and the Postpartum Period in the United States, 2018–2019, ha messo in evidenza la incidenza dei femminicidi durante la gravidanza e il periodo post partum negli USA.

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Utah: la OM’s Law sostenuta da ex minori rivittimizzati dai tribunali.

26 Febbraio 2024 | Michela Nacca

Nello Utah continuano le testimonianze di ex minori sul fallimento e la crisi dei tribunali della famiglia a causa della pseudoteoria Pas/#pa.

Da giorni, ogni giorno, si stanno succedendo una ad una queste testimonianze: ex minori di 16-23 anni che sono stati di nuovo abusati, maltrattati da padri violenti a cui erano stati riaffidati, nonostante le #denunce e le richieste di #protezione delle loro #madri , considerate #alienanti e rimaste inascoltate nei tribunali della famiglia.

Soraya 19 anni è stata resa disabile dal padre e dal tribunale che gliela ha affidata, nonostante la ragazzina implorasse protezione.

Tutti insieme chiedono la approvazione della legge #OM, che porta il nome di un ragazzo sedicenne ucciso dal padre durante un incontro disposto dal tribunale.

Il sedicenne Om Moses Ghandi e’ stato ucciso dal padre violento e pericoloso, a cui il Giudice aveva riconosciuto il diritto di frequentazione del figlio nonostante la mamma di Om e lo stesso Om avessero denunciato e chiesto protezione: una denuncia che non fu considerata e la mamma ritenuta ostativa e “troppo protettiva”.

La legge di Om, così come la legge di Keyra, la legge di Piqui e la legge di Kayden, impone:

👉– Safety First!

Il the best interest of child corrisponde con la sua #sicurezza e #salute e NON con la #bigenitorialita‘!

👉– la Parental Alienation in qualsiasi modo chiamata NON DEVE trovare applicazione nei #tribunali.

👉– Gli esperti di Alienazione Parentale non possono più essere incaricati come valutatori ossia #CTU dai #Giudici.

👉– Non deve essere applicato sui #minori il trattamento di #reset, con allontanamento coatto del minore dalla madre e “terapia” di riallineamento del genitore temuto.

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I dati della pedocriminalita’

22 Febbraio 2024 | Michela Nacca

Le Nazioni Unite dopo attento esame di casi di abuso sessuale su minore hanno rilevato che i pedocriminali sono:

👉Il 38% padri

👉Nel 29% patrigni

👉Nel 15% dei casi zii

👉Il 6% cugini

👉Nel 9% vicini di casa

👉Il 3% sconosciuti

Ma in Italia la pedocriminalita’ incestuosa non è quasi mai creduta né indagata

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Il Comitato CEDAW torna a condannare l’Italia

20 Febbraio 2024 | Michela Nacca

L’Italia presenta gravi rischi di sessismo e mancata protezione delle donne dalla violenza e dalla disvcriminazione in ogni ambito compreso quello giufiziale.

Leggi il rapporto CEDAW 2024 al seguente link https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwjr_LTJwMyEAxV2cfEDHQDWAZwQFnoECA8QAQ&url=https%3A%2F%2Ftbinternet.ohchr.org%2F_layouts%2F15%2FTreatyBodyExternal%2FDownloadDraft.aspx%3Fkey%3D1cJsGKycgclvjImzvk3XZJpdV1Jow32ywwjxJagg%2Fsl4RDHzI6drReFi%2Fy1VHlI2tBD6NHJILW2f6qjtFlldHw%3D%3D&usg=AOvVaw1Y0FM1AGY9KmXIGpIYHMbq&opi=89978449

leggi la traduzione in https://www.direcontrolaviolenza.it/wp-content/uploads/2024/02/CEDAW_C_ITA_CO_8_57560_E_-ITA.pdf

v. report del 2022 https://www.magistraturademocratica.it/data/doc/3268/cedaw-c-82-d-148-2019-english-clean-copy-italiano.pdf

v. segnalazione DIRE del 2021 https://www.theadvocatesforhumanrights.org/res/byid/8732

v. report del 2013 in https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n13/462/61/pdf/n1346261.pdf?token=lmqZykhv3CwSp7k2Ic&fe=true

v. Report del 2011 in https://www2.ohchr.org/english/bodies/cedaw/docs/co/cedaw-c-ita-co-6.pdf

v. 2004 https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n04/238/68/pdf/n0423868.pdf?token=C7jmGAtslIdz70hNOP&fe=true

v. slide della prof.sa Ruth Kaddari, gia’ Vicepresidente CEDAW https://unece.org/fileadmin/DAM/pau/age/Icpd/ICPD-25/Presentations/Session-3/1_-_3rd-thematic-session-presentation-Ruth-Halperin-Kaddari-CEDAW.pdf

v. approfondimenti in https://www.osservatoriosullefonti.it/mobile-note-e-commenti/note-e-commenti-n-3-2017/1121-la-protezione-delle-vittime-di-violenza-domestica-davanti-alla-corte-europea-dei-diritti-dell-uomo-alcune-osservazioni-a-margine-del-caso-talpis-c-italia/file

leggi la Convenzione CEDAW in https://www.giustizia.it/resources/cms/documents/CEDAW.pdf

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Il Patriarcato esiste?

27 Novembre 2023 | Michela Nacca

Le reazioni di negazione del patriarcato che si sono replicate in risposta alle parole potenti della sorella di Giulia Cecchettin ci spingono ad interrogarci: il Patriarcato oggi esiste?

Si, per noi il Patriarcato oggi ancora persiste.

v. riflessione di Maria Grazia De Benedictis

Il #Patriarcato c’è.

È vivo, vegeto e sta facendo di tutto per riaffermare se stesso nella società, nella politica, nella economia, nel pensiero filosofico, giuridico e persino scientifico odierno.

Lo sta facendo organizzandosi a livello internazionale.

Usando le guerre tradizionali e anche non tradizionali.

Soffiando sui nazionalismi.
Manipolando la comunicazione e l’elettorato.

Usando vecchi e nuovi stereotipi e pregiudizi sulla credibilità e capacità delle donne. Ammantati da nuove presentazioni. Nuove narrative distorcenti.

Ma prima di tutto lo sta facendo attraverso un’ azione di ingegneria sociale sulla famiglia:
attuata da inconsapevole magistratura penale, civile e dal Legislatore .
Da decenni nei tribunali della famiglia e nei Parlamenti si fanno approvare e applicare leggi inadeguate sulla cogenitorialita, promulgate nei paesi occidentali negli ultimi 30 anni, ispirate a distorcenti pseudoteorie della psicologia giuridica (Pas PA, Sindrome della Madre Malevola, sindrome dei falsi ricordi e dei ricordi ricostruiti ecc) che sviliscono le denunce di violenza domestica di madri e minori imbavagliandoli: pseudoteorie usate anche nelle strategie difensive processuali tutte finalizzate alla autotutela del Patriarcato e del singolo Padre Padrone minacciato dalle denunce di ex partner e mogli dnonche’ da figli minori, soggetti di diritti di ascolto e vittime delle sue violenze.

L’esistenza concreta e attuale del Patriarcato si constata ad ogni femminicidio eclatante, quando numerosi uomini e donne patriarcali reagiscono affermando pubblicamente che “il femminicidio non esiste”
che “la violenza domestica è anche delle donne”
che “i femminicidi sono solo 40” o che “bisogna prima valutare la azione della vittima che ha giustificato la.reazione violenta dell’ uomo”.

Avv. Michela Nacca
Presidente Maison Antigone

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LA MAGGIOR PARTE DEI CTU ITALIANI E’ IMPREPARATA NEL RICONOSCERE LA CAPACITA’ GENITORIALE! Studio dell’Univ. di Treste

1 Novembre 2023 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

Un importante studio italiano condotto delle Dottoresse Maria Chiara Feresin  e Marianna Santonocito dell’Universita’ di Trieste, pubblicato ad ottobre 2023,  ha accertato che la maggior parte dei cd “esperti” a cui si affidano i Giudici italiani non sanno nulla della Violenza Domestica, non sanno riconoscerla, non ne capiscono gli agiti  ne’ di conseguenza sanno valutare i danni  subiti dalle vittime della Domestic Violence  ne’ intercettarne i sintomi, anzi mostrano gravi pregiudizi dovuti ai loro personali convincimenti a favore della  “pseudoteoria” Alienazione Parentale.

Molti  CTU dunque risulterebbero gravemente impreparati nel riconoscere la autentica capacita’ genitoriale!

Uno studio destinato dunque  a far rivedere le prassi processuali dei tribunali civili italiani sistematicamente volte a delegare l’istruttoria, l’ascolto della parti, dei testimoni, dei famigliari e dello stesso minore  ai CTU !

Research Article

Feresin, M., Santonocito M.,How Expert Are the Experts? Child Custody Evaluations in Situations  of Domestic Violence in Italy, ,Violence and Victims, Vol 38,Issue 5, Oct 2023, DOI:10.1891/VV-2021-0041

Vedi l’articolo in https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37813573/

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Maison Antigone Lecturer all’Universita’ di Brasilia

25 Settembre 2023 | Michela Nacca

MAISON ANTIGONE INVITATA A TENERE il 26 settembre 2023 UNA LECTIO MAGISTRALIS ALL’ UNIVERSITÀ DEL BRASILE SULLA #violenzaistituzionale per #Giudici, #Avvocati, #assistentisociali ecc. ecc.

Mentre siamo costrette ad aggiornare la lista delle donne uccise per mano di uomini spesso loro mariti, compagni, fidanzati, amici, vicini o ex.

🌈Combattiamo la #JunkScience per spazzare la #junkjustice🌈

📌All’ #Università di Brasilia dal 25 settembre pv tre giorni di intensissimo #studio sulla #violenzaistituzionale dedicati a Studenti, Avvocati, Giudici ecc.

Inaugura il ciclo di #lezioni accademiche la Relatrice Speciale #UN#ReemAlsalem,.#AdrienneBarnett (UK) e Sonia Vaccaro.

👉Il 26 settembre, dopo la relazione della Dottoressa UK Dalgarno fondatrice di Shera (UK) e della Professoressa della G. Washington University (USA) Joan Meier, terrà la sua lectio anche Maison Antigone con la nostra Presidente l’Avv. Michela Nacca e la giornalista EleonoraFrancica, che come #Fellow del #PulitzerCenter lo scorso anno ha dedicato un’ indagine specifica sui bambini italiani allontanati dalle loro #madri a causa dell’ uso del costrutto #Parental Alienation, pubblicata dal #PulitzerCenter e da Politico Europa.

Avanti tutta dunque nella.lotta alla #JunkScience per spazzare la #junkjustice

Nonostante tutto!

V. Programma 👇

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSduGaWYxfyGZI5KkEd3o7Jk7Q8fVHHghjL8p9r3Xj2oak90wA/viewform

Potrebbe essere un'immagine raffigurante poster e il seguente testo "SET 19:30h às 22h WEBINAR Encontro do Fórum de Mulheres: Impactos da Lei da Alienação Parental no Sistema de Proteção à Infância e Juventude SU23 SemanaUnv N-DTសHG FUTURO UnB GAGORA Mesa Lançamento do Filme "A Lei da Mordaça" mesa redonda com diretora do filme a coletiva Sangra Conferência Internacional sobre Uso do Pseudoconceito "Alienação Parental" e seu Viés de Gênero no Sistema de Justiça PARTICIPANTES Lançamento do Filme: Alei da mordaça às 19:30 Isabella Vilela Alburquerque Ruana Castro Suzana Devulsky MEDIAÇÃO: Denise Algures Extensão FE"

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All’ECDV 2023 islandese due studi internazionali in cui Maison Antigone ha collaborato

13 Settembre 2023 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

Alla tre giorni dell’European Conference on Domestic Violence che si sta tenendo in Islanda dal 11 al 13 settembre 2023, densi di seminari e convegni su ricerche scientifiche provenienti dagli Atenei di tutto il mondo sulla Violenza domestica e la Violenza Istituzionale che viene agita su donne e bambini nei tribunali della famiglia, Maison Antigone e’ presente con due studi a cui ha collaborato: uno studio internazionale con l’ Università di Ottawa ed il Prof. Simon Lapierre, l’altro studio e’ della Dottoressa di Ricerca Rosalba Castiglione della Bristol University, con cui ha collaborato anche l’Associazione Aurea Caritate!

https://www.maisonantigone.it/wp-admin/post.php?post=2854&action=edit

Lo STUDIO INTERNAZIONALE condotto con l’Universita’ di Ottawa DIMOSTRA, tra molto altro, CHE I TRIBUNALI ITALIANI APPLICANO LA PA SENZA NOMINARLA.

All’ #ECDV è stato presentato lo studio internazionale guidato dalla Universita’ di #Ottawa e dal Prof. #SimonLapierre, con la partecipazione anche della Professoressa #JoanMeier e di molti altri.

v. ad es. riguardo la collaborazione francese in https://reseauiml.wordpress.com/2024/02/18/domestic-violence-and-parental-alienation-international-perspectives/

Si tratta di uno studio che abbiamo anche noi ispirato, con le nostre proposte iniziali, e ci vede attivamente collaborare da anni, con continue riunioni zoom e confronti interordinamentali assidui.

Proprio la nostra Presidente aveva chiesto ai ricercatori internazionali, pochi giorni prima che venisse dato avvio al sondaggio internazionale avviato dal PADV, nell’ottobre 2022, che venisse indagata la #terminologia utilizzata nei #tribunali di tutto il mondo quando essi applicano i costrutti legati alla #pseudoteoria Parental Alienation: non solo la PA ma anche altri sinonimi anche con uso improprio di diagnosi errate.

Lo abbiamo chiesto proprio perché sapevamo che da questo punto di vista l’Italia ed i suoi tribunali, a differenza di altri Paesi, avessero smesso da tempo di usare il termine #PA ma continuassero ad applicarne lo stesso gli stessi principi ed il reset.

🛑I risultati delle indagini scientifiche Internazionali condotte dai maggiori Poli Universitari al mondo ci hanno dato ragione!

👉Mentre negli altri Paesi la PA viene ancora esplicitamente espressa negli atti giudiziari, in Italia vengono usate altre definizioni, pur continuando tuttavia ad applicarne i principi e il trattamento!

CHI È STATA DENUNCIATA o RINVIATA A GIUDIZIO PER DIFFAMAZIONE O CALUNNIA PER AVER SOLO DETTO DI AVER SUBITO IL RESET IMPOSTO DALLA PSEUDOTEORIA PAS PA, USI QUESTE IMMAGINI E I PRIMI RISULTATI DELLA RICERCA A CUI STIAMO COLLABORANDO!

Noi lo avevamo promesso

Noi lo abbiamo fatto

Stiamo continuando ad aiutare ad abbattere la #junkjustice causata da #junksccience

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Le CTU nel Diritto di famiglia e affido minori. Protocolli, norme ed orientamenti

7 Settembre 2023 | Michela Nacca

Da molti anni e precisamente dai primi anni ‘2000 e’ ormai invalsa la prassi nei tribunali della famiglia italiani di incaricare un CTU, ossia Consulente Tecnico di Ufficio, da parte del Giudice: cio’ avviene ormai in quasi tutti i casi di separazione/divorzio e affido conflittuali, quando il minore rifiuti uno dei due genitori, in caso di denunce per violenza domestica, maltrattamenti o abusi sessuali su minori (considerati “casi conflittuali“), ma avviene anche quando vi sia solo un contrasto fra i genitori riguardo la modalita’ di collocazione del figlio minore o se uno dei genitori abbia chiesto l’affido esclusivo del minore. Si ricorre ormai cosi frequentemente alla Consulenza tecnica d’ufficio che l’istruttoria sembra essere divenuta attivita’ residuale o del tutto assente da parte del Giudice, sempre piu’ spesso sostituito nei fatti sia nella raccolta dei documenti e delle dichiarazioni delle parti ma anche nella loro valutazione da parte del CTU, uno psicologo o psichiatra, a cui il Giudice finisce per adeguarsi supinamente, come la raccolta ed analisi di oltre 800 casi giudiziari ci ha confermato ed i Report della Commissione parlamentare sul Femminicidio hanno evidenziato.

L’incarico del CTU e’ normativamente previsto dal legislatore per fornire al Giudice le valutazioni tecniche (di carattere scientifico, psichiatrico, e psicologico etc.) che possano fondare il suo convincimento e siano risolutive del caso specifico (art. 61 c.p.c). Il Codice di rito (Libro I – Capo III), infatti, inquadra il CTU tra gli ausiliari del giudice, dedicando alla sua funzione l’art. 61 c.p.c., che così recita: “Quando è necessario, il giudice può farsi assistere, per il compimento di singoli atti o per tutto il processo, da uno o più consulenti di particolare competenza tecnica”, che, secondo le disposizioni dello stesso art. 61 c.p.c., al 2 °comma, e dell’art. 13 ss. disp. att. c.p.c., devono essere normalmente scelti tra le persone iscritte in albi speciali. Il Consulente Tecnico di Ufficio – CTU – è un soggetto che, quindi, collabora con il giudice, munito di particolare competenza tecnica e che viene investito di una pubblica funzione. È nominato discrezionalmente dal giudice – la riforma Cartabia ha posto delle regole in merito per non incorrere in quanto avveniva con incarichi continui sempre ai soliti CTU – e svolge di fatto attività talvolta sostanzialmente giurisdizionali, pur non essendo un Giudice ne’ avendone le competenze specifiche.

L’attività del CTU è disciplinata dall’art. 62 c.p.c., il quale spiega che il consulente “… compie le indagini che gli sono commesse dal giudice e fornisce, in udienza e in camera di consiglio, i chiarimenti che il giudice gli richiede a norma degli artt. 194 ss.” e ora degli artt. 424 e 463 c.p.c. La funzione del CTU, quando nominato, è, dunque, quella di assistere il giudice nella risoluzione di problematiche di natura tecnica che si presentino al giudice stesso, allorché le domande formulate dalle parti non consistano esclusivamente nella proposizione di questioni giuridiche, ma vadano decise su domande che richiedono una preventiva risoluzione di questioni tecniche.

La consulenza tecnica non deve assolvere l’onere della prova ex art. 2697 c.c., che deve rimanere sempre a carico esclusivo delle parti. Peraltro, se tale condizione è la regola nel processo civile, nel diritto di famiglia spesso accade che, in assenza di attività istruttoria (che viene regolarmente respinta), il CTU finisce per gestire una attivita’ istruttoria che dovrebbe essere di sola pertinenza e competenza giudiziale.

Dalla introduzione della Legge 54/2006 la CTU sembra non dover piu’ rispondere al quesito sulla verifica del genitore piu’ adeguato a mantenere un sano e sereno contesto famigliare in cui il minore possa vivere, per il suo bene, ma e’ volta a stabilire le migliori condizioni di affidamento che sono valutate in base ai diritti di relazione e visita dei figli minori affinche’ venga garantito ai minori “di mantenere un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi i genitori”. Ossia la CTU deve indicare al Giudice chi dei due genitori appaia piu’ rispettoso e favorente la bigenitorialita’ ossia la relazione genitoriale con l’altro: presso questi dovra’ essere collocato il minore.

Alla luce di cio’ non desta meraviglia se non pochi minori siano stati collocati, su indicazioni di CTU e provvedimenti giudiziali secondo i quali rilevare la violenza domestica fosse “irrilevante”, presso genitori (padri) di cui quei minori erano terrorizzati in quanto vittime di violenza domestica assistita o diretta: ossia collocati presso padri gia’ denunciati, rinviati a giudizio e perfino condannati per maltrattamenti, lesioni, mancata corrisponsione del mantenimento ecc., venendo allontanate al contempo le loro madri, colpevoli di essere “iperprotettive” e quindi inadeguate perche’ non attente ai diritti di bigenitorialita’ del minore e preoccupate solo a tenere alla larga i figli dal genitore abusante.

Sotto l’ ottica della Legge 54/2006 ogni inadeguatezza genitoriale circa altri aspetti (dipendenza da droghe, atteggiamenti violenti fisicamente e psicologicamente verso i minori ecc.) sembrano superati dall’unica preoccupazione apparente del CTU e del tribunale: la tutela della relazione genitoriale del minore con il genitore non affidatario o non prevalentemente collocatario! Una preoccupazione tale da spingere automaticamente CTU e Giudici ad invertire la collocazione e l’affido quando il genitore affidatario e collocatario (in genere le madri) presentino istanze protettive e dunque di allontanamento e compressione della relazione con l’altro genitore, quello temuto. Purtroppo spesso cio’ avviene indipendentemente dal fondamento delle loro pretese.

La CTU – disposta e svolta in sede giudiziale – dovrebbe svolgersi anch’essa con tutte le garanzie del giusto processo, nel pieno rispetto del contraddittorio delle parti, in condizioni di imparzialità e trasparenza.

Ma anche sotto questo aspetto purtroppo abbiamo constatato che centinaia di CTU presentano seri problemi di violazione del contraddittorio (vengono a volte acquisiti documenti o ascoltate persone senza la previa informazione ad entrambi le parti e soprattutto in assenza dell’una o dell’altra parte o di entrambi).

Anche problemi di parzialita’, di discriminazione e perfino di mancanza di trasparenza sono presenti: essendo stati incaricati anche CTU condannati per peculato o in chiaro conflitto di interesse. Pur rilevati in Giudizio, spesso la nomina del CTU e la relazione stessa conseguita al termine delle operazioni peritali e’ stata accolta dal Giudice ed i gravi motivi di ricusazione/impugnazione ignorati.

Il codice di procedura prevede all’art. 36 chiaramente che il Ctu può essere ricusato per i motivi indicati nell’art. 51 che disciplina i casi dell’astensione del Giudice: astensione necessaria, e astensione facoltativa.
I casi di astensione necessaria sono cinque, e ricorrono se il giudice (e dunque anche il consulente):

  1. ha interesse nella causa o in altra vertente su identica questione di diritto;
  2. se lui o la moglie sono parenti fino al quarto grado, o affiliati, o conviventi, o commensali abituali di una delle parti o dei loro avvocati;
  3. se lui stesso o la moglie ha causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito con una delle parti o alcuno dei loro difensori;
  4. se ha dato consiglio o prestato patrocinio nella causa, o ha deposto in essa come testimone, oppure ne ha conosciuto come magistrato in altro grado del processo o come arbitro o vi ha prestato assistenza come consulente tecnico;
  5. – se è tutore, curatore, agente o datore di lavoro di una delle parti; se è inoltre amministratore o dirigente di un ente, un’associazione, di un comitato o di una società che ha interesse nella causa. L’astensione facoltativa ricorre quando, al di fuori dei casi che ho appena ricordato, sussistono altre gravi ragioni di convenienza, che suggeriscono l’opportunità per il giudice di astenersi.
    Ebbene, per il Ctu la disciplina della ricusazione è ancora più rigida che per il giudice: giacché egli può essere ricusato in tutte le ipotesi di cui all’art. 51, e cioè sia nelle ipotesi di astensione necessaria, sia se sussistono gravi ragioni di convenienza (mentre in quest’ultimo caso il giudice può chiedere di astenersi, ma non può essere ricusato).

Il Ctu deve essere competente.
Anche se l’art. 63 del c.p.c., al primo comma, sostiene che il Ctu se è scelto tra gli iscritti ad un albo, è obbligato ad accettare l’incarico, lo stesso articolo aggiunge : “tranne che il giudice riconosca che sussiste un giusto motivo di astensione”.
Giusto motivo di astensione è certamente uno qualsiasi dei motivi che legittimerebbero la ricusazione. Ma giusto motivo, probabilmente più frequente, è quello di non essere competente nella materia di cui si tratta in causa. Se un consulente non si intende, da specialista , della materia nella quale è chiamato a dare un parere da esperto, non deve accettare l’incarico. Per gli iscritti agli albi professionali, la mancanza di competenza costituisce pure una violazione deontologica, che può e anzi deve essere perseguita dall’organo disciplinare.

Il Ctu è responsabile del suo operato.
L’art. 64 c.p.c. prevede che al consulente si applicano le disposizioni del codice penale relative ai periti; ma che in più il Ctu che incorre in colpa grave nello svolgimento dell’incarico affidatogli è punito con l’arresto fino ad un anno, o con l’ammenda fino a venti milioni; e in ogni caso è tenuto al risarcimento del danno a favore delle parti.

Essendo la Ctu considerata per molti Giudici come “la sede preposta maggiormente a recepire l’ascolto del minore” constatiamo come l’ascolto del minore ormai avvenga solo in CTU, venendo quasi totalmente a mancare l’ascolto da parte del Giudice, specie se il minore ha meno di 13-14 anni. Cio’ indipendetemente da quanto previsto dal Codice, dalle norme sovranazionali e convenzionali e dalla stessa giurisprudenza di Cassazione e CEDU. Indipendentemente purtroppo anche dalla stessa Riforma Cartabia che ha imposto l’ascolto obbligatorio e ad validitatem del minore dai 12 anni in poi e in ogni caso in cui un minore rifiuti il genitore.

Sebbene sia richiesto che l’ascolto debba svolgersi con le modalità più idonee affinché tale diritto del minore possa esser fatto valere in modo effettivo, e secondo criteri oggettivi e di attendibilità, tuttavia non sempre tali criteri vengono rispettati: assenza di videoregistrazioni e audio, mancato rispetto della Convenzione di Istanbul, uso di domande suggestive o dal sapore intimidatorio o discriminante ecc.

La CTU deve essere ben motivata e non contraddittoria, nonche’ scientificamente fondata:

il Ctu fornisce giudizi tecnici sulla base di nozioni specialistiche. Ma il suo giudizio deve essere motivato e motivato bene, perché deve mostrare il procedimento logico che porta al giudizio finale.

La consulenza tuttavia non è un mezzo di prova.

Uno dei principi cardine dell’ordinamento è contenuto nell’art. 2697 del codice civile, che dice: “Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda”.
Si tratta del principio dell’onere della prova. Se io faccio causa ad un altro, e non fornisco la prova del mio diritto, perdo la causa, anche se ho ragione. Questo principio vale in via generale, anche nelle controversie che necessitano di integrazioni tecniche: nel senso che la c.t.u. è un mezzo per valutare in modo specialistico gli elementi probatori raccolti e regolarmente sottoposti al giudice, non per scaricare su un consulente l’onere di raccogliere le prove dei fatti.

La riforma Cartabia l. n. 197/2022 ha dato delle indicazioni riguardo l’andamento delle CTU

E’ stato previsto un albo nazionale unico per i consulenti tecnici, suddiviso per categorie e specializzazioni, consultabile da chiunque sul PST giustizia.

E’ stata prevista la pubblicazione degli incarichi e dei compensi liquidati, sul sito dell’ufficio giudiziario.

Richiesta l’attestazione di conformità all’originale della copia di un atto processuale di parte, o di un provvedimento del Giudice, depositato dal consulente.

Prevista la revisione biennale dell’Albo dei CTU (se viene meno un requisito obbligatorio il CTU viene cancellato dall’Albo).

La formazione continua dei Consulenti.

La possibilità di un giuramento telematico.

La mobilità dei CTU: prima della Riforma, per incaricare un professionista iscritto in un diverso tribunale, o non iscritto in alcun albo, occorreva la previa autorizzazione del presidente del Tribunale. Ora, invece, il giudice dovrà solo emettere un provvedimento motivato e comunicarlo al Presidente del Tribunale.

Riguardo alle consulenze d’ufficio in materia di minori è stato introdotto l’art. 473 bis 25 dal titolo “Consulenza tecnica d’ufficio”, dove il legislatore sembra soffermarsi su 3 punti (in particolare parr. I, II e IV dell’art. 473 bis.25): nel I paragrafo, il legislatore rimarca la funzione del CTU: ossia assistere il giudice nella risoluzione di problematiche di natura tecnica (con preclusione, nel quesito al CTU, di qualsiasi forma, quindi, di delega su affidamento e modalità di accudimento), limitandosi ad una indagine valutativa delle qualità delle relazioni genitoriali e familiari utili al giudice per decidere su affidamento e accudimento.

La Riforma Cartabia ha dettato una disciplina particolare nei casi di violenza di genere, ha affermato che i consulenti non possono avvalersi di principi che non sono riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale ma nel diagnosticare eventuali disagi devono attenersi al DSM.

Tuttavia non ha espressamente imposto registrazioni e videoregistrazioni degli incontri peritali e soprattutto non ha previsto sanzioni in merito all’assenza di esse.

Si veda il Protocollo del Tribunale di Milano del luglio 2023 redatto post riforma Cartabia “Indicazioni operative per la CTU su famiglia e minori” in https://tribunale-milano.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/P._10274_23_CTU_famiglia-minori_linee_operative.pdf

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Commissione UE news

2 Settembre 2023 | Michela Nacca

NOVITA’ PER LE VITTIME DI ABUSI E VIOLENZA DOMESTICA DALLA #CommissioneEuropea !

👉 la Commissione UE propone maggiori tutele affinché le #vittime siano informate dei loro #diritti e dispongano delle #risorse per denunciare.

👉🏽La Commissione UE, il 12 luglio 2023, ha presentato una proposta volta a modificare la #direttiva 2012/29/UE che istituisce #normeminime in materia di diritti, #assistenza e #protezione delle #vittime di reato e che sostituisce la #decisionequadro 2001/220/GA.

👉🏽 La Commissione propone un #aggiornamento della #direttiva del 2012 al fine di garantire una chiara #informazione per le vittime dei loro #diritti e della sussistenza delle #risorse necessarie per denunciare un reato.

👉🏽Punto di forza della proposta, che s’inserisce nella #Strategia sui diritti delle vittime 2020-2025, è il rafforzamento della #tutela delle #donne vittime di #violenza.

👉La proposta presentata dalla Commissione UE il 12 luglio 2023 andrà a modificare la #direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GA (recepita in #Italia con il d.lgs. n. 212/2015).

Con tale proposta, la Commissione UE definisce una serie di misure volte a migliorare la capacità delle vittime di esercitare i loro diritti nel quadro della direttiva sui diritti delle vittime, strumento orizzontale principale in tale materia e stabilisce un catalogo di diritti, tra cui :

👉il diritto all’informazione,

-il diritto all’assistenza

👉alla protezione in base alle esigenze individuali delle vittime,

👉 i diritti procedurali

👉e il diritto di ottenere una decisione sul risarcimento da parte dell’autore del reato a conclusione del procedimento penale.

L’adozione della direttiva sui diritti delle vittime nel 2012 ha rappresentato uno sviluppo cruciale nel rafforzamento dei diritti delle vittime e della #giustizia, svolgendo un ruolo fondamentale nella creazione di uno spazio europeo di #libertà, #sicurezza e #giustizia.

Tuttavia, sono state individuate diverse #lacune nella sua applicazione concreta, che la revisione della direttiva ha lo scopo di affrontare.

Pertanto, alla luce di tali carenze, la Commissione UE propone un #aggiornamento della direttiva del 2012.

Tale tutela rafforzata prevede per le vittime anche

👉 una #lineatelefonica verde universale di sostegno con un numero valido in tutta Europa (digitando il 116 006)

👉e un #sitoweb che consenta anche chat ed e-mail.

Caposaldo della proposta, che s’inserisce nella Strategia sui diritti delle vittime 2020-2025, è indubbiamente, il rafforzamento della tutela delle #donne poiché la direttiva si applicherà in aggiunta alla proposta di direttiva sulla violenza contro le donne.

👉La #proposta, modificando il precedente quadro normativo, ritiene necessario ridisegnare il diritto al #risarcimento, che non deve essere oggetto di un procedimento separato, affinché le vittime ottengano il pagamento immediatamente dopo la #sentenza.

Inoltre, lo Stato dovrebbe procedere al #risarcimento tempestivo alla vittima, con successiva azione di rivalsa sull’autore del reato.

Rimane ferma la possibilità per le vittime di reati in altri Stati extra-UE di sporgere denuncia nel Paese di residenza.

Saranno poi le autorità di questo Stato a trasmetterle allo Stato UE dove il reato è stato commesso.

👉A ciò si aggiunge una maggiore possibilità per le vittime di partecipare ai procedimenti penali in teleconferenza, opzione limitata nella direttiva 2012/29 alla sola raccolta di prove da parte delle vittime nei casi transfrontalieri, ma – con la nuova proposta- si estenderà alla partecipazione nel procedimento penale.

👉Inoltre, la proposta della Commissione contiene la richiesta agli Stati di garantire misure di sicurezza

parametrate a persone particolarmente vulnerabili come minori, anziani, individui con disabilità e vittime di reati d’odio.

👉Si introduce anche una norma che impone di consentire di denunciare i reati attraverso le nuove tecnologie dell’informazione.

👉Oltre a un potenziamento delle misure per le vittime #minorenni, l’art. 23 della proposta richiede agli Stati di applicare misure di protezione come la presenza continua o temporanea delle autorità di polizia, gli ordini di interdizione, di restrizione o di protezione.

👉Se il reato coinvolge il titolare della responsabilità genitoriale, gli Stati dovranno ritenere in primis l’interesse superiore del minore.

La proposta della Commissione UE passerà ora all’esame del Parlamento e del Consiglio UE.

(Fonte: IUS/UE E INTERNAZIONALE)

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Risoluzioni A/HRC/RES/53/9 e A/HRC/RES/53/23 adottate dalla Assemblea Generale ONU

1 Settembre 2023 | Michela Nacca

Adottata dalla Assemblea Generale UN

Assemblea Generale UN adotta la Risoluzione A/HRC/RES/53/9 sul traffico di esseri umani ed in particolare sulla tratta dei #bambini e delle #donne, nonche’ la risoluzione

A/HRC/RES/53/23 contro i #matrimoni forzati dei #minori.

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Anche in Israele i diritti delle donne sono insidiati

14 Agosto 2023 | Michela Nacca

In #Israele i diritti fondamentali,.specie quelli delle donne, sono stati messi in crisi dal Governo.

La nostra amica Ruth Kaddari intervistata dal NY Times spiega perché

https://www.nytimes.com/2023/08/12/world/middleeast/israel-women-rights.html?smid=nytcore-ios-share&referringSource=articleShare

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La violenza domestica e la violenza istituzionale uccidono!

12 Agosto 2023 | Michela Nacca

A #Riesi vicino #Caltanissetta una #donna di 45 anni che aveva subito l’allontanamento dei figli da parte del #tribunale è stata trovata #morta, uccisa con un profondo taglio alla gola.

Potrebbe essere un #femminicidio

Oppure un #suicidio dovuto alla #violenzaistituzionale (rivittimizzazione secondaria) vissuta con la deprivazione dei #figli.

Oggi si ha anche la notizia di una donna di 43 anni, nigeriana, che si è lasciata #morire di fame e sete nel carcere delle Molinette per essere stata anche lei allontanata dai figli.

E’ di questi giorni la notizia che uno studio australiano ha accertato come oltre la metà delle #donne e dei #minori suicidatisi nel 2017 in quel Paese, fossero #vittime di #violenzadomestica.

E COSI NON SI APPLICA UN TSO PER SALVARE UNA MADRE …

LO SI FA PERÒ SE È VITTIMA DI VIOLENZA, PER PIEGARLA ALL’EX MALTRATTANTE!

Per #Nordio, la CEDU, il #Direttore del #Carcere dove era reclusa Susan John, ” non si può imporre un #tso ” una cura medica a chi la rifiuta, a meno che non abbia problemi psichici. Viceversa si tratterebbe di trattamento inumano, di tortura, essi dicono.

Così Susan è stata LASCIATA MORIRE DI FAME ED INEDIA.

Per lei la vituperata eutanasia è stata applicata!

Lei non stava facendo lo sciopero della fame ma era depressa perché non vedeva la sua bambina di 4 anni, che chiedeva di vedere continuamente.

Eppure Susan era stata messa in reparto psichiatrico: quindi avrebbero potuto imporle benissimo un tso alimentandola via sonda.

Siamo al paradosso: l’hanno lasciata morire per non torturarla!

Invece alle mamme ed ai minori vittime di Violenza domestica il TSO lo impongono eccome: anche se hanno ottenuto un rinvio a Giudizio, anche se hanno ottenuto la condanna dell’ex violento,.anche se sono state protette in Codice Rosso.

Per queste mamme il Tso nome comporta nessuna tortura!!!

QUINDI QUANDO GLI PARE IL TSO?

PER.MASSACRARE E PUNIRE UNA DONNA, UNA MADRE, UN MINORE SI…

PER SALVARLA NO?

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ACCERTATI DANNI SUI BAMBINI DOVUTI AD ABUSI DOMESTICI SUBITI DALLA MAMMA IN GRAVIDANZA

11 Agosto 2023 | Michela Nacca

USATE QUESTI STUDI NEI VOSTRI PROCESSI:

I TRIBUNALI ITALIANI DEVONO DIVENTARE CONSAPEVOLI!

V. Studio di febbraio 2023 in

https://www.bath.ac.uk/announcements/domestic-abuse-in-pregnancy-linked-to-structural-brain-changes-in-babies/

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1878929323000154?ref=cra_js_challenge&fr=RR-1#sec0105

L’Abuso domestico in gravidanza è legato a cambiamenti cerebrali strutturali nei neonati

Un nuovo studio suggerisce che la #violenza psicologica e fisica vissuta dalle #donne dai loro partner durante la gravidanza può influenzare lo #sviluppo del #cervello del #bambino.

Secondo uno studio pubblicato a febbraio 2023, l’abuso domestico contro le donne durante la gravidanza può potenzialmente avere un impatto significativo su come si sviluppa il cervello del nascituro.

I ricercatori dell’#Università di #Bath, in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Cape Town, hanno analizzato le scansioni cerebrali di 143 #bambini sudafricani le cui madri erano state oggetto di violenza da parte del partner (IPV) durante la gravidanza.

La violenza da parte del partner include l’#abuso o l’#aggressione emotiva, fisica e/o sessuale.

Le scansioni #MRI del cervello sono state eseguite quando i #bambini avevano in media solo 3 settimane, quindi è probabile che qualsiasi cambiamento osservato si sia sviluppato all’interno dell’utero.

Pubblicando le loro scoperte sulla rivista Developmental Cognitive Neuroscience, il team di ricerca riferisce che l’esposizione materna all’IPV durante la gravidanza è associata ad alterazioni nella struttura cerebrale nei bambini piccoli identificate poco dopo la nascita. Ciò era evidente anche quando i ricercatori hanno tenuto conto dell’uso materno di alcol e del fumo durante la gravidanza, nonché delle complicazioni della gravidanza.

È importante sottolineare che gli effetti dell’esposizione all’IPV possono variare a seconda del #sesso del bambino.

Per le #ragazze, l’esposizione della madre all’#IPV durante la gravidanza era collegata a un’#amigdala più piccola, un’area del cervello coinvolta nello sviluppo emotivo e sociale.

Per i #ragazzi, l’esposizione all’IPV era invece associata a un #nucleocaudato più grande, un’area del cervello coinvolta in molteplici funzioni tra cui l’esecuzione del movimento, l’apprendimento, la memoria, la ricompensa e la motivazione

I primi cambiamenti nelle strutture cerebrali possono spiegare perché i #bambini le cui madri sperimentano alti livelli di #stress durante la #gravidanza hanno maggiori probabilità di avere problemi psicologici durante l’#infanzia o in età avanzata.

Le differenze di sesso nello sviluppo del cervello possono anche aiutare a spiegare perché ragazze e ragazzi spesso sviluppano diversi problemi di salute mentale. Tuttavia, i ricercatori hanno avvertito che lo studio non ha analizzato lo sviluppo emotivo e cognitivo nei bambini.

La ricercatrice capo, la dott.ssa Lucy #Hiscox del Dipartimento di Psicologia di Bath, ha spiegato: “I nostri risultati sono un invito ad agire sulle tre R della #consapevolezza della violenza domestica: #riconoscere, #rispondere e fare #riferimento.

Prevenire o agire rapidamente per aiutare le #donne a sfuggire alla violenza domestica può essere un modo efficace per sostenere un sano #sviluppocerebrale nei bambini”.

Mentre gli studi precedenti hanno esaminato l’impatto dello stress materno in gravidanza e il suo impatto sullo sviluppo cerebrale dei bambini, questo è il primo a esaminare gli #abusidomestici.

I bambini coinvolti in questo studio hanno ora un’età compresa tra 8 e 9 anni e la ricerca di follow-up sta verificando se le differenze nella struttura del cervello osservate a 3 settimane persistono o vengono alterate con l’avanzare dell’età.

Per questo studio, il team di Bath ha collaborato con i ricercatori dell’#Università di Città del Capo (#UCT) per analizzare i dati di un importante studio di coorte sudafricano, il Drakenstein Child Health Study (#DCHS), condotto dalla pediatra sudafricana, la professoressa Heather #Zar.

Il DCHS ha monitorato 1143 bambini dalla nascita con la raccolta dei dati in corso.

La coautrice, la professoressa Kirsty #Donald, neurologa pediatrica e capo della divisione di pediatria dello sviluppo presso l’UCT, ha aggiunto: “Le strategie che aiutano a identificare e supportare le #mamme incinte per molteplici rischi potenziali per i loro bambini non ancora nati richiederanno un approccio di sistema sanitario integrato e dovrebbero essere considerata una priorità di sanità pubblica”.

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99% delle denunce per abusi viene archiviato

9 Agosto 2023 | Michela Nacca

In Francia Il 5% delle donne sono state abusate da bambine.

Ma il 99% delle denunce vengono archiviate.

C’È un sistema legale che protegge i PEDOCRIMINALI.

NON VI È DUBBIO!

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Violenza Domestica e Traumi neurologici

9 Agosto 2023 | Michela Nacca

Se siete vittime di Violenza domestica e avete riportato anche traumi cerebrali, usate questi studi nelle vostre cause giudiziarie.

Forniteli ai vostri avvocati e CTP.

👉sugli effetti della violenza domestica nelle vittime: lesioni neurologiche, perdita di memoria, disturbo post traumatico da stress ecc.

☑️Valera Eve PhD, Intimate partner violence and traumatic brain injury: An invisible public health epidemic, March 17, 2022, Harvard.

https://www.health.harvard.edu/blog/intimate-partner-violence-and-traumatic-brain-injury-an-invisible-public-health-epidemic-201812132708

☑️Toccalino D. et al., The Intersection of Intimate Partner Violence and Traumatic Brain Injury: Findings From an Emergency Summit Addressing System-Level Changes to Better Support Women Survivors, Head Trauma Rehabil. 2022 Jan-Feb.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34985037/

☑️Costello K, Greenwals B., Update on Domestic Violence and Traumatic Brain Injury: A Narrative Review, jan. 2022 https://doi.org/10.3390/brainsci12010122

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8773525/

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Sostieniamo la Relatrice Speciale Reem Alsalem

18 Giugno 2023 | Michela Nacca

La Relazione della Relatrice Speciale Reem Alsalem, di cui avevamo dato notizia il 12 maggio scorso, sta venendo attaccata da movimenti misogini che accusano infondatamente la Relatrice di superficialita’, irrazionalita’ , non terzieta’ e di aver usato un attacco ad personam (verso R. Gardner il teorizzatore della “pseudoteoria” e “junk science” Pas/Parental Alienation, famoso apologeta americano della pedofilia incestuosa).

E’ evidente che proprio tali caratteristiche appartengono al documento che stanno promuovendo contro Reem Alsalem.

Abbiamo deciso dunque di sostenere la Relatrice Speciale Reem Alsalem ed il suo importantissimo Report pubblicato il 12 maggio scorso, sottoscrivendo una petizione insieme al Rackman Center ed a molti altri importanti Esperti e Professori Universitari appartenenti a Poli accademici di eccellenza in materia di abusi su minori, nonche’ pubblicando noi stesse una petizione di sostegno alla Relatrice Speciale, a cui potete aderire tutte e tutti firmando questo modulo, che faremo ricapitare il 22 giugno sera a Reem Alsalem

VI PREGHIAMO DI FIRMARLO TUTTE/I!

Aggiornamento del 22 giugno 2023: tantissime le sottoscrizioni giunte anche dall’estero, da parte di donne e uomini, nonche’ membri, rappresentanti e PRESIDENTI DI MOVIMENTI ED ASSOCIAZIONI ITALIANE E NON!

Femminicidio In Vita , Aurea Charitate, Maternamente, Movimentiamoci Vicenza, Movimento per l’Infanzia, Demetra donne in aiuto, Movimento per i diritti delle donne APS, Ass.ne Il Laboratorio del Possibile, Cindy Cross World srl, Centro antiviolenza goap, Per la vita, La Goccia Magica OdV., Giù le mani dai bambini e dalle donne, Alerta Vida Ong, Nessuno tocchi Caino, Nuova società futura per i diritti di donne, madri e minori, Universita’ Parthenope, Circolo Culturale Prenestino Roberto Simeoni, Movimento Nazionale per i Diritti Umani. Partito Democratico, MoDD Movimento Diritti Donne, Radicali Femministe, Associazione Resilienza, Verità Altre Ass. e molte altre.

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Maison Antigone intervistata sul caso dei due bambini collocati con il padre rinviato a giudizio per maltrattamenti e allontanati dalla madre che non puo’ vederli da cinque mesi

14 Giugno 2023 | Michela Nacca

Movimentiamoci scopre le carte di Vicenza

30 Maggio 2023 | Michela Nacca

Movimentiamoci Vicenza di Emanuela Natoli nel 2016 grazie alla Consigliera Liliana Zaltron presentava delle interrogazioni a cui il Comune di Vicenza faceva seguito:

VENETO – VICENZA

A seguito della risposta alle interrogazioni Nr. 69, 70, 78/2016

emergeva che i casi di minori in carico e seguiti dal Servizio di Protezione e Tutela fossero 359.

I motivi della presa in carico suddivisi per macro categorie e problematiche prevalenti erano:


– Genitorialità fragile/disfunzionale trascuratezza, patologia nelle cure, difficoltà educative e/o relazionali;

Minori 128

Conflittualità genitoriale PAS (sindrome da alienazione genitoriale), separazione conflittuale;

Minori 60

Genitori con situazioni di dipendenza o patologia psichica;

Minori 39

Maltrattamento violenza assistita intra familiare, maltrattamento fisico/psicologico, abuso o presunto abuso sessuale;

Minori 31

Abbandono;

Minori 16

MSNA;

Minori 63

Minore deviante fa uso di sostanze, ha un procedimento penale in corso;

Minori 2

Minore con disturbo del comportamento;

Minori 6

Mandato dell’autorità giudiziaria

Minori 14

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Giudice R. Sabato della Corte EDU ribalta le presunzioni PA

28 Maggio 2023 | Michela Nacca

Si va formando una generazione di GIUDICI consapevoli che ritornano ai principi del Diritto svincolandosi dalle reinterpretazioni cariche di pregiudizi e stereotipi del tutto infondati contro le madri che proteggono i loro figli, elaborate da certa #psicologiagiuridica!

Dopo il #Procuratore#Menditto, i Giudici #Roia e #DeNicola, ecco l’intervento di qualche giorno fa dI un Giudice #CEDU.

V. In 🔽

https://www.radioradicale.it/…/le-medee-del-nostro…

Segnaliamo questo intervento IMPORTANTISSIMO del Giudice #RaffaeleSabato che, all’interno di un convegno di #UNICOST dal titolo incredibilmente pregiudizievole e carico di STEREOTIPI svoltosi in Sicilia (“Le Medee del nostro tempo“) ha levato una FORTE VOCE CONTRARIA ricordando che chi commette femminicidio e figlicidi sono gli uomini. Che oggi sono gli uomini a non accettare il desiderio di parità ed indipendenza della donna, vendicandosi per aver attentato al loro potere. Non le donne.

Il Giudice Raffaele Sabato dopo una rilettura della #Medea, colta ed intelligente, ha terminato con un messaggio: la stabilità sociale non passa attraverso la protezione di genitori violenti ma per nuove relazioni genitoriali.

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La Relatrice Speciale Reem Alsalem contro i costrutti legati alla PA, i suoi cd “esperti” ed i trattamenti sanitari connessi !

12 Maggio 2023 | Michela Nacca

E’ stata pubblicata una importante Relazione all’ONU intitolata Custody, violence against women and violence against children! puoi leggerla al seguente link  : https://bit.ly/44YjNFR

La Relazione   ha denunciato  la rivittimizzazione agita a livello globale su  madri e  minori in modo sistematico e grave nei Tribunali della custodia e della famiglia di tutti i Paesi occidentali, compresa l’Italia, dovuta ad una ottusa   negazione e svalutazione  della violenza domestica maschile e degli abusi sessuali paterni,  indotta da PREGIUDIZI E FALSE TEORIE  sulla credibilita’ delle donne e dei minori vittime di tali maltrattamenti e abusi nonche’ da una CULTURA DI NORMALIZZAZIONE DELLA VIOLENZA DOMESTICA e degli  ABUSI INCESTUOSI SU MINORI che ha trovato un rafforzamento grazie alla introduzione e applicazione in ambito giudiziario della pseudoteoria Parental Alienation (ex Pas)  e di  costrutti analoghi e ad essa collegati o derivati,  compresa una concezione della“bigenitorialita’” in senso assoluto, violento  e coercitivo , nonche’ al convincimento – del tutto destituito da ogni fondamento razionale e scientifico  e indotto da una lettura accademica del tutto fuorviata – secondo il  quale l’allontanamento di genitori maltrattanti, coercitivi e abusanti (in specie padri) dalla vita dei loro figli minori, vittime di quei  maltrattamenti e abusi domestici,  costituirebbe un danno psicologico piu’ grave del comportamento abusante e maltrattante stesso agito dai quei genitori violenti.

Tutto cio’ ha indotto kafkianamente a ritenere come pericolosi solo ed esclusivamente quei genitori, in genere madri,  che denunciano le violenze domestiche e gli abusi sessuali su minori  chiedendo protezione per i loro figli nonche’ il loro ascolto, proprio a ragione del loro atteggiamento protettivo!

Cosi  grazie alla introduzione di  falsi e fuorvianti “principi”  derivati dalla pseudoteoria Parental Alienation, quale la parental friendly,   la valutazione della idoneita’ genitoriale viene  effettuata solo o soprattutto in funzione della  “capacita’”  della donna vittima di violenza di diventare e far diventare i propri figli “resilienti” alla violenza maschile paterna (v. in questo senso la Ordinanza di Cassazione I sez. civile n. 9143/2020  https://www.repubblica.it/moda-e-beauty/2021/05/24/news/sindrome_da_alienazione_parentale_separazione_violenza_istituzionale-300781857/https://studiolegaledonne.webnode.it/l/per-la-cassazione-italiana-il-diritto-a-mantenere-la-relazione-genitoriale-afferisce-precipuamente-alla-paternita-violenta-anche-a-costo-di-recidere-la-relazione-genitoriale-con-la-madre-protettiva-che-non-accetta-di-subire-violenza/  ) in modo che,  in caso di rifiuto persistente verso il padre da parte dei figli minori,  essi vengono allontanati e “protetti” paradossalmente  non da padri pericolosi ma dalle loro madri protettive!

La distorsione che queste teorie hanno indotto nei sistemi giudiziari e’ gravissima, sistemica  ed in Italia e’ stata accertata da ben due Commissioni parlamentari di inchiesta: la Commissione sul Femminicidio ed altre forme di violenza presieduta dall’On. Valente e la Commissione comunemente conosciuta come Commissione su affidi e case famiglia presieduta dallOn. Cavaldoli!

Aderendo ad un falso concetto di bigenitorialita’ e ad una falsa interpretazione dell’art. 8 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo, le Istituzioni ed i tribunali hanno FALLITO  la protezione delle donne e dei minori vittime di violenze e abusi domestici, scegliendo di tutelare la relazione genitoriale del genitore violento, oltre ogni logica e limite ragionevole, contro ogni principio normativo costituzionale e Convenzione internazionale dei Diritti Umani, cosi da rischiare di rendersene complici !

Alla luce dei dati empirici ottenuti e confermati da migliaia di fascicoli processuali giunti alla Relatrice Reem Alsalem, ella  ha presentato una relazione in cui chiede che:

–  venga vietato nei tribunali ogni costrutto collegato alla teoria Pas/Pa o da questo derivato,

– che i cd “esperti” di Parental Alienation vengano esclusi da tribunali come ctu e ctp, 

–  che gli stessi “trattamenti” di reset o riallineamento genitoriale prescritti da queste pseudoteorie vengano condannati severamente in quanto non approvati dalla Comunita’ scientifica internazionale e perche’ danneggiano gravemente i minori che vi sono sottoposti  (v. studi ad es. di Dallam e Siilberg citati in Relazione).

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Il Questionario BSQ Baker Strategies Questionnaire (BSQ; Baker & Chambers, Citation2011) usato nelle CTU per la valutazione della Alienazione Parentale non ha alcun valore scientifico. Eppure non sono poche le CTU in cui esso e’ stato utilizzato

18 Marzo 2023 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

Jean Mercer e’ una fra le maggiori esperte mondiali di Psicologia della eta’ evolutiva, Ph.D. , Professoressa Emerita della Stockton University ed autrice di numerosi articoli scientifici e libri.

Jean Mercer ha studiato il BSQ, il Questionario elaborato  da Amy Baker per “misurare” il grado di Alienazione Parentale di un bambino. Amy Baker e’ una psicologa strenua sostenitrice di tale costrutto, formatrice di Giudici , avvocati e psicologi,   alcuni anni fa tenne delle lezioni anche presso Universita’ italiane sulla alienazione parentale, sottoponendo a quanto pare dei soggetti al questionario da lei elaborato.

Jean Mercer ha pubblicato un importante articolo scientifico, in cui evidenzia lo scarso valore scientifico del BSQ. Purtroppo non raramente usato  in CTU  (Consulenze Tecniche di Ufficio) all’interno di procedimenti giudiziali finalizzati a valutare le capacita’ genitoriali, che tuttavia si sono risolte in diagnosi di “alienazione parentale” e dunque in archiviazioni di denunce per abusi e allontanamenti di minori da madri reputate alienanti.

Di seguito l’abstract dello studio di jean Mercer

Questo articolo valuta il Baker Strategies Questionnaire (BSQ; Baker & Chambers, cit. 2011), uno strumento volto a valutare i ricordi dei partecipanti adulti delle esperienze infantili di alienazione parentale. Il BSQ è considerato in termini di quattro fattori che contribuiscono a determinare la qualità di un questionario e quindi degli studi basati su tale strumento. Un fattore è la validità, ovvero la misura in cui le risposte al questionario sono correlate con una misura accurata e nota. In secondo luogo, lo sviluppo del questionario richiede un’attenzione attenta alla gestione dei bias di risposta (Choi & Pak, Citation2005), ad esempio il ruolo della formulazione. In terzo luogo, la comprensione dei risultati di un questionario richiede la valutazione dei livelli di misurazione (Stevens, citazione1946). Strumenti come il BSQ che prevedono scale di tipo Likert devono essere interpretati con particolare attenzione. Nell’analizzare i risultati di uno studio su questionario, è necessario scegliere statistiche descrittive e inferenziali adatte al livello di misurazione utilizzato. Sebbene il materiale pubblicato sul BSQ non consenta una valutazione completa in relazione a questi quattro fattori, sembra che il BSQ non soddisfi gli standard usuali per i questionari. Di conseguenza, i rapporti sulle correlazioni tra i punteggi del BSQ e altre caratteristiche dei partecipanti (ad esempio, Verrocchio et al., Citation2015) sono discutibili.

Il questionario BSQ  e le decisioni sulla riunificazione

L’uso dei risultati degli studi sui questionari è stato preso in considerazione in alcune discussioni sulle pratiche di ricongiungimento (trattamenti o procedure per l'”alienazione parentale”, utilizzati con l’intento di migliorare la relazione tra un genitore divorziato e un figlio che evita o resiste a quel genitore). I metodi di ricongiungimento ordinati dal tribunale sono scelti con l’intento di soddisfare l’interesse dei bambini. Le scelte giudiziarie dovrebbero quindi essere basate sulla più chiara evidenza scientifica possibile che una pratica è sicura ed efficace. In alcuni casi, gli studi basati su questionari possono essere l’unica prova disponibile, ma in questo caso i questionari utilizzati devono essere di alta qualità, altrimenti si corre il rischio di prendere decisioni che non sono utili e possono essere dannose per i bambini.
Baker (Citation2020) ha sottolineato l’importanza di comprendere la ricerca sull’alienazione parentale quando i professionisti della salute mentale o del diritto utilizzano questo tipo di informazioni a fini forensi. Ha commentato che la conoscenza della ricerca è necessaria “per prepararsi alle sfide voir dire, alle udienze Daubert e ai vigorosi controinterrogatori” (p. 207). La Baker ha dedicato una parte considerevole del capitolo da cui è tratta questa citazione al Baker Strategies Questionnaire (BSQ; Baker & Chambers, Citation2011), suggerendo che, sebbene apparentemente il BSQ non sia mai stato utilizzato nella valutazione dei casi di alienazione parentale, tuttavia dovrebbe essere considerato uno strumento adatto a fornire informazioni utili dal punto di vista forense sui casi di alienazione parentale. Alla luce di questo suggerimento, sembra che il BSQ debba essere conforme alle linee guida stabilite dall’American Psychological Association sulla pratica della psicologia forense (American Psychological Association, Citation2013). Di queste linee guida, due sono particolarmente rilevanti per l’uso delle informazioni basate sul BSQ. La linea guida 2.05 afferma che gli psicologi forensi devono conoscere il fondamento scientifico delle loro opinioni e testimonianze; devono inoltre conoscere lo stato e i limiti dei metodi emergenti (tra cui il BSQ). La linea guida 10.02 raccomanda la selezione e l’uso di procedure di valutazione la cui validità e affidabilità siano state stabilite. Come già detto, il BSQ non sembra essere stato utilizzato come strumento di valutazione, tuttavia sembra ragionevole richiedere gli stessi standard per gli strumenti i cui risultati sono utilizzati in ambito forense per sostenere particolari decisioni.


Questo articolo valuta il BSQ come un questionario che è stato utilizzato in studi a sostegno di argomentazioni forensi a favore di particolari politiche e pratiche di ricongiungimento. Il BSQ è uno strumento costruito per essere somministrato agli adulti nel tentativo di accertare in che misura, da bambini, sono stati esposti agli sforzi di un genitore per incoraggiarli a evitare l’altro genitore. Tale evitamento è un fenomeno spesso definito alienazione genitoriale e gli atti di incoraggiamento dei genitori verso l’evitamento sono spesso chiamati comportamenti alienanti. Il lavoro per la costruzione del BSQ è iniziato con interviste a un campione di adulti che si sono auto-identificati come esposti nell’infanzia a comportamenti alienanti da parte di uno dei loro genitori (Baker, Citation2005). Si noti che lo scopo del BSQ è quello di valutare le risposte dei partecipanti adulti e non è stato sviluppato o utilizzato per identificare i bambini che sono attualmente esposti a comportamenti alienanti o per identificare i genitori che potrebbero mostrare comportamenti alienanti da parte dei genitori.

Motivi per esaminare il BSQ


Il BSQ viene utilizzato per sostenere le argomentazioni che portano alle decisioni giudiziarie sull’alienazione parentale e sull’affidamento dei figli (Baker, Citation2020). Nonostante il fatto che il BSQ non sia un metodo basato sull’evidenza per identificare i bambini il cui evitamento di un genitore è stato incoraggiato dall’altro genitore, perché è di interesse. Uno dei motivi è che il BSQ è stato utilizzato come strumento che può essere facilmente scambiato per uno strumento che affronta l’incoraggiamento dei genitori (comportamenti alienanti dei genitori) o l’evitamento di un bambino nei confronti di un genitore causato dalle azioni dell’altro genitore. Al momento non esiste un protocollo stabilito per effettuare questa identificazione, ma spesso i bambini vengono accusati di essere stati alienati da un genitore, e non sorprende che chi si occupa di valutazioni per il tribunale possa pensare che uno strumento nominato sia il metodo per identificare i bambini che sono stati esposti a comportamenti alienanti dei genitori. Nel considerare il problema dell’alienazione genitoriale e della riunificazione, è importante sapere quali metodi supportati da prove esistono o meno.
Un secondo motivo di interesse per il BSQ è che questo strumento compare spesso nei lavori scritti che trattano dell’alienazione genitoriale. Ad esempio, in un capitolo del libro che tratta della ricerca empirica sull’alienazione parentale (Baker, Citation2020), su 23 studi empirici discussi, 14 hanno utilizzato il BSQ. È da notare che tutti gli studi che hanno utilizzato il BSQ hanno come autore Baker; ciò suggerisce che il questionario non è diventato uno strumento generalmente accettato. Gli standard Daubert per l’ammissibilità delle prove scientifiche includono l’accettazione generale nel campo e altri fattori basati su un lavoro empirico che utilizza i metodi della comunità scientifica di riferimento.
La valutazione del BSQ come strumento valido e affidabile, i cui risultati sono stati analizzati in modo appropriato, suggerirebbe un’elevata qualità della ricerca sull’alienazione parentale, mentre la valutazione di molti studi empirici che utilizzano uno strumento discutibile implicherebbe una minore qualità delle prove di ricerca in questo settore. L’affermazione che la ricerca sull’alienazione parentale soddisfa gli standard Daubert (Lorandos, Citation2020) sarebbe compromessa se l’elenco degli studi empirici su questo argomento fosse ridotto di oltre la metà, come accadrebbe se il lavoro del BSQ venisse eliminato.

Caratteristiche del BSQ
Il BSQ è uno strumento a 20 item che utilizza una scala di tipo Likert per ottenere le risposte dei partecipanti. All’intervistato viene chiesto di indicare la frequenza con cui il genitore crea situazioni in cui è probabile che io sia arrabbiato o ferito dall’altro genitore, scegliendo una frequenza su una scala a cinque punti che va da “mai” a “sempre”. Con 0 punti per le risposte “mai” e da 1 a 4 punti per le frequenze crescenti, la gamma dei punteggi del BSQ può andare da 0 a 80 punti, con numeri più alti che indicano una maggiore esposizione ai comportamenti alienanti dei genitori. È stato riportato un alto grado di affidabilità del BSQ per un certo periodo di tempo (Baker, Citation2020), ma, come verrà discusso in seguito, non sono stati pubblicati studi sulla validità.
Il BSQ, pur non essendo un test sul comportamento dei figli o dei genitori, è stato considerato rilevante per la discussione dei problemi di ricongiungimento. Gli studi che hanno utilizzato il BSQ hanno riportato che punteggi elevati nel BSQ sono associati a problemi di salute mentale negli intervistati e che l’alienazione genitoriale è una possibile causa di tali problemi quando i figli diventano adulti (Baker & Verrocchio, citazione2015; Verrocchio et al., citazione2018). Queste affermazioni sono state utilizzate per sostenere che i bambini che evitano un genitore divorziato, che non ha abusato di loro, rischiano di sviluppare in seguito difficoltà di salute mentale, a meno che non ricevano trattamenti che correggano l’evitamento o il rifiuto del contatto con il genitore (Harman et al., citazione2018); tuttavia, non ci sono prove empiriche a sostegno di questa tesi. Gli studi che utilizzano il BSQ sono stati presentati come fondamento di questa argomentazione e della conseguente idea che i tribunali dovrebbero ordinare trattamenti di ricongiungimento in quanto sono nell’interesse dei bambini (Harman & Matthewson, citazione2020).

Gli standard stabiliti dall’American Psychological Association (Citation2013) per la pratica forense indicano che, nel testimoniare, gli esperti devono sempre rendere esplicito quanto i loro commenti siano basati sulla scienza del campo (Guideline 2.05, p.9). Quando si fanno commenti che riguardano il BSQ, devono essere esplicitate la sua affidabilità e validità per trarre diversi tipi di conclusioni. Qualsiasi strumento che non sia stato sviluppato a sufficienza per dimostrare un’elevata affidabilità e validità per lo scopo per il quale viene utilizzato, non dovrebbe essere usato come base per qualsiasi opinione resa in tribunale. Il presente lavoro valuterà il BSQ per determinare se soddisfa gli standard necessari per essere utilizzato nella testimonianza giudiziaria. Tra le questioni che verranno esaminate ci saranno le prove della sua validità per fare inferenze sul benessere dei bambini nei divorzi ad alto conflitto, quando non è stato sviluppato per scopi di valutazione clinica di adulti o bambini, la gestione dei bias di risposta, il livello di misurazione utilizzato e l’attenzione degli utenti ai limiti statistici inerenti a questo tipo di questionario. L’articolo sottolineerà anche l’importanza di qualsiasi uso del BSQ in tribunale per sottolineare che attualmente è uno strumento di ricerca per indagare il contesto dei casi di alienazione parentale piuttosto che per la ricerca sui bambini che si presume siano stati esposti a comportamenti alienanti dei genitori…

prosegui la lettura in …

https://www.tandfonline.com/eprint/UAQHYCME4D9RMQUJJPV7/full?target=10.1080/26904586.2021.1960231

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Una sentenza che fara’ comunque chiarezza

14 Marzo 2023 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

Quasi quattro anni fa, il 21 marzo 2018, grazie al prezioso supporto dell’Avvocato Penalista e amico Sergio Bellotti, presentavamo un esposto alla Procura circa il figlicidio delle due bambine di Antonietta Gargiulo, Alessia e Martina Capasso, uccise dal padre a Cisterna il 28 febbraio 2018.

Chiedevamo che venisse indagato l’operato e le eventuali responsabilità del Comando dei Carabinieri a cui la mamma si era rivolta e di tutti coloro che in qualche modo avessero avuto delle responsabilità nella vicenda.

Non vi furono altre associazioni che fecero altrettanto e la notizia rimbalzo’ su tv e giornali

https://www.termometropolitico.it/1295411_cronaca-ultime…

https://www.latina24ore.it/…/strage-cisterna-esposto/

Per l’occasione fummo invitate da una tv locale di Latina per essere intervistati.

I fatti vedevano ancora una volta una donna e madre, dover fare i conti con un marito violento e una sistema di tutela delle donne che non funziona. Con delle istituzioni che non prendono in alcuna seria considerazione le denunce delle madri.

Nonostante gli esposti e le notizie di reato, nonostante tutto, quell’uomo aveva potuto continuare ad avere a disposizione l’arma di ordinanza con la quale, nel triste epilogo, ha ucciso le due figlie e ridotto la moglie in fin di vita, prima di suicidarsi.

Di seguito l’articolo che scrisse per noi l’Avv. e amico Sergio Bellotti 👇

https://www.maisonantigone.it/blog/…

ed il nostro Comunicato Stampa 👇https://www.maisonantigone.it/blog/…

Solo tramite stampa abbiamo saputo che un processo si è avviato, con il rinvio a Giudizio dei medici che valutarono idoneo al porto d’armi l’omicida.

https://roma.repubblica.it/…/cisterna_latina_medici…/

https://www.armietiro.it/cisterna-chiesto-rinvio-a…

https://www.armietiro.it/strage-di-latina-indagati-i…

Un processo che fara’ chiarezza, direttamente o indirettamente, esplicitamente o implicitamente. Qualunque sara’ la sentenza finale.

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A cosa serve la nomina del Curatore Speciale per il Minore? La Prolusione all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2023 lo spiega

4 Marzo 2023 | Michela Nacca

Se ancora vi chiedete perche’ la figura del Curatore Speciale per il Minore e’stata introdotta obbligatoriamente… ed a che serve…ecco la risposta!

Si dice CHIARO E TONDO nella prolusione all’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2023

Serve in via preliminare per ATTUARE L’ALLONTANAMENTO del minore ESAUTORANDO LE RESPONSABILITA’ GENITORIALI.

In questo modo la rappresentanza legale del minore passa dal genitore al Curatore e la mamma vede limitare il proprio diritto di difesa del figlio minore.

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E

Un Manuale per padri separati conflittuali!

3 Marzo 2023 | Michela Nacca

Oggi ci appare la pubblicita’ di questo Manuale destinato a padri separati o separandi!

Lasciamo a voi le valutazioni circa gli stereotipi misogini….

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E

COME STANNO I BAMBINI E RAGAZZI MINORENNI ITALIANI?

15 Febbraio 2023 | Michela Nacca

Ben 2.400 sono i #minori che ogni anno si ammalano di #tumore in #Italia.

In 10.000 si ammalano di patologie reumatiche.

Il 10% dei minori soffre di #Asma, ossia circa 1 milione di bambini/ragazzi italiani.

2 milioni i minori italiani che soffrono di anoressia, bulimia.

200 i bambini che ogni anno si ammalano di #fibrosicistica (1 ogni 2.500-3.000)

12.26 bambini su 100.000 si ammalano di #diabete

10 su 100.000 si ammalano di #MICI malattie infiammatorie intestinali (circa 700 minori).

300.000 sono i minori che presentano una invalidità riconosciuta in Italia.

3 bambini su 100 ricevono in Italia una diagnosi di ADHD.

Il 2% dei bambini e il 7% degli adolescenti presentano disturbi depressivi

Sono 400 gli #studenti italiani che ogni anno si suicidano.

In tre regioni italiane il 15% dei minori abbandona la scuola. Nelle altre Regioni la media è del 8-10%

Quasi 4 milioni sono i minori vittime o autori di #bullismo.

Il 3,5% dei minori attenzionati dai servizi sociali sono #vittime di #abusisessuali incestuosi.

Tra 900 e 1.200 sono le denunce di #abusisessuali su #minori ogni anno in #Italia.

402.000 i minori attenzionati dai #servizisociali in Italia. Ossia 4.5 minori su 100.

77.000 i #bambini#maltrattati e #affidati ai ss (9 su 1000).

427.000 i bambini vittime di violenze domestiche assistite.

Circa 7000 bambini l’anno, ossia 23 bambini ogni giorno, vengono portati via, in Italia, alle famiglie a causa di maltrattamenti, abusi, abbandono e sono posti in case famiglia…di questi non sappiamo quanti vengono allontanati da #madri amorevoli per “riconnetterli” a padri di cui hanno terrore, a causa di un costrutto irrazionale ormai innominato (la #ParentalAlienation) secondo il quale il bambino che ha timore del padre fa ciò per colpa della madre. A prescindere anche dalle prove di abuso sessuale e /o di violenza fornite dalla madre.

110.000 i minori italiani coinvolti nella separazione.genitoriale ogni anno.

In tutto in Italia ci sono poco più di 7 milioni di minori.

#maisonantigone

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In Libreria: “Senza Madre”. Citata Maison Antigone. Da leggere

9 Febbraio 2023 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

il 9 febbraio 2023 nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma e’ stato presentato il libro “Senza Madre”. Il libro e’ “un pugno al cuore” come detto da un magistrato in un recente Convegno in Corte di Appello a Roma. E’ stato scritto da giornaliste che da anni si occupano di denunciare i casi di madri e bambini rivittimizzati nei tribunali italiani a causa di relazioni psicologiche che diagnosticano la alienazione parentale. spesso senza neanche nominarla, tanto e’ radicato ormai il suo costrutto nelle menti dei Giudici che si occupano di diritto di famiglia e di abusi su minori.

Senza madre e’ un tuffo al cuore, per chi non conosce la realta’ attuale dei tribunali, in cui le donne gia’ vittime di violenze – o meno – si ritrovano accusate, senza prove ed in modo del tutto irragionevole, di presunte manipolazioni dei figli e/o di voler ostacolare la relazione genitoriale paterna. Cio’ avviene ogni volta che un bambino o un ragazzo dimostra paura o rifiuto verso il padre. Non si vanno piu’ ad indagare le ragioni profonde di quel rifiuto e di quella paura. Si impedisce ai bambini di raccontare e denunciare abusi, maltrattamenti, angherie paterne. Perche’ quella pseudoteoria ha convinto molti che i ricordi e i racconti dei bambini riguardo abusi e maltrattamenti siano sempre frutto di manipolazione materna. Anche quando essi siano provati!

La cd bigenitorialita’ – ossia la relazione genitoriale paterna in realta’ – e’ stata assunta a the best interest of child…sempre e comunque. Anche quando il padre ha abusato della figlioletta o del suo bimbo.

Alla luce di cio’ per questa “scuola” di pensiero il denunciare abusi, anche se veri, viola il the best interest of child!

Grazie a Nadia Somma per aver citato Maison Antigone a pag.47!

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L’ECDV approva l’abstract di Maison Antigone: un Report di 800 casi!

3 Febbraio 2023 | Michela Nacca

La Presidente di Maison Antigone è stata invitata a relazionare alla #Conferenza Europea sulla #ViolenzaDomestica (ECDV) l’11-13 settembre 2023 a #Reykjavik
sul Report elaborato dalla stessa in anni di lavoro longitudinale.
Un #Report inviato il 15 dicembre 2022 alla #RelatriceSpeciale#UN sugli 800 casi di #ViolenzaIstituzionale, raccolti ed esaminati tra il 2017 ed il dicembre 2022

Un #Report importante che aiuta ad inquadrare e fotografare la dimensione e diffusione della distorsione della #Giustizia in #Italia, nei tribunali italiani regione per regione, descrivendone le prassi processuali, le strategie abnormi e abusanti, le dinamiche dei violenti, la negazione, la grave inadeguatezza dei servizi sociali e #CTU, l’incapacità o non volontà giudiziale a riconoscere la violenza e il pregiudizio per il presunto “benessere dei #minori“. Vengono analizzate le conseguenze economiche e patrimoniali sulle #madri. Le implicazioni sulla #salute dei minori, in specie sui minori #vittime di #violenza ecc.

V. Una anticipazione delle dinamiche in 👇
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=220180747060831&id=100072067226719

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=221358423609730&id=100072067226719

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=221081916970714&id=100072067226719

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=220977186981187&id=100072067226719

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=220638380348401&id=100072067226719

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Un Report che sarà presto reso disponibile su rivista scientifica.

Avv. Michela Nacca
Presidente Maison Antigone

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COSA ASPETTANO I SOLERTI SS ED I GIUDICI DEL TRIBUNALE PER I MINORI IN QUESTO DISPERATO CASO DI SOTTRAZIONE ALLA MADRE?

7 Gennaio 2023 | Michela Nacca



Una mamma 47enne della zona di Frosinone, una Docente di Matematica, è stata costretta a denunciare il marito per maltrattamenti.
Lui sarebbe un medico di Trani, in base a quanto scritto dai giornali. Un uomo che avrebbe costretto la donna a umiliazioni, coercizione e denigrazioni.

Lui è stato rinviato a Giudizio ma la donna, dopo essersi ammalata di cancro e la solita trafila di servizi sociali e CTU che ben conosciamo – quelle prassi definite TORTURA dall’ONU – un anno e mezzo fa si e’ ritrovata costretta a lasciare che il figlio minore, oggi dodicenne, vivesse con il padre.
La figlia quasi maggiorenne preferì rimanere con la madre.

Nonostante un decreto del Giudice prevedesse incontri con la madre, il padre non avrebbe mai rispettato il contatto.

In questo caso niente querela per sottrazione di minore?

Niente reato di maltrattamenti al bambino e alla madre?

Niente reato di inadempimento doloso di un provvedimento giudiziale?

Ed i solerti servizi sociali (senz’altro presenti a monitorare stante la denuncia materna ed il rinvio a Giudizio paterno) non hanno fatto né fanno nulla per assicurare regolari incontri materni?

Non si sono immediatamente mossi per allontanare il bambino al padre “ostacolante”?

È sempre e solo la madre che denuncia quella da monitorare, affinché non ostacoli col suo amore la relazione paterna?

https://www.ilmessaggero.it/…/lazio_frosinone_figlio…

https://www.tg24.info/frosinone-malata-terminale…/…

https://www.ilmattino.it/…/lazio_frosinone_figlio…

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E

I Report di Maison Antigone all’ONU

30 Dicembre 2022 | Michela Nacca

Abbiamo inviato vari report all’ONU

Nel luglio 2021 al CSW (Commissione sullo Status delle Donne) e nel dicembre 2022 alla Relatrice Speciale Reem Alsalem

Cio’ e’ stato possibile grazie ad una impegnativa ed isolata attivita’ di raccolta e studio dei casi giudiziari iniziata nel 2017 ma intensificata tra il 2018-2022. Resa possibile grazie al data base realizzato per noi da Eleonora Francica.

Abbiamo raccolto in tale periodo infatti circa 800 casi giudiziari di violenza istituzionale in cui e’ stata usata la Pas/Parental Alienation, la Sindrome della Mare Malevola, la teoria del falsi ricordi o pseudoteorie analoghe e corollari.

 500 sono casi di  violenza domestica su donne e minori e, tra questi,  circa 100 di abuso sessuale su minori (non tutti denunciati). Spesso l’abuso sessuale paterno  su minore coincideva con la DV.

Negli altri 300 casi  – assente la DV  e l’ abuso sessuale su minore-  la strategia difensiva basata sulla Pas/PA ecc. e’ stata  usata per ottenere la collocazione paritaria alternata dei minori, sebbene svantaggiosa per il loro benessere (es. su minori molto piccoli oppure nel caso in cui le abitazioni genitoriali fossero distanti anche oltre 20 km) .

Dall’analisi dei casi emerge in modo chiaro come l’uomo #violento inizi spesso a manifestare la propria reale #natura aggressiva e coercitiva proprio quando la compagna rimane #incinta. Ciò avverrebbe nel 40% dei casi anche in base a studi USA.https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fmaisonantigone%2Fposts%2Fpfbid0qo6UW2yFZWP1MVmdPYhi1x4xQgyCY1t7dGsViQUtA7qkakgXkAFGbjktyqPJCJiZl&show_text=true&width=500&is_preview=true

.

Tutti i casi di abuso sessuale ed il 50% circa dei casi di DV raccolti sono terminati con allontanamento radicale materno (Reset) e collocamento paterno previo periodo di un anno o piu’ di istituzionalizzazione. In questi casi le mamme non erano piu’ seguite dai centri antiviolenza (v. dopo).

Nel 40% dei casi  la madre ed il minore hanno evitato l’allontanamento dimostrando totale «resilienza» all’atteggiamento violento paterno ma con gravi  rivittimizzazioni e rischi, indotti dal sistema e non certo dalla madre costretta a cio’. Il caso di Erica Patti e dei suoi figli e’ emblematico, cosi come quello del figlio di Antonella Penati, dei fratelli Pontin, di Daniele Paitoni e tanti altri.  

L’accusa alla mamma di essere inadeguata come genitirice in quanto alienante/simbiotica/malevola/ostativa ecc., e’ giunta anche solo per il fatto di essersi rivolta al  tribunale richiedendo l’autorizzazione al trasferimento  del figlio minore, per esigenze di lavoro. Molti sono i casi di minori allontanati in conseguenza di cio’.  I tribunali italiani sembrano infatti reagire molto aggressivamente ed in modo svalutante verso le madri che chiedono o programmano il trasferimento del minore, ritenute colpevoli di non tutelare i diritti relazionali paterni e il the best interest of child. 

 In tutti i procedimenti raccolti l’istruttoria giudiziale non e’ mai stata effettuata, o se effettuata e’ avvenuta dopo la CTU, riflettende i pregiudizi della CTU. L’istruttoria infatti e’ stata  sostituita con un incarico di valutazione delle capacita’ genitoriali affidato dal Giudice al CTU o ad una equipe interdisciplinare (di quelle predisposte in alcune asl, nono raramente anche esse formate alle pseudoteorie della Pas/Pa e corollari)

I quesiti per il perito mai hanno chiesto di indagare la violenza domestica o di considerarla negativamente ai fini della valutazione della adeguatezza genitoriale, cio’ anche quando  fossero state allegate – al Ricorso o alla Comparsa di costituzione – documentazioni e testimonianze attestanti la violenza e gli abusi. Anche quando gia’ vi fosse rinvio a Giudizio e persino condanna per maltrattamenti, lesioni, stalking ecc.

•Dall’analisi degli 800 casi risulta che il/la CTU non ha mai ascoltato i testimoni della violenza, ne’ valutato le prove della violenza paterna già depositate dalla difesa legale della mamma o, quando le ha prese in considerazione, lo ha fatto per svilirne la pericolosita’, il senso ed il conseguente  rischio di pregiudizio per il minore,  travisando la richiesta di protezione materna come atteggiamento «alienante» o simbiotico/malevolo/intrusivo/»appatellato» ecc. 

•La maggior parte delle 800 donne intervistate hanno sostenuto di aver subito esplicite minacce dal CTU o dai servizi sociali, dal curatore per il minore, dal padre e talvolta persino  in udienza (avvertimenti circa il fatto che i minori sarebbero stati allontanati  se non fossero divenuti resilienti o comunque se non avessero accettato le pretese paterne, anche quando irrazionali es.  collocazione paritaria alternata  con le case genitoriali distanti 20 o anche piu’ chilometri ). 

•Non raramente si attestano violazioni del contraddittorio in CTU (es. il CTU acquisisce documenti dal padre ma non dalla madre, oppure acquisisce documentazioni/testimonianze indicate dal padre ma in assenza della CTP o dell’avvocato della mamma, non considera le argomentazioni materne o riporta erroneamente le stesse, in modo pregiudizievole verso la mamma e manifestando uno sbilanciamento a favore del padre).

•Dall’analisi degli 800 casi e’ emerso che le videoregistrazioni degli incontri peritali non sono state effettuate dai CTU o, se effettuate, non sono state messe a disposizione della difesa legale della mamma e della sua CTP o sono risultate compromesse o incomplete o interrotte.

Non raramente la CTP della mamma non mette a disposizione della difesa legale della medesima le videoregistrazioni ottenute al CTU.

• Si evidenziano conflitti di interesse non rari: talvolta i CTU risultano avere rapporti professionali/amicali  stretti con la CTP e/o gli avvocati del padre. Alcuni CTU incaricati hanno  gia’ subito condanne (es. per peculato). In un caso la CTP ha poi sposato il padre. In un altro la assistente sociale che ha richiesto, ottenuto e attuato l’allontanamento del minore di tre anni alla madre (poi dichiarato illegittimo in quanto immotivato) era cugina del padre. In seguito tale assistente sociale e’ stata arrestata per altri casi analoghi.  Quasi mai  i casi di conflitto di interesse attenzionati sono stati  considerati dai tribunali.

• Le relazioni appaiono in modo evidente sbilanciate a favore del padre, anche quando si e’ manifestato violento durante la CTU (aggressioni dinanzi o direttamente verso il CTU, uso di turpiloquio ecc.), ed a sfavore della madre. 

Gli argomenti utilizzati per sminuire la capacita’ materna sono o del tutto destituiti di fondamento, o fuorvianti il contenuto di documenti e/o delle affermazioni e dei  comportamenti, in senso nettamente contrario. Es. una mamma e’ stata  ritenuta simbiotica e dunque inadeguata perche’, durante le operazioni peritali, si rivolgeva al figlio di un anno e mezzo con «la vocina» , mentre fu ritenuto idoneo il padre che non riusciva a comunicare con il bambino. In molti casi  fu del tutto ignorato da CTU e ss il minore che, tornando dalle brevi visite paterne di circa due-tre ore, presentava  lividi, ferite, malessere, raccontando maltrattamenti e in vari casi anche   masturbazione compulsiva, arrossamenti genitali e anali. In un caso, analogo a molti altri,  venne affermato dai servizi sociali, nonostante prove contrarie, che la mamma si fosse allontanata dalla citta’ durante le vacanze natalizie, per tornare nel proprio paese di origine a circa 600 km di distanza, senza aver preso previ accordi con il padre e con gli stessi servizi sociali. La mamma, accusata di sottrazione di minore, e’ stata condannata nonostante evidenti prove contrarie all’assunto accusatorio e nonostante gravi contraddizioni delle testimonianze e delle dichiarazioni di chi l’ha denunciata. In altro caso la CTU e l’assistente sociale ritennero che un bambino di 8 anni, rimasto vittima di un incidente stradale causato da un automobilista estraneo, avesse «manie di suicidio» : cio’ al fine di poter affermare  una diagnosi di disagio psicologico e rafforzare la richiesta di allontanamento materno. In una  CTU e’ stato relazionato che il bambino, «probabilmente psicotico e scollato dalla realta’», per tutto il tempo dell’incontro peritale, circa un’ora, avesse sostenuto con la CTU di essere un «agente segreto». In realta’ andando a verificare la registrazione audio  si evidenziava come fosse stata la CTU a chiedere al ragazzino se gli piacessero i film di spionaggio ricevendone una breve risposta.

Innumerevoli sono gli esempi che possono essere tratti dagli 800 casi raccolti.

•Le relazioni CTU e degli incontri peritali in quasi tutti questi casi sono state contestate dalla difesa legale delle madri, in quanto viziate di nullita’, perche’ non corrispondenti a quanto detto/avvenuto o perche’ fuorvianti o in quanto violative del contraddittorio. Tuttavia le istanze sulla  nullita’ delle CTU sono state rigettate, o ignorate, anche quando le affermazioni/argomentazioni materne siano state comprovate da registrazioni audio o altre prove. 

•In vari  casi le mamme hanno presentato querela o esposti per frode processuale, falso ideologico ecc. contro i CTU, hanno effettuato segnalazioni all’Ordine degli Psicologi ed al CSM. Invano. 

Rari sono stati i rinvii a Giudizio di alcune CTU querelate.

•L’ascolto giudiziale dei minori è stato evitato, almeno fino ai 15 anni e talvolta anche oltre.  L’ascolto viene spesso preceduto da CTU squalificanti la credibilita’ del minore. 

 • Le relazioni di CTU, diagnosticanti la Parental Alienation o manipolazione/intrusivita’/simbiosi / malevolenza materna ecc., sono state sempre puntualmente utilizzate in sede penale per ottenere l’archiviazione delle denunce di DV/Abusi o proscioglimento del padre imputato.

•Dall’analisi degli 800 casi e’ risultato che i procedimenti giudiziali civili di affido hanno in media una durata di 8-9 anni e possono durare  anche fino al compimento dei 15-16 anni dell’ultimo figlio minore coinvolto. Quindi tali procedimenti possono durare anche 15 o 16 anni. Quando il minore ha problemi cognitivi (autismo ecc.) il procedimento va ben oltre la maggiore eta’. 

* Nei casi di abuso sessuale raccontato dal minore, i procedimenti sono molto piu’ brevi perche’ velocemente si arriva all’allontanamento drastico materno, anche solo in 10 mesi un anno e comunque sempre prima dell’inciente probatorio del minore. 

L’allontanamento o madrectomia prosegue per anni. Prevede l’annullamento drastico di ogni rapporto con la parentela materna e le amicizie pregresse. Per anni. I contatti con la mamma vengono limitati a due al mese, di un’ora ciascuno e strettamente monitorati (condizionati in molti casi)  da un educatore o un assistente sociale. La mamma viene redarguita se esprime parole di affetto al bambino, se gli chiede come sta, se gli chiede cosa fa in casa famiglia o a casa del padre e per ogni atteggiamento di cura. Rimproverata se gli chiede conto dei lividi che vede o delle occhiaie o del malassere fisico evidente del bambino. Anche solo se gli chiede come va a scuola (spesso fino a qualche anno fa al bambino veniva fatta cambiare regione e anche la scuola, pur di allontanarlo dalla madre).  Facilmente le madri puo’ essere privata delle telefonate quindicinali di 15 minuti e monitorate  concesse loro per sentire il figlio  o private degli stessi incontri protetti.  IL bambino viene spesso privato anche dello sport prima praticato , anche quando sia stato svolto a livello agonistico ed anche se il minore  abbia conseguito risultati eccellenti e prospettive di ingresso nella nazionale. Lo sport precedentemente praticato viene sostituitoda altro. Le mamme vengono escluse anche dalle chat dei genitori dei bambini di scuola. Vengono allontanate da tutti (segno che probabilmente si chiede alla scuola di tenere a distanza la mamma). L’allontanamento prosegue   fino a che il bambino risulti del tutto distaccato affettivamente dalla mamma, scisso o abbia addirittura raggiunto un ingiustificabile comportamento oppositivo e colpevolizzante la mamma (il che fa presumere che i bambini possano subire delle pressioni tese a colpevolizzare le mamme). Gli incontri vengono spesso cambiati di giorno ed orario per esigenze del padre o del servizio: cio’ implica che le madri non infrequentemente perdano il lavoro.  Mentre quando sono i padri ad essere monitorati nei loro incontri siconsatta un atteggiamento rilassato e disponibile alle richiesta, viceversa lo stesso non accade con le mamme.  

Nei casi di denunce per abuso sessuale  le madri ed i minori coinvolti subiscono il trattamento piu’ coercitivo di annientamento delle relazioni ed i maggiori danni psicologici e fisici.

* Nei casi di violenza domestica  e “rifiuto” (ossia paura)  costante del minore, l‘allontanamento puo’ avvenire anche dopo circa 6-8 anni dalla denuncia e dall’avvio della separazione/processo di affido del minore, nonostante il rinvio a Giudizio ottenuto e persino la condanna nel frattempo raggiunta: cio’ avviene   anche quando inizialmente durante  il primo ed il  secondo anno dall’avvio del processo civile la mamma  abbia ottenuto  l’ affido esclusivo del minore, l’allontanamento del padre con  sospensione degli incontri col minore (che tuttavia nel giro di sei mesi vengono ripristinati). Se la mamma nel prosieguo dei processi infatti non collabora attivamente al ripristino degli incontri protetti, poi degli incontri liberi, ai percorsi di genitorialita’ ed alle educative – nonostante la paura ed i racconti persistenti del minore circa nuovi atteggiamenti paterni ricattatori o violenti –  dimostrandosi “non collaborativa” alla attuazione della bigenitorialita’, viene lei stessa percepita da assistenti sociali e psicologi ed educatori come genitrice inadeguata. Gli atteggiamenti coercitivi  e aggressivi o manipolatori del padre violento, pur evidenti e attuati dinanzi gli operatori, vengono negati o sminuiti, non relazionati dai servizi sociali. Le posizione si ribaltano totalmente: la vittima diventata carnefice e viceversa.

I percorsi per gli abusanti, validi per la sospensione condizionale della pena, sono in vari casi risultati utili ai medesimi per ottenere nuovi inontri o la liberalizzazione di essi.

In un caso di abuso su minore, gli incontri con il padre gia’ condannato per abuso sessuale sulla figlia  sono continuati per anni nonostante le denunce e nonostante durante gli incontri la bambina venisse costretta a sedersi sulle gambe del padre, nell’indifferenza dell’assistente sociale presente. La bambina ha continuato a rispettare gli incontri “protetti” fino ai 12 anhni, quando ha iniziato a rifiutarsi . Da quel momento la madre, prima valutata come “adeguata” in quanto rispettosa delle esigenze di bigenitorialita’ della bambina, e’ stata relazionata dai ss come ostativa ed ha riferito di aver subito minacce di allontanamento, che tuttavia sono state evitate grazie al fatto che nel frattempo la sentenza di condanna per abuso sessuale e’ stata confermata dalla Cassazione.

 • Nei casi di violenza domestica  le CTU effettuate sono piu’ di una e possono arrivare anche a 3 o 4 CTU espletate nel corso di 10 anni. 

• L’unico modo suggerito/considerato (dal tribunale)  per rivedere la decisione di allontanamento materno  sembra essere infatti quello di effettuare una nuova CTU di revisione o “aggiornamento”, spesso svolta dallo stesso professionista che ha svolto la prima CTU. Nei casi esaminati non e’ mai accaduto che un secondo CTU smentisse il primo, anche se avesse errato platealmente.

•Nei casi raccolti non raramente gli stessi avvocati – coloro che hanno difeso  efficacemente  la mamma ed il minore, anche con querele e lamentando i conflitti di interesse – sono stati intimiditi tramite denunce.

In vari casi si e’ constatato che i legali delle mamme hanno evitato  di depositare in giudizio (penale e civile) le nuove prove della violenza paterna, in un caso anche  la querela e la richiesta di ammonimento presentate dalla nuova ex fidanzata del padre violento con nuove prove di violenza e soprattutto la confessione scritta  del padre che ammette di manipolare ed usare le stesse prassi giudiziarie per «punire» la mamma protettiva, mirando solo ad allontanarle la figlia o fare apparire la donna inadeguata. 

Non raramente le madri sono state persuase dai loro legali a ritirare le querele per dimostrare la collaborativita’ e disponibilita’ verso la bigenitorialita’. Il ritiro delle denunce non le ha comunque sottratte alla gogna processuale finalizzata alla riconnessione del bambino con il padre, anche quando questi fosse fortemente inadeguato.

• In alcuni casi le CTU non si sono interrotte nonostante la mamma, ammalatasi nel frattempo di cancro, fosse sottoposta a terapia chemioterapica, con effetti devastanti, e nonostante specifica istanza. I un caso la mamma e’ deceduta durante le operazioni peritali. In un altro caso successivamente.

L’atteggiamento degli operatori dei tribunali (Giudici, servizi sociali, curatori speciali per il minore  e CTU) lamentato dalle mamme e’ stato di anaffettivita’, incompetenza, pregiudizio.

Centinaia le donne che si sono rivolte a Maison Antigone lamentando che si fossero sentite “abbandonate”  dai legali dei centri antiviolenza (cio’ coincide con le relazioni degli stessi centri antiviolenza che dichiarano di avere rarissimi asi di allontanamento dei minori dalle madri e tuttavia ammettono che in molti casi da essi trattati si arrivi all’affido condiviso del minore).

In vari casi le madri hanno riferito e dimostrato con documenti circa il comportamento del loro CTP che ha preteso di dire al Giudice che il minore, pur probabilmente abusato dal padre, dovesse comunque continuare a frequentarlo “per il suo miglior interesse”, perche’ sarebbe stato per il minore  – a suo dire – piu’ dannoso perdere il contatto paterno.

In due casi i minori, entrambi allontanati dalla madre e collocati presso padri accusati di inadeguatezza genitoriale dalle donne, sono entrati in coma o hanno riportato gravi conseguenze sulla loro salute, perche’ non curati adeguatamente per  patologie infiammatorie.

Raramente le mamme ottengono la revisione del provvedimento di allontanamento in Corte di Appello. Quando la Corte non intende entrare nel merito emette provvedmenti intendendo come inammissibili” i reclami depositati contro i provvedimenti di allontanamento del minore, in quanto “termporanei” e cio’ nonostante una sezioni unite e la stessa Cartabia abbia chiarito che tali provvedimenti siano sempre reclamabii, anche quando termporanei.

Nonostante la Commissione Femminicidio abbia appurato che il 96% dei provvedimenti di affido non tengano in considerazione la violenza domestica, sono rare  le ordinanze  di Cassazione che hanno visto dare ragione alle mamme esprimendosi contro tali allontanamenti (trattamenti di reset cosi come indicati nella riforma del 2018 ddl Pillon e collegati): la 7041/2013, la 13274 del 2021 (che tuttavia non ha comportato affatto l’immediato rientro della bambina nella casa materna), la 9691 del 2022 (cd sentenza Massaro) a fronte di molte piu’ numerose ordinanze che hanno invece confermato la presunta legittimita’ dell’allontanamento dei minori dalle loro madri per essere riavvicinati ai padri rifiutati.

Conseguenze sulla salute:   Tutte le mamme ed i figli minori sottoposti alle prassi giudiziarie distorsive e coercitive descritte (CTU, incontri protetti, corsi alla genitorialita’, sradicamento dalla madre ecc.), hanno progressivamente maturato malesseri psicologici e somatici ingravescenti: le mamme hanno risposto anche a sondaggi nazionali effettuati da Maison Antigone tra il 2019 ed il 2022,  a tal proposito, lamentando sempre piu’ gravi  stati di ansia, attacchi di panico, problemi cardiaci, depressione, insonnia, insorgenza di patologie autoimmuni, in alcuni casi pensieri suicidi e cancro. I minori presentano analoghi disturbi, aggressivita’ o chiusura, enuresi notturna e, in caso di reset, scissione e distacco emotivo dalla mamma.

Business Tali lunghi procedimenti di affido comportano esborsi economici notevoli per le madri – che arrivano a pagare fino ai 250.000-300.000 euro per onorari di avvocati, CTP, percorsi alla genitorialita’ privati, spese legali ecc.- ma anche per lo Stato, con notevoli danni erariali.

•Oltre il 90% delle madri coinvolte in queste prassi giudiziarie violente e costose risultano possedere  madri  notevole  capacita’ economica, provviste di Laurea, spesso con Master o Dottorato, imprenditrici, professioniste: tra queste non raramente vi sono avvocate, psicologhe, assistenti sociali, molte insegnanti ed infermiere, medici, professoresse universitarie e persino Magistrate.

Quasi tutte loro dopo circa tre-quattro anni dall’avvio del processo iniziano a perdere pr

ogressivamente e in modo grave le loro capacita’ professionali, economiche.

P.S. tutto quanto sopra scritto e’ supportato da innumerevoli atti giudiziari.

Avv. Michela Nacca

Presidente Maison Antigone

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GLI STEREOTIPI CHE SALVANO L’ABUSANTE

19 Dicembre 2022 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

https://www.ansa.it/…/assolto-per-molestie-alla-moglie…

https://www.open.online/…/firenze-38enne-assolto…/

Da quando la psicologia e psichiatria forense sono entrate nei #tribunali, sembra che i #Giudici abbiano perso l’orientamento giuridico e così giustificano e derubricano qualunque REATO…
ah NO…scusate…NON QUALUNQUE REATO…
SOLO QUELLI COMMESSI IN FAMIGLIA o in relazioni affettive
Ossia quelli rigorosamente agiti DA UOMINI CONTRO LE DONNE…e contro i BAMBINI OVVIAMENTE!
Ma allora a questo punto siate coerenti e non discriminanti:
liberate i #boss al 41bis,
i #ladri, i #truffatori, i #killer, i rapinatori, gli usurai,
i bancarottieri fraudolenti e gli #stupratori (ah no…questi sono già liberi grazie alla sospensione condizionale offerta dal celebrato Codice Rosso ed ancor piu’ dalla Riforma Cartabia!).

Chiudete direttamente le #carceri e bruciate il #codicepenale e quello di #procedurapenale.
Licenziate TUTTI ma proprio TUTTI i #poliziotti e #carabinieri, nonché in primis i #Magistrati penali: GIP, GUP, PM, Giudici…TUTTI!
Che senso ha il loro ruolo se tutto può essere giustificato riconducendolo a traumi infantili o stati d’animo del momento?

Chiudete i #centriantiviolenza (ah si…questi già ci state provando da un pezzo!) ma anche i centri anti usura e antiracket.
Smettetela di fare #convegni, #seminari e #formazione sull’ordinamento penale e la Giustizia né sui #DirittiUmani e sulla violenza alle donne e minori!

E SMETTETELA ANCHE DI CELEBRARE IL 25 NOVEMBRE OGNI ANNO!
E poi siate ONESTI e COERENTI e dite alle #vittime di non contare sullo Stato né nella propria difesa né in quella altrui né nella Giustizia.
Perché non siamo più uno Stato di Diritto!

Perché OGNI criminale in fondo ha una storia infantile e giovanile di deviazione che lo ha portato ad agire un comportamento gravemente antisociale…ed ognuno di noi conosce stati emotivi eccessivi

Eppure ciò non vuol dire che non potesse agire diversamente…volendo!

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Report di 800 casi inviato all’ONU

15 Dicembre 2022 | Michela Nacca

Abbiamo finito ora di trasmettere a @UNSRVAW

Un Report in cui abbiamo chiesto che siano le #vittime quelle ascoltate.

Ossia:

1. 6 ex #minori oggi pronti a rendere le loro testimonianze (gli altri sono disillusi e totalmente sfiduciati verso le istituzioni)

2.le madri, con i loro figli, vittime di allontanamenti illegittimi.

3. le madri e i minori Vittime di prassi processuali stalkerizzanti

4. le vittime di frodi processuali

5. Le vittime di RESET di Stato

6. Le madri vittime di sradicamenti di figli piccoli MAI RIMARGINATI

7. Madri e minori vittime di un sistema che le ha COSTRETTE a mediare e scendere a patti con uomini PERICOLOSI esponendo i loro bambini e se stesse ad altri abusi.

Abbiamo consegnato un #Report dettagliato su 800 casi processuali analizzati e classificati.

Di cui :

5OO casi di vittime di DV e fra questi 36 casi di abusi sessuali su minori

300 casi in cui le strategie coercitive, in assenza di DV o abusi su minori, sono state finalizzate ad ottenere meramente la collocazione paritaria alternata in assenza di adeguate circostanze di benessere per i minori.

+ 50 relazioni dettagliate su 50 casi emblematici, tra cui le 6 relazioni di ex minorenni.

Maison Antigone c’è… SEMPRE!

❤️

https://www.ohchr.org/…/call-inputs-custody-cases…

#UE#maisonantigone#violenzaistituzionale#violenzapaterna#resetdistato#levittimeparlano#alienazioneparentale#bambini#vittime#tribunale#unlibropernatale#JunkScience#unsrvaw

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Il vizietto di parlare al posto dei minori

3 Dicembre 2022 | Michela Nacca

Lynn Steinberg è la psicologa che gestisce un centro di reset americano dove sono stati condotti Maya e Sebastian, due fratelli adolescenti, presi di forza dalle ffoo contro la loro volontà.
Due criminali?
No…solo due fratelli che si rifiutano di convivere con uno dei due genitori.
Ovviamente il motivo negli atti processuali non si conosce, perché irrilevante per la pseudoteoria Alienazione Parentale e per il “principio” della bigenitorialita’.

A chi chiede di loro, la Steinberg sui social ha risposto FACENDO FINTA di essere Maya…

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La sclerosi multipla puo’ essere correlata a traumi e maltrattamenti fisici e psicologici.

29 Novembre 2022 | Michela Nacca

È UNA QUESTIONE DI SALUTE!

Gli #ACE (Adverse Childhood Experiences) ossia i traumi, gli abusi e le violenze fisiche e psicologiche subite da bambini, sembrerebbero correlati allo sviluppo della sclerosimultipla: lo rivela uno studio norvegese protratto per 9 anni e condotto da numerosi autori e autrici: Karine Eid, Torkildsen O., Aarseth J., Bhan A., Celius E., Cortese M., Daltveit A., Holmoy ecc.ecc.

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L’umiliazione come metodo pedagogico?

25 Novembre 2022 | Michela Nacca

L’umiliazione come fattore di crescita per i ragazzi” e’ quanto ha affermato il Ministro Valditara suscitando notevole sconcerto.

v. in seguenti link e video “L’umiliazione come fattore di crescita per i ragazzi”: l’ultima (incredibile) uscita del ministro dell’istruzione Valditara – Video – Il Fatto Quotidiano

v. analisi di Carlo Caselli in Valditara parlava di ‘umiliazione’: un lapsus. Ma dopo l’episodio della preside parlerei di coazione a ripetere – Il Fatto Quotidiano

Come se la umiliazione potesse annoverarsi realmente come metodo pedagogico.

Eppure questo corrisponde allo stesso criterio di valutazione che viene usato nei Tribunali.
Solo che nei tribunali la chiamano più ipocritamente “RESILIENZA“. Resilienza da cosa? dalla violenza, da un genitore coercitivo e umiliante o da uno Stato altrettanto coercitivo e umiliante!

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Sondaggio internazionale promosso da Maison Antigone con Universita’ di Ottawa

12 Ottobre 2022 | Michela Nacca

OCCASIONE UNICA PER FAR EMERGERE IN MODO MASSICCIO – A LIVELLO INTERNAZIONALE E ACCADEMICO – LA VIOLENZA ISTITUZIONALE ITALIANA!

👉Se siete state #vittime di #Violenza domestica fisica o psicologica, di controllo coercitivo ecc., ma nei #tribunali siete voi quelle accusate di essere madri #alienanti, #ostative, #simbiotiche, #intrusive, #manipolatrici ecc ecc

contattateci sulla seguente mail:

maisonantigone.ricerca@gmail.com

Vi daremo indicazioni per partecipare al #sondaggiointernazionale

Maison Antigone ha collaborato alla elaborazione del Sondaggio internazionale realizzato da numerosi centri universitari internazionali, con cui da anni ci confrontiamo e lavoriamo a stretto contatto. Verra’ somministrato a novembre in contemporanea con decine di altri Paesi occidentali, martoriati anch’essi dalla distorsione della Giustizia dovuta a pseudoteorie discriminanti le donne ed i minorenni (Pas/Alienazione Parentale, Sindrome della Madre Malevola ecc.).

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Intervento di Giuliano Amato alla Presentazione del Report della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio

11 Giugno 2022 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

11 giugno 2022

Si riporta  la dattiloscrittura dell’ intervento di Giuliano Amato a Palazzo Madama, alla presentazione della Relazione sulla vittimizzazione secondaria subita da madri e minori, spesso gia’ vittime di violenza, dell’aprile 2022 e redatto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicio e altre forme di violenza di genere.

Un intervento importante che spazia contro le presunzioni legislative, a favore dell’accertamento giudiziale dei fatti effettuato caso per caso, contro gli stereotipi culturali che animano inconsapevolmente il nostro immaginario e modo di pensare, anche quello dei Giudici e di leggi che mantengono il predominio maschile, determinando errori giudiziari gravissimi e rivittimizzazione di donne e minorenni. Un intervento che termina parlando di formazione giuridica ma soprattutto di formare persone con coscienza. Attribuendo alla scuola il compito di formare le nuove generazioni di mariti e partner non violenti.

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Palazzo Madama – Sala Koch – Intervento di Giuliano Amato alla Presentazione della Relazione “La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilita’ genitoriale ” (Doc. XII bis n.10) della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio nonche’ su ogni forma di violenza di genere

Giuliano Amato : “Sono un po imbarazzato ad essere qui , perche’ mi porto sempre dietro in questi mesi il Presidente della Corte Costituzionale…

e quello che sento qui non so se lui lo pensa…

lo penso io a prescindere

Anche se molto l’ho imparato dal mio lavoro all’interno della Corte Costituzionale dove, devo dire in questo guidato da Giorgio Lattanzi prima ancora che fosse Presidente, ho sviluppato la mia ostilita’ alle presunzioni che prendono il posto dell’accertamento del Giudice stesso.

Tanto e’ vero che nei miei primi interventi a Corte , facevo delle giravolte retoriche attorno al 133 (articolo della Costituzione)che io consideravo la Grund Norm del nostro Ordinamento, che mi derivava dalla profonda convinzione – ve lo devo dire, che tanto alla mia eta’ posso dire tutto quello che mi pare – che insomma, che in Odissea nello Spazio la conquista della civilta’ e’ la scoperta che un osso puo’ diventare uno strumento per migliorare le proprie capacita’ di intervento sulla realta’ , ma al di la’ di questo, nell’organizzazione sociale la vera e piu’ cruciale conquista civile e’ stata inventare un sistema giudiziario attraverso il quale si possano ricostruire i fatti e stabilire chi ha ragione e chi aveva torto , ristabilire diritti violati, risarcire chi e’ stato violato.

Al fondo questo contribuisce alla coesione sociale, all’essere societa’ .

Ben piu’ di quello che facciamo in aule come questa qua!

Perche’ e’ a quel punto che raggiungi l’essere umano, lo fai sentire partecipe oppure rigettato.

Ecco… e’ cruciale che ci sia qualcuno che esiste perche’ io possa andare da lui o da lei per sapere se mi tocca davvero qualcosa o se sono io che ho sbagliato.

Ecco, di qua l’idea che le presunzioni legislative non possono sostituire l’accertamento del Giudice.

Mai consentire questo. E abbiamo fatto molto lavoro , a volte andando anche parecchio in la’, ma sempre per consentire che poi caso per caso il Giudice possa valutare.

Ecco, l’amara scoperta che si fa lungo questo lungo percorso e’ che – saltando i tempi storici e facendo il film come gia’ e’ stato fatto – tu ti accorgi che non e’ una presunzione legislativa ma e’ uno stereotipo culturale (quello) che sta nella testa dell’interpretequello che porta a non vedere i fatti, ma a vedere nei fatti la conferma del tuo stereotipo… E che il tuo vero problema non e’ piu’ la presunzione legislativa ma e’ esattamente quello stereotipo.

Ecco, oggi alla Corte Costituzionale noi ricorderemo l’altro evento che, oltre al mio compleanno, avvenne il 13 maggio.

E’ una coincidenza del tutto casuale, il 13 maggio del 1960 e’ la data della sentenza che apri finalmente alle donne le porte delle attivita’ pubbliche , delle mansioni pubbliche dalle quali la legge le escludeva.

In un bellissimo podcast che ha fatto una mia collega Giudice, ascoltate il podcast cosi saprete chi e’, parte nel rievocare quella sentenza, dal constatare che sul piano legislativo i requisiti per l’accesso al pubblico impiego continuavano ad essere la razza ariana, il sesso maschile e l’iscrizione al partito. Almeno il sesso maschile a quel punto spari.

Ora nella vita delle prime donne che si trovarono a fare i Giudici , cio’ che ebbero davanti furono gli stereotipi e fu cambiando gli stereotipi che cambiarono giurisprudenza.

C’e’ una ordinanza di Gabriella Luccioli del 1975 ricordata da lei nel suo bel librino sulla sua esperienza, in cui lei dice che si trova davanti al caso di separazione con una giurisprudenza precedente, la quale stabilisce che la casa ovviamente rimane al marito perche’ essendo lui il capofamiglia e’ per natura quello che ha titolo alla casa e quindi lei viene espulsa. Lei con quella ordinanza cambia questa giurisprudenza ma non cambia una virgola di cio’ che stava scritto nelle disposizioni. Quindi qua il Giudice poteva accertare ma l’accertamento era figlio dello stereotipo.

Ma insomma andiamo alla giurisprudenza piu’ famosa della Corte Costituzionale… insomma… l’adulterio della donna, punito solo lui come reato mentre il maschietto solo in caso di concubinato che destava pubblico scandalo poteva essere raggiunto penalmente.

Beh insomma…

C’e’ uno stereotipo che guida la prima sentenza, quella del 1961: l’adulterio della donna offende l’unita’ familiare e quindi l’articolo 29 (della Costituzione) copre la discriminazione fra i sessi ai fini della punizione di quel reato.

Nel 1968 anticipando il movimento femminista la Corte dice che l’unita’ familiare e’ offesa dalla discriminazione.

Ecco. Questo e’ il terreno vero su cui ci troviamo a muoversi. Quello del rimuovere gli stereotipi, che non esistevano soltanto allora , hanno continuato ad esistere.

E gli stereotipi relativi alla supremazia maschile continuano , ne sono prigioniero ancora io nella mia stessa esperienza, senza rendermene conto, perche’ erano entrati in me, avevano fatto parte della mia formazione personale.

Ma vi faccio un altro piccolo esempio, sempre per restare nel giuridico: la stessa storia del cognome – che poi la sentenza, alla fine…. questa ultima…. io la devo molto a Emanuela Navarretta, ottima civilista ma anche donna, perbacco e questo ha contato- perche’ se vi ricordate – vi faccio perdere un secondo ma saro’ breve – il caso era nato da un giudizio incidentale nel quale si era lamentato che l’articolo 262 sul riconoscimento non prevedesse che con l’accordo dei coniugi si potesse attribuire questo o quel cognome e per decidere su questa ordinanza di rinvio noi abbiamo sollevato davanti a noi stessi la questione del patronimico come default .

Vi faccio notare che anche all’interno della Corte si e’ messo in dubbio sulla base dei precedenti che la questione che veniva proposto di sollevare fosse effettivamente pregiudiziale rispetto a quella dell’ordinanza di rinvio, perche’ in quella sede l’autosollevazione in base ai precedenti e’ consentita solo se e’ pregiudiziale per risolvere l’altra. L’argomento per convincere che lo era lo ha tirato fuori Emanuela, ma cosi …con assoluta spontaneita’ … “ma che accordo e’ un accordo che, se non si fa, ha ragione lui?” Questo…questo era…questo era…perche’ noi in ogni caso avremmo potuto scrivere che con loro accordo si poteva dare cognome di lei o entrambi i cognomi eccetera ma se non si raggiunge l’accordo e rimane ferma la disposizione per cui allora comunque il figlio assume il cognome del padre …e questo e’ un ricatto che incombe sulla donna …e lui e’ tutto tranquillo, perche’ se non si trova l’accordo, e’ sicuro che il cognome e’ suo.

Quindi e’ pregiudiziale ma era lo stereotipo che impediva ad alcuni di vederlo e c’e’ voluta una Giudice donna per far notare nel modo piu’ semplice possibile: “ma che accordo era un accordo tra due persone che e’ alle spalle e da ragione a lui se l’accordo non c’e’?”

E’ chiaro che manca la “parita’ delle armi“, direbbero a Strasburgo, nel raggiungere l’accordo.

Ho sentito molto di questo in tutta la vicenda d cui voi qua vi siete meritoriamente occupate.

Questa cosa che, comunque, l’ideale e’ comunque la bigenitorialita’ . Se i due sono in disaccordo tant’e’ che si separano, l’importante e’ metterci sopra un accordo e allora di sicuro si e’ realizzato un buon risultato. Questo e’ lo stereotipo sovrapposto ai fatti…(lo stereotipo) che ignora i fatti…

Quale accordo e’ possibile – per questo ho citato la faccenda del cognome – tra due, uno dei quali ha sempre , continua ancora ad esercitare violenza , non necessariamente estrema, sull’ altro?

Quale garanzia che questo accordo rifletta davvero quella volonta’ condivisa, a cui le vicende familiari dovevano essere affidati fin dal 1975 ?

E perche’ la bigenitorialita’ e’ sempre meglio?

Lungi da me dire che il padre …pero’ vorrei capire perche’ “sempre”…perche’ in tutte le situazioni…perche’ a prescindere dai fatti… perche’ anche quando il bambino ha paura del padre… ci va solo perche’ ha paura e non lo vuole vedere…

Di qua il 133, dico io! Il Giudice che accerta.

Il Giudice che accerta puo’ essere conseguito molto con le riforme che voi avete proposto e con quanto diceva Marta poco fa, la Ministra della Giustizia.

Mi e’ difficile…e’ come se chiamassi mia figlia “Ministra”…eh beh..lei ha l’eta’ per essere mia figlia…

Infatti mi ha sempre considerato un po’ uno zio…e va bene cosi.

E’ vero. L’articolo 31 , la Convenzione di Istanbul e’ come se non ci fosse…e invece c’e’!

E l’articolo 31 dice, e lo dice esplicitamente, che le violenze pesano in questi Giudizi attinenti ai minori e quindi e’ sacrosanto prevedere che gli stessi articoli del codice civile che toccano la materia, come voi proponete nelle conclusioni, facciano entrare la violenza.

Diventera’ difficile a quel punto fare quel tipo di indagine che oggi chiaramente dalla relazione risulta essere prevalente. Ed e’ giusta l’osservazione che e’ tutta bloccata sul presente, su quei due che sono venuti li e che alla fin fine io devo mettere d’accordo il piu’ possibile anche sulla gestione dei figli, poi si separino pure ma intanto io li ho messi d’accordo.

Insomma ecco…sfuggire a questo giudizio schiavo del presentismo e riportare nel presente e nel futuro cio’ che quel passato di violenza testimonia e purtroppo promette anche per il futuro.

E poi anche le altre modifiche prima prospettate possono concorrere a questo. E’ importantissimo il coordinamento tra il civile e il penale.

Se posso ricordare un’altra sentenza che io mi sono trovato davanti…l’abbiamo fatta e io mi domandavo in che mondo stiamo vivendo… la Corte ha giustamente stabilito che fosse incostituzionale privare della possibilita’ di partecipare alla assegnazione di alloggi popolari , di alloggi diciamo di affitto, affitto controllato, una persona gia’ condannata da reati di violenza o altri – e questa sarebbe stata la ragione per la quale sarebbe stato escluso – quando avendo avuto l’affidamento condiviso dei figli, in assenza di una casa non sa dove tenerli.

E come e’ stato possibile che questo condannato per violenza – tanto e’ vero che lo Stato gli toglieva il diritto di ottenere una casa – gli da il diritto di allevare i figli?

Ma comunque io non avevo il problema davanti del come mai (quest’uomo) aveva l’affidamento condiviso. E quindi abbiamo detto “e’ incostituzionale che non abbia la casa, almeno li porta in una casa eccetera”. Questo fara’…

Pero’ una cosa ho imparato in questi anni

Ho imparato che noi con le norme giuridiche piu’ di tanto non riusciamo ad andare.

Se queste cose non entrano nella coscienza , queste cose non funzioneranno mai

E mentre tu parlavi Marta e dicevi che Giorgio si occupi della formazione dei mag…ma fallo eccetera eccetera… io pensavo tra me “ma una scuola per formare i mariti non la faremo mai perche’ e’ li il ero problema assai serio“.

Ora la scuola per formare i mariti non la possiamo fare … pero’ la scuola la abbiamo e intanto e’ li che questi ragazzi devono imparare a cogestire il mondo insieme alle donne e a gestire se stessi anche in funzione di questo rapporto paritario, cosa che non stanno imparando e che crea infiniti problemi.

E’ un grande lavoro per la scuola e per tutti noi per gli anni a venire, per quel po’ che li potro’ ancora vivere vorrei prendere parte.”

V. Il video al seguente link https://webtv.senato.it/4623?video_evento=240595 

articolo gia’ pubblicato in https://studiolegaledonne.webnode.it/l/intervento-di-giuliano-amato-alla-presentazione-del-report-della-commissione-parlamentare-di-inchiesta-sul-femminicidio/

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E

La nostra storia

4 Maggio 2022 | Michela Nacca

in costruzione…

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Intervista a Paese Roma Giada Giunti

12 Febbraio 2022 | Michela Nacca

Il 12 febbraio 2022 rilasciamo una intervista a Paese Rosa Giada Giunti

https://www.paeseroma.it/attualita/2022/02/12/avvocata-michela-nacca-condanne-dalla-cedu-e-questa-la-protezione-per-mamme-e-bambini-vittime-di-abusi/

ecco il testo

“Un’altra sentenza della Corte Europea condanna l’Italia per il mancato ripristino delle relazioni padre figlio...ma! A leggere bene la sentenza  si scopre che anche questo bambino – come in molti altri precedenti –  decisamente e permanentemente ha rifiutato per lunghi anni  i contatti con il padre a causa della propria invincibile PAURA, legata a ricordi di  abusi sessuali paterni, denunciati ma non presi in seria considerazione e dunque presto archiviati” è quanto commenta l’avvocata Michela Nacca, presidente di Maison Antigone.

Ed aggiunge “ in definitiva la CEDU imporrebbe alle istituzioni italiane una coercizione dell’amore e  della relazione indipendentemente dalla paura, dalla volontà e dalla libertà del bambino?

Ci piace porci e porre domande e dunque anche oggi  chiediamo:

Come mai la CEDU giudica in contumacia delle altre controparti, ossia non ascoltando le ragioni del minore o ex minore e della madre?

Come mai la CEDU non si interroga mai e minimamente, né sembrerebbe  essere sollecitata a farlo dai legali italiani,  sull’effettivo ascolto giudiziale del minore? scoprirebbe che è sempre mancato, negato, svilito  o inadeguato (in quanto delegato, non video registrato, non condotto con le dovute garanzie, non aderente ecc ecc)

Perché la CEDU non si interroga sulle motivazioni profonde di quel rifiuto del figlio, ossia i motivi della sua PAURA?

Perché la CEDU non si interroga, o non è interrogata né sollecitata a farlo,  sulle continue archiviazioni delle denunce per abusi incestuosi, in Italia, in assenza di serie indagini con intercettazioni e sequestro di pc e cellulari?

I rappresentanti legali dell’Italia dinanzi la CEDU  espongono tutte le argomentazioni possibili? conoscono o vogliono conoscere le argomentazioni delle vere controparti per esporle alla CEDU?

O no?

Come mai  la CEDU non si interroga sul perché questi casi derivano  spesso da allontanamenti cautelari dovuti a denunce per abusi sessuali paterni, sulla base dei racconti degli stessi bambini?

Come mai queste denunce  vengono  fin troppo facilmente archiviate sostenendo siano “pretestuose”, spesso senza neppure l’ascolto del minore, considerato non capace a prescindere e con 1000 pretesti imbavagliato?

Come mai  questi racconti di abuso risultano troppo spesso sviliti con una diagnosi di “simbiosi materna” (ex Pas)?

Come mai la CEDU ed i rappresentanti legali dell’Italia non si interrogano sul perché non vengano mai disposte serie indagini, dalle Procureattraverso intercettazioni ambientali, perquisizioni ed il sequestro di pc e cellulari?

Se lo facessero magari riuscirebbero a capire come mai ciò che non è stato ritenuto sufficiente ad una condanna ( in base al principio in dubio pro reo) lo sia stato in ambito civile per proteggere il minore.

E come mai li dove sono stati fatti studi specifici (Australia  Francia e Brasile) è emerso che quasi tutte le denunce delle madri  per abusi incestuosi paterni sui figli minori  vengono archiviate, giungendo a condanna meno dell’1% di esse? E che ciò avviene  proprio grazie alle strategie processuali ed  ai pregiudizi instillati e rafforzati grazie a diagnosi di  “simbiosi” (ex Pas) ed alla costante tendenza dei tribunali, delle Procure e delle ffoo a considerare le denunce materne come inveritiere a prescindere da tutto? A prescindere anche dai racconti chiari dei bambini, dalle ecchimosi e dalle lesioni? Anche a prescindere dai pur presenti tipici sintomi di abuso sessuale?

Ed in Italia?

Quante sono in Italia ogni anno le denunce delle madri per abusi sessuali incestuosi e quante ogni anno le archiviazioni e quante le condanne?

Non ci stupiremmo di esiti analoghi a quelli australiani o dei peggiori dati francesi e brasiliani!

Ma possibile che queste madri siano tutte matte e malevole?

Eppure studi scientifici seri internazionali hanno dimostrato che rari sono i casi di denunce materne infondate ed ancora meno quelle dolosamente inventate

In https://www.maisonantigone.it/blog/?le-strategie-processuali-degli-uomini-violenti

Perché viene IGNORATA DA ANNI E DA TUTTE LE FORZE POLITICHE  la nostra richiesta di introdurre  una Legge Megan anche in Europa ed in Italia, analoga a quella americana? Ossia un Pubblico Registro dove sia possibile verificare nome e cognome dei pedocriminali condannati in via definitiva.

In https://www.change.org/p/presidente-parlamento-europeo-istituzione-pubblico-registro-pedofili

Perché la Convenzione UE di Lanzarote protegge la privacy di pedocriminali pericolosi più della SICUREZZA dei bambini?

Perché la stessa CEDU con visione ADULTOCENTRICA sembra proteggere  più la relazione genitoriale  temuta abusante  che la volontà, la libertà, la sicurezza del minore?

Perché in associazioni che si dicono a protezione dei minori abusati talvolta  risultano stranamente professionisti che per mestiere fanno i consulenti in difesa degli imputati in processi di abuso sessuale su minori o addirittura da parenti /sodali di imputati?

Perché una pseudoteoria irrazionale e violenta  come la Pas, palesemente costruita ad arte per screditare tutte le denunce di abuso sessuale incestuoso su minori, esplicitamente apologetica della pedofilia incestuosa, ha avuto un così grande e duraturo successo anche in Europa (oltre USA, Canada, UK,  Brasile, Argentina, Australia ecc)?

E soprattutto chiediamo:

Perché questa pseudoteoria e strategia processuale, nonostante sia stata smascherata e condannata da decenni a livello internazionale, continua sotterraneamente e subdolamente ad essere usata vittoriosamente  grazie a ridenominazioni artificiose (es simbiosi) e attraverso una applicazione acritica, astratta, rigida, cieca -o peggio- dell’obbligo di relazione genitoriale, come fa la CEDU?

Perché la CEDU sembra incitare ad agire violenza privata su un minore terrorizzato dalle relazioni paterne, imponendogliele?

Come può la CEDU pretendere di imporre l’amore, il perdono, il riconoscimento affettivo laddove amore, perdono e riconoscimento non vi è?

Le relazioni affettive possono essere coercizzate dai Tribunali e dalla stessa CEDU? O FARLO RAPPRESENTEREBBE UNA VIOLENZA PRIVATA PER CHI SUBISCE?

La libertà di una persona ad amare ed essere amato da chi vuole può essere negata o limitata da un tribunale?

I minori sono considerati persone, come tali depositari di diritti umani essenziali dalla CEDU…o no?

Siamo una società che  non vuole vedere, capire e perseguire la pedocriminalità’ per paura…

o per dolo??”

Così conclude l’Avv. Michela Nacca

Presidente Maison Antigone

Invitiamo a continuare a firmare la nostra Petizione sulla istituzione di un Pubblico Registro Pedocriminali, andando oltre le 30.000 sottoscrizioni già quasi raggiunte

P.S.  ci spiace per chi potrebbe sentirsi responsabilizzato dalle nostre domande.

Dovrebbe  interrogare  non noi ma se stesso e la propria coda di paglia.

Noi  semplicemente esercitiamo un nostro diritto di opinione e critica, tanto più che lo facciamo ponendo domande quindi nella consapevolezza di poter ricevere risposte contrarie!

Tags:abusi sui minoriCEDUMaison AntigoneMichela Nacca

Maison Antigone aiuta donne afghane con i loro bambini e famiglie a giungere in Italia

8 Settembre 2021 | Michela Nacca

Ad agosto 2021 in #Afghanistan tutto è cambiato.

La partenza delle forze militari #USA e di altre Nazioni, compresa l’Italia, sta lasciando il Paese in mano ai #Talebani.

Tutto ciò ha significato, specie per le #donne, il #rischio quotidiano di poter perdere la vita e la condanna definitiva ad una esistenza permanente senza #diritti.

Le donne afghane ancora oggi:

💔Non possono uscire sole, se non.sono accompagnate da un uomo

💔Non possono vestire liberamente: solo il burqa è loro concesso.

💔Non possono studiare.

💔Non possono praticare sport

💔Non possono neppure prendersi cura del proprio corpo andando in un salone di bellezza.

💔Non possono lavorare

💔Non possono curarsi

💔Non possono VIVERE!

Molte di loro tuttavia non erano riuscite a prendere quei voli militari partiti da Kabul e carichi di disperati, visti in tv.

Tuttavia vi era ancora una possibilità per loro: la richiesta da parte di una Associazione italiana.

Ad agosto 2021 abbiamo risposto subito “si” ad una richiesta di aiuto che ci provenne da un’ amica italiana in contatto con sorelle Afghane, #AnnamenaMastroianni .

Il suo messaggio è ancora impresso nella memoria.

“Ci aiuti?”.

Lo abbiamo fatto, trascorrenno notti e giorni insonni.

Anche la Agenzia di Stampa DIRE ha riportato la notizia

v. in https://www.dire.it/24-08-2021/662919-afghanistan-maison-antigone-aiuto-per-le-nostre-collaboratrici-in-fuga-da-kabul/?fbclid=IwY2xjawFx7ZdleHRuA2FlbQIxMAABHQNtv9IX1Xr0g-Y0Gw3ca_wC1rupiQGyfnZHy8hRK-G2HvRkc8ApUyiFpA_aem_wK340VgT7cMSOIz0iv3zbA

Ricordo le notti trascorse con il fiato sospeso a comunicare con Annamena, che faceva da tramite con il consolato e le amiche sorelle afghane …la riscrittura veloce delle richieste affinché fossero più consone… L’elenco dei nomi e dei loro dati da inserire e la loro vita condensata in quei dati… ricordo i racconti e le foto giunte, attraverso Annamena, di quei giorni trascorsi dalle donne afghane, con i loro figli, dinanzi i cancelli dell’aeroporto, già a partire dalle prime ore del mattino fin dopo il tramonto….e poi ancora la.notte, a contare chi ce l’aveva fatta e chi non a superare quei cancelli…la notizia degli spari, dei morti…la loro paura di dover rimanere… La nostra impotenza nel non poter fare di più.

Finalmente sono giunte in italia le.prime sorelle con i loro bambini.

https://www.maisonantigone.it/…/maison-antigone-ha…/

Molte altre amiche tuttavia sono ancora lì.

Non ce l’hanno fatta a superare quei #cancelli ed a prendere quei #voli.

E ci chiedono ancora di aiutarle.

Avv.Michela Nacca

Presidente Maison Antigone

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E

Maison Antigone ha aiutato donne Afghane ed i loro bambini a giungere in Italia

25 Agosto 2021 | Michela Nacca

Il messaggio e’ arrivato improvviso. Sei disponibile a far arrivare in Ialia delle donne afghane con i loro bambini? Sono ammassate intorno all’aeroporto di Kabul e non riescono ad entrare.

Certo…

Un aggiornamento dalle nostre amiche afghane.

Ben 12 oggi sono riuscite ad attraversare lo sbarramento talebano, con i loro figli, le famiglie, e ad entrare in aeroporto. Sono in procinto di partire e mettersi in salvo. Probabilmente decolleranno per gli USA.

Tre hanno dovuto desistere a causa di scoppi di granate, rimanendo lievemente feriti.
Stanotte riproveranno ad attraversare il cancello dell’aeroporto.

KEEP CALM STAY TUNED AND PRAY

Ecco alcune immagini

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Intervista a Giada Giunti Paese Roma

21 Agosto 2021 | Michela Nacca

ad agosto 2021 intervista di Michela Nacca a Paese Roma giornalista Giada Giunti circa un articolo pubblicato da Il Coraggio delle Donne https://www.ilcoraggiodelledonne.it/index.php/rubriche/diritto-di-essere-un-bambino/item/72-chi-ascolta-i-bambini-violati-e-le-loro-mamme-protettive

https://www.paeseroma.it/attualita/2021/08/21/minori-allontanati-avvocata-michela-nacca-chi-ascolta-i-bambini-violati-e-le-loro-mamme-protettive/

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LA VERITÀ SUL MITO DELLE “FALSE DENUNCE MATERNE”

20 Giugno 2021 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

La “scienza spazzatura” – cosi fu definita la Parental Alienation dallo Psichiatra e Professore Universitario Paul Fink, già a capo dell’APA, associazione degli psichiatri americani – ha creato il falso “mito” delle “false denunce materne” che, a parere del Gardner e dei suoi seguaci sostenitori della teoria PAS/PAD/PAB/PA (1) costituirebbero circa il 93-96% dei casi.

Ancora oggi, in Italia, nel Memorandum sottoscritto da 130 “intellettuali” (Avvocati, soprattutto Psicologi e Psichiatri forensi che lavorano come CTU e CTP nei tribunali, nonché alcuni Giudici Onorari), tutti accumunati dalla medesima “cultura” a sostegno della Parental Alienation, viene scritto e ribadito che “ovviamente” le denunce false di abuso sui minori e maltrattamenti sarebbero presentate dalle madri contro i padri per fini strumentali. Si tratta in realtà di un “mito” del tutto inconsistente, spesso diffuso anche dai media italiani, che negli anni ’80 ha subito attecchito nei tribunali, stanti i gravi, atavici pregiudizi culturali della nostra società contro le donne ed i bambini, consideratiingiustamente inattendibili per sesso e/o per età.

Ben presto vari accademici posero dei forti dubbi sulla veridicità di quello che alle menti critiche risultò subito essere un mero pregiudizio, fondato sul (si veda ad es. Bruch, Carol (2001) Parental Alienation Syndrome and Parental Alienation: Getting It Wrong in Child Custody Cases. Family Law Quarterly, 35, 527 ; si veda anche McDonald, M. (1998). The myth of epidemic false allegations of sexual abuse in divorce cases. Court Review, 12-19).

Che questo sia un mero pregiudizio del resto a me sembra del tutto evidente, perché irragionevole: le donne già affidatarie non avevano e non hanno alcun bisogno di strumentalizzare delle false denunce per ottenere ciò di cui già godono, ossia l’affidamento e soprattutto l’amore dei loro figli!
Viceversa sono i genitori rifiutati dai loro figli, in genere padri violenti, a pensare in modo irragionevole e distorto di poter ottenere l’attenzione, l’accettazione e l’affido dei loro figli eliminandone la madre!
Un modo di pensare deresponsabilizzato ed acritico che è tipico dei violenti.

Vari Paesi, dopo aver visto dagli anni ’80 in avanti nei loro tribunali civili e penali il dilagare dell’uso e dell’applicazione di questa strategia processuale, in difesa di genitori violenti e pedofili, basata sulla “pseudotheory” Parental Alienation ed avendone verificato la distorsione prodotta nei provvedimenti giudiziali, tale da provocare conseguenze drammatiche proprio sulla sicurezza dei minori coinvolti in cause giudiziali di affido e penali in cui fosse stata utilizzata la “pseudoscienza”, hanno effettuato studi attenti e scrupolosi per verificare se effettivamente il fenomeno delle false denunce materne fosse ampio, cosi come si sosteneva non solo da parte dei professionisti “intellettuali” simpatizzanti ma anche dei movimenti di padri separati e degli MRA, movimenti di uomini che rivendicano diritti maschili, sedicenti oggetto di maltrattamenti femminili. La strategia sembrava infatti tale da condizionare i Giudici civili nell’interpretare come “alienanti” o “ostativi” i racconti pur fondati di abuso sessuale paterno dei bambini e di violenza delle loro madri, finendo per favorire l’affido al padre abusante assolto proprio grazie al discredito gettato dalla diagnosi di PAS sulle testimonianze delle vittime.

Gli studi, condotti da Dipartimenti governativi o centri universitari, hanno dapprima dimostrato che le denunce false per maltrattamenti ed abusi fossero la minoranza. Ulteriori studi hanno poi verificato che tali false denunce fossero effettuate più dai genitori non affidatari (padri) che da quelli affidatari (le madri)! Studi ulteriori hanno accertato che sempre più denunce materne, sebbene corroborate da prove, venissero sminuite da pregiudizi innescati dalla strategia processuale basata sulla Parental Alienation, tale da determinare gravi errori giudiziari sia in ambito civile che penale.

Cosi nel 1987 in USA, gli studiosi Jones, DPH e JM McGraw pubblicarono il loro studio intitolato “Resoconti affidabili e fittizi di abusi sessuali su minori” ( in Journal of Interpersonal Violence, 2, 27-45, 1987). Essi esaminarono 576 segnalazioni consecutive di abusi sessuali su minori presso il Dipartimento dei servizi sociali di Denver e classificarono i rapporti come affidabili o fittizi. Solo nell’1% dei casi totali era stato giudicato che i bambini avessero avanzato un’accusa fittizia.

Nel 1990 sempre in USA gli studiosi Thoennes N. e Tjaden P. pubblicarono lo studio The extent, nature and validity of sexual abuse allegations in custody/visitations disputes. Furono analizzati 9000 casi di divorzio, in 12 Stati USA, in cui c’erano conflitti per l’affido dei figli. In meno del 2% dei casi uno dei genitori aveva sporto denuncia di abuso sessuale, ossia in 169 casi su 9.000, di cui 129 casi giunti a condanna (79% dei casi dunque).

Nel 1992 Mikkelsen, EJ, TG Gutheil e M Emens pubblicarono lo studio “false accuse di abusi sessuali da parte di bambini e adolescenti: fattori contestuali e sottotipi clinici.” (in American Journal of Psychotherapy 46 : 556-70, 1992). Essi conclusero che “Le false accuse di abuso sessuale da parte di bambini e adolescenti sono statisticamente rare, e si verificano dal 2 al 10 % di tutti i casi “.

Nel 1999 il Dipartimento sulla Salute, Ufficio per i Bambini e le Famiglie, effettuò una analisi in Florida, Missouri, Vermont e Virginia riesaminando i registri del Servizio di protezione dell’infanzia per determinare l’entità delle segnalazioni false. Scoprirono che le segnalazioni intenzionalmente false comprendevano meno dell’1% di tutte le segnalazioni non comprovate di abusi su minori ( US Department of Health and Human Services, Administration for Children and Families, Children’s Bureau. (1999). Child Maltreatment 1997: Reports from the States to the National Child Abuse and Neglect Data System. Washington, DC: Government Printing Office).

Nel 2000, sempre in USA, Oates, RK, DP Jones, D. Denson, A. Sirotnak, N. Gary e RD Krugman pubblicarono la loro ricerca “Erronous Preoccups about Child Sexual Abuse”. Abuso e abbandono di minori 24 : 149-57, 2000. Furono esaminate tutte le segnalazioni di abusi sessuali su minori al Dipartimento dei servizi sociali di Denver per 12 mesi. Dei 551 casi esaminati, c’erano solo 14 (2,5%) casi di preoccupazioni errate sulle accuse di abuso proveniente dai bambini. Ma solo in 3 casi si trattava di false accuse dolose. In Canada nel 2005 da Trocmé N. e Bala N. furono analizzati ben 7.672 casi di maltrattamenti su bambini segnalati ai servizi sociali: solo il 4% di questi casi era costituito da false denunce. In presenza di conflitti per l’affido dei figli dopo la separazione, questa proporzione era più elevata, arrivando al 12%; l’oggetto principale delle false denunce era tuttavia la trascuratezza (neglect) e non l’abuso sessuale. Inoltre, le false denunce erano formulate più spesso dai genitori non affidatari, di solito i padri (15%), che dal genitore affidatario, di solito la madre (2%). Su 7.672 casi di maltrattamento, c’erano solo 2 false denunce contro un padre non affidatario (v. in Trocmé N. e Bala N “False allegations of abuse and neglect when parents”).

Nel 2007 anche in Australia si rese necessario uno studio specifico, conseguentemente il moltiplicarsi di errori giudiziari che avevano finito di porre a rischio i minori con affidi a padri violenti. Lo studio («Allegations of family violence And child Abuse in family law children’s proceedings”) fu condotto dal Governo australiano e dall’ Australian Institute of Family Studies ed ha dimostrato che le false accuse di violenza domestica ed abusi sessuali su minori, da parte delle madri, sono in realtà rare e che le false denunce, quando si sono verificate, avevano maggiori probabilità di provenire da non affidatari e non collocatari dei figli minori (padri). In Inghilterra nel 2011-2012 il “Crown Prosecution Service” del Governo della Gran Bretagna dimostra con un analogo studio le stesse conclusioni! In 17 mesi di osservazione, tra il 2011 e il 2012, in Inghilterra e Galles furono registrati 5.651 casi di stupro e 111.891 casi di violenza domestica. Lo studio dei quali ha rivelato che solo 35 accuse di stupro, solo 6 accuse di violenza domestica e solo 3 accuse di stupro e violenza domestica insieme erano risultate infondate. Cioè lo 0,6% di denunce risultava infondata! Riguardo nello specifico gli abusi sessuali su minori, dobbiamo annoverare lo Studio Gold Standard svedese del 2002 di Sjoberg, RL e Lindblad, F. Divulgazione limitata di abusi sessuali su minori le cui esperienze sono state documentate da videocassette. American Journal of Psychiatry, 159 (2), 312-4, 2002. Nel caso un uomo abusante reo confesso ammise lo stupro di 10 bambini, provato con videocassette. I bambini vittime di quelle violenze furono interrogati, ma neppure la metà di loro riuscirono a verbalizzare l’abuso subito. Ciò a dimostrazione che i bambini non raccontano facilmente gli abusi veri subiti. Figuriamoci ad inventarli! Nello studio americano del 2007 di Mallory et al. (2007). Filial dependency and recantation of child sexual abuse allegations. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 46, 162-70, vengono presi in considerazione casi di bambini riaffidati in via esclusiva al padre che ne aveva abusato sessualmente (le cui prove determinavano in modo certo l’abuso avvenuto): bambini che erano stati riaffidati ai padri abusanti proprio perché avevano ritrattato. Si comprese che ciò era avvenuto perché minacciati e pressati psicologicamente dal padre abusante e, al contempo, non protetti adeguatamente dalla madre, spesso proprio a causa del loro allontanamento determinato dalle istituzioni. Viste le conseguenze distorsive dell’uso della Parental Alienation in favore di genitori abusanti e maltrattanti, tali da considerare non credibili donne e minori già vittime di violenza che finiva per essere rivittimizzate, nel tempo è stato necessario affinare le indagini. Sicché in USA nel 2011 Michael S. Davis, et al., pubblicando “Custody Evaluations When There are Allegations of Domestic Violence” verificarono esattamente l’inquinamento, la distorsione cognitiva provocata nel giudizio valutativo dei tribunali chiamati non solo a decidere l’affido ma anche a valutare casi di maltrattamento dei minori e abusi. A pag.12 dello studio si avverte che nel 21% dei casi in cui la violenza maschile sulla madre sia documentata da prove, tuttavia chi è chiamato a esprimere un parere tecnico (the evaluator corrisponde al nostro consulente tecnico, lo psicologo forense) ciò nonostante non giunge comunque a concludere che il padre abbia abusato della madre o del figlio. Questo avviene perché “Custody evaluators’ beliefs are more strongly associated with custody outcomes than what is actually going on in the real life of the family. Family court practitioners hold a lot of beliefs about domestic violence. Some of the most common beliefs have to do with false allegation.” Lo studio evidenziò come, sulle conclusioni degli psicologi/psichiatri forensi chiamati ad esprimere un parere in caso di dispute sull’affido del minore – fortemente influenzanti a loro volta le decisioni giudiziali – risultavano avere molta più influenza le convinzioni personali (belief) che la vita reale della famiglia, ossia i FATTI che essi avrebbero dovuto privilegiare. I valutatori risultavano giudicare dunque in base ai propri pregiudizi, instillati dal mito delle false accuse. Alla stessa conclusione e dopo un esame dettagliatissimo di centinaia di casi è giunta la Prof.sa Joan Meier della americana Georgetown University e lo stesso la canadese Prof.sa Linda Neilson Lo studio americano condotto nel 2017 dalla Professoressa Joan Meier della George Washington University Law School ha dimostrato che su circa 4.000 casi giudiziari nazionali riesaminati, il genitore violento (statisticamente il padre) grazie all’uso della Parental Alienation ha ottenuto la custodia dei figli minori o la visita senza supervisione nell’81% delle volte, esponendo a grave rischio i minori coinvolti. Si stima che quasi 60.000 minori americani ogni anno rischino dunque di continuare ad essere abusati, nonostante la separazione genitoriale e l’azione di madri protettive che hanno denunciato e sono state rese impotenti dalla Parental Alienation! Alle stesse conclusioni è pervenuta in Canada nel 2018 la Prof.sa Linda Neilson autrice di un reportintitolato Parental Alienation Empirical Analysis: Child Best Interests or Parental Rights? Il report è stato copubblicatodal Muriel McQueen Fergusson Centre for Family Violence Research (University of New Brunswick – Fredericton), e in collaborazione con FREDA Centre for Research on Violence Against Women and Children (Simon Fraser University – Vancouver). Anche la Professoressa Neilson ha evidenziato l’allarme distorsivo che si sta verificando sia nei tribunali civili che penali: grazie alla strategia processuale basata sulla Parental Alienation, i Giudici hanno smesso di giudicare i fatti ma si basano su meri pregiudizi, venduti come scientifici senza tuttavia esserlo. Il risultato? Bambini affidati a genitori violenti e madri protettive che denunciano sempre più spesso non credute, nonostante le chiare conferme dei figli minori, nonostante prove documentali e referti di pronto soccorso. Non aggiungiamo molti altri seri studi scientifici analoghi, peer review, solo per non rischiare la prolissità. In sintesi:
• le denunce di abuso false e strumentali da sempre vengono effettuate dai genitori non collocatari e non affidatari violenti, in genere padri, e solo molto raramente vengono presentate dalle madri affidatarie.
• La strategia processuale basata sulla pseudoteoria Parental Alienation sta distorcendo gravemente la valutazione giudiziale, la tutela dei minori e delle madri già vittime di violenza e abusi, nonché la percezione della Giustizia medesima. Da circa 25 anni la teoria della Parental Alienation (definita “pseudo teoria”, “junk science”, “apice della follia” dalla Comunità Accademica internazionale e da Corti Supreme di molti Paesi) ha indottrinato a questa falsa idea delle denunce false materne anche centinaia di studenti universitari e professionisti italiani, essendo stata materia di insegnamento di corsi Master e corsi formativi per futuri assistenti sociali, avvocati di diritto di famiglia, avvocati penalisti, psicologi giuridici e psichiatri forensi futuri CTU o CTP, tutori e curatori di minori, persino poliziotti, forze dell’ordine, Giudici, in particolare Giudici Onorari ( ossia nell’80% dei casi psicologi giuridici, pedagogisti o biologi). Che in realtà quella di denunciare falsamente si tratti di una strategia tipica del genitori non affidatari, dunque statisticamente di quei padri che abbiano visto i loro diritti genitoriali limitati, lo si deduce non solo in via logica, statistica ed in base a seri studi scientifici, ma anche dalle campagna programmatiche attuate dai movimenti MRA. Movimenti che rivendicano diritti maschili, ad esempio sostenendo che gli uomini sarebbero più maltrattati delle donne, più frequentemente vittime di maschicidio. Quella che segue è ad esempio una iniziativa prevista per il prossimo 4 ottobre e pubblicata in un uno di questi gruppi.     Si tratta probabilmente di padri già condannati per abusi sessuali sui loro figli ( gli unici che oggi in USA vedono limitati i loro contatti genitoriali, v. studio Joan Meier) o di padri violenti persuasi di poter ottenere l’attenzione dei figli solo eliminandone la madre. Da quanto si legge sembrerebbe proprio che essi stiano organizzando un’azione criminale comune, coordinandosi attraverso dei loro gruppi chiusi, con delle denunce CONGIUNTE tutte uguali, tutte FALSE, già programmate. “…il 4 ottobre, tutti i padri stanno organizzando una visita per avere un contatto con i propri figli. Porteranno i bambini in un altro Stato e denunceranno la madre per abusi sia fisici che sessuali. Una volta che i padri hanno i figli, non c’è niente che il sistema o le madri possano fare se non aspettare una domanda da presentare dalla madre per avere l’affidamento congiunto”. Dubitiamo che venga messa in atto. Anche perché abbiamo potuto smascherarla in anticipo. Tuttavia a bene vedere questa è sempre la stessa strategia usata da anni anche da tanti padri italiani violenti, sebbene non in modo congiunto. Analizzando centinaia di casi processuali, tutti uguali, abbiamo infatti notato che non infrequentemente padri violenti, talvolta non denunciati ma più spesso già denunciati, rinviati a Giudizio o addirittura condannati, sono giunti a minacciare o aggredire le ex o i loro bambini, al fine voluto e controllato di suscitare le reazioni difensive materne : fuggire, denunciare, riferire agli assistenti sociali o ai CTU circa gli agiti paterni. Una volta suscitata la reazione (o anche senza) denunciano le madri dei loro figli per “sottrazione di minore” o “calunnia” o “maltrattamenti” o per stalking giudiziario, a seconda della reazione suscitata o della fantasia del momento dello stratega. Denunce che oggi spesso vengono per fortuna ancora archiviate (segno che in ambito penale forse non tutto è perduto… per ora!). Ma se le eventuali archiviazioni di denunce per maltrattamenti/abusi sporte dalle mamme diventano, per queste donne, motivo gravissimo e sufficiente per perdere in automatico l’affido del minore e persino ogni futuro contatto, in quanto considerate alienanti o ostative, viceversa le ripetute archiviazioni delle denunce dei padri violenti, anche di quelli già condannati, non vengono nemmeno riportate in CTU, né minimamente considerate come grave indizio di inadeguatezza genitoriale. Ciò neppure quando il padre sia stato già condannato per maltrattamenti o lesioni e abbia già dato prova di essere persona aggressiva e pericolosa. Tutto ciò dovrebbe arrivare all’attenzione dell’Onorevole Valente, alla Commissione Femminicidio da lei presieduta ed alla Commissione per l’Infanzia presieduta dall’On. Ascari. Affinché si faccia chiarezza sui fenomeni distorsivi che stanno agendo nei tribunali non solo civili ma anche penali italiani, a danno di donne e soprattutto di migliaia di minori. 1) ossia la Parental Alienation intesa come PAS Sindromica, come Disturbo, comportamento o più genericamente fenomeno. La PAS, Parental Alienation sindromica è gardneriana, le altre sono le varie formulazioni elaborate da W. Bernet dai primi anni 2000 in avanti, al fine sempre risultato vano di inserire la “junk science” nel DSM e ICD11 Condividi3

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E

Un’altra Ordinanza di Cassazione ambigua

16 Giugno 2021 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

Pubblichiamo e commentiamo l’ Ordinanza di Cassazione 13.217/2021 , diventata ormai famosa tra i critici della Pas/PA ma a nostro parere a dir poco ambigua.

La difesa materna in sostanzia lamentava

a) l’acritica adesione da parte del giudice di merito alle due c.t.u. fondate sulla
diagnosi della cd. Sindrome della Madre Malevola ;
b) la mancata verifica dell’attendibilità scientifica della teoria della diagnosi della sindrome
della “madre malevola”, senza dati clinici;
c) l’assenza di valutazione comparativa degli effetti sulla minore del trauma
dell’allontanamento dalla casa familiare rispetto al beneficio atteso;
d) la violazione della Convenzione internazionale di New York sui diritti del fanciullo, negli
articoli 3-6, relativi al superiore interesse del minore, al suo diritto ad essere ascoltato da parte
del giudice, ai doveri dei genitori per tutelarne il benessere e al suo diritto alla vita, e della
Convenzione europea di Strasburgo, oltre che dell’art. 8 della Convenzione europea dei diritti
dell’uomo (Diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 337octies cod. civ., sui poteri del
giudice rispetto all’ascolto del minor

Ma se da una parte gli Ermellini hanno infatti dichiarato che la Pas e la Sindrome della Madre Malevola sono pseudoteorie mai approvate dalla comunita’ scientifica internazionale, definendole implicitamente naziste in quanto espressione di tatertyp ossia di fattispecie basate sul mero pregiudizio alla persona verso la quale sono rivolte, nel caso la mamma – dall’altra non condannano a veder bene finiscono per legittimare implicitamente il costrutto parental alienation, pur non richiamandone il nome:la Cassazione infatti ha avallato la presunzione secondo la quale la paura di un minore (ridefinito rifiuto) possa essere imputata al comportamento manipolativo del genitore “preferito” (nel caso la mamma) senza chiedere una indagine specifica da parte del Giudice attraverso l’acquisizione diretta di mezzi di prova, l’analisi critica dei fatti, testimonianze e documenti acquisiti e lo stesso ascolto diretto del minore (peraltro una ragazzina nel caso con QI particolarmente elevato ), anche al di fuori e magari in sostituzione di una delegante CTU.

Insomma senza lamentare l’assenza di una adeguata istruttoria ma richiamando solo ad una valutazione critica della CTU da parte del Giudice.

“Il giudice di merito è tenuto ad accertare la veridicità del fatto dei comportamenti denunciati come volontà
di allontanamento morale e materiale del figlio da sé, sindrome da alienazione parentale (PAS), utilizzando
comuni mezzi di prova tipici e specifici della materia, non teorie discutibili e prive di elementi di fatto
verificabili”.

L’Ordinanza infatti non fa presente che il “rifiuto” di un minore potrebbe ben ascriversi ad altre motivazioni ben diverse dalla manipolazione presunta. Decine sono le motivazioni diverse che potrebbero causare un rifiuto, piu’ o meno grave: la paura per un abuso subito, per una violenza agita dal genitore rifiutato, ma anche solo per un torto ricevuto da quel genitore, acuito dalla incapacita’ o non volonta’ attuale dei tribunali di ascoltare il minore. Oppure puo’ derivare dalla paura del minore di essere allontanato dal genitore che piu’ lo ha cresciuto e da cui piu’ si e’ sentito accogliere, da cui si e’ sentito piu’ amato e apprezzato. O puo’ dipendere dalla paura di essere semplicemente allontanato dalla sua casa, dal suo letto, dove preferirebbe continuare a vivere, senza che questo implichi un vero rifiuto verso l’altro genitore. O puo’ dipendere dal timore di essere allontanati e di poter non rivedere la propria madre. O dal timore di essere messi in casa famiglia. Quati sono i padri che, convinti di poter superare il rifiuto dei figli con modalita’ coercitive, minacciano di “rinchiuderli in orfanotrofio” ottenendo l’esatto opposto di cio’ che desiderano…o viceversa fannio cio’ perfettamente consapevoli della radicalizzazione del rifiuto che otterranno?

La Ordinanza 13217/2021 invece di richiamare i Giudici ad indagare le molteplici cause che possono essere all’origine di un rifiuto , attraverso l’attento ascolto giudiziale del minore, afferma semplicisticamente che ben possono sussistere comportamenti manipolativi genitoriali ma che essi vanno dimostrati con comuni mezzi di prova, comprese le presunzioni!!!

Eppur gia’ la Corte Costituzionale con la sentenza 96 del 1981 – riguardo la possibilita’ di provare la manipolazione, il plagio – si era espressa in tutt’altra maniera e cioe’ concludendo che la prova non fosse empiricamente possibile, cosi da abrogare l’art 603 sul reato di plagio proprio perche’ indeterminato e indeterminabile e violativo dell’art.25 della Costituzione in quanto contrastante con il principio di tassatività della fattispecie contenuto nella riserva assoluta di legge in materia penale, consacrato appunto nell’art. 25 della Costituzione !(*)

Quindi?

Quindi anche in questa Ordinanza 13217/2021, apparentemente positiva, torniamo sempre “a bomba”: anche le presunzioni, es. quelle espresse da valutazioni della psicologia giuridica (specie se erronea e peggio se infondata) che interpretano dei comportamenti e presumono le cause attraverso i sintomi, possono continuare ad essere usate nel contesto giudiziale, dove viceversa le persone andrebbero giudicate e anche condannate o private dei loro diritti fondamentali – tra cui quelli genitoriali – solo ed esclusivamente ex actis ac probatis ed interpretazioni evidenti del senso dei loro atteggiamenti, non reintepretati artatamente in base a meri pregiudizi. Cio’ non si traduce col fatto che un minore solo dopo la sentenza di condanna definitiva andrebbe tutelato da un genitore violento e pericoloso o abusante, ma alla luce di una valutazione tuttavia oggettiva di tutti i mezzi di prova acquisiti in una istruttoria giudiziale garantita dal diritto del contraddittorio, della difesa e dei principi dell’equo processo. Condizioni di garanzia che spesso sfuggono totalmente nelle attivita’ peritali!

Nel caso lo sbaglio del CTU, e dei Giudici che hanno acriticamente accolto le argomentazioni e conclusioni, secondo la Cassazione – che rende illegittimo il provvedimento impugnato – dunque si riduce al fatto che abbia fondato le sue valutazioni semplicemente citando la Sindrome della Madre e non basandosi su comportamenti significativi della madre cd Malevola.

Ma la Ordinanza potrebbe aprire la strada alla legittimazione di CTU fondate erroneamente su diagnosi approvate dal DSM, come la psicosi, il Disturbo di Personalita’ istrionico o Borderline, senza indicare comportamenti oggettivamente gravi ma comunque ritenuti sufficienti dal CTU a supportare la diagnosi? e come fa il Giudice a sapere che una diagnosi di disturbo di personalita’ non nasce all’improvviso, si struttura nella prima eta’ adulta ed e’ tale da dover comportare una generale e diffusa inadeguatezza del soggetto sia in ambito relazionale che affettivo, amicale, scolastico e spesso anche professionale.

Chi conosce gli atti del caso sa che questa madre mai ha ostacolato i rapporti padre figlio. Tutt’altro. Per anni. Ha reagito negativamente quando ha ricevuto la pretesa di mutare la collocazione della figlia. Lei mai ha chiesto un affido esclusivo, diversamente da controparte (cosi come desumibile dalla Ordinanza).

Del resto non si tratta neppure di un caso di violenza domestica!

Si tratta pero’ di violenza istituzionale ossia di ingiustificata discriminazione della donna, cosi come riconosciuto dalla Cassazione!

Una donna che, dinanzi una valutazione denigrante di madre malevola e consapevole del rischio che la sua unica figlia fosse allontanata da lei – come difatti accaduto – e’ stata considerata colpevole di aver reagito con ansia e paura.

Nessuno ha voluto comprendere quelle azioni materne come la piu’ naturale reazione alla piu’ grave minaccia che puo’ essere espressa ad una madre: toglierle l’unica figlia, che ha cresciuto con tanto amore.

Un allontanamento – tramutato in breve in allontanamento coatto attuato – individuato dunque nelle normali reazioni di ansia indotte nella madre dalla paura suscitata dal tribunale e dallo stesso processo giudiziale non da lei avviato!

Nessuno che veda la crisi del sistema e delle stesse Ordinanze di Cassazione, quelle stesse apparentemente favorevoli a chi denuncia la crisi dei tribunali famigliari?

Non pochi hanno capito che purtroppo anche questa Ordinanza non cambiera’ nulla della crisi attuale …che quindi potra’ solo peggiorare v in https://mcorriere.altervista.org/art130621_a.html .

AL MINISTRO DELLA SALUTE ROBERTO SPERANZA

7 Settembre 2020 | Michela Nacca

3–4 minuti


di Avv. M. Nacca

v. la petizione del 9 settembre 2020 lanciata dalla nostra Presidente Avv. Michela Nacca

in https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-governo-italiano-studi-su-alienazione-parentale-annunciati-da-ministro-speranza-ascientifici-e-fuorvianti?recruiter=34598318&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=share_petition&utm_term=G%3ESearch%3ESAP%3EIT%3EBrand%3EGeneral%3EExact&recruited_by_id=1bc99510-152b-0130-7d94-3c764e049b13&utm_content=fht-24594389-it-it%3A1

Il Ministro Speranza nel maggio 2020, rispondendo ad una interrogazione del 30 ottobre 2019 sulla Parental Alienation, ha annunciato l’avvio di “studi empirici”  che possano supportare e validare la Parental Alienation: ossia una “pseudotheory“, “junk science“, “pseudoscienza“, cosi come è stata definita dalla comunità accademica internazionale che non ne ha mai ammesso l’inclusione  nel DSM né nell’ICD e che, come allarmato dagli stessi scienziati, da oltre 30 anni inquina e distorce la Giustizia civile e penale di molti Paesi, compresa l’Italia,  mettendo a rischio la vita ed il benessere dei minori coinvolti in procedimenti di affido (custody) dove sia stata denunciata violenza domestica, maltrattamenti, lesioni, minacce, stalking, lesioni e abusi sessuali su minori.

Il fatto stesso che un costrutto da oltre 30 anni presentato  come “scientifico”  manchi ancora di “studi empirici” a livello internazionale – cosi come implicitamente ammesso dalla decisione stessa annunciata dal Ministro Speranza e come ribadito esplicitamente più di recente anche dal Team WHO, dal MSAC e dal CSAC che ne  hanno determinato la non inclusione dall’ICD 11 sia come Sindrome che come Disturbo da Alienazione Parentale – la dice lunga sulla serietà scientifica che tali studi empirici annunciati potranno avere, a prescindere dal loro esito!

Il fatto poi che tali futuri “studi” a quanto pare dovrebbero essere affidati ad “esperti” della Parental Alienation, ossia a sostenitori di una teoria ascientifica a cui si sono votati in totale assenza di studi empirici che comprovino la teoria, rischia di rendere ancor meno credibile e scientificamente fondato tale lavoro annunciato dal Ministro.

Alla luce del fatto che sono numerosi invece gli studi empirici e scientifici internazionali che già hanno dimostrato come la Parental Alienation sia del tutto destituita da ogni fondamento scientifico*, ci chiediamo e chiediamo allo stesso Ministro Speranza, al Governo Italiano, agli Onorevoli Senatori e Parlamentari, se:

  • Abbiamo bisogno di altri studi ascientifici?
  • Abbiamo bisogno di buttare soldi pubblici, che non abbiamo, in studi inutili già effettuati dalla comunità accademica internazionale ed esitati nel non riconoscimento della Parental Alienation?
  • Abbiamo bisogno di un probabile DANNO ERARIALE già annunciato?     

*  a tal proposito indichiamo il Collective Memorandum elaborato e sottoscritto da quasi 200 scienziati ed esperti di tutto il mondo, inviato nel 2019 all’OMS ed in cui viene dimostrata la ascientificità di questa cd “pseudoscienza” Parental Alienation, con ricchezza di  fonti e studi scientifici, cosi da averne determinato la non inclusione  nell’ICD 11

Di seguito il testo della Petizione

Al Ministro della Salute Roberto  Speranza

        Il Ministro Speranza nel maggio 2020, rispondendo ad una interrrogazione  interrogazione del 30 ottobre 2019  sulla Parental Alienation (v. in http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1125214/index.html  )  , ha annunciato l’avvio di “studi empirici”  che possano   supportare e validare la Parental Alienation (v. in http://www.alienazione.genitoriale.com/wp-content/uploads/2020/06/ministero_salute_pas_29maggio2020.pdf  ) : ossia una “pseudotheory“,  “junk science” , “pseudoscienza” ,  cosi come  e’ stata definita dalla comunita’ accademica internazionale che non ne ha mai ammesso l’inclusione  nel DSM ne’ nell’ICD e che, come allarmato dagli stessi scienziati,  da oltre 30 anni  inquina e distorce la Giustizia civile e penale di molti Paesi, compresa l’Italia,  mettendo a rischio la vita ed il benessere dei  minori coinvolti in procedimenti di affido (custody) dove sia stata denunciata violenza domestica, maltrattamenti, lesioni, minacce, stalking, lesioni e abusi sessuali su minori. 

Il fatto stesso che un costrutto da oltre 30 anni presentato  come “scientifico”   manchi ancora di “studi empirici” a livello internazionale – cosi come implicitamente ammesso dalla decisione stessa annunciata dal Ministro Speranza e come ribadito esplicitamente  piu’ di recente anche dal Team WHO, dal MSAC e dal CSAC che ne  hanno determinato la non inclusione dall’ICD 11 sia come Sindrome che come Disturbo da Alienazione Parentale – la dice lunga sulla serieta’ scientifica che tali studi empirici annunciati potranno avere, a prescindere dal loro esito!

Il fatto poi che tali futuri “studi” a quanto pare dovrebbero essere affidati ad “esperti” della Parental Alienation, ossia a sostenitori di una teoria ascientifica a cui si sono votati in totale assenza di studi empirici che comprovino la teoria, rischia di rendere ancor meno credibile e scientificamente fondato  tale lavoro annunciato dal Ministro.

Alla luce del fatto che sono numerosi invece gli studi empirici e scientifici internazionali che gia’ hanno dimostrato come la Parental Alienation sia del tutto destituita da ogni fondamento scientifico*, ci chiediamo e chiediamo allo stesso Ministro Speranza, al  Governo Italiano, agli Onerevoli Senatori e  Parlamentari, se:

– Abbiamo bisogno di altri studi ascientifici?


– Abbiamo bisogno di buttare soldi pubblici, che non abbiamo, in studi inutili gia’ effettuati dalla comunita’ accademica internazionale ed esitati nel non riconoscimento della Parental Alienation ?

– Abbiamo bisogno di un probabile  DANNO ERARIALE gia’ annunciato?

*  a tal proposito indichiamo il Collective Memorandum elaborato e sottoscritto da quasi 200 scienziati ed esperti di tutto il mondo,   inviato nel 2019 all’OMS ed  in cui viene dimostrata  la ascientificita’ di questa cd “pseudoscienza” Parental Alienation, con ricchezza di  fonti e studi scientifici, cosi da averne determinato  la non inclusione  nell’ICD 11.

v. in http://www.learningtoendabuse.ca/WHO.22April-1.pdf

Indichiamo ulteriori   studi accademici internazionali seri , coerenti, completi e FONDATI SU DATI EMPIRICI gia’ effettuati nelle Universita’ straniere e pubblicati sul sito web del The Leadership Council  on Child Abuse and Interpersonal  Violence che dimostrano quanto la Parental Alienation, sia come Sindrome che come Disturbo relazionale, sia ascientifica, distorcente  la Giustizia e come dunque metta a rischio la salute e la sicurezza dei minori coinvolti in procedimenti giudiziari dove essa teoria venga applicata.

v. in http://www.leadershipcouncil.org/1/pas/dv.html?fbclid=IwAR2J3Nw1naowHfxOwLPp5RpRwGKTatTRFjrzkZuZKRKjp5BXwqP-gkbSuwQ 

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Agenzia Stampa DIRE – Minori, storia di P.: “Domani ci portano in casa famiglia, per ctu io simbiotica”

2 Agosto 2020 | Michela Nacca

Osservazioni alla Risposta del Ministero della Salute all’interrogazione parlamentare n. 4-02405 sull’uso della Parental Alienation nei tribunali italiani

6 Giugno 2020 | Michela Nacca

Il Ministro della Salute R. Speranza risponde il 29 maggio 2020  all’interrogazione parlamentare n. 4-02405 del 30 ottobre 2019, a firma delle Onorevoli Valente, D’Arienzo, Fedeli, Laforgia, Rojc, Rossomando, Stefano, Vono, Rauti e Cirinnà (v. in http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/print/18/Sindisp/0/1125214/0?fbclid=IwAR2ba29X3K-ti8r3uzKHqfOxa7BgIYnNamnOKy5H723iovgQmd5raWWzTLM ).

Per visionare la risposta v. in

Nel documento il Ministro dice di voler ribadire la bocciatura  della PAS, Parental Alienation Syndrome,  in quanto considerata a-scientifica da tutta la comunità accademica internazionale, ma poi lo stesso Ministro finisce per  riabilitarla sotto altri nomi ed altre sembianze, ma con stessi principi e criteri, ma soprattutto stessi fini  e condizioni di utilizzo della PAS.

La prima criticità della Risposta si legge subito dopo il titolo, laddove la PAS è ridefinita come Sindrome da Anaffettività Genitoriale. Una definizione sconosciuta fino ad oggi. Tuttavia da catalogare probabilmente come l’ultimo dei tanti trasformismi tipici della PAS, che nel tempo è anche stata definita Parental Alienation o semplicemente Alienazione, conosciuta anche come “conflitto di lealtà”, “manipolazioni materne”, “madre ostativa, simbiotica” ecc.: sono queste e molte altre le denominazioni che, nonostante le sonore e ripetute bocciature da parte della comunità scientifica internazionale, hanno permesso alla “pseudotheory” PAS di continuare, senza soluzione di continuità, ad essere insegnata in Master di Università, dapprima private poi anche pubbliche, in corsi di formazione forense e di psicologia giuridica per Magistrati, Avvocati, CTU, CTP, assistenti sociali ecc., e dunque di essere applicata nei Tribunali.

Tali ridenominazioni, caratterizzanti il trasformismo della PAS, hanno fatto si che questa, nonostante l’assenza di ricerche empiriche e peer reviewed, nonostante le bocciature provenienti anche dal DSM 4 e 5, dall’ICD 10 e 11, sia stata mantenuta viva e vegeta nelle aule giudiziarie e trascritte nelle CTU, che sono redatte ai fini delle decisioni per l’affido dei minori, in caso di separazioni giudiziali cd “conflittuali|” o “ad alta conflittualità”: separazioni genitoriali in realtà conflittuali a causa di violenze domestiche e abusi sui minori, che grazie alla PAS/PA sono ignorate e negate, ridimensionate appunto a casi di mera e indefinita “conflittualità”.

Lo stesso Ministro del resto sembra da subito aderire a tale definizione delle separazioni con violenza, ridefinendole anch’egli, nella nota, come tali (“si attiverebbe in contesti di separazione e divorzio conflittuale non adeguatamente mediati”).

Si tratta di una definizione per la verità generica, monca, non originale, che esclude il riferimento alle “manipolazioni psicologiche materne sui figli minori” nonché non richiama l’atteggiamento di “rifiuto” del minore, di cui in realtà è sempre stata caratterizzata l’originale definizione gardneriana della PAS. Un cambiamento sensibile, di recente stampo bernetiano, che in tal modo include nella strategia PA (Parental Alienation) ogni tipo di potenziale conflitto genitoriale, anche senza rifiuto più o meno radicale del minore, o ogni tipo di difficoltà relazionale genitore – figlio, anche senza conflittualità tra genitori!

Nella nuova e non originale definizione di PAS fornita dal Ministro, ricalcata da fonti più recenti, si evidenzia dunque una portata immensa della definizione del Disturbo che potenzialmente potrà far lievitare a dismisura le diagnosi e il numero dei minori nonché delle coppie genitoriali separate coinvolte e, con ciò, moltiplicando il lavoro di CTU e operatori legati ai procedimenti di affido dei minori. Una tal portata numerica che già di per se dimostra tutta l’ascientificità di una simile pretesa di Disturbo alienante, in quanto in tal maniera gran parte della popolazione (l’80% dei genitori separati e dei loro figli) finirebbe sottoposto a tale diagnosi!

Il Ministro dimentica di riferire che la PAS, cosi come la Parental Alienation, non è nemmeno contemplata nell’ICD 11, né come sindrome, ma neanche come disturbo, sebbene sia stata proposta innumerevoli volte negli ultimi 4 anni, a più riprese, ricevendo continui rifiuti dal Team WHO, MSAC e CSAC!

Errato, anche il riferimento del Ministro laddove sostiene che W. Bernet, famoso sostenitore internazionale sia della PAS sia in seguito della PAD/PA, abbia ritenuto che il Board incaricato della redazione del DSM 5 abbia determinato l’esclusione della PAS semplicemente in quanto essa non sarebbe una Sindrome ma un Disturbo (pag.2). Se cosi fossero stati già dal 2013, avremmo potuto leggere nel DSM il termine/concetto “Disturbo di Alienazione Parentale/PAD” in realtà anch’esso proposto ma sonoramente bocciato!

Ulteriori criticità si leggono dunque alla seconda pagina della risposta del Ministro laddove è scritto: «… si è ritenuto che l’esclusione o l’alienazione di un genitore non corrisponda a una sindrome, né a un disturbo psichico individuale definito, ma piuttosto a un disturbo della relazione tra più soggetti, una relazione disfunzionale alla quale contribuiscono il genitore alienante, quello alienato e il figlio/la figlia, ciascuno con le sue responsabilità e con il proprio “contributo”, che può variare caso per caso».

  1. L’espressione ‘si è ritenuto’ è impersonale; chi ha ritenuto e su quali basi? Ritenere qualcosa, un concetto, senza fornire i necessari riferimenti bibliografici è autoreferenziale, si rifà al principio di autorità, che non rappresenta una modalità scientifica.
  2. Che cosa significa l’esclusione o alienazione di un genitore’? L’esclusione o alienazione di un genitore è postulata dal concetto privo di validità scientifica di PAS, che nella pagina precedente è stato negato. La contraddizione è evidente e dimostra il nostro fondato timore che, se da una parte si vuole stigmatizzare la vecchia nomenclatura “PAS”, dall’altra si intenda mantenere tutta la “teoria”, o “pseudo teoria” su cui la PAS si fonda, anche se utilizzando altre definizioni: o frutto di altrettanta fantasia creativa, come la PAS, o magari prese in prestito da disturbi completamente diversi!
  3. ‘Disturbo della relazione’: di grazia, in quale pagina del DSM-5, o di un trattato di psichiatria si legge questa espressione?
  4. Il concetto finale espresso, e cioè che ciascuno dei membri della relazione avrebbero le sue responsabilità, è del tutto fuori della realtà, perché nega o ignora che il fenomeno del rifiuto di un genitore da parte di un bambino è conseguenza di solito di violenza in famiglia, diretta o assistita, o di abusi sessuali sul bambino compiuti da un genitore. Quale sarebbe la responsabilità di chi subisce violenza o abusi sessuali?

Il Ministro, nonostante ribadisca più volte la “ascientificità” della PAS, tuttavia poi parla dell’esigenza di effettuare maggiori studi sulla Parental Alienation affinché possano essere effettuate “diagnosi differenziali”: insomma il Ministero parte dal presupposto che la PA sia valida a priori, invita a dimostrarlo e da per certo che dovranno essere effettuate delle diagnosi di Alienazione differenziali, indipendentemente dall’esito di quegli studi effettuandi!

Altra criticità, sempre alla seconda pagina, è nella seguente frase: «La comunità scientifica sembrerebbe concorde ne ritenere che l’alienazione di un genitore non rappresenti, di per sé un disturbo individuale a carico del figlio, ma un grave fattore di rischio evolutivo per lo sviluppo psicologico e affettivo del minore stesso».

Ciò che rappresenta un “grave fattore di rischio evolutivo” non è certo il rifiuto del bambino verso il genitore violento o pedofilo ma, al contrario, proprio il fatto che lo stesso bambino sia costretto ad accettare la relazione con questo tipo di genitore. Vi è sempre più ampia letteratura specialistica che mostra le conseguenze funeste sulla psiche della violenza e degli abusi sessuali subiti nell’infanzia; il Ministero della salute sembra ignorare questi studi, sembra ignorare che molti disturbi mentali sono conseguenza proprio delle violenze e degli abusi sessuali subiti nell’infanzia dai pazienti, preferendo a quanto pare invece di attribuirli a una fantomatica teoria di alcun fondamento scientifico, rigettata da 35 anni a questa parte da DSM e ICD (da ultimo anche dall’ICD 11), creata appositamente per confondere i tribunali dinanzi questi casi di abuso.

E ancora: «Sembra quindi che la PAS sia meglio definita come un “Disturbo del comportamento relazionale” e non come una sindrome».

Il nonsenso di questa frase è evidente; si riafferma il concetto di PAS, già definita in precedenza come priva di validità scientifica, e si suggerisce di chiamarla in altro modo. Come dire che se un prodotto è ritirato dal mercato perché adulterato, si può rimettere in commercio cambiando l’etichetta. Ma il cambio di etichetta non rende scientifico ciò che non lo è. E inoltre, in quale testo esiste l’espressione “disturbo del comportamento relazionale”? In realtà né nel DSM né nel più recente ICD 11! E già’ questo rilievo basterebbe a escludere eventuali future “diagnosi differenziali” sulla PA invocate dal Ministero!

Infine, sempre alla seconda pagina, è riportata una definizione di problema relazionale che non troviamo nel DSM-5: «Il DSM 5 definisce i problemi relazionali come “modelli persistenti e disfunzionali di sentimenti, comportamenti e percezioni che coinvolgono due o più partner in un importante rapporto personale”». Sarebbe gradito il riferimento bibliografico di questa definizione!

Ciò che emerge con evidenza è che mai, neppure una volta, nella nota sia stato fatto riferimento alla PAS come strategia processuale utilizzata nei tribunali per ignorare, negare o smentire la violenza domestica e gli abusi sessuali sui minori, dunque poter cosi evitare di applicare la Convenzione di Istanbul – che impone la protezione delle vittime e non ammette alcun tipo di mediazione o contatto tra il genitore abusante e le stesse vittime – quale essa è, cosi come dimostrano da numerosi studi scientifici internazionali, che nella risposta del Ministro rimangono del tutto ignorati.

Non una parola neppure circa la violenza o la Convenzione di Istanbul: ciò dobbiamo evidenziare sia con riferimento alla risposta del Ministro, ma anche riguardo alla stessa interrogazione parlamentare cui è stata fornita la replica, in cui a ben guardare era già contenuto il suggerimento fuorviante e fuorviato di considerare la PAS come già inserita nel DSM 5 perché “problema della relazione” («…dove compare alla stregua di un problema relazionale» vi troviamo, infatti, scritto per inciso).

Nessun riferimento alle decine di studi scientifici internazionali che hanno dimostrato che la Parental Alienation, cosi come lo era PAS, niente altro è se non una strategia processuale, che si rivela gravemente discriminatoria e altrettanto violenta proprio verso le madri e i minori vittime di violenza e abusi!

L’intendimento aprioristico di voler forzosamente arrivare al riconoscimento patologico della Alienazione, indipendentemente dall’esito dei futuri studi annunciati, appare evidente quando nella terza pagina è scritto: «Per essere diagnosticato come  tale, un disturbo relazionale richiede l’esistenza di un’interazione patologica tra gli individui coinvolti nella relazione. Pertanto, sebbene la descrizione del disordine abbia una certa validità, devono essere condotte ricerche approfondite per chiarire le sue caratteristiche (ad esempio, durata e intensità dei sintomi), altrimenti esse potrebbero essere utilizzate strumentalmente nelle controversie legali». Non v’è dubbio dunque che nella mens del Ministro la PAS sia comunque un disordine/disturbo (utilizza i due distinti termini disinvoltamente come equivalenti, pur non essendolo) di cui ancora, dovrebbero essere definite durata e intensità dei sintomi. Generalmente viceversa nello studio scientifico si procede all’inverso, partendo dalle analisi empiriche, prima registrando i sintomi, descrivendo intensità e durata, giungendo a delineare ipotesi che andranno verificate e falsificate, sottoposte a peer reviewed. Non viceversa ed evitando la falsificazione!

Nella terza pagina viene detto che «sono ancora molti i casi di bambini affidati ad un genitore sulla base dell’uso improprio della PAS, cosi come sono molti i casi di bambini inviati nelle comunità rieducative».

In realtà l’uso della PAS/PA è SEMPRE e in ogni caso improprio: proprio perché non ha alcuna validità scientifica e risulta fondato su ragionamenti ed argomentazioni illogiche, irrazionali, spesso indotte da convincimenti del tutto personali e parziali.

Ciò su cui il Ministero della Sanità nel 2012 ha allarmato non è “l’uso distorto” della PAS, come dice attualmente il Ministro, ma proprio sulla PAS e la mancanza di scientificità della medesima: suo qualunque uso dunque conduce a una distorsione della comprensione dei fatti e della realtà, sia in ambito clinico sia giuridico – processuale!

Da ultimo la risposta del Ministro che, dando per valida – come mera presunzione- la Parental Alienation in quanto “disturbo della relazione” annuncia nuovamente l’avvio di studi specifici, al fine di darle fondamento empirico e giungere a diagnosi certe. Pertanto, se da una parte è riconosciuto che la Parental Alienation non abbia un fondamento empirico, dall’altra si richiede di avviare studi che forniscano questo fondamento (non che lo verifichino!): studi che inevitabilmente, partendo da una presunzione infondata e aprioristica, non potranno che essere altrettanto infondati e a-scientifici. Sarà un inutile dispendio di risorse economiche pubbliche e un ulteriore occasione di confusione.

Il mancato confronto con la seria Comunità scientifica internazionale rappresenta inoltre un ulteriore grave limite della risposta ministeriale che, a quanto pare, sembra chiudersi in una valutazione “nazionale” dall’orizzonte assolutamente limitato e limitante.

Sembra insomma che i sostenitori della PAS abbiano trovato il modo di autopromuoversi a spese dello Stato e dei contribuenti, continuando a elaborare fasulle ricerche scientifiche sulle quali poter continuare a esser sottratte piccole vittime di violenze fisiche e sessuali a madri protettive, da affidare proprio ai genitori abusanti, sulla base di diagnosi “sempre più certe” di “Disturbo relazionale” dovuto a Parental Alienation.

Difatti le uniche separazioni nelle quali è disposta una CTU affidata agli psicologi giuridici sono quelle in cui c’è il rifiuto del minore di relazionarsi con un genitore; rifiuto che è motivato sempre dalla paura che il bambino ha di quel genitore, come mirabilmente espresso dai giuristi del Centro Studi “Rosario Livatino” di Roma[1].

La CTU è disposta non con l’obiettivo di comprendere le reali motivazioni del rifiuto del minore ma con il solo obiettivo di verificare se il minore sia stato condizionato nel suo rifiuto dall’altro genitore, manipolato psicologicamente. Poiché non esiste un metodo, di pertinenza della psicologia scientifica, per stabilire se un bambino sia stato manipolato psicologicamente da un genitore contro l’altro, ecco tirare in ballo concetti privi di validità scientifica, da ultimo un inesistente disturbo del comportamento relazionale, per punire la donna che ha osato separarsi del coniuge violento o pedofilo e occultare le violenze e gli abusi sessuali.

Riguardo i motivi per i quali la Parental Alienation né come Sindrome, né come Disturbo, né come Problema Relazionale, debba essere considerata fondata scientificamente ma al contrario riconosciuta come mera strategia processuale violenta che rivittimizza le vittime di violenza domestica e abusi sessuali incestuosi su minori, possono essere esaminati nella seguente Lettera Petizione di Accademici ed esperti internazionali, sottoscritta anche da centinaia di professionisti italiani, che ha determinato la non inclusione della Parental Alienation nell’ICD 11 (v. in http://www.learningtoendabuse.ca/docs/WHO-September-24-2019.pdf . ).


[1]«Accreditati studi scientifici, frutto di ricerche di psicobiologia nel campo delle neuroscienze affettive insegnano che quando un bambino si sente a disagio con un genitore ed evita la frequentazione con lo stesso, nella quasi totalità dei casi lo fa perché ha paura e la paura – un’emozione primaria, istintiva, non condizionata – è in genere provocata dal comportamento violento (fisico o anche solo verbale) del genitore rifiutato, se non addirittura da abusi sessuali o atteggiamenti che mettono il minore a disagio».

25 aprile Giorno della Liberazione italiana dalla Dittatura Giornata del sostegno alla “Pseudhotheory” detta   Alienazione Parentale e dell’Orgoglio Pedofilo.

25 Aprile 2020 | Michela Nacca

Certo, fa un effetto po’ strano scoprire che il 25 aprile, il Giorno della Liberazione italiana,  corrisponda casualmente anche alla Giornata prescelta  dai simpatizzanti della pedofilia di tutto il mondo nonche’  dai sostenitori della Parental Alienation,  per celebrare cio’ in cui essi credono e che difendono: l’orgoglio pedofilo i primi  ed  i secondi la teoria detta Parental Alienation che purtroppo, nelle sue conseguenze e nelle sue premesse gardneriane mai realmente tradite, inevitabilmente finisce anch’essa per tutelare l’orgoglio pedofilo incestuoso !

Il  Child Love Day, ridefinito anche “international boyloveday se si tratta di pedofili che preferiscono i bambini o  “Alice Day”, se prediligono le bambine,   ricade in questa stessa Giornata dedicata all’Orgoglio Pedofilo.

Fu infatti il 25 aprile dell’anno  1856 quando la piccola Alice Liddell divenne l’ispiratrice del personaggio principale di “Alice nel paese delle Meraviglie“. Del resto lo scrittore di questa fiaba,   Lewis Carroll con  pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson, lascio’ che la comunita’ pedofila internazionale eleggesse proprio Alice nel Paese delle Meraviglie nel loro immaginario collettivo e “culturale”. Lo stesso  Dodgson sarebbe stato un pedofilo. Cosi come *Lindsay* *Ashford*, il fotografo pedo-necrofilo del sito Puellula, il blog antesignano di tutti i siti del BLD/GLD/CLD.

Anche il  Nambla, North American Men/Boy Love Association, ha scelto il 25 aprile di ogni anno per il pride dei pedofili eterosessuali: “La giornata dell’orgoglio pedofilo” o „il giorno della cd predisposizione”. Il NAMBLA e’  nato nel  Nord America  ma  ha sostenitori anche in Europa, specie in Belgio nel movimento  “Martijn “. Movimenti che vorrebbero  legalizzare il sesso degli adulti con i minori, depenalizzando i reati di pedofilia, con l’abolizione  dei limiti di età in materia di  rapporti sessuali (v. articolo sul FQ di Francesco De Palo in https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/01/usa-giornata-di-alice-dei-pedofili-per-sdoganare-sesso-coi-minori/580040/ e v. in  http://www.today.it/rassegna/giornata-orgoglio-pedofilo.html).

Ma se il NAMBLA non e’ riuscito nell’intento, viceversa nei fatti e grazie alla strategia processuale detta Parental Alienation si riesce non raramente a banalizzare le denunce di abusi sui figli minori delle “protective mothers” nonche’  persino a mantenere la relazione tra i presunti padri pedofili, sebbene rinviati a Giudizio e  sempre piu’ spesso persino se condannati, e le loro piccole vittime,  senza neppure ricorrere ad una legalizzazione formale della pedofilia!

Riguardo la Parental Alienation, l’idea di organizzare tale giornata il cui nome originale è Parental Alienation Awareness Day,  sarebbe stata  di una donna canadese, Sarvy Emo, che inizialmente la fisso’ al 25 marzo, festeggiandola a quanto pare per la prima volta nel 2005. Dall’anno successivo divenne tuttavia il 25 aprile.

Scorrendo vari siti web si scopre che ad oggi sarebbero non rari   gli Stati che  avrebbero accolto le pressanti richieste dei sostenitori della Parental Alienation   proclamando  ufficialmente il 25 Aprile come Parental Alienation Awarness Day. Tra questi vi sarebbero: Austria, Australia, Belgio, Bermuda, Brasile, Repubblica Ceca, Germania, Olanda, Irlanda, Italia, Messico, Nuova Zelanda, Polonia, Portogallo, Singapore, Sud Africa, Svezia, Regno Unito e vari Stati degli USA.

 L’elenco degli Stati che avrebbero riconosciuto questa Giornata e’ consultabile in vari blog  dedicati alla teoria PA, tra cui il blog : www.alienazionegenitoriale.com (v in  https://www.alienazione.genitoriale.com/category/25aprile/ )

Su cosa sia la Parental Alienation vogliamo indicare la definizione datane da Mariangela Campus, -Presidente di Flage in un recente articolo pubblicato proprio in previsione di questo  25 aprile 2020 (https://www.cagliarilivemagazine.it/25-Aprile-Giornata-della-Consapevolezza-sulla-Alienazione-Parentale.htm?fbclid=IwAR2wZS22U77pPOgWUYTJt11rn3MrC8ErhJpmGI60TXxtoP_VVG9hpcfUZu4 ).

Si veda altresi  l’articolo pubblicato dal blog www.giovaniadestra.it (http://giovaniadestra.it/2020/04/20/lalienazione-parentale-i-pericoli-per-i-bambini-dopo-un-divorzio/ ) nonche’ il blog della storica Associazione Adiantum (http://www.adiantum.it/new_version/default.asp ) ma soprattutto il sito del PAStudy Group fondato da W. Bernet in  https://pasg.info/  .

Chi tuttavia segue l’Associazione “Maison Antigone” gia’ conosce la nostra posizione, derivata dallo studio di centinaia di casi processuali, non solo italiani, e dalla lettura e confronto di  centinaia di studi accademici e scientifici internazionali di Professori Universitari Psichiatri, Sociologi, Centri Universitari, serie Associazioni ed Organismi istituzionali esperti di violenza domestica su donne e minori, come l’APA , il The Leadership Council on  Child Abuse & Interpersonal Violence, l’APSAC ecc:  per i quali la suddetta teoria e’  una “«unsophisticated, pseudoscientific theory» (cosi definita dal The Leadership Council on  Child Abuse & Interpersonal Violence  ) una “junk science at its worst” (Psichiatra Prof. P.Fink, capo del Board incaricato di elaborare il DSM III, ex presidente APA e del The Leadership Council on  Child Abuse & Interpersonal Violence ) «Il peggior cumulo di spazzatura antiscientifica mai visto» (John Robert Conte, docente e ricercatore in discipline sociologiche all’Università di Washington), una  Teoria  «discredited …scientific invalidity….have no grounding in reality» (National Council of Juvenile and Family Court Judges. NCJFC) « mancante di basi scientifiche» (Bruch C. S)  un “castello in aria” «e’ pericolosa» «non deve essere utilizzata dagli psicologi ne’ in ambito clinico ne’ giudiziario»   (Associazione Spagnola di Neuropsichiatria (2010) « the PAS construct fails to meet scientific standards and should not be admissible in courts.”( Journal of Child Custody).

  Insomma  una “pseudo teoria” senza alcun fondamento scientifico ed alcuna corrispondenza  reale ed empirica,  secondo la quale   la grande maggioranza delle denunce delle madri e dei minori riguardanti  abusi sessuali (in genere paterni)  sarebbero false e strumentali, frutto di menti femminili “isteriche” e finalizzate solo ad allontanare la figura genitoriale paterna.

Piu’ che una teoria, oggi dopo l’ennesima bocciatura ricevuta dall’OMS con la non ammissione della Parental Alienation nell’ICD 11,  essa appare per quello che essa, nonostante vari cambi di definizione, nonostante tutto ancora appare : un’abilissima ed efficace strategia processuale che, facendo presa sui consapevoli ed inconsapevoli  pregiudizi millenari di cui siamo intrisi, risulta  atta a smontare le accuse di abusi sessuali soprattutto paterne, ma anche accuse di violenze domestiche e lesioni su minori, nei tribunali penali e civili dove si decide dell’affido dei minori medesimi  conseguentemente la separazione genitoriale. Affermazioni non nostre, ma di centinaia di eminenti studiosi e accademici internazionali.

Non e’ un caso che la Parental Alienation  nasca nel 1985 dalla mente di un medico aperto sostenitore della “utilita’ “ della pedofilia incestuosa, il quale  vantando una specializzazione in psichiatria infantile che in realta’ mai sarebbe stata verificata (v. in Vaccaro S., Barea Payueta C.: El pretendido Síndrome de Alienación Parental – un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia. Desclée de Brower, Bilbao, Spagna, 2009). ed addirittura millantando di essere un Professore della Columbia University –  ma venendo smentito platealmente dalla medesima Ivy League (v. in https://www.nytimes.com/2003/06/09/nyregion/richard-gardner-72-dies-cast-doubt-on-abuse-claims.html ) –  per mestiere svolgeva l’attivita’ di testimone esperto  nei processi penali e civili di affidamento dei minori, testimoniando appunto in difesa di uomini  accusati dai loro figli di abusi sessuali.  Basto’ che Gardner, con il solo  supporto di propri scritti  autopubblicati presentati come documenti scientifici, parlasse nei tribunali di “Sindrome della Alienazione Parentale” che le accuse espresse dai  bambini contro i loro padri fossero  considerate solo il frutto malevolo di una “isterica” o “malevola” manipolazione materna e, senza alcun prova di tale manipolazione, desunta semplicemente dalla presunta patologia diagnosticata da un “esperto” apparentemente affidabile, che  le accuse e le prove medesime della violenza venissero ignorate,  l’accusato proscioilto e proprio a questi affidati in via esclusiva i minori, strappati dalle loro madri protettive. 

Innumerevoli i bambini nel mondo che, in conseguenza ed a causa della applicazione di questa “pseudoteoria” , sono rimasti per decisione dei tribunali vittime indifese nella mani di  padri abusanti, violenti, rimanendo persino uccisi o suicidatisi al fine di sfuggire  alle quotidiane violenze. Tanto da meritare l’appellativo di “autentic american monster”( v. in https://www.independent.co.uk/news/obituaries/dr-richard-a-gardner-36582.html ).

Nella Giornata di oggi l’Italia, non tutta, cantera’ l’inno della Liberazione per eccellenza, Bella Ciao.

Un Inno ormai da anni adottato internazionalmente per tutto le lotte sociali a difesa dei diritti umani ed ambientali.

Speriamo vivamente che la casuale coincidenza di date sia provvidenzialmente significativa di una prossima e definitiva sconfitta tanto dei movimenti pro pedofili sia della strategia processuale nata per difenderne l’abietto operato.

Avv. Michela Nacca

Presidente Maison Antigone

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E

Il LOCKDOWN IMPOSTO DAL COVID 19 STA EVIDENZIANDO LA GRAVITA’ DELLE VIOLENZE DOMESTICHE AGITE SU DONNE E MINORI IN TUTTO IL MONDO.

8 Aprile 2020 | Michela Nacca

 MA IN ITALIA IL PERICOLO MAGGIORE E’ NELLA VIOLENZA ISTITUZIONALE E LE  DENUNCE DIMINUISCONO.

di Avv. Michela Nacca

Presidente Maison Antigone

Il lockdown imposto in tutto il mondo sta evidenziando il vero male che  affligge la nostra epoca ed il nostro Paese in particolare: la violenza maschile agita in famiglia, verso donne e bambini, oggi attuata e perseguita  anche dopo la separazione, attraverso  istituzioni apparentemente inconsapevoli, indottrinate a teorie “parascientifiche”.

Si tratta di un tipo di violenza non sconosciuta  negli altri Paesi, dove  tuttavia e’ gia’ da molto tempo oggetto di studio scientifico, e dunque di denuncia esplicita venendo denominata “legal harassment” ossia violenza istituzionale  o “DV by proxy”,  violenza domestica agita per procura.

Il fatto stesso che in Italia questo tipo di violenza non abbia un nome ne’ intercetti  l’interesse della comunita’ scientifica ed accademica nostrana, la dice lunga sul livello di rischio che le donne  e madri italiane vittime di violenza domestica corrono!

Ma andiamo per gradi.

Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, il 6 aprile 2020 ha lanciato l’allarme: il lockdown e la quarantena stanno aggravando in tutto il mondo le violenze domestiche agite dagli uomini su donne e minori.  Durante questo periodo di quarantena risulterebbero infatti  raddoppiate o addirittura  triplicate le denunce delle donne vittime di violenza domestica nei vari Paesi.

“Peace is not just the absence of war.   Many women under lockdown for COVID19 face violence where they should be safest: in their own homes.  Today I appeal for peace in homes around the world. I urge all governments to put women’s safety first as they respond to the pandemic…..  For many women and girls, the threat looms largest where they should be safest – in their own homes,” egli ha dichiarato , appellando “for peace at home – and in homes – around the world. We know lockdowns and quarantines are essential to suppressing COVID-19, but they can trap women with abusive partners,”

Cosi si e’ espresso Guterres dall’headquarter di NY e sul proprio account social twitter, dichiarando  “Over the past weeks, as the economic and social pressures and fear have grown, we have seen a horrifying surge in domestic violence.”

Il Segretario Generale dell’ONU ha riferito che in molti Paesi “the number of  women calling support services has doubled” mentre “healthcare providers and police are overwhelmed and understaffed.”

Durante la quarantena forzata in casa, in Cina infatti  il numero di chiamate di donne che hanno  chiesto aiuto  per la violenza domestica subita sarebbe infatti  triplicato, in Libano ed in Malesia il numero e’ raddoppiato. in Sud Africa solo nella prima settimana di quarantena sarebbero state registrate ben 90.000 richieste di intervento. Mentre in Francia al 30 marzo u.s. il Ministero degli Interni  registrava gia’ un incremento del 32%  delle violenze domestiche, del 36% a Parigi, tanto da suggerire alle autorita’ di mettere a disposizione stanze di albergo gratuite, dove far trascorre la quarantena  a  donne e minori vittime di violenza : in un  Paese che, come  ricorda Euronews, ha già uno dei più alti tassi di violenza domestica tra i paesi di tutta Europa e dove ogni anno si stima che 219mila donne, dai 18 ai 75 anni, subiscano violenze fisiche o sessuali da parte di partner attuali o precedenti, ma  solo il 20% denuncia.  

Anche in Spagna il Consiglio dei Ministri con  un decreto reale ed allo scopo di aumentare la protezione delle vittime di tutti i tipi di violenza di genere, ha aperto punti presso negozi di generi alimentari dover poter ricevere le denunce delle vittime, mettendo  a loro disposizione stanze d’albergo gratuite, dove trascorrere la quarantena.

Google segnala che in Australia sono aumentate del 75% le ricerche via web per conoscere percorsi di uscita dalla violenza domestica, mentre in Turchia sono aumentate le denunce (ad Istanbul sono stati 2.493 casi a marzo 2020, il 38% in più dello stesso mese dello scorso anno quando se ne registrarono 1.804) ed anche  i femminicidi:  21 donne uccise nelle prime  tre settimane di lockdown, mentre   nell’intero anno  2019 sono stati 477 i femminicidi in questo Paese.

In Argentina durante il lockdown ed in soli 15 giorni sono gia’ 13 le vittime di femminicidio: l’ultima vittima e’ del  4 aprile, un’ infermiera di 40 anni   uccisa dal compagno. Dall’inizio del 2020 in Argentina sarebbero gia’ 90 le donne uccise da partner o ex partner (v. dati di Ahora Si Nos Ven).

“I urge all governments to make the prevention and redress of violence against women a key part of their national response plan to COVID-19”  cosi ha dichiarato il Segretario delle Nazioni Unite il 6 aprile scoro. (v.  in https://www.npr.org/sections/coronavirus-live-updates/2020/04/06/827908402/global-lockdowns-resulting-in-horrifying-surge-in-domestic-violence-u-n-warns?fbclid=IwAR3O7HbRQ7mYSYdHVEZIt0rBVe8vp3JfTzulWx1yn9cp8DipdRJKgqKzvu4)

Ed in Italia? 

 Telefono Rosa ed altre importanti associazioni  fin dalla prima settimana di lockdown  hanno registrato viceversa  una drastica  diminuzione delle richieste di aiuto ai numeri predisposti: un dato confermato anche dalla Procuratrice Aggiunta di Milano Maria Letizia Mannella ed  in controtendenza rispetto gli altri Paesi!

“Maison Antigone”, che si occupa di violenza istituzionale agita sulle madri ed i minori, al contrario ha ricevuto  una impennata di contatti: madri spesso gia’ vittime di violenza domestica che hanno chiesto aiuto, lamentando comportamenti vessatori  di ex partner violenti gia’ denunciati, spesso rinviati a giudizio e persino condannati, cio’ nonostante  divenuti padri collocatari o affidatari che, durante il lockdown,  hanno impedito qualsiasi tipo di relazione materna. Oppure padri   non collocatari   che viceversa, incuranti dei rischi della pandemia, hanno preteso il mantenimento puntuale del calendario delle loro  visite, con modalita’ tuttavia   aggressive, rivendicative, ricattatorie e persino pericolose per la salute dei loro  figli minori.  

Non possiamo non interrogarci  dunque sul calo delle chiamate registrato da Telefono Rosa nonche’   dalle altre associazioni e l’aumento delle richieste di supporto giunte viceversa alla nostra associazione:  la cui spiegazione certamente puo’ essere rintracciata da una parte  nella oggettiva difficolta’ delle donne di sfuggire  al controllo costante agito  dall’abusante che ancora vive in casa con loro, mentre dall’altra le aumentate richieste di aiuto giunte ai nostri contatti confermano che la violenza domestica/intima agita da ex partner non si arresta affatto con la separazione, ne’ con la denuncia e pourtroppo neppure con il rinvio a giudizio e persino la condanna del maltrattante. Nonche’ si attesta  che anche questo tipo di violenza DV by proxy si e’ fatta piu’ esasperata con l’avvio del lockdown.

Ma queste poche riflessioni bastano per comprendere le dinamiche sopra esposte ?

Quale la differenza italiana rispetto agli altri Paesi, che viceversa hanno registrato un aumento delle denunce?

Il nostro fondato timore e’ che le vittime italiane, in specie le madri, non abbiano piu’ fiducia nella capacita’ protettiva delle nostre  istituzioni e, per questo motivo, abbiano smesso di denunciare proprio in questo periodo, in cui la gestione della protezione si fa piu’ critica e di difficile realizzazione.

Un timore delle vittime che non costituisce affatto un pregiudizio irrazionale  ma riposa su fondatissime ragioni! 

Non e’ un mistero infatti che i CAV ed i centri rifugio italiani siano in numero fortemente inferiore ed inadeguato rispetto a quelli di altri Paesi.

Ne’ e’ un mistero che il sostegno economico ed i fondi destinati a CAV e centri rifugio italiani siano rimasti bloccati per lunghissimo tempo, cosi da determinare oggettive situazioni di crisi ed insostenibilita’ per i centri medesimi.

Ne’ e’ un mistero la scarsa centralizzazione della gestione dei cav e dei centri rifugio in Italia, che conduce ad una mancanza di trasparenza e ad una disparita’ regionale di offerta e qualita’ del servizio.

Ne’ e’ un mistero che in varie amministrazioni locali italiane negli ultimi due anni si e’ proceduto ad uno smantellamento dei servizi di aiuto alle donne vittime di violenza, talvolta con la finalita’ di sostituire questi centri di aiuto con altri destinati ai maltrattanti o, come piu’ recentemente ridefiniti,  a uomini pretesi vittime di violenza domestica femminile.

Ne’ del resto e’ un mistero che nel nostro Paese non siano state di fatto attuate delle previsioni analoghe a quelle di Francia e Spagna, permettendo alle vittime di poter immediatamente uscire di casa e trascorrere la quarantena  in alberghi messi a disposizione dallo Stato.

Gran parte di quanto detto sopra  e’ stato del resto denunciato nel gennaio scorso, contro le istituzioni italiane, dal Grevio: la Commissione europea preposta all’attuazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza e discriminazione su donne e figli minori.

Ma tutto cio’ basta per capire il motivo per il quale le donne hanno smesso di denunciare la violenza domestica?

No!

Urge un’ulteriore riflessione che, come vedremo, condurra’ anche alla spiegazione dell’impennata di richieste di contatto che viceversa nello stesso periodo sono giunte alla nostra Associazione!

C’e’  infatti  da riflettere sul fatto che le donne vittima di violenza domestica (quel tipo di violenza accesa dal lockdown)  siano generalmente anche madri : ossia donne preoccupate del proprio destino ma soprattutto di quello dei loro figli minori.

Si tratta cioe’ di donne che ormai e direttamente sulla loro pelle  si sono rese conto come, grazie alla “junk science” –  tra cui la  teoria pseudoscientifica “Parental Alienation”   diffusasi da anni nei tribunali e nelle universita’ della nostra penisola nell’indifferenza pressoche’ totale della Comunita’ scientifica ed accademica –  dopo la denuncia dovranno affrontare un percorso ancor piu’ violento, niente affatto rappresentabile dal’ipocrita  video diffuso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 25 novembre 2019 per commemorare la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne  in http://www.governo.it/it/media/campagna-di-comunicazione-occasione-della-giornata-internazionale-leliminazione-della-violenza  ).

Viceversa in Italia dopo la denuncia queste madri  rimarranno invischiate in un meccanismo kafkiano di per se’ irrazionale, folle, pregiudizievole nei riguardi loro e dei minori:  dunque altrettanto violento. Un percorso che perdurra’ per anni ed anni,   fino al raggiungimento della maggiore eta’ del loro figlio piu’ piccolo o fino a che il maltrattante non avra’ deciso di essere stanco o di voler dirigere altrove le proprie ansie di controllo e potere.

Queste donne immediatamente vedranno limitata temporaneamente la responsabilita’ genitoriale del padre violento ma assurdamente anche la propria, spesso per sempre !

Si verranno condotte in centri rifugio, ma I loro figli minori saranno affidati automaticamente ai servizi sociali. Oppure verra’ chiesto loro di scegliere se andare a vivere altrove senza figli, i quali saranno immediatamente posti in casa famiglia, soli.  Da quel momento vivranno completamente ostaggio di assistenti sociali che relazioneranno costantemente, quasi esclusivamente   su di esse. Rari ormai i servizi sociali che relazionino sulle aggressioni fisiche e verbali paterne agite dinanzi a loro o riferite! Pur disponendo di case personali dove rifugiarsi,  queste donne si ritroveranno obbligatoriamente a vivere con i loro bambini in centri di accoglienza rimasti da tempo privi di adeguati mezzi economici, dunque totalmente insufficienti e con operatori non sempre soddisfatti. Anziche’ ricevere comprensione e sostegno, come esse ragionevolmente si attendono di avere dopo aver “finalmente denunciato ;e violenze” che le opprimevano,   saranno invece sottoposte per anni al controllo spesso svilente, costante e quotidiano di educatori e assistenti sociali, critici su ogni loro decisione o scelta, con gravissima compromissione della loro liberta’ personale,  della loro capacita’ professionale ed  economica.

Donne e minori  che, per  anni vittime di soprusi ed abusi psico-fisici, anziche’ venire sostenuti si ritrovano esaminati da CTU e Tribunali per i Minori i quali, insieme a tutori, mediatori e assistenti sociali, non si  dimostrano preoccupati di verificare e, se del caso, attestare l’inidoneita’ genitoriale del genitore/padre  violento ne’ si concentrano, quando e se possibile,  nel recuperare la capacita’ paterna con interventi esclusivi sulla persona del violento, proteggendo i minori e loro madri  da futuri rischi di rivittimizzazione, viceversa risultano esclusivamente ed acriticamente impegnati a lavorare in favore del mantenimento della relazione genitoriale dei minori  con il padre, indipendentemente se violento o meno, se abusante o meno, indipendentemente se pericoloso o meno, ritenendo  presuntivamente ed a prescindere da tutto, in modo totalmente irragionevole ed infondato scientificamente, piu’ pericolosi gli atteggiamenti protettivi delle madri, anche quando vittime, rispetto ai temuti e persino  accertati agiti violenti paterni !(v. quanto condannato da Grevio a tal proposito sub n. 37 in https://hudoc.grevio.coe.int/eng?i=GREVIO-Inf(2019)18_Italy_Baseline_Evaluation_Report_eng-8 ).

 Le ingravescenti ansie materne –  accese e rese piu’  forti e gravi dal constatare che le istituzioni a cui si sono rivolte non le soccorrano ne’ le difendano risultando esclusivamente preoccupate del mantenimento della relazione paterna  qualunque cosa questi  faccia –  diventano cosi un’arma contro le madri stesse!

Madri vittime di violenza non sono piu’ viste nella loro giusta e reale dimensione  protettiva, ma vengono  considerate pregiudizialmente ed ingiustificatamente  paranoiche, istrioniche, simbiotiche, ostacolanti, dunque presuntivamente e paradossalmente sono loro quelle pericolose per la crescita dei figli…non i padri violenti pur rinviati a Giudizio e persino condannati!

La logica e la modalita’ di azione che riscontriamo nelle istituzioni italiane  si fondano  su una presunzione ascientifica del tutto distorta e distorcente che, nonostante la bocciatura ennesima ricevuta sia dal DSM che piu’ di recente dall’ICD 11,  in Italia viene ancora massicciamente insegnata dalla “scienza spazzatura” (cosi come la defini Paul Fink Presidente dell’APA americana) in corsi di Master per futuri CTU , CTP e assistenti sociali, nonche’  in corsi di formazione  per Avvocati, Tutori  e Magistrati.

Si tratta di una “parapsicologia” o “apice della follia” – come e’ stata definita dal Giudice Dollinger della Corte Suprema di NY a dicembre 2018 –   che induce i Tribunali per i Minori, attraverso vari step,   dapprima a limitare la responsabilita’ genitoriale delle madri che denunciano la violenza domestica, insieme temporaneamente a quella paterna,   infine ad affidare e collocare i minori proprio presso i padri denunciati, persino quelli rinviati a giudizio e sempre piu’ spesso anche quelli condannati: genitori preferiti alle madri proprio in quanto protettive, in quanto asseritamente “alienanti” o “simbiotiche”.

Si tratta di una distorsione ascientifica (fatta passare per scientifica dai suoi sostenitori) che avrebbe potuto diventare norma se solo il ddl 735 cd Pillon o il ddl 45 o un altro dei ddl collegati  fossero  stati approvati !

Una distorsione che, comunque, gia’ da anni sta trovando ugualmente applicazione nella giurisprudenza italiana delle corti di merito e nei fatti, indipendentemente dalla norma!

Una distorsione che sta compromettendo il corretto svolgersi della Giustizia in Italia, con gravissima compromissione per le vittime di violenza domestica,  e che e’ gia’ stata piu’ volte denunciata da diverse istituzioni internazionali: dall’ UN Special Rapporteur’s il 22 October 2018 ( www.ohchr.org/Documents/Issues/Women/WG/Communications/OL_ITA_5_2018.pdf. ) dall’APSAC americana, l’APA, la Commissione europea Grevio nel gennaio 2020 avverte “…. Another area requiring urgent consideration by the authorities is that relating to the determination of custody and visitation rights. The report finds that existing provisions in the law which would allow giving priority, in cases of violence against women, to the best interest of the child over and above the principle of shared parenting are rarely used. In its report, GREVIO expresses its concern about the tendency of the system in place to expose to secondary victimisation mothers who seek to protect their children by reporting the violence. The report also finds that legislative amendments are necessary to bring the Italian legislation in conformity with the requirement of ex officio prosecution set out in Article 55, paragraph 1, of the convention, as regards in particular the offences of physical and sexual violence“.

 Donne e minori vittime di violenza domestica che denunciano si ritrovano cosi oggi, nel nostro Paese, a patire ulteriori e piu’ gravi violenze: non solo da parte del partner abusante ma anche da parte delle Istituzioni, indottrinate acriticamente ed irresponsabilmente  da teorie pseudoscientifiche.

Forse e’ in cio’ che dobbiamo comprendere questo cambio di passo in Italia. Interrogandoci sulle cause, sulle conseguenze di questo fenomeno di violenza istituzionale,   nonche’ circa i necessari rimedi da adottare al piu’ presto.

L’ACIDO NON PUO’ CORRODERE LA VITA di Federica Cerreti

5 Aprile 2020 | Michela Nacca

La parità dei sessi è costata sangue, fatica e battaglie, ma si potrebbe osare e dire che ciò sia avvenuto “inutilmente” considerato che molti uomini, ancora oggi, vedono la propria donna come una proprietà, un oggetto, un patrimonio. L’ uomo si nomina così padrone, privando la propria compagna di tutti i diritti costituzionali, tra cui la libertà di parola, la facoltà decisionale e in alcuni casi perfino il diritto alla vita: norme inalienabili ed ineliminabili per ogni individuo.
Una causa molto frequente che scatena atti di violenza domestica maschili, almeno per quel che concerne le coppie giovani, è la decisione della ragazza di lasciare il partner, che non accetta il gesto sfrontato di ribellione e, come punizione, le infligge violenze e atrocità.
Offrono testimonianza diretta di questi crimini Lucia Annibali, avvocato di successo, e Gessica Notaro, finalista di miss Italia 2007: ragazze a cui è stato deturpato il volto con dell’ acido versatogli dai loro ex-fidanzati dopo la decisione delle due giovani di mettere fine alle loro relazioni d’ amore. Di fronte all’ atto disumano e barbaro dei due ragazzi, le due hanno rivelato grandissimo coraggio e forza d’ animo nel reagire e ritornare a vivere e sorridere, apparentemente come prima della tragedia; merito ancora maggiore va attribuito alle due ragazze, che hanno avuto la fermezza e l’ audacia di partecipare ad eventi pubblici contro la violenza di genere ed aderire ad interviste, raccontando e diffondendo al mondo intero le loro terribili disgrazie.
Lucia ha scritto un libro in cui racconta della sua ”nuova vita“, inoltre si è impegnata nella politica e si candidata alla Camera, con lo scopo di educare la società con tro la violenza di genere, trasformando così il proprio dolore, la sofferenza e le esperienze negative in un trampolino di lancio, la rabbia in energia per reagire e non perdere mai il desiderio di vivere. Oggi è Deputata al Parlamento italiano.
Gessica, già conosciuta nel mondo dello spettacolo, si è da subito rifugiata nei “social”, continuando ad essere molto attiva su siti come instagram e facebook, dove offre consigli e si tiene in contatto con donne che tutt’ ora sono vittime di violenze e, nonostante le numerose minacce ricevute dai fidanzati delle ragazze, continua con questa sua attività. Il coinvolgimento ad una famosa trasmissione di intrattenimento televisivo della Rai, “Ballando con le Stelle”, le ha permesso di continuare ad esprimere le sue capacità artistiche, ma anche di diffondere il messaggio di cui si è fatta portatrice, al pari della Annibali, contro la violenza sulle donne. La miss in un’ intervista raccontava che, prima della tragedia, viveva con il suo nuovo compagno nel terrore e nella paura che l’ ex li perseguitasse, ma in seguito, una volta arrestato, ha affermato di aver ritrovato finalmente la felicità. Non senza ombre, stante la consapevolezza che, in Italia, le pene comminate per questo tipo di reati sono spesso irrisorie, permettendo a questi uomini pericolosi di ricominciare a perseguitare le loro vittime.
Sia a Lucia Annibali, nel 2014 e per volontà del Presidente Napolitano, sia a Gessica Notaro, nel 2018 dal nuovo Presidente Sergio Mattarella, è stato conferito il titolo di Cavaliere all’ Ordine della Repubblica, per il coraggio e la determinazione con cui esse offrono testimonianza di vittima e per il loro impegno nell’ ambito della sensibilizzazione sul tema del contrasto alle violenze di genere. Il valore ed il senso del gesto del Presidente è quello di esaltare il coraggio, sostenere tutte le donne vittime di violenze ed invitarle a lottare sempre nel nome della difesa dei propri diritti come persone e come cittadine, a non arrendersi mai ed avere sempre la forza di alzarsi e ricominciare a vivere, facendo si che le esperienze negative si trasformino in qualcosa di utile non solo per se stesse ma anche per gli altri.
Federica Cerreti
Liceo Classico “Ugo Foscolo” di Albano Laziale (Rm)

La storia di Lisa, massacrata di botte a sei anni dal padre

7 Febbraio 2020 | Michela Nacca

La storia di Lisa, massacrata di botte a sei anni dal padre Joel Steinberg, affermato avvocato penalista di NY, che per giustificarsi disse di non aver sopportato il suo sguardo ed i suoi “lamenti”. Un uomo violento che picchiava selvaggiamente anche la madre di Lisa, riducendola ad una dipendenza totale.

v. la sua storia in https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/12/16/lisa-massacrata-anni.html

v. video in http://www.courts.state.ny.us/…/3ds…/2007/2007_00246.htm

In un’ America, quella del 1988, in cui morivano ogni anno mille e duecento bambini per i colpi e le sevizie ricevute dai genitori naturali o legali. Soltanto a New York nel 1988 erano più di cento i bambini uccisi ogni anno: uno ogni tre giorni.

Dopo 30 anni i numeri sono diventati certamente inferiori (oltre 730 bambini uccisi negli ultimi 10 anni negli USA)

Ma la violenza ancora non è debellata.

E il recente analogo caso di Thomas Valva, anch’esso avvenuto a NY, ce lo ricorda…

Comunicato Stampa – Avvio di un sondaggio pilota conoscitivo sull’uso nei tribunali italiani della Alienazione Parentale e di costrutti analoghi

14 Dicembre 2019 | Michela Nacca

14 dicembre 2019
di Avv. Michela Nacca

Diamo avvio ad un importante sondaggio on line, elaborato dalla scrivente, caratterizzato da tre sezioni ed oltre 40 domande, che intende fare un po’ di luce  sui numeri e le dinamiche legate alle accuse di “pas'”,  “alienazione parentale”, “alienazione”, “manipolazioni psicologiche” , “sindrome della madre malevola” o “simbiotica” o “contrastante” ecc   (nonche’  altri costrutti  simili e collegati) che  le donne, madri di minori, si vedono attribuire nel corso di procedimenti giudiziari separativi e di affidamento dei minori, con effetti devastanti sia nella vita dei minori coinvolti che in quella delle loro madri accusate.

Vogliamo capire quante sono state negli ultimi 20 anni le donne coinvolte in quella che in USA viene chiamata apertamente legal harassment, ossia violenza istituzionale, sia per le modalita’/ prassi giuridiziarie che essa attiva sia per i pregiudizi ascientifici verso le donne su cui  si fonda.

Ci chiediamo quanti siano e siano stati i  bambini sottoposti a permanenti minacce di prelievi, da parte di figure istituzionali,  e quante le  “ablazioni“: un termine che nella sua crudezza esprime perfettamente il dramma della sottrazione dei minori  forzata e manu armata, contraria alla stessa volonta’ dei minori  coinvolti e dunque in violazione di diritti essenziali personali dei medesimi. Una violazione di diritti umanitari!

Si tratta di un sondaggio perfettamente anonimo che, in quanto tale, intende rispettare le esigenze di privacy delle donne che vorranno e potranno partecipare.

Abbiamo preferito scegliere questa modalita’, che non toglie nulla al valore dell’indagine pilota, perche’ sappiamo  bene quanto queste donne, gia’ vittime di violenza domestica,  siano spesso ancora esposte a  minacce  e ricatti, anche dopo anni dalla separazione genitoriale.

Non siamo infine ignare del fatto che molti di questi casi coincidano con il fenomeno della violenza domestica maschile e della pedofilia incestuosa: una piaga sociale che la nostra Associazione da tempo sta combattendo, anche avviando tramite una Petizione ad hoc la proposta di inserire nel nostro ordinamento una “legge Megan” , analoga a quella americana, che preveda l’ istituzione di un Pubblico Registro dei nomi dei Pedofili  condannati in via definitiva.
Perche’ per noi  la tutela dei bambini e’ piu’ importante della privacy dei loro predatori sessuali !


l sondaggio e’ stato

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E

Gli Stati Generali – Le madri che dall’Italia sfidano le politiche della galassia sovranista – di Federica D’Alessio

12 Novembre 2019 | Michela Nacca

DONNE. CASO MASSARO, NACCA (ANTIGONE): ALIENAZIONE PARENTALE È SENZA FONDAMENTO. “PER CASSAZIONE È ‘UN COSTRUTTO PARASCIENTIFICO CHE MINACCIA SICUREZZA BIMBI'”(DIRE) Roma, 11 ott.

11 Ottobre 2019 | Michela Nacca

agenzia stampa DIRE riporta il nostro comunicato stampa!

DONNE. CASO MASSARO, NACCA (ANTIGONE): ALIENAZIONE PARENTALE È SENZA FONDAMENTO

“PER CASSAZIONE È ‘UN COSTRUTTO PARASCIENTIFICO CHE MINACCIA SICUREZZA BIMBI'”

(DIRE) Roma, 11 ott. – “Stanno per portare via un bambino dalla

sua casa, dai suoi affetti, dalle sue abitudini quotidiane e dai

suoi stessi amici. Per lungo tempo non gli sara’ piu’ permesso di

vedere la madre, se non durante brevi e sporadici incontri

vigilati. Eppure lui e’ un bambino sereno e bravissimo a scuola,

ben inserito socialmente e che vuole continuare a vivere con la

madre, suo principale punto di riferimento: una mamma che egli

avverte come protettiva e rassicurante. Tuttavia le Ctu ed i

Giudici avrebbero sostenuto che la madre avrebbe manipolato

psicologicamente il figlio con comportamenti ostativi contro il

padre e che il bambino sarebbe dunque affetto da ‘Alienazione

Parentale’. Ma anche il ministro della Salute italiano nel 2012

ha pubblicamente e formalmente dichiarato che la Alienazione

Parentale (ex PAS), i principi e i criteri che essa segue siano

un costrutto senza fondamento scientifico! Lo stesso e’ stato

affermato dal ministro della Giustizia francese, chiedendo che la

diagnosi e strategia processuale della Alienazione parentale non

trovasse piu’ applicazione nei tribunali, dati gli effetti

devastanti provocati sui minori (in

https://blogs.mediapart.fr/à/justice-2018-proscription-du-sà

https://www.cdpenfance.fr/à/le-syndrome-dalienation-parentà/

https://www.village-justice.com/à/Expertises-Judiciaires-reà)”.

Lo scrive in una nota la legale Michela Nacca, presidente “Maison

Antigone”, in merito al caso di Laura Massaro. Oggi il Tribunale

per i minorenni di Roma ha disposto l’allontanamento

del figlio dalla madre e la collocazione con il padre.

“Nel 2013 il Board del DSM 5 – continua il comunicato-

nonostante le pressioni lobbistiche pro PA (parental alienation)

ricevute, disse ancora un’altra volta “NO” all’introduzione

della Alienazione Parentale tra il novero delle sue

classificazioni. Nella stessa rivista dell’Associazione degli

Psichiatri Americani, l’American Academy of Psychiatry, un

articolo del 2012 ha ribadito che l’alienazione parentale, o in

qualunque modo essa voglia chiamarsi, non ha fondamento

scientifico ed anzi, risulta solo una mera strategia processuale

dagli effetti violenti e devastanti proprio per i soggetti

socialmente deboli coinvolti: donne e bambini. Una strategia

processuale dalle finalita’ precipuamente affaristiche ( Timothy

M. Houchin, John Ranseen, Phillip A. K. Hash and Daniel J.

Bartnicki, The Parental Alienation Debate Belongs in the

Courtroom, Not in DSM-5, in Journal of the American Academy of

Psychiatry and the Law Online January 2012, 40 (1) 127-131 see in

http://jaapl.org/content/40/1/127.full) !

La stessa APSAC ( American Professional Society on the Abuse of

Children) nell’agosto 2019 ha emesso un ennesimo comunicato

ufficiale, ribadendo di ritenere non fondata scientificamente la

alienazione parentale e intimando ad avvocati e psichiatri

forensi a non considerarla nei tribunali come una forma di

violenza e manipolazione psicologica, nonche’ avvertendo

esplicitamente ai sostenitori di questa “junk science” di non

sostenere falsamente che l’APSAC l’abbia riconosciuta

(https://www.apsac.org/single-p…/…/08/16/APSAC-ANNOUNCES-REVI

SIONS-TO-ITS-DEFINITIONS-OF-PSYCHOLOGICAL-MALTREATMENT-AND-ADDS-A-

CAUTIONARY-STATEMENT-REGARDING-USE-TO-SUPPORT-PARENTAL-ALIENATION-

CLAIMS in

https://docs.wixstatic.com/…/4700a8_dd15383209254acf95406fc…

881e.pdf. Nell’aprile 2019 la stessa Comunita’ scientifica

internazionale ha scritto un Memorandum pubblico indirizzato al

Board dell’OMS, affinche’ la ‘pseudoteoria’ e ‘parapsicologia’

(definizioni espresse in Sentenze USA) detta Parental Alienation

o Pas o anche ‘manipolazione psicologiche’ o ‘comportamenti

ostativi’, non trovi ingresso nell’ICD 11. Ai Ricercatori e

Docenti universitari iniziali si vanno aggiungendo di mese in

mese centinaia d’altri esperti internazionali”. (SEGUE)

(Com/Enu/ Dire)

21:41 11-10-19

“Anche molti Giudici e tribunali supremi

hanno messo in guardia dall’uso della Parental Alienation, dei

suoi principi e dei suoi criteri!- prosegue l’avvocato- Cosi’

l’ex Procuratore Generale francese Luc Fremiot (

https://www.lemonde.fr/m-le-mag/…/2019/08/30/luc-fremiot-vir

ulent-combattant-des-violences-contre-les-femmes_5504575_4500055.h

tml ,

https://www.marieclaire.fr/luc-fremiot-procureur-interview-…

es-conjugales,1323674.asp ). Il Giudice Dollinger della Suprema

Corte di NY (New York Law Journal, J.F. v. D.F., 61 Misc.3d

1226(A), 2018 N.Y.Slip. Op. 51829(U). Il Giudice italiano Fabio

Roia

(https://www.letteradonna.it/…/art…/conversazioni/2018/08/03/

alienazione-parentale-fabio-roia/26323/,

https://veronasettegiorni.it/at…/violenza-e-malagiustizia-a-

villafranca/), la Giudice Paola Di Nicola (P.Di Nicola, La mia

parola contro la sua, Quando il pregiudizio e’ piu’ importante

del giudizio.

https://www.dire.it/17-…/354258-video-violenza-donne-nei-tri

bunali-italiani-pas-e-bigenitorialita-con-maltrattanti/,

https://www.letteradonna.it/…/ar…/conversazioni/2018/10/04/p

aola-dinicola-magistrato-libro/26739/), la stessa Corte di

Cassazione italiana (Cass., Civile, Sez. I, n. 13274 , 18 maii

2019.

(https://www.ilfattoquotidiano.it/…/05/22/sindrome-alienazio…

parentale-cassazione-non-ha-basi-scientifiche-e-non-puo-motivare-a

ffido-esclusivo-figli/5197051/ ,

https://www.altalex.com/docum…/…/2019/05/20/sindrome-di-alie

nazione-parentale ) per la quale la Parental alienation e’ ‘un

costrutto pseudoscientifico… in grado di minacciare

l’integrita’ del sistema penale e la sicurezza di bambini vittime

di abusi’ (Sentenza della Corte di Cassazione italiana del 20

marzo 2013, n. 7041, punto 5.2). Ciononostante in Italia si

continua a ricorrere alla Parental Alienation ed ai suoi

principi, ai suoi ‘criteri’ (definiti dal Giudice Dollinger,

della Suprema Corte di NY, come “l’apice della follia” “For this court, the expert’s comment, at times, reached almost the apex of foolishness” v. in  https://bit.ly/2G8pkCT )!

Nel caso de quo non conosciamo il motivo del rifiuto radicale

di questo bambino a lasciare la casa materna.

Ma non importa… Non perche’ conoscere la vera causa del rifiuto

del bambino non sia rilevante, tutt’altro.. ma perche’ essa

passa in secondo piano rispetto il grave danno alla salute che

questo bambino sta rischiando! Quello che importa, infatti, e’

che questo piccolo ‘Angelo’ (cosi lo chiameremo per tutelarne la

privacy) soffre di una malattia rara, cronica e degenerativa. Una

malattia autoimmune che pone a rischio la sua fragile vita, con

recidive che si presentano ad ogni situazione di stress,

aggravandola o attivando delle nuove patologie autoimmuni, su

differenti organi! Temiamo che i Giudici e gli Avvocati che hanno

contribuito al raggiungimento di tale decisione non si rendano

conto di cosa sia una patologia autoimmune, di come essa peggiori

imprevedibilmente e drammaticamente ad ogni trauma subito da chi

ne soffre! Temiamo che questi Giudici ed Avvocati, CTU e CTP

coinvolti non si rendano conto che, a causa del trauma che il

piccolo ‘Angelo’ dovra’ patire, potrebbe molto probabilmente

vivere una grave compromissione della sua salute, mettendo a

rischio anche la sua vita. Sembrerebbe infatti che alcun esperto

immunologo sia stato consultato nell’emettere la decisione

finale, di strappare il bambino alla sua casa, ai suoi affetti,

alla madre a cui egli e’ cosi tanto legato. Incredibilmente

soltanto un avvocato tutore, psicologi ed esperti di diritto

avrebbero valutato l’opportunita’ di effettuare una simile

‘ablazione’ del bimbo. E cio’, se fosse vero, sarebbe una follia!

Ma se e’ vero che nessuno ha valutato il rischio medico,

traumatico e stressante di una ablazione, stante la patologia

autoimmune del bambino, cio’ significa anche che nessuno ha

saputo valutare il vero senso del comportamento materno! Il

comportamento di una madre che non e’ stato finalizzato ad

ostacolare una relazione familiare, ma a proteggere il

figlioletto dal rischio di traumi emotivi, al fine di difendere

la salute e la vita stessa del suo bimbo!”.

(Com/Enu/ Dire)

21:41 11-10-19

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E

UNO STUDIO DIMOSTRA CHE LE ISTITUZIONI U.S.A. AGISCONO UNA GRAVE DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA CONTRO LE MADRI ED I LORO FIGLI MINORI

30 Settembre 2019 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

Tutti i diritti sono riservati, per utilizzare i contenuti dell’articolo bisogna citare fonti e autrice. In caso di violazione ci si riservano azioni giudiziarie

“For child sexual abuse, only 1 out of every 51 cases was believed when a father accused the mother of alienation” (Prof. Joan Meier).

Congressional Briefing on International Child Abduction and Domestic Violence. Washington DC June 19, 2013 © Rick Reinhard 2013 email rick@rickreinhard.com

Joan Meier è una Professoressa della George Washington University, con la quale l’Associazione Maison Antigone si confronta, insieme a molti altri accademici internazionali.

Grazie ad uno studio scientifico approfondito la Docente universitaria americana ha dimostrato come, nei tribunali per i minori USA, sia in atto una grave forma di violenza e discriminazione istituzionale contro madri e minori già vittime di abuso domestico, nell’indifferenza generale di Giudici e CTU.

Più di 700 bambini americani sono stati uccisi dai loro padri SOLO negli ultimi 10 anni, proprio a causa della applicazione del principio della cd. bigenitorialità anche nei casi in cui il padre si fosse già dimostrato violento e abusante, applicando la strategia della alienazione parentale!

Si stima che quasi 60.000 minori americani ogni anno rischino di continuare ad essere abusati, nonostante la separazione genitoriale e l’azione di madri protettive, rese impotenti!

Lo studio americano condotto nel 2017 dalla George Washington University Law School ha dimostrato che su oltre 4.000 casi giudiziari nazionali riesaminati, il genitore violento (statisticamente il padre) grazie all’uso della Parental Alienation ottiene la custodia dei figli minori o la visita senza supervisione nell’81% delle volte, esponendo dunque a grave rischio i minori coinvolti

Una “trappola di genere“: uno studio dimostra che quando le madri denunciano l’abuso di minori da parte dei padri, esse spesso perdono la custodia,

Hera McLeod ha chiesto al giudice del tribunale di famiglia di tenere suo figlio di 15 mesi, Prince, lontano dal suo ex fidanzato violento. La madre, insieme a molti altri testimoni, aveva raccontato alla corte gli attacchi di rabbia dell’uomo, la notte in cui ha minacciato di ucciderla sotto la minaccia delle armi, le volte in cui ha presumibilmente abusato del figlio maggiore e ha presumibilmente stuprato la sorella di McLeod. Ma il giudice ha affermato che non vi erano prove sufficienti dell’asserito abuso da parte del padre, Joaquin Rams. “C’è molto fumo”, ha detto il giudice del tribunale di famiglia nella Contea di Montgomery, Md. “Con tutto quel fumo, non riesco a vedere chiaramente.” Inizialmente il tribunale ordinò visite supervisionate con il padre del bambino, ma pochi mesi dopo permise a Rams di tenere Prince per visite senza sorveglianza per tutto il giorno. Quindi alla quarta visita, il 20 ottobre 2012, Rams ha annegato il bambino nella casa di un amico a Manassas, in Virginia. Nel 2017 è stato dichiarato colpevole di omicidio e condannato alla pena capitale.

Tu aspetti che il bambino sia stato gravemente danneggiato, o come nel mio caso morto, prima che le prove raggiungano la soglia “, ha detto McLeod. “Tu stai giocando alla roulette russa con la vita dei bambini per far fronte a questo onere probatorio non necessario.” La morte altamente pubblicizzata di Prince Rams è stata un caso estremo, ma serve come esempio di un modello preoccupante che gli esperti di violenza domestica affermano caratterizzi le controversie sulla custodia dei minori: troppo spesso, affermano, i tribunali familiari negano le denunce di una madre di abusi domestici o di minori e invece affidano il bambino alle cure del genitore pericoloso. Sostenitori e avvocati condividono da tempo storie aneddotiche come quelle di McLeod – di donne le cui affermazioni sugli abusi non sono state credute e i cui figli sono stati invece puniti. Ma ora, uno studio unico nel suo genere della George Washington University ha fatto luce su come il fenomeno si è svolto nei tribunali di tutto il paese.

Lo studio, scritto dalla professoressa di diritto clinico Joan S. Meier, mostra che le madri che denunciano abusi – in particolare gli abusi su minori – stanno perdendo la custodia dei figli a tassi sbalorditivi. Per Meier, i dati forniscono una finestra su ciò che considera parallelo al movimento #MeToo.

“MeToo parlava di donne che non si credevano mai quando riferivano cosa stava accadendo loro sul lavoro”, ha detto Meier. “Bene, si tratta delle donne che non sono credute quando riferiscono di ciò che sta accadendo a casa. Ed è il tribunale. . . un luogo molto più preoccupante per l’incredulità. ” Meier ha definito il modello un “tradimento completo della missione” dei tribunali, che dovrebbero dare la priorità al benessere dei bambini. “Quando vengono abusati, i tribunali li proteggono di meno, non di più”, ha dichiarato Meier, che lancerà presto una National Family Violence Initiative presso GW Law. Lo studio è stato finanziato attraverso una sovvenzione del National Institute of Justice, l’agenzia di ricerca, sviluppo e valutazione del Dipartimento di giustizia.

Un sistema giudiziario “contraddittorio”

Per lo studio, che non è stato ancora pubblicato ufficialmente, Meier e un team di ricercatori hanno selezionato e codificato i pareri dei tribunali pubblicati disponibili online tra il 2005 e il 2014, un set di dati di 4.388 casi di custodia (affido) di minori. Hanno cercato di scoprire fino a che punto i tribunali stessero screditando le denunce di abuso e rimuovendo la custodia dai genitori che rivendicavano l’abuso – e il ruolo svolto dal genere in questi risultati. Hanno anche esaminato l’impatto delle accuse in questi casi secondo cui un genitore stava cercando di “alienare” il bambino dall’altro genitore. Lo studio ha analizzato i tipi di abuso della violenza domestica contro la madre, l’abuso fisico del bambino e l’abuso sessuale del bambino.

Secondo lo studio, i tribunali hanno accreditato i rapporti delle madri sugli abusi dei padri il 36% delle volte, comprese le accuse sia di abusi sui minori che di violenza contro la madre. Quando si trattava in particolare di abusi su minori, i tribunali dimostravano ancora meno probabilità di credere alle affermazioni di madri e bambini: il 21% delle volte per abusi fisici sui minori e il 19% delle volte per abusi sessuali su minori. Nel contenzioso in caso di affidamento, quando le madri hanno denunciato abusi – tra cui abusi su minori e violenza domestica – le madri hanno perso la custodia il 28 percento delle volte. Ma quando i padri hanno denunciato un abuso, i padri hanno perso la custodia solo il 12% delle volte. “I dati di questo studio sono molto potenti nel mostrare quanto le madri fossero peggiori quando hanno denunciato un abuso di minori”, ha affermato Meier. “Tutti i punti vengono collegati.”

Anche quando l’abuso del padre è stato dimostrato in tribunale, le madri che accusano l’abuso hanno perso la custodia il 13% delle volte. Ma quando è stato provato l’abuso di una madre, i padri hanno perso la custodia solo il 4% delle volte – e solo nei casi in cui la donna aveva abusato del padre, mai dove aveva abusato del bambino. “Anche quando l’accusa viene provata, le donne perdono”, ha dichiarato Jane Aiken, preside della School of Law della Wake Forest University, dopo aver letto una copia dello studio. “Si tratta di mancanza di fiducia verso le donne. Penso che sia molto grave”. Lo studio si concentra anche sull’impatto di una controversa rivendicazione spesso usata nei tribunali familiari in tutto il paese durante le procedure di custodia – ossia l’ “alienazione genitoriale“, l’accusa secondo la quale un genitore stia minando o danneggiando il rapporto tra il bambino e l’altro genitore. [Ha riferito che suo marito l’ha abusata. Il divorzio era “un’altra forma di abuso”.]

Meier e altri hanno a lungo sostenuto che “l’alienazione” è usata in modo schiacciante per punire le madri che accusano i padri di abuso. Le madri sono spesso accusate di presentare le accuse di falso abuso semplicemente per “alienare” i bambini dal padre, ha detto Meier. “Le donne dovrebbero comportarsi come madri. Ma poi quando entrano e dicono “Sto cercando di proteggere mio figlio”, allora non si crede loro”, ha detto Aiken. “Sei solo in una trappola, ed è una trappola di genere”. Lo studio di Meier ha scoperto che quando i padri rivendicano l’alienazione, i tribunali hanno il doppio delle probabilità di non credere alle affermazioni di abuso delle madri – abusi sui minori o abusi contro la madre – che se il padre non avesse presentato alcuna richiesta di alienazione. Tale fattore aumenta a quattro volte la probabilità dei casi di abuso di minori, in particolare. Per abusi sessuali su minori, quando un padre ha accusato la madre di alienazione si è creduto a solo 1 caso su 51.

“Quando vai in tribunale e riferisci di abusi sessuali su minori da parte del padre, hai finito. Sei cotto “, ha detto Meier. E quando i padri rivendicano l’alienazione, il tasso con cui le madri perdono la custodia aumenta dal 26 al 44%. Lo studio di Meier ha anche riscontrato una disparità di genere: quando uno dei genitori è accusato di alienazione, le madri hanno il doppio delle probabilità di perdere la custodia, rispetto ai padri. Anche quando un padre ha contribuito alla relazione danneggiata con suo figlio, le madri vengono spesso incolpate per questo, Meier ha detto. Spesso, ha detto, spetta alla madre “fingere che sia un grande padre, e non spetta a lui riparare i suoi danni”, ha detto Meier. “Questo è così patriarcale.” Ma in alcuni casi, non vi è stato alcun divario di genere: quando un tribunale ha constatato che una madre o un padre era un alienante, in entrambi i casi di abuso e non abuso, madri e padri hanno perso la custodia a tassi identici.

Meier ha riconosciuto che i risultati non dimostrano che le smentite da parte dei tribunali di affermazioni di abuso erano sbagliate, ma solo che stanno avvenendo a tassi molto elevati. E lo studio ha diversi limiti, ha affermato Meier. Ha principalmente analizzato i casi che sono stati appellati e che sono stati pubblicati online, che non è un campione rappresentativo delle decisioni del tribunale. Lo studio ha anche sollevato domande e preoccupazioni per Nicholas C. Bala, professore di diritto alla Queen’s University di Kingston, in Ontario, ed esperto di diritto di famiglia che ricerca questioni relative all’alienazione dei genitori. Bala ha affermato che lo studio, sebbene importante e credibile, non distingue tra le diverse gravità dell’abuso fisico, come la differenza tra una spinta e un pestaggio brutale. Ha aggiunto che i casi più gravi di abusi sui minori non arrivano nemmeno al tribunale della famiglia: sono gestiti dalla polizia o dai servizi di protezione dei minori. Quindi i casi nello studio di Meier sono “già in una zona grigia” e sono un “tipo molto distorto di campione”.

Tuttavia, Bala ha affermato che lo studio di Meier evidenzia importanti punti sulla mancanza di istruzione e formazione sulla violenza domestica e sull’abuso di minori nei tribunali familiari, che ha definito un sistema giudiziario “contraddittorio”. ‘Ho dovuto stare attento’ Nonostante i limiti dello studio, Meier ha affermato che fornisce una rara visione empirica di tendenze preoccupanti che per troppo tempo sono state semplicemente aneddotiche. Studi precedenti sono stati limitati a singoli tribunali o singoli Stati o non sono riusciti a tenere conto degli abusi sui minori. Molte giurisdizioni forniscono alcune protezioni nei casi di custodia che coinvolgono violenza domestica o abusi, ma i giudici hanno spesso la libertà di confutarli. Nel distretto, ad esempio, uno statuto afferma che se un giudice rileva un episodio di violenza domestica, i giudici assegnano la visita solo se scoprono che “il bambino e il genitore affidatario possono essere adeguatamente protetti dai danni inflitti dall’altra parte”. Nel Maryland, il governatore Larry Hogan (R) ha lanciato un nuovo gruppo di lavoro incentrato sullo studio di come i procedimenti giudiziari di custodia dei minori che coinvolgono abusi o accuse di violenza domestica stanno colpendo i bambini nello stato. Un avvocato coinvolto nel nuovo gruppo di lavoro è McLeod, che spesso usa la morte di suo figlio per chiedere la riforma del tribunale della famiglia. McLeod ha ricordato come, nei suoi procedimenti di custodia, i suoi avvocati le hanno consigliato di stare attenta a ciò che ha detto sul padre di suo figlio e a quanti dettagli divulgare sul suo comportamento offensivo. “Ero terrorizzata per mio figlio, ma dovevo stare attenta a ciò che dicevo in tribunale. . . se mi fossi comportata come se non volessi che mio figlio avesse accesso [a suo padre] “, ha detto McLeod.

Un’altra madre, Jacqueline Franchetti, ha testimoniato dinanzi la corte della famiglia di New York sul comportamento verbalmente offensivo del suo ex ragazzo, sullo stalking, le molestie e le esplosioni arrabbiate. Ma il valutatore forense nel suo caso ha raccomandato l’affidamento congiunto di sua figlia, Kyra. Il rapporto dei servizi di protezione dei minori ha concluso che non vi era violenza domestica e affermava che il caso era “a basso rischio”, ha ricordato Franchetti. Anche dopo che Franchetti ha notato segni di angoscia e cambiamenti di personalità in sua figlia dopo le visite con suo padre, l’avvocato della bambina ha respinto le sue preoccupazioni, ha detto. Giorni dopo, a luglio 2016, il padre di Kyra le ha sparato due volte in una casa in Virginia, poi ha dato fuoco alla casa e si è ucciso, come riferito dalla polizia.

Sabato ha segnato tre anni dalla morte di Kyra.

“Dovrei essere con lei”, ha detto Franchetti. “Dovrei essere in grado di abbracciarla quando vado a letto la sera e non invece visitare la sua tomba.”

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MAISON ANTIGONE: TROPPE DONNE MALTRATTATE CI CHIEDONO AIUTO PERCHE’ NON SI FIDANO DEI SERVIZI SOCIALI

23 Luglio 2019 | Michela Nacca

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Sempre più donne ci chiedono aiuto nei casi di maltrattamenti in famiglia perché non si fidano più dei servizi sociali”. Questo è il grido di allarme dell’ Avv. Michela Nacca Presidente dell’Associazione Maison Antigone a tutela delle donne maltrattate, dei minori e della parità di genere.

Sono ormai all’ordine del giorno, infatti, casi di veri e propri sequestri di bambini, di donne che vogliono separarsi e vengono additate come alienanti, di perizie pregiudizievoli, di denunce fatte per poi essere ribaltate a loro discapito. I casi, negli ultimi tempi venuti alla ribalta, si sono moltiplicati in tutta Italia e hanno tutti un minimo comune denominatore: la violenza contro le donne e i bambini e una strana gestione degli affidi dei minori. Quella che doveva essere una estrema ratio, e cioè lo spostamento di minori in casa famiglia, è divenuta, nei fatti, una prassi comune e applicata con facilità traumatizzando moltissimi minori e madri (quest’ultime spesso già traumatizzate e impaurite da maltrattamenti) e strappati al proprio habitat familiare.

Non raramente, e ormai da anni, le donne vittime di violenza o le famiglie in difficoltà preferiscono non rivolgersi più ai servizi sociali per ottenere un aiuto, proprio perché la conseguenza quasi scontata è quella di un allontanamento dei figli minori: una misura che, volendo avere una visione ottimista, nasce per proteggere e mettere in sicurezza i bambini ma che finisce per traumatizzarli, per isolarli nelle case famiglie e per tenerli troppo spesso lontani dalla figura materna”.

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PORTEREMO DECINE DI CASI FINO IN PARLAMENTO

3 Luglio 2019 | Michela Nacca

~2 minuti


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Maison Antigone: Esprimiamo grande soddisfazione per la discussione sull’apertura di un’inchiesta parlamentare sulle case famiglia

Giovedì 4 luglio partirà la discussione per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, le così dette case famiglia, che andrà a verificare tutti i casi sul territorio nazionale.

“Accogliamo con soddisfazione la discussione per costituire una commissione d’inchiesta volta a fare chiarezza sulle irregolarità delle case famiglia.

Quanto sta emergendo dai numerosi casi che stanno pervenendo alla nostra associazione, è di una gravità impensabile. Come associazione siamo intenzionate a portare fino in Parlamento le segnalazioni e le decine di casi che ci sono giunti e che ci stanno giungendo ancora in queste ore riguardanti affidi apparentemente irregolari e allontanamenti di madri protettive. Nei confronti dei bambini devono esserci leggi chiare e massima tutela”.

Queste le dichiarazioni della Presidente dell’Associazione Maison Antigone Avv. Michela Nacca.

Ufficio Stampa Maison Antigone:

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ALTRO IMPORTANTE RICONOSCIMENTO PER MAISON ANTIGONE: SIAMO NEL COLLECTIVE MEMORANDUM

25 Maggio 2019 | Michela Nacca
di Avv. Michela Nacca

3–4 minuti


Maison Antigone menzionata nel Memorandum indirizzato all’OMS

Siamo lieti di comunicare che la nostra Associazione è stata inserita tra i firmatari del Memorandum di scienziati ed esperti inviato all’OMS, contro l’inserimento della “alienazione parentale” nell’ ICD-11, aggiungendo così il nostro  nome  agli iniziali 173 esperti internazionali sottoscrittori.

Le professioniste ed i professionisti di Maison Antigone, dapprima singolarmente e poi organizzate/i  in attività associativa, da anni si battono contro questo costrutto ascientifico inventato negli anni ’80 da Richard Gardner, apologeta della pedofilia, successivamente  rielaborato più volte da William Bernet e dai suoi sostenitori del PASG:  dapprima chiamato PAS (Sindrome di Alienazione Parentale), poi PAD (Disturbo di Alienazione Parentale), oggi Alienazione Parentale o con terminologie analoghe fuorvianti,  finalizzate solo ed esclusivamente a far dimenticare le proprie origini, come un serpente che cambia pelle ma non la sostanza.

Nonostante i cambi di definizione  rimane ancor oggi,  in realtà,  solo e comunque   una “junk science” e una mera strategia processuale finalizzata a sottrarre figli minori a madri amorevoli e protettive, senza alcuna prova di maltrattamento  ma basandosi sulla mera presunzione che deriva dall’aver psicologizzato  le decisioni giudiziali, suggerendo  abnormi e manipolate interpretazioni di comportamenti materni e filiali  in realtà coerenti: una strategia  spesso usata proprio  da padri violenti, abusanti, vendicativi  che vogliono mantenere il controllo sulle loro vittime.

Ad oggi nell’elenco risulta nessun’altra associazione o professionista italino, al di fuori della Professoressa Patrizia Romito e della Dottoressa Maria Chiara Feresin…

Ma NON CI BASTA !

SPERIAMO E VOGLIAMO CHE PRESTO ALTRI ESPERTI, DOCENTI, PROFESSIONISTI, ASSOCIAZIONI E MOVIMENTI DI MADRI VITTIME DI QUELLA CHE è STATA DEFINITA INTERNAZIONALMENTE UNA PERICOLOSA  “JUNK SCIENCE” ADERISCANO AL MEMORANDUM, UNENDOSI ALLA NOSTRA LOTTA!

Si può aderire anche  privatamente, scrivendo a maisonantigone@gmail.com.

Chiediamo di continuare a firmare anche la nostra Petizione “LA ALIENAZIONE PARENTALE NON DEVE ENTRARE NELL’ ICD” affinchè vengano  portati all’attenzione dell’OMS  i danni processuali, sociali, relazionali, nonchè psicologici indotti su minori perfettamente sani, provocati dall’uso della alienazione parentale nei tribunali.

Potete visionare il Memorandum aggiornato al 13 maggio u.s. al seguente link

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L’ALIENAZIONE PARENTALE NON DEVE ENTRARE NELL’ICD

1 Maggio 2019 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

4–6 minuti


Dopo la nostra audizione in Commissione Giustizia del Senato sulla Riforma del diritto di famiglia contenuto nei ddl 45, 118, 735, 769 e 867, la nostra battaglia contro quella che è stata definita in USA la “junk science” continua e si fa più ambiziosa!

In data odiernala nostra Presidente ha avviato sulla piattaforma Change.org la petizione “L’alienazione parentale non deve entrare nell’ ICD” indirizzata all’OMS, affinché l’alienazione parentale (e PAS) non entri nell’ ICD: né l’11 né qualsiasi altro seguente aggiornamento verrà pubblicato in futuro.

Maison Antigone, Associazione no profit che si batte contro la violenza su donne, madri e minori, chiede a tutti i cittadini e le cittadine italiane di aderire alla lotta contro il costrutto ideologico della “Alienazione Parentale” (ex PAS) sottoscrivendo la propria richiesta di adesione all’istanza presentata da Docenti Universitari ed esperti internazionali (clicca qui per approfondire).

Il documento datato 22 aprile 2019 è stato inviato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) sottoscritto da ben 173 Docenti e Ricercatori Universitari australiani, francesi, canadesi, israeliani, spagnoli, svizzeri, inglesi, neozelandesi e italiani, nonché da esperti e Associazioni ed organismi che si occupano di violenza su donne e minori.

Il documento illustra in 20 pagine ricche di seri studi accademici e di fonti, i motivi per i quali la “alienazione parentale” (o qualsiasi altro costrutto diversamente nominato e ad esso ricollegabile) non debba essere inserito nell’ICD-11, in quanto “junk science” è mera strategia processuale nata e spesso utilizzata allo scopo di negare, giustificare, normalizzare la violenza domestica patriarcale agita su donne e minori.

Attraverso le accuse di “alienazione parentale” nei tribunali vengono infatti già oggi negate e ignorate le violenze rivelate e denunciate dai bambini, le cui madri sono accusate di essere manipolatrici, suggeritrici “malevole” ed a cui, tramite delle CTU che diagnosticano l’alienazione, vengono sottratti i loro figli minori: bambini che dapprima vengono collocati in case famiglia o in centri specializzati, dove viene avviato il loro reset mentale ed affettivo (deprogrammazione e riprogrammazione mentale) affinché si distacchino emotivamente dalle madri e dimentichino la violenza subita e/o assistita dagli abusanti, per poi venire affidati all’altro genitore, indicato inizialmente dal bambino medesimo come maltrattante.

Talvolta ciò accade sebbene il genitore rifiutato sia stato contemporaneamente rinviato a Giudizio per maltrattamenti domestici o addirittura condannato in via definitiva: ciò in quanto la “junk science” riterrebbe che la presenza di una padre violento e perfino pedofilo sia più importante e benefica, per la crescita di un figlio, rispetto al distacco dalla fonte della violenza.

Ad una supposta alienazione si risponde dunque nei tribunali e grazie alla “junk science” con altrettanta alienazione, ma questa volta dalla madre: se per alcuni CTU e tribunali dunque appare non sensato l’allontanamento delle vittime di abusi dal genitore violento fisicamente, viceversa sembra agli stessi doveroso l’allontanamento dal genitore protettivo.

Già il DSM V, il manuale diagnostico delle malattie psichiche, escluse l’inclusione dell’alienazione parentale. Tuttavia sostenitori della PAS di tutto i mondo da anni stanno effettuando un forte pressing sul portale dell’ICD affinché la versione futura, la n. 11, includa la “junk science” tra le patologie.

Con l’introduzione della cd “alienazione parentale” nell’ICD anche bambini di genitori non separati potrebbero essere considerati “alienati” e dunque sottoposti a trattamenti di deprogrammazione e riprogrammazione mentale.

La validità scientifica della “junk science” è stata negata e confutata da anni , pur tuttavia ha continuato ad essere utilizzata nei tribunali e sempre più insegnata, anche in Master universitari e perfino in istituti di scuola secondaria per assistenti socio sanitari. Vari i ddl che sono attualmente in discussione dinanzi la 2 Commissione Giustizia del Senato e che vorrebbero far rientrare la alienazione parentale (anche denominata in altro modo, pas o semplicemente disturbo relazionale) addirittura nel codice civile e penale italiano.

Vi chiediamo di aderire numerosi, firmando la petizione!

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QUELLO CHE NESSUNO DICE SUL DDL PILLON E COLLEGATI…

12 Febbraio 2019 | Michela Nacca

Un riassunto della Audizione della Presidente di Maison Antigone Avv. M.Nacca alla 2 Commissione Giustizia del Senato del 15 gennaio 2019 e della relazione depositata.

di Marzia Lazzerini

10–14 minuti


QUELLO CHE NESSUNO DICE SUL DDL PILLON E COLLEGATI……il suo destino fallimentare e la relazione depositata dall’Associazione Maison Antigone dinnanzi alla Commissione Giustizia del Senato sulla riforma del diritto di famiglia prevista dal contratto di Governo

Non solo il disegno di legge Pillon 735, ma affidamento condiviso, mantenimento diretto, garanzia di bigenitorialità e alienazione parentale (o PAS) sono le linee guida fondamentali su cui si basano i disegni di legge che costituiscono la riforma del diritto di famiglia inserita nel Patto di Governo.

Sono cinque i ddl proposti, 45, 118, 735 ,768, 837 e tutti con un grandissimo impatto sociale e familiare sugli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ognuno di questi infatti ha dei lati oscuri che si fondano sull’introduzione di misure che costringerebbero i bambini e le donne a rimanere aggrovigliati nella spirale della violenza. Non solo quelle che oggi già la sperimentano, ma finirebbero per travolgere anche le altre famiglie, quelle che con l’attuale legislazione e grazie al garantismo della giurisprudenza di Cassazione, si separano pacificamente: l’80% dei casi.

È importante per noi porre estrema attenzione al fatto che sono 5 i disegni di legge, senza farci distrarre troppo dalla speranza del solo ritiro del decreto 735, cosiddetto Pillon, che sarebbe auspicabile ma che comunque non ci garantirebbe la tutela del diritto di famiglia e dei diritti dei bambini e delle donne già in condizioni precarie per il nostro paese.

In Italia il fenomeno della violenza sta colpendo tutte le sfere sociali e sta prendendo una piega dalle sfaccettature devastanti. Nei tribunali che hanno anticipato alcuni degli strumenti che si intenderebbero normare (la alienazione e la collocazione alternata paritaria) la violenza si è fatta addirittura istituzionale: non solo rivittimizzando le vittime di violenza domestica, ma rendendo vittime anche altre madri ed altri minori, colpevoli soltanto di voler dare maggiore stabilità ai loro bambini ancora piccoli.

I disegni di legge che rischiano di essere approvati in Senato sulla riforma del diritto di famiglia e l’affido condiviso, tra cui il cosiddetto ddl Pillon, sono lo specchio attuale di questo fenomeno, dove il the best interesting of child non coincide con la bigenitorialità a tutti i costi.

I disegni legge che sono stati proposti sull’affido condiviso sono disegni fondati totalmente su principi adultocentrici restando indifferenti ai diritti di donne e bambini ai quale vengono inflitte, in Italia, migliaia di violenze e abusi che già rimangono impuniti.

Proponiamo una fotografia dei dati sulla violenza sulle donne; sulla violenza sulle donne e i bambini all’interno delle mura domestiche; sulla situazione sociale della parità di genere e delle separazioni in Italia:

Le donne che nel corso della vita hanno subito violenza da partner attuali o ex sono 2 milioni 800 mila donne fra i 16 e i 70 anni (Istat)

Una donna viene uccisa ogni due giorni (Istat)

Per quasi 6 autori su 10 il movente è stata la gelosia, la non rassegnazione alla separazione o un abbandono (Eurispes)

Il 7% dei padri italiani usufruisce del congedo parentale, contro i colleghi  svedesi che con il 69% hanno il record in Europa (Istat)

Sulle separazioni:

L’ 80 % delle separazioni è consensuale

Il 20% delle separazioni è giudiziale ed al loro interno si riscontrano violenze

Il 50% delle separazioni è violento

Il 30% non denuncia

Questo ci rappresenta alcuni aspetti fondamentali.

In Italia esiste ancora una violenza perpetrata contro le donne basata sul genere e che tra l’altro è ritenuta una violazione dei diritti umani. Non a caso nel 1999 le Nazioni Unite hanno deliberato che il 25 novembre venga considerato come la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ma, nonostante ciò, ad oggi non sono stati fatti significativi passi avanti nella società. Questo ci viene rappresentato anche dal movente di molti femminicidi: ossia la non accettazione di determinate scelte che la donna compie nel corso della propria vita, specie in ambito familiare. Una di queste scelte fatali è la separazione. Ricordiamo che in Italia le percentuali di separazioni giudiziali, ossia con controversie o all’interno delle quali si trovano violenze, sono il 20% del totale delle separazioni ma noi sappiamo anche di avere l’80% di separazioni consensuali, all’interno delle quali si stima che esista una percentuale di violenze non denunciate e che corrisponderebbe all’incirca al 30% del totale delle separazioni. Questo per dimostrare che la nostra attenzione dovrebbe concentrarsi su questo 50% di separazioni violente (dichiarate e no) e non sulle separazione giudiziali.

Rappresentativo del fatto che la società italiana non è affatto pronta ad una bigenitorialità a tutti i costi, è la circostanza che soltanto il 7% dei padri italiani usufruisce del congedo parentale contro il 69% degli svedesi. Ciò dimostra quanto il nostro paese, volente o nolente, si basa ancora sul lavoro svolto dalle figure femminili e che dunque solo una percentuale molto vicina a quella indicata potrebbe oggi rappresentare il numero delle coppie di genitori separati adatti a svolgere un ruolo di care giver intercambiabile, come la collocazione parentale paritaria prevede. Inoltre non è da sottovalutare la circostanza che la violenza assistita dai figli minori sia in aumento e che la violenza abbia sempre un costo economico, poiché si devono sostenere spese per cure mediche e psicologiche presso strutture pubbliche e private, spese per farmaci, spese legali, danni a proprietà. Molte donne si sono dovute assentare dal lavoro e hanno avuto difficoltà a gestire le attività quotidiane.

Abbiamo stimato che se entrasse in vigore questa riforma di legge coinvolgerebbe 20 milioni di persone nel sistema giustizia che si riverserebbero nei tribunali. Perché, ovviamente, verrebbe richiesta l’applicazione della nuova normativa da chiunque sia già separato anche in regime di separazione consensuale. Questo creerebbe un intasamento del sistema giustizia ed un danno sociale enorme connesso alla conflittualità familiare che ne scaturirebbe.

I 5 disegni di legge che si vogliono introdurre disapplicano totalmente alcune norme costituzionali, così come i trattati europei sulla tutela dei minori, colpendo principalmente la Convenzione di Istanbul e andando incontro, tra l’altro, a un rischio di censura da parte della comunità europea. La stessa Convenzione di Istanbul, alla quale l’Italia ha aderito nel 2014 raccomanda di proibire la mediazione in caso di violenza familiare.

In particolare il ddl 735 Pillon violerebbe i principi fondati sui patti concordatari e di diritto canonico che sono vigenti nel nostro paese e che sono solidari con le norme civilistiche. La Riforma che si intende introdurre non è affatto ispirata dal Magistero della Chiesa Cattolica, nè coerente con la medesima, tutt’altro!

Se l’accusa, dunque, da parte della schiera femminista italiana, è stata quella di voler ripristinare la famiglia per lo più cattolica degli anni ’50, che già riteniamo sia un notevole regresso culturale e sociale, noi rispondiamo che in realtà non stiamo vedendo il problema fino in fino e che esso è ben più grave.

Perché? In realtà i 5 disegni di legge proposti vogliono eliminare ogni concetto di solidarietà familiare pur nel rispetto del diritto separativo, ostacolando di fatto la libertà di decidere di separarsi anche in condizioni a volte di gravi violenze o maltrattamenti.

Se il fine dei Senatori in questione, è quello di mantenere il controllo su  moglie e figli con l’obiettivo di non attuare una separazione, questo ddl fornisce gli strumenti per farlo.

Come? Alcuni esempi: depenalizza il reato di violazione degli obblighi di cura genitoriali post separativi ex art 570 bis cp. Introduce la mediazione, assurda nei casi di violenza in famiglia (senza considerare minimamente i costi nell’introduzione della mediazione) e reitera il concetto di pas introdotto come espediente per ribaltare le accuse di violenza o abusi fatti dai figli contro l’altro genitore. In particolare nel disegno di legge 735 gli articoli 17 e 18 prevedono la possibilità di un ricovero coatto in una struttura specializzata (ovvero in una casa famiglia) dopo che un consulente tecnico d’ufficio in Tribunale stabilisce la veridicità dell’alienazione (ovvero della PAS) da parte della madre nei confronti del minore contro il padre. Allo stato attuale l’alienazione parentale viene attuata come se esistesse nei manuali come una patologia conclamata e nei codici civili come se fosse legiferata. Ma né in un caso né nell’altro questa esiste. Non esiste nè come malattia nè come legge. Cosa ancora più grave è il vero e proprio “ricovero coatto” che viene inflitto al minore come se fosse un  trattamento sanitario obbligatorio che, nel nostro paese si attua in presenza di una malattia conclamata, su una persona maggiorenne e sotto forma di una procedura ben più complessa rispetto ad una consulenza tecnica.

I ddl appaiono come l’espressione ideologica, e nemmeno tanto sottile, di una parte di uomini che non accetta la gestione genitoriale tra due soggetti aventi gli stessi diritti e che credono che per essere buoni padri occorra ripristinare il potere economico, la patria potestà e la potestà maritale abolita nel 1975 con la legge di riforma del diritto di famiglia.

Uomini che vorrebbero imporre un rapporto coniugale sbilanciato a loro favore, credendo erroneamente, forse subdolamente, che questa sia la Dottrina della Chiesa Cattolica sul matrimonio.

Un esperimento, quello sulla cd “bigenitorialità materiale”, che è arrivato in Europa ed è stato sperimentato con esiti fallimentari.

Quindi, ci si domanda, se questo è stato un esperimento già effettuato  all’estero, con risultati pessimi, devastanti e a volte irreversibili, con  conseguenze psichiatre su donne già provate da maltrattamenti e bambini abusati (e collocati a metà) perchè mai dovremmo ripeterlo in Italia?

L’Italia è un paese dove la politica e il sistema sociale non fa nulla per realizzare concreti progressi nel settore della parità di genere, ma anzi ci sono discrepanze tra uomo e donna in qualsiasi settore si analizzi: economico, lavorativo, giudiziario. Come mai quindi le pari opportunità si cercano all’interno della famiglia e dopo la separazione? È una ricerca autentica o solo apparente? Non sarebbe forse il caso di fare una vera e propria rivoluzione gettando veramente le basi della parità uomo e donna?

Il mondo del lavoro, pubblico e privato, l’economia del paese è pronta ad affrontare un esercito di papà che saranno obbligati ad assentarsi come hanno fatto finora solo le mamme? E ancora: saranno veramente loro ad occuparsi dei figli, per 12 giorni al mese o delegheranno baby sitter e nuove compagne?

LE FRASI DI RICHARD ALAN GARDNER: LA SUA TENSIONE VERSO LA “NORMALIZZAZIONE” DELLA PEDOFILIA

10 Gennaio 2019 | Michela Nacca

di Avv. M. Nacca

N.B.: ai minorenni viene sconsigliata la lettura. Le vittime di pedofilia, sebbene ormai adulti, potrebbero rimanere anch’essi molto turbati per la violenza e l’intento manipolatorio che tali dichiarazioni esprimono. Ce ne scusiamo anticipatamente.

Richard A. Gardner era un medico, si spacciava come Professore Docente della Columbia University, lavorava come ctp (Consulente Tecnico di Parte) difendendo padri accusati di pedofilia dalle accuse dei loro figli, e delle mogli o ex mogli. Era fermamente convinto che la pedofilia non costituisse un reato, ma un “fatto” assolutamente normale, che giustificava ed attribuiva a “miliardi di persone”! Nel 1985, mentre in Louisiana scoppiava il primo grande scandalo mondiale di pedofilia clericale, inventò la P.A.S., ossia la Sindrome da Alienazione Parentale: senza alcun fondamento scientifico, era una fantasiosa e diabolica strategia difensiva basata sul NULLA, atta solo a screditare le accuse delle piccole vittime di padri pedofili, considerati manipolati dalle loro madri, artefici di false accuse frutto di “fantasie” perverse degli stessi bambini o delle loro madri.

Tra gli allievi e “delfini” del Gardner annoveriamo il più famoso ed operoso William Bernet, da cui ha preso avvio il PASG Group, di cui egli è Direttore. Fa parte del PASG Group anche la “scuola italiana” di psichiatri e psicologi sostenitori della P.A.S., tra cui emerge il nome del Dottor Marco Pingitore e dell’Avv. Gullotta (ad oggi ancora visibili sul sito) , della Professoressa Verrocchio e della Prof.ssa Amy Baker.

I sostenitori della PAS negli anni, attraverso Convegni e testi (la cui validità scientifica è stata messa in discussione dalla Comunità Scientifica ed Accademica internazionale), corsi condotti in Master universitari e presso ordini professionali, hanno formato generazioni di psicologi, psichiatri, assistenti sociali, ctu e ctp, avvocati, nonché Giudici.

I sostenitori e prosecutori del lavoro di R.A. Gardner hanno tuttavia negli anni fatto attenzione a rinominare più volte la P.A.S. in diversi modi : non solo al fine evidente di scrollarsi e distaccarsi dall’ingombrante “padre” della PAS, R.A. Gardner, ma anche per tentare di evitare in tal modo le critiche della Comunità scientifica internazionale che, in 30 anni, ha costantemente “bollato” la PAS definendola “ascientifica”, “pseudoteoria”, “parapsicologia”, “scienza spazzatura”, “apice della follia”, escludendola sia dal DSM 4 e 5, sia dall’ICD.

Ciò fino ad arrivare alla definizione attuale: quella di P.A. ossia Parental Alienation (Alienazione Genitoriale).

Ad oggi la Alienazione Genitoriale, sebbene derivi e sia essa stessa una “junk science” (come fu definita da p. Fink), viene sempre più utilizzata nei tribunali per strategie difensive, non più solo a favore di padri accusati e persino condannati per pedofilia e violenza domestica, ma anche su semplice pretesa maschile di sottrarre figli alle madri, senza alcun motivo valido e senza prove di maltrattamenti, per il semplice fatto che esse “amerebbero troppo” i loro figli.

In Italia l’Avv.ta Bongiorno nel febbraio 2018 ha addirittura proposto la cd. Alienazione Genitoriale come fattispecie di reato, tant’è che nel marzo 2018 veniva presentata nel ddl 45 innanzi la 2 Commissione Giustizia del Senato, a firma dei Senatori De Poli-Binetti ed altri.

Per comprendere la violenza della “pseudoteoria” detta Alienazione Genitoriale, non dobbiamo dimenticare da dove essa ha preso avvio, riandando a rileggere quanto scritto dal suo teorizzatore R.A.Gardner!

Egli teorizzava la “normalizzazione” della pedofilia esprimendo posizioni assolutamente favorevoli ad essa. Attraverso alcune sue dichiarazioni capiamo anche il motivo per il quale evidentemente amasse difendere padri pedofili (“…Ogni volta che ci compare l’immagine del bambino abusato sessualmente, gratifichiamo indirettamente i nostri impulsi pedofili”).

Gardner ammetteva la preoccupante diffusione della pedofilia e dell’incesto, scrivendo che la pedofilia fosse “…una pratica diffusa e accettata da letteralmente (da) miliardi di persone” . Ciò dovrebbe allarmare oltremodo e far capire che il fenomeno delle false denunce non ha affatto l’entità sostenuta dal Gardner e dai suoi allievi italiani!

Nel 1992, R. Gardner pubblicò il suo libro Vere e false accuse di abuso sessuale infantile, una guida per i professionisti della giustizia e della salute mentale. Nel capitolo I, intitolato “Una teoria sulla varietà del comportamento sessuale umano”, descriveva ciò che vedeva, come le dinamiche e le caratteristiche del comportamento sessuale umano. Nel testo Gardner comincia col dire che, quando parla del comportamento sessuale umano, non è favorevole all’utilizzo di termini naturali o innaturali, in quanto variano a seconda dei diversi periodi e società. Inoltre, sostiene che i comportamenti sono considerati “innaturali” secondo la punizione “o il permesso” di ogni società.

R. Gardner continua spiegando tutte le parafilie da zoofilia (sesso con gli animali), necrofilia (sesso con cadaveri), la coprofilia (comportamento sessuale che coinvolge la defecazione) pedofilia (il sesso del bambino / as), esibizionismo, ecc. ritenendo che questi comportamenti sessuali servirebbero per promuovere gli obiettivi di sopravvivenza dell’uomo e, pertanto, aumenterebbero a suo dire la procreazione della specie; egli scrive inoltre che l’uomo, come “macchina del sesso”, più stimoli ha e migliore sarebbe la sua “performance” procreativa: in base a ciò dunque verrebbe da lui giustificato ed anzi sostenuto l’abuso sessuale nei bambini!

Secondo Gardner la pedofilia servirebbe dunque anche a scopi procreativi. “Ovviamente, non serve a tali obiettivi al livello immediato in cui i bambini non possono essere incinti e nessuno può lasciare incinta altri. Tuttavia, un bambino che si avvicina agli incontri sessuali in tenera età è probabile che si senta fortemente sessualizzato e bramerà le esperienze sessuali durante gli anni della pubertà. In questo modo, un “bambino carico” trasmetterà molto probabilmente i suoi geni alla sua progenie in giovane età. (Dirò di più sulla pedofilia nel prossimo capitolo perché la sua importanza è centrale in questo libro)” Gardner, Richard A (1992) p. 24 “La sessualizzazione dei bambini può avere scopi procreativi, perché un bambino sessuato può riprodursi in giovane età. Quanto più giovane è la macchina di sopravvivenza ed è usata nel momento in cui appaiono gli impulsi sessuali, tanto più lunga è la durata della capacità creativa, e maggiore è la probabilità che l’individuo creerà più macchine di sopravvivenza nella generazione successiva”.

Gardner mori suicida nel 2003, il corpo fu trovato dal figlio, con il quale pare avesse un pessimo rapporto. L’uomo presentava numerose ferite d’arma bianca al petto ed al collo.

Ecco le sue frasi più famose, tratte dai suoi libri (testi che egli pubblicava da se’, senza validità scientifica).

Ringraziamo lo Psichiatra Dottor Andrea Mazzeo, che da anni è impegnato a combattere dentro e fuori i tribunali la PAS, oggi chiamata PA ossia Alienazione Parentale (o Genitoriale) o Disturbo Relazionale, denunciando la sua infondatezza e l”uso strumentale di difesa a giustificazione di pedofili e abusanti, utilizzata da non pochi Avvocati.

“La pedofilia intrafamiliare (cioè l’incesto) è molto diffusa ed… è probabilmente un’antica tradizione”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: SALEM WITCH TRIALS REVISITED.CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 119 (1991).

……..

Il bambino deve riuscire a provare pietà per il padre per la sventura (nella nostra società) di avere tendenze pedofile. In altri luoghi e in altri tempi, ciò verrebbe considerato normale”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 592(1992).

“Egli [il pedofilo] è anche stato sfortunato per quanto riguarda il luogo e il periodo temporale in cui è nato per l’atteggiamento sociale nei confronti della pedofilia. Comunque, questi non sono motivi per condannare se stesso“.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 593(1992).

“Penso che tutti noi possediamo in noi un poco di pedofilia”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED,26 (1991).

“Ogni volta che gli accusatori imputano un’accusa, si pongono nella situazione di formarsi un’immagine visuale inconscia dell’incontro sessuale. E ogni volta che in loro si ripete questa scena, gli accusatori gratificano il desiderio di essere coinvolti nelle attività di cui sono accusati i perpetratori nell’immagine visuale. Ogni volta che ci compare l’immagine del bambino abusato sessualmente, gratifichiamo indirettamente i nostri impulsi pedofili”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED,25 (1991).

[Il pedofilo] deve essere aiutato a rendersi conto che la pedofilia è stata considerata normale da un’enorme numero di individui, nella storia del mondo. Deve essere aiutato a rendersi conto che, perfino oggi, è una pratica diffusa e accettata da letteralmente miliardi di persone”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 593(1992).

Sugli impulsi pedofili dei giudici: “Non c’è dubbio sul fatto che i casi di abuso sono motivo di grande eccitazione per la vasta varietà di individui ivi coinvolti, gli accusatori, gli avvocati dell’accusa, gli altri avvocati, i giudici, i periti, gli psicologi, i giornalisti, i lettori dei giornali e tutti quelli che vi partecipano – a eccezione della persona accusata falsamente e della vittima innocente… Tutti si divertono, tranne le due figure centrali, che non solo provano poca se non nulla eccitazione sessuale, da tutta questa faccenda, ma le cui vite stanno per essere devastate nell’arco del processo”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED,31 (1991).

“I giudici non sono scevri da meccanismi psicopatologici… Anch’essi possono avere impulsi pedofili repressi nei confronti dei quali c’è soppressione, repressione e senso di colpa. Le indagini e gli approfondimenti dei dettagli del caso provocano gratificazioni voyeuristiche e indirette… Incarcerare gli accusati può essere utile a livello psicologico per nascondere gli impulsi pedofili dello stesso giudice“.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED,107 (1991).

Sugli abusi sessuali come fantasie materne: Nel presentare accuse di abuso sessuale, “le fantasie sessuali soppresse e represse della stessa madre vengono proiettate sul figlio e sul padre. Visualizzando il padre mentre compie un’esperienza sessuale con il figlio, la madre soddisfa indirettamente i suoi propri desideri di essere la protagonista di tali aperture e attività”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME, 126 (1992).

Gardner ritiene che la madre può vedere il padre come un pericolo per il bambino a causa del “suo stesso desiderio inconscio di nuocere al bambino”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME, 128 (1992).

Gardner dichiara che alcune persone sono più afflitte dalla pedofilia di altre e per questo hanno bisogno di indulgere in immaginazioni più frequenti di atti sessuali con bambini. Tali persone sono più propense a produrre accuse di falsi abusi.
 

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED,26 (1991).

Sull’incoraggiamento di abusi da parte della Madre: “In alcuni casi l’abuso è stato effettivamente incoraggiato (apertamente o in modo subdolo) dalla madre per usare il bambino come oggetto sostitutivo alla gratificazione sessuale per il padre. Tali madri trovano odiosi gli atti sessuali e il bambino viene utilizzato come conveniente rimpiazzo – proteggendo così la madre evitandole di esporsi all’atto nocivo“.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THEDIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 122 (1987).

“Talvolta, le madri che hanno subito abusi sessuali da bambine possono avere creato una situazione che aumenta la possibilità che il padre abusi del figlio. Possono farlo come modo per dominare il trauma del loro stesso abuso. Possono segretamente e/o inconsciamente sperare che la resistenza del bambino o il successo dell’azione permetteranno loro indirettamente di fare la stessa cosa per se stesse. O, possono avere ceduto all’abuso per frigidità o indifferenza sessuale e utilizzando il bambino come fonte sostitutiva di soddisfazione per i loro mariti”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 130 (1987).

“L’abuso sessuale di alcune ragazze da parte dei loro padri viene a volte permesso consciamente e inconsciamente dalle loro madri”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THEDIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 194 (1987).

“Talvolta l’abuso subito dalle madri è risultato in problemi di inibizione sessuale, con il risultato nel suo vedere il sesso come disgustoso. Possono dunque promuovere(consciamente o inconsciamente) l’utilizzo dei loro figli come sostituti sessuali per proteggere loro stesse dall’essere coinvolte in atti sessuali”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 185(1992).

“[Una] madre sessualmente inibita può vedere con ripugnanza gli atti sessuali. Consciamente o inconsciamente spinge il padre a dirottare verso la figlia le sue attenzioni sessuali al fine di toglierselo di dosso. In questa maniera, lei evita di rimanere coinvolta in quelle attività “disgustose” e allo stesso tempo autorizza la “bestia” a gratificare i suoi istinti primitivi, mantenendolo “domo” e neutralizzandolo.”

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED,36 (1991).

……..

Sulla Madre Vendicativa:“Sebbene le madri in queste situazioni possano avere una varietà di motivazioni per programmare i figli contro i loro padri, la più comune riguarda il vecchio motto “L’inferno non racchiude altrettanta furia di una donna schernita.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THEDIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 86 (1987).

Sulle Fantasie e sui Desideri Infantili riguardanti il sesso: Gardner scrive che la descrizione fatta dai bambini sulle attività sessuali è un modo per affrontare i loro desideri. È il modo del bambino per dire “Non sono io che voglio che lui mi violenti, è lui che vuole violentarmi”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE 129,(1992).

“Per mezzo del processo della formazione reattiva si possono trasformare [le fantasie sessuali del bambino] in sgradevoli e con ciò attenuare il senso di colpa che si verificherebbe se la bambina dovesse accettare il fatto che quello che lei desidera sono attività sessuali. Invece di dire “Vorrei avere un coinvolgimento sessuale con mio padre”, lei può dire “Detesto avere una relazione sessuale con mio padre”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 129(1992).

……..

“[Il] bambino normale mostra un’ampia varietà di fantasie e comportamenti sessuali,molti dei quali, se esibiti da un adulto, verrebbero etichettati come “malati’ o ‘”perversi”… Ogni bambino è propenso ad avere un elenco delle attività sessuali ‘preferite’ che donano interesse e godimento (o piacere)”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED,12 (1991).

……..

L’incorporazione di fantasie che Gardner considera “ridicole, grottesche o inutili” come l’accusa che l’abusante ha inserito il pene nella bocca del bambino o della bambina e non l’ha mosso.

RICHARD A. GARDNER, PROTOCOLS FOR SEX-ABUSE EVALUATION, 61 (1995).

“Nell’alienazione a volte operano fattori edipici. Una bambina con una relazione seduttiva e romanticizzata con suo padre (a volte favorita dallo stesso padre) può trovare particolarmente doloroso il suo coinvolgimento con un’altra donna. Mentre le visite si possono essere svolte in modo lineare e fluido prima della nuova relazione del padre, dopo questo coinvolgimento si può verificare un rapido deterioramento nella relazione della bambina con il padre. Una bambina di questo tipo può dire, al padre: “Devi scegliere tra me e lei”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 91 (1987).

……..

“Il bambino che ha patito abusi in buona fede può benissimo avere goduto dell’esperienza e spesso soffrirà di sensi di colpa per questo piacere perché il bambino, in seguito, ha appreso che l’atto è inaccettabile, peccaminoso o addirittura criminoso”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 114 (1987).

“[I bambini abusati sessualmente] si possono considerare fortunati per avere avuto un genitore che ha donato loro una tale gratificazione”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 145 (1987).

“Solo perché una bambina piccola presenta la fantasia del padre coinvolto sessualmente con lei, non vuol dire che il padre lo abbia fatto. Si può semplicemente trattare della verbalizzazione di un desiderio”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 157 (1987).

Il bambino descritto da Gardner come iniziatore: “Al momento attuale, il bambino sessualmente abusato viene generalmente considerato essere la vittima. Io penso che esistano situazioni in cui il bambino abusato sessualmente sia stato l’iniziatore… Diverse persone pensano che i bambini piccoli non abbiano forti urgenze e che, per questa ragione, sia altamente improbabile che possano essere gli iniziatori in qualunque genere di incontro sessuale con un adulto. Questa ipotesi non è necessariamente valida. Ho visto diversi bambini che avrei considerato completamente normali che avevano sviluppato forti urgenze sessuali durante il primo anno di vita”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 165 (1987).

Sulla malvagità dei bambini: Definisce i bambini “malvagi” e scrive che “la cosa che colpisce è il livello di sadismo che molti di questi bambini possono mostrare. In parecchi casi sono rimasto impressionato da quella che considero la crudeltà innata di questi bambini”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 119-20(1992).

“Casi ben pubblicizzati di abuso sessuale spesso coinvolgono bambini che danno testimonianze in cui forniscono dettagli di abusi sessuali da loro subiti. Queste testimonianze possono essere viste alla televisione da altri bambini – e generare una certa dose di invidia per l’attenzione di vaste proporzioni e la notorietà di cui godono questi bambini”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THEDIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 101-102(1987)6

“Parecchi [bambini che inventano] ottengono una gratificazione morbosa dall’attenzione di cui godono, attenzione che possono non avere mai ricevuto. Alcuni di questi bambini sono invidiosi dei bambini le cui testimonianze sono state mostrate in televisione”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 109-110(1987).

“Ci può essere una gratificazione morbosa o sadica nel racconto della storia”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 113 (1987).

On Therapy with Children Who are Sexually Abused “Bisogna avere una particolare cura nel non alienare il bambino dal genitore abusante. Mandare via di casa un genitore pedofilo “deve essere preso seriamente in considerazione dopo che tutti i tentativi possibili di trattamento della pedofilia e riconciliazione con la famiglia si sono dimostrati vani”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 537 (1992).

“Al bambino bisogna dire che non esiste il genitore perfetto. Lo sfruttamento sessuale deve essere messo in un elenco negativo, ma bisogna apprezzare anche le doti positive”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 572 (1992).

……..

“I bambini più grandi devono essere aiutati a rendersi conto che gli incontri sessuali tra un adulto e un bambino non vengono considerati universalmente atti riprovevoli. Al bambino può essere spiegato delle altre società in cui questo comportamento veniva considerato normale. Il bambino può essere aiutato ad apprezzare la saggezza dell’Amleto di Shakespeare, che disse: “Nulla è buono o cattivo, è il pensiero che lo fa diventare tale”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 59 (1992).

In tali discussioni, il bambino deve essere aiutato ad apprezzare che noi abbiamo,nella nostra società, un atteggiamento esageratamente punitivo e moralistico, riguardo agli incontri sessuali adulto-bambino”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 572 (1992).

Sui terapisti: “Le madri con la Sindrome di Abuso Genitoriale hanno un modo di trovare i terapisti, per lo più donne, che di riflesso si uniscono a loro nella loro campagna di denigrazione paterna… [che] in alcuni casi addirittura si uniscono al sistema delirante paranoide della madre… alcune di queste terapiste sono anch’esse paranoiche. In altre alberga una tale e profonda ostilità nei confronti degli uomini che cercheranno ogni possibilità di scaricare la loro rabbia su di essi.”

RICHARD A. GARDNER, QUALIFICATIONS OF RICHARD A. GARDNER, M.D. FOR PROVIDING COURT TESTIMONY, 149 (1992), REPRINTED IN, KATHLEEN COULBORNFALLER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME: WHAT IS IT AND WHAT DATASUPPORT IT?, 3 CHILD MALTREATMENT, 100, 102 (1998).

“Credo che la riluttanza di chi lavora nel settore degli abusi sessuali di riconoscere e accettare la frequenza in aumento di accuse false di abusi sessuali si debba riportare a certi fattori psicologici operativi al momento della scelta della loro carriera… Io credo che le persone che sono state sessualmente abusate nell’infanzia siano più propense a entrare in questo settore più di altre che non hanno provato simili esperienze infantili”.
 

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 104 (1987)

BUONI PROPOSITI 2019

3 Gennaio 2019 | Michela Nacca

di Avv. S. D’Aquilio


Vi spiego perché, se siete delle vere femministe, dovreste augurare alle donne, per il 2019, innanzitutto di avere tanti soldi. Stiamo vivendo un periodo storico di grande regresso nei diritti acquisiti dalle donne. Un regresso silenzioso, quotidiano, inquietante. Questo regresso inizia da quando ad una ragazza che cerca lavoro viene chiesto se ha intenzione di sposarsi ed avere dei figli. Questo regresso si manifesta quando, trovato un posto di lavoro, si opta per un regime part-time rinunciando ad aspirazioni carrieristiche, perché si deve accudire la prole mentre per l’uomo questa diventa una comoda sicurezza. Questo regresso si evidenzia con tutta la sua durezza quando ci si separa, dopo aver sacrificato la propria carriera per la famiglia, e ci si ritrova a dover andare avanti con il solo stipendio part-time ed un contributo, ormai ridotto dai Tribunali mediamente a € 300 mensili per un figlio, in mezzo a battaglie giudiziarie a volte esose e pretestuose intentate dall’ex.
Per il 2019, dunque, se siete delle vere femministe, dovreste augurare a tutte le vostre amiche, parenti e conoscenti di avere una solida posizione economica, una certezza salariale, un pingue conto in banca. Perché la libertà economica è il primo, necessario, imprescindibile ingrediente della dignità di un essere umano e, in Italia, soprattutto di una donna che deve porre fine ad un rapporto sbagliato o, peggio, malato.
Se siete delle vere femministe, dovreste augurare a queste donne di avere tanto denaro anche perché, se entrasse in vigore il DDL Pillon, quelle più povere fra loro, quelle che non hanno una casa adeguata, che non possono permettersi di pagare un affitto, si vedranno sottrarre i figli che verranno collocati presso il genitore economicamente più forte: il padre!
Se siete delle vere femministe, dovreste augurare a tutte le ragazze innanzitutto di trovare un lavoro che offra possibilità di carriera identiche a quelle offerte ai colleghi maschi, uno stipendio identico, a parità di funzioni, di quello che percepiscono i colleghi maschi, una situazione economica che consenta loro di essere davvero e concretamente libere ed indipendenti da chiunque.
Perché finché resteremo in una condizione di inferiorità economica, salariale, occupazionale non c’è proprio nulla da festeggiare per il 2019!

QUANDO IL MOTHER SHAMING DIVENTA ISTITUZIONALE

12 Dicembre 2018 | Michela Nacca

di Avv. M. Nacca

ALLE DONNE NON È CONSENTITO ESSERE POVERE, NE’ TROPPO ANZIANE , NE’ TROPPO GIOVANI, NÉ SOPRATTUTTO TROPPO AMOREVOLI E PROTETTIVE VERSO I FIGLI.

Il dramma di tante madri a cui i Tribunali hanno sottratto i figli, anche in tenerissima età, con i più disparati motivi: un preoccupante fenomeno in emersione che potrebbe diventare legge.

Giulia come Teresa, Laura, come Luana, come Antonella, Chiara, Beatrice, Lara, Flavia, Imma, Sabrina, Michela, Mariateresa, Ginevra e tante altre…

Si tratta di un esercito di Mamme che sono state private dei loro figli in tenera età, senza averli più potuti vedere e sentire per mesi o addirittura per anni… senza che esse avessero fatto NULLA… se non AMARE i loro figli.

Perché si tratta di madri che non hanno mai ucciso, non hanno mai picchiato i loro bambini, non li hanno denutriti, abbandonati, maltrattati, vessati, minacciati o sviliti, mamme che non usavano droghe né alcool, mamme non affette da psicosi omicidiarie, assolutamente non pericolose ma anzi, amorevoli e accudenti !

A chi non ha esperienza di simili storie tutto ciò sembra inverosimile… ma non lo è affatto!

E presto, specialmente se dovesse essere approvato il cd ddl “Pillon” o uno dei suoi ddl gemelli in discussione alla 2 Commissione del Senato, potrebbe accadere a chiunque: anche a madri e padri ancora coniugati, nonché a bravi padri, single o separati!

Oggi, nel moderno cinismo violento in cui viviamo, in cui tutto è business, complice la profonda ignoranza e l’indifferenza, l’amore materno, quello vero perché protettivo e accudente, da fastidio… diventa addirittura “malattia” e sinonimo di inadeguatezza!

Idem la povertà di una madre!

Così delle CTU e servizi sociali, spasmodicamente preoccupati di salvaguardare il cd “diritto alla bigenitorialità” sopra tutto e tutti, nonché un principio di “migliore interesse del minore” reinterpretato tuttavia a modo loro e con effetti paradossali, sempre più frequentemente decidono che le mamme povere e quelle che “amano troppo” i loro figlioletti siano considerate inadatte…. dunque non possano e non debbano crescere e frequentare i loro bambini!

Lo Stato, quando in mano a persone indifferenti e che non vivono responsabilmente il loro ruolo, si fa esso stesso maltrattante e violento… ma all’ennesima potenza! Perché come ordinamento, per di più statale, esso è più forte di un cittadino e di una cittadina: perché esso detiene e usa strumenti governativi, legislativi, giudiziari e di polizia, per agire ed implementare l’efficacia della sua violenza!

Le mamme vittime di violenza domestica, in attesa di una giustizia penale troppo lenta e spesso ancora troppo sorda e cieca, ma soprattutto muta, durante i procedimenti giudiziali civili di separazione vengono sempre più frequentemente oggi reputate come le uniche responsabili dell’incapacità dei loro ex compagni, abusanti psicologicamente e fisicamente, in quanto non facilitando i loro aguzzini ostacolerebbero i medesimi a calarsi nel ruolo paterno… ruolo che oggi, per la mala interpretazione della legge sulla bigenitorialità, di fatto non viene mai meno ed è difeso ad oltranza, oltre ogni ragionevole possibilità, opportunità e necessità!

Queste madri anzi vengono addirittura considerate complici “collusive” delle stesse violenze da esse subite, additate come “alienanti” perché si son permesse di ribellarsi e di denunciare le violenze e perché continuano a perseverare in un atteggiamento di difesa, che se vivessimo in un mondo normale e ragionevole, dovrebbe esser considerato comportamento del tutto lecito… anzi DOVEROSO!

Ma oggi non è più cosi… non in alcune aule di Tribunali (per fortuna non tutte!)… non per tante CTU, sempre più numerose in questi ultimi mesi, che leggiamo e ci giungono da tutta Italia!

Oggi chi ama e vuole proteggere dalla violenza o da situazioni di maltrattamento il proprio bambino o la propria bambina, è lei stessa considerata eo ipso una donna maltrattante, posta sotto accusa e allontanata incredibilmente dai figli !!!!!

Tuttavia alcune CTU e Sentenze di Tribunali ordinari e Tribunali per i minori vanno anche oltre… superando ogni perversa immaginazione!

È sufficiente che una madre assecondi il sogno del figlio maschio di diventare un nuovo Bolle praticando la danza classica…. basta che la mamma non imponga con la forza e le minacce ai figli di andare a trovare il padre, quello stesso che li ha abusati e che ovviamente temono… È sufficiente che la mamma non punisca l’abbigliamento scelto dal figlio… Oppure basta che la mamma chieda ai Giudici di evitare i pernotti infrasettimanali presso il padre, come questi pretende (strategicamente… ovvio!) in quanto vivendo questi a 40 km di distanza, sottoporrebbero il figlioletto di otto anni, che pur deve tornare a scuola l’indomani ogni mattino, a sobbarcarsi viaggi quotidiani faticosissimi…

In tutti questi casi e molti altri la madre è stigmatizzata come “alienante” la figura paterna… dunque inadeguata, venendole proibito goni contatto con i figli!

Per il ddl 735 cd “Pillon” dal nome del suo primo firmatario e per il ddl 45 cd “De Poli – Binetti, non ci sarà neppure bisogno di provare comportamenti e fatti “alienanti” ! Basterà una semplice richiesta materna interpretabile come ostacolante all’esercizio della genitorialità dell’altro genitore, o che il bambino rifiuti o manifesti disagio negli incontri con il padre, che ciò sarà sufficiente per presumere che ciò sia frutto non di qualche violento atteggiamento paterno ma di alienazione materna! Praesumptio juris ac de jure!

Di più… la alienazione diventerà un reato e, come tale, gravemente punito!

Presto dunque potremmo avere centinaia di madri amorevoli in carcere per “troppo amore” e, dunque, perché “alienanti”!

Ma la alienazione genitoriale non esiste… Non è contemplata in nessun manuale psicodiagnostico come patologia psichiatrica!

È un fake costruito ad arte trent’anni or sono da un medico millantatore americano che scriveva e diceva ai suoi fedeli allievi di voler “normalizzare” la pedofilia. E intanto si arricchiva difendendo padri pedofili nei tribunali come CTP (vendendosi come Professore docente della Columbia University pur non essendolo!) proprio grazie alla sua creatura fantasiosa e perversa: la alienazione genitoriale!

Si tratta della stessa alienazione sostenuta dalla Collega Bongiorno, dal Collega Pillon, dalla Psichiatra Binetti e tanti altri, sfrangiata di qualche orpello… a volte definita sindrome, altre disturbo relazionale, altre meramente come “fatto o comportamento illecito”! In un balletto di definizioni alternanti e contraddittorie (dovute al tentativo di superare rocambolescamente le critiche ricevute dal serio mondo accademico internazionale) che dimostra solo una cosa: l’assoluta ed evidente infondatezza del suo valore scientifico!

Una pseudo teoria che servì al Gardner, ed oggi anche ai suoi laboriosi e fedeli allievi italiani, per fornire una giustificazione pseudoscientifica dinanzi a Giudici deleganti ed indifferenti, affinché quei padri, pedofili e abusanti, potessero non solo essere prosciolti da accuse e testimonianze, ma addirittura continuare ad usare violenza, mascherata da falsi buoni propositi di bigenitorialità, sulle loro vittime preferite: i loro bambini e le madri… ciò nonostante la separazione, le!

Una pseudo teoria ed una strategia processuale civilistica che è stata suggerita anche a quei padri , molti di più numericamente, preoccupati solo di nutrire il proprio egoismo, l’aridità affettiva e/o anche solo il portafogli, affinché riuscissero in tal modo a sottrarre i figli, spesso ancora piccoli, alle loro madri al solo scopo di vendicarsi, o semplicemente per il gusto di mantenere potere e controllo totale sulla prole o solo per non doverne pagare il mantenimento.

Eh si… perché la sacrosanta tutela del “diritto alla bigenitorialità, vero altro “grimaldello” usato e abusato in tale strategia processuale, supera tutto: anche la pedofilia… figuriamoci le violenze non sessuali ed i maltrattamenti psicologici, le aridità affettive e l’egoismo avido, che non lasciano segni evidenti sulla pelle!

La violenza domestica ed endofamiliare oggi, dunque, non é piu’ nascosta in casa, ma diviene lecita, accettata, “normalizzata” (come profeticamente sosteneva il Gardner) anche al di fuori dei contesti privati.

E’ una violenza che rincorre le sue vittime ovunque vadano ed a chiunque si rivolgano: anche nelle Istituzioni preposte a difenderle!

Si tratta di una violenza praticata già da oggi in alcune aule dei tribunali civili ( per fortuna non molti, data la cultura e la tendenza di fondo garantista dei nostri Giudici e del nostro stesso ordinamento) ma divenuti ora sempre più spesso sorprendentemente e, come crediamo, inconsapevolmente complici.

Una violenza che oggi ha fatto il suo ingresso addirittura in Senato e si è seduta sullo scranno del Legislatore!

Presto, qualora il ddl 735 o uno dei suoi gemelli dovesse essere approvato diventando legge, questa violenza istituzionale diverrà norma… la pedofilia e tutto cio’ che viene espresso dalla mente e dall’agito dei maltrattanti sarà dunque “normalizzato” e ciò per la prima volta nel mondo… PROPRIO in Italia!

Eh si, perché non è vero affatto, come scritto nel preambolo del ddl 735, che l’Italia si allineerebbe con le normative di altri Paesi più evoluti, se fosse approvata la riforma contenuta nel medesimo ddl!

L’Italia infatti andrebbe BEN OLTRE rispetto a quanto già fatto e normato in Svezia, Belgio, Quebec ecc, dove NESSUNA NORMA in realtà impone tout court la collocazione alternata al 50% fra i genitori dei figli minori, né impone la cancellazione dell’istituto della assegnazione della casa familiare e né la contemporanea eliminazione dell’assegno di mantenimento indiretto!

Né in quelle legislazioni viene previsto il reato di alienazione genitoriale e neppure che un genitore perda il diritto all’affido per il solo fatto di esser povero o perché sia stato reputato presuntivamente “alienante” in CTU!

Queste diagnosi di alienazione parentale, infondate scientificamente se accolte da Giudici deleganti e destituiti del loro ruolo di “Periti Peritorum”, giungono a strappare persino con la forza pubblica le piccole vittime, proprio a chi li protegge!

Bambini, a cui poi viene proibito anche solo di sentire telefonicamente l’ unico genitore da essi riconosciuto come accudente: la madre.

Bambini che vengono internati per mesi e spesso anni in case famiglia e in “centri specializzati”, come la Casa di Nilla calabrese, dove sono “resettati” (v. Dossier allegato a ddl 735) con “sistema Refare” già tanto pubblicizzato. Bambini che dunque diventano oggetto di un trattamento sanitario che sanitario non é, perché di alcuna validità scientifica e per di più è GRAVEMENTE ILLECITO in quanto ad oggi ( e fino a quando il ddl Pillon non verrà approvato e pubblicato) NON E’ PREVISTO NE’ AMMESSO DA ALCUNA LEGGE, in violazione dell’art. 32 secondo comma della Costituzione!

Un resettaggio che non ha ricevuto ALCUNA approvazione scientifica, mai testato nè verificato!

Un resettaggio che é dunque solo un pericoloso esperimento, ma che è contenuto in un ddl che potrebbe divenire norma…dunque di normale applicazione e utilizzazione!

Si tratta di bambini che, alla fine del trattamento di reset, saranno restituiti proprio a quei padri pedofili, abusanti, a quelli maltrattanti e assenti o perlomeno manipolatori egocentrici ed agli indifferenti!

Ma non alle madri!

Tuttavia per le madri single povere come Giulia, la cui storia oggi conosciamo grazie ad Ambra Angiolini, non c’é neppure bisogno di un artifizio come la “alienazione genitoriale”!

Per loro infatti basta la povertà, come scusa per vedersi sottratto un figlio, anche neonato, e impotente vederlo entrare in casa famiglia, affidato ad estranei, reso adottabile, senza più poterlo vedere, sentire, abbracciare.

Per loro, mamme come Giulia, non serve inventare dal nulla diagnosi infondate, non serve appigliarsi ad altre scuse!

E se il ddl Pillon, o altro analogo, dovesse essere approvato, non dubitiamo che, a causa della previsione che elimina l’istituto del contributo indiretto al mantenimento e quello dell’assegnazione della casa familiare, in sede separativa, diventeranno decine e decine di migliaia le madri italiane separate/divorziate (ma anche non!!!) a cui verranno sottratti i figli, impossibilitate a frequentarli! Basti pensare che nel nostro Paese, in base a dati ISTAT, sono circa il 60% le donne madri che non lavorano, con punte che arrivano ad oltre il 70% in Regioni come la Sicilia: non perché queste donne non desiderino lavorare, ma per motivi culturali – sociali e soprattutto per la stagnazione in cui vive dal 2008 il mondo del lavoro italiano!

Sullo sfondo di tutto ciò non possiamo evitare di vedere un sistema finanziato da fondi nazionali ed europei che arriva a pagare dalle 100 alle 400 euro al giorno per ogni bambino affidato alle case famiglia o, come presto potrebbe accadere, a centri specializzati.

Non possiamo poi evitare di considerare il mondo della pedofilia, atteso che anche quest’anno gli italiani si sono piazzati al primo posto nel mondo come turisti sessuali!

CHE MONDO STIAMO CREANDO?

CHE MONDO STIAMO TOLLERANDO, CON LA NOSTRA INDIFFERENZA, NEL CALDO DELLE NOSTRE CASE, NELLA CECITÀ DEI NOSTRI OCCHI E NELLA SORDITÀ DEI NOSTRI ORECCHI, NEL FREDDO DEI NOSTRI CUORI, NEL MUTISMO DELLE NOSTRE BOCCHE?

NO… IO VOGLIO VEDERE, SENTIRE E NON TACCIO!

VERAMENTE IL FINE DEL DDL 735 E’ LA BIGENITORIALITA’ O E’ LA SOLA DIFESA DELLA FIGURA PATERNA?

8 Dicembre 2018 | Michela Nacca

di Avv. M. Nacca

Sfatiamo le fake news del ddl Pillon…

Il #ddlPillon Camerini Pingitore Mazzola Vezzetti – coloro che ne rivendicarono la paternita’ – sarebbe stato ispirato da alcune associazioni di padri separati (ma non solo…): uomini che, affermando di essere stati del tutto esclusi dalla vita dei loro figli (o a loro dire frequentati solo 2 o 3 volte al mese “per colpa delle madri”) chiedono un’applicazione normativa rigida del 50% dei tempi di frequentazione, al pari delle madri… Anzi no, a legger bene nel ddl in verità si chiede una frequentazione di fatto inferiore rispetto a quella paritaria al 50% (anche se ex lege, ed al fine esclusivo di negare l’assegnazione della casa familiare e l’azzeramento dell’assegno di mantenimento, è da considerarsi presuntivamente assolutamente paritetica!!!!!): ossia il ddl richiede una frequentazione di 12 giorni e 12 notti al mese dei figli minori presso i padri ed i restanti 19 giorni e 19 notti presso le madri (considerato un mese di 31 giorni).

Ciò il ddl richiede che venga stabilito per tutti e indipendentemente da tutto. Rivendicando ogni ora della giornata del minore: anche quelle notturne e quelle dedicate alla scuola, in cui in realtà – e per fortuna – non sta né con papà e né con mamma!

Così sta già accadendo che una madre, il cui ex marito ha chiesto di ottenere l’affido esclusivo del figlio di 7 anni dopo oltre 5 anni di pacifica separazione in regime di affido condiviso e frequentazione molto ampia – analoga a quella di seguito elencata – per il solo fatto di aver inizialmente contrastato la pretesa dell’uomo ad ottenere il rigido 50% dei pernotti mensili, anche infrasettimanali, in quanto legittimamente preoccupata della salute del bambino ( il padre infatti sembra noncurante del fatto che le abitazioni genitoriali siano a ben 50 km di distanza l’una dall’altra e, dunque, delle difficoltà enormi che ogni mattina questo bimbo dovrebbe conseguentemente sopportare nel continuare a frequentare la propria scuola) dalle “solerti” CTU e CTP di parte avversa si è vista automaticamente accusare di alienazione genitoriale, nonostante il bimbo NON RIFIUTI AFFATTO il padre e la stessa donna non abbia mai ostacolato i rapporti !

Diabolica praesumtio juris et de jure cd. “ammazzamamme-ammazzabambini”: strategia processuale difensiva senza alcun fondamento scientifico che fu inventata dal Richard Gardner, Psichiatra millantatore e solerte ctp americano, preoccupato oltremodo di salvare dalla galera padri pedofili.

Praesumptio che i ddl 735 e 45 (cd. De Poli Binetti) vorrebbero addirittura normare come regola e farne un reato, esente da qualsiasi dimostrazione probatoria!

Utile a chi?

Non certo alla maggioranza dei padri, che per fortuna in Italia sono ancora bravi e tanti….ma utile solo a quei genitori abusanti, maltrattanti e manipolanti: così come ha avvertito il CAM (Centro di Aiuto per Uomini Maltrattanti) durante la sua audizione dinanzi la 2 Commissione Giustizia del Senato, proprio in riferimento ai ddl indicati.

E’ DUNQUE PROPRIO VERO, COME SCRITTO NEL DDL E RIBADITO PIù VOLTE DAI SOSTENITORI, CHE OGGI I PADRI ITALIANI SEPARATI VEDANO COSI POCO I LORO FIGLI E CHE CIO’ AVVENGA PER COLPA DELLE MADRI E DI UNA LEGISLAZIONE SBILANCIATA A LORO FAVORE?

SIA CHIARO….QUESTE SONO BUFALE…FAKE NEWS !

Infatti:

  1. Le madri in realtà non hanno tutto questo “potere” derivato da una qualche normativa sbilanciata a loro favore, come viene accusato nel ddl: se oggi , grazie alla L. 54/2006, tentassero di ostacolare la relazione padre-figlio immotivatamente (e purtroppo spesso anche motivatamente… cioè a motivo di violenze dirette sui minori e di violenze assistite) si vedrebbero immediatamente raggiunte, su richiesta dell’interessato padre, da provvedimenti giudiziari che quantomeno ristabilirebbero il rapporto e la regolare frequentazione paterna, rischiando anche di incorrere in condanne di reati. Non è raro incappare in provvedimenti giudiziari che addirittura reattivamente renderebbero esclusivo l’affido a favore del padre, escludendo eo ipso proprio la madre! Il caso della mamma di Baressa è eclatante e significativo, in quanto la minore contava neppure 3 anni quando fu coattivamente sottratta alla mamma su richiesta paterna….ci scusiamo vivamente con la mamma e la sua bambina, che così giovane ha subito quella che a nostro parere è una inumana violenza istituzionale.
  2. In realtà dall’ introduzione della legge 54/2006, che tutela ampiamente la paternità, i Giudici in udienza presidenziale omologano o stabiliscono un piano di frequentazione dei genitori, che ricalca un formato standard.
  • Lo stesso viene in genere adottato spontaneamente anche dalle coppie genitoriali che si separano consensualmente (l’83% dei casi Istat 2016 ).
  • Si tratta di un modello che prevede la seguente frequentazione ripartita tra singoli genitori, separati, con i loro figli minori :
  • 50% di TUTTE le festività (natalizie/pasquali/ponti ecc.) +
  • 50% di TUTTE le vacanze +
  • 50% di TUTTI i weekend +
  • Compleanno di ciascun genitore con il figlio +
  • Compleanno del figlio con uno dei genitori, ad anni alterni (ma solo se i genitori trovano impossibile frequentarsi anche in quell’unica occasione) +
  • 2 giorni infrasettimanali per il padre ed i restanti 3 giorni infrasettimanali con la madre.

NEL SISTEMA LEGISLATIVO ATTUALE DUNQUE I TEMPI ANNUALI SONO PRESSOCCHE’ PARITARI GIA’ ORA E SENZA BISOGNO DEL DDL PILLON, OGNI MESE UN FIGLIO STA CON IL PADRE 12 GIORNI (2 we + 2 giorni infrasettimanali) E LA MADRE 19 (2 we + 3 giorni infrasettimanali).

Queste le normali, standardizzate disposizioni giudiziali, che sono in realtà condivise ben nel 90% dei casi!

Dunque, DI QUALE SBILANCIAMENTO PARLANO I SOSTENITORI DEL DDL 735 ?

IN REALTA L’ASSUNTO DA CUI MUOVE IL DDL PILLON E’ INESISTENTE, FUORVIANTE… FALSATO!!!

INFATTI i padri che stiano con i figli per un tempo inferiore, rispetto a quello sopra indicato, sono solo quelli che:

  1. hanno VOLUTO siglare accordi CONSENSUALI che prevedessero una frequentazione inferiore dei figli (specie infrasettimanale, limitata ad un solo giorno anziché 2) al fine di non ostacolare loro impegni o per altre oggettive o soggettive difficoltà (es problemi di distanza abitativa o legati a loro orari di lavoro prolungati, ecc).
  2. in altri casi, del tutto residuali, E’ IL GIUDICE a prevedere E IMPORRE una frequentazione limitata o addirittura nulla: MA CIO’ AVVIENE SOLO LADDOVE SIANO STATI ADOTTATI PROVVEDIMENTI A TUTELA DEL BENESSERE DEL MINORE!

OSSIA E’ IL CASO DI PROVVEDIMENTI GIUDIZIALI ECCEZIONALI CHE SONO ASSUNTI IN CASO DI GENITORI CONSIDERATI MALTRATTANTI !

Al netto di eventuali errori giudiziari (sempre impugnabili e comunque rivedibili) ci chiediamo chi siano, in definitiva, QUESTI PADRI CHE CHIEDONO DI VEDERE I LORO FIGLI PIU’ TEMPO, TRAMITE IL DDL PILLON?

NON CERTO L’83% DI QUEI PADRI CHE OGGI CONSENSUALMENTE SI SEPARA E RAGGIUNGE ACCORDI DI FREQUENTAZIONE ANALOGHI O MOLTO VICINI ALLO STANDARD SOPRA INDICATO: LO STESSO CHE GENERALMENTE VIENE IMPOSTO DAL GIUDICE E CHE DAI Più VIENE ACCOLTO SENZA PROBLEMI !

Evidentemente, dunque, i destinatari autentici del ddl Pillon ecc. sono quei padri a cui un affido condiviso standard (applicato per il bene dei minori e per non costringerli a diventare già dai due anni agenti di viaggio!) non sia sufficiente; per quei padri a cui sia stato negato l’ambìto affido esclusivo, ed infine per quei padri a cui viene negata la stessa frequentazione ordinaria per motivi di tutela dei minori.

Padri che oggi generalmente si difendono, per ottenere i loro scopi, grazie alla “tecnica” della cd alienazione genitoriale: che per la sua ascientificità, le modalità con cui viene riconosciuta e le conseguenze che implica, dovrebbe essere bandita al pari di qualsiasi “arma di distruzione di massa”! Una tecnica che avrà valore legale automatico qualora venissero approvati i ddl in questione.

QUAL E’ IL VERO FINE CHE DUNQUE SI VUOL RAGGIUNGERE CON IL DDL 735?

NON CERTO LA PARITA’ DEI TEMPI O l’affermazione del PRINCIPIO DI BIGENITORIALITA’ PER TUTTI I PADRI SEPARATI, come dichiarato nel ddl perché questi in realtà sono stati già ampiamente raggiunti o comunque sono raggiungibili con la L. 54/2006!

L’INTENTO EVIDENTE E’ INVECE QUELLO DI SUPERARE L’ULTIMO OSTACOLO LEGISLATIVO CHE IL NOSTRO ORDINAMENTO ANCORA PONE FRA PADRI ABUSANTI (VIOLENTI E PEDOFILI… PER FORTUNA LA NETTA MINORANZA) E LE LORO PICCOLE VITTIME!

PERCIO’ CARI BRAVI PADRI E MADRI FACCIAMO ATTENZIONE ALLA COMUNICAZIONE FUORVIANTE QUELLA CHE ACCENDE GLI ANIMI SUL NULLA, CHE BLANDISCE I NOSTRI EGOISMI, MANIPOLA LE NOSTRE CONVINZIONI, ALTERA NEGATIVAMENTE IL NOSTRO ORDINAMENTO E, CON ESSO, LA NOSTRA TENUTA SOCIALE!

Evitiamo di farci usare.

Relativamente a questo articolo, il 1° aprile 2019 abbiamo ricevuto il seguente messaggio mail dal dott. Marco Pingitore, che pubblichiamo:

“Spett.le Associazione,

segnalo errori in questo vostro articolo:

1. non sono autore del DDL Pillon (DDL 735)

2. il programma Refare non prevede alcun “reset” mentale di persone minorenni

3. il programma Refare non comporta un “grave illecito” poiché  l’art. 32 della Costituzione è pienamente rispettato. Infatti, il trattamento sanitario previsto dal progetto Refare è conforme con i principi del consenso informato (art. 1 e 3 della L. 219/17 e art. 31 del Codice Deontologico degli Psicologi). Il consenso informato è fornito dal genitore affidatario. Maggiori informazioni nel  libro in allegato e sul sito dedicato: www.refareprogram.com

4. il programma Refare è privato e si svolge nella città di Cosenza, per cui non è erogato da “La Casa di Nilla” di Catanzaro: www.lacasadinilla.it

Vi prego di rettificare l’articolo quanto prima e di darmene comunicazione.

Cordiali saluti.

Marco Pingitore”

Il vocabolario sessista in progress

28 Settembre 2018 | Michela Nacca

di Michela Nacca

INCONTRO CON L’ON. LAURA BOLDRINI

9 Aprile 2018 | Michela Nacca

di Avv. M. Nacca

4–6 minuti


La #politica DEVE dialogare con la #società civile, perché la realtà vissuta dalle #donne nel #lavoro, in #famiglia e nei #tribunali spesso non è conosciuta.

Venerdì 20 aprile 2018 siamo state impegnate per lunghe e proficue ore presso la Sala del Cenacolo della #CameradeiDeputati, invitate dall‘Onorevole Laura Boldrini, per riflettere insieme circa la violenza e la discriminazione di genere, nonché per delineare nuove proposte e strategie da adottare nella lotta che ci vede impegnate e nel garantire possibilità di autonomia economica femminile.

Non eravamo sole, ma insieme a persone del calibro di Asia Argento, dalla cui denuncia ha preso avvio il movimento internazionale #metoo contro la violenza e le molestie sul lavoro alle donne, nonché ad altre storiche Associazioni femminili, fra le quali Manden e Federico nel Cuore, alle cui fondatrici siamo particolarmente legate.

Nell’occasione ci siamo fatte portatrici di alcuni argomenti che ci stanno particolarmente a cuore.

– In primis la lotta alla pseudo teorizzazione della cosiddetta Alienazione Genitoriale o #Pas.

Si tratta del cavallo di battaglia di tanti avvocati, spesso non esperti di diritto di famiglia, che in questa pseudo sindrome hanno visto l’occasione di un alibi, sebbene infondato, dinanzi al rifiuto espresso da minori alla relazione con un padre violento.

Tuttavia tale cd “alienazione genitoriale” vorrebbe ora essere dall’Onorevole Giulia Bongiorno addirittura introdotta quale nuova fattispecie di reato nel Codice Penale italiano. Il rischio che si profila dunque è che non solo vengano rivittimizzate, ma addirittura criminalizzate madri che, come Antonella Penati o Antonietta Gargiulo, tentano solo di salvare i loro bambini da padri violenti, incapaci di esaminare in senso autocritico e maturo le ragioni profonde insite nel rifiuto dei loro figli e delle loro figlie, adattandosi narcisisticamente a spiegazioni di comodo completamente slegate dalla realtà, che vorrebbero le loro ex compagne quali fonti di tutti i loro mali.

– La seconda questione, che abbiamo deciso di focalizzare per evidenziarne l’importanza, è quella contro le molestie sessuali e la #discriminazione di genere negli ambienti di lavoro, specialmente in quello delle Forze Armate.

Abbiamo già denunciato, con una Petizione su Change.org, la #incostituzionalità dei Bandi di Concorso per l’accesso alle FFAA, ad oggi persistente nonostante le tante sentenze dei TAR intervenute negli anni a condanna del Ministero della Difesa, che ha tuttavia continuato ad utilizzare formule che, di fatto, considerano la gravidanza delle concorrenti impeditiva all’accesso, discriminando le concorrenti donne rispetto ai concorrenti uomini.

Una nostra seconda Petizione, pubblicata sulla medesima piattaforma Change.org e finalizzata a sostenere Angela Rizzo, mette in evidenza la vicenda di questa carabiniera che, avendo denunciato per molestie sessuali il proprio superiore gerarchico, peraltro riconosciuto colpevole e condannato dal Tribunale Militare competente, è stata in seguito raggiunta da un provvedimento disciplinare volto a punirla per il fatto che ella avesse divulgato la notizia senza una previa autorizzazione dell’Arma. In tal modo abbiamo voluto stigmatizzare la scelta dell’Amministrazione, dal sapore amaro di una rappresaglia!

Tanti altri saranno gli spunti che suggeriremo ancora, in un dialogo ed una collaborazione ormai avviata: nel diritto processuale penale e civile, nel sostegno alla imprenditoria femminile, nelle problematiche legate al lavoro, alla libera professione femminile, alla previdenza ed al welfare, nella formazione e nell’ambito della comunicazione.

L’intergruppo parlamentare composto da donne di TUTTI gli schieramenti politici tornerà a lavorare su molti temi e noi stimoleremo la politica su ciò che riteniamo prioritario: attuare in concreto REALI pari opportunità!

Siamo dunque lusingate e felici di partecipare ad un grande progetto per le donne, per lo sviluppo del lavoro femminile e contro il sessismo dilagante in Italia!

Ringraziamo l’Onorevole Laura Boldrini per averci invitate a far parte di questa bellissima rivoluzione, che ci vede protagoniste insieme a tante altre donne ed amiche, tra cui Asia Argento.

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E

UN REATO CUCITO SU MISURA PER LE DONNE CHE HANNO AVUTO LA FORZA DI DENUNCIARE I MARITI/COMPAGNI PEDOFILI. LA PAS

29 Gennaio 2018 | Michela Nacca

di Avv. M.Nacca

L’Avvocato Giulia Bongiorno, subito dopo aver annunciato la propria candidatura con la Lega di Salvini per le prossime elezione del marzo 2018,  alla domanda “Cosa proporrà lei come prima cosa?” ha risposto: “L’introduzione del reato di alienazione parentale”.

Ma cosa è la PAS (Parental Alienation Syndrome) o oggi chiamata PAD (Parental Alienation Disorder), ossia “disturbo da alienazione genitoriale”  ?

La PAS è una pseudo sindrome inventata di sana pianta nel 1985 da un medico americano, Richard Gardner, per giustificare il rifiuto che si innesca nei bambini abusati verso il genitore abusante, con la finalità tuttavia di screditare le accuse della piccola vittima, considerata alienata, e quelle dell’altro genitore (in genere donne), ritenuto da questa sindrome alienante/manipolante.

Secondo questa teoria le accuse espresse da bambini di abusi e violenze, comprese quelle sessuali, contro i loro padri costituirebbero solo delle suggestioni indotte dall’altro genitore, le mamme.

La teoria di Richard Gardner, sospettato di aver tentato di fornire giustificazioni a padri pedofili (essendo peraltro anche arrivato ad auspicare la normalizzazione della pedofilia), non ha alcun fondamento scientifico e si basa su nessuna evidenza, degna di rilievo e rigore. Tanto da non essere mai stata accettata nella elaborazione del Manuale Diagnostico Psichiatrico DSM, sia IV che V, nonostante i tentativi a tal proposito fatti dal Gardner ed in seguito  da William  Bernet, suo successore.

Viceversa il board della Columbia University di NY è stato  chiaro sia nel non riconoscere scientificità a tale teoria, sia nel ribadire che il Gardner non fosse affatto un Docente Ordinario della Columbia, come egli amava presentarsi ed accreditarsi ovunque.

Al di là delle manie di grandezza del Gardner, morto suicida, in genere all’estero molti Giudici, Avvocati, insigni Psichiatri, lo stesso Dipartimento di Psichiatria della Columbia University, dove il DSM viene elaborato, e molte altre Corti e Istituzioni hanno smentito la validità e scientificità della PAS/PAD, rivelandone cosi la reale finalità.

Già nel 2003  la National District Attorneys Association (Associazione Nazionale dei Procuratori Distrettuali) pubblicò una informativa ai colleghi su come affrontare giuridicamente le questioni legate alla PAS, specificando che la PAS è una teoria non verificata e avvertendo che la sua applicazione potesse  comportare conseguenze a lungo termine sui bambini che cercano giustizia e protezione in tribunale (Fields, Hope; Ragland, Erika Rivera, Parental Alienation Syndrome : What Professionals Need to Know, in NDAA Newsletter, vol. 16, nº 6, Alexandria, National District Attorneys Association, 2003)   finendo per  minacciare l’integrità del sistema penale e la sicurezza dei bambini vittime di abusi (  Hope Fields, Ragland, Erika Rivera, Parental Alienation Syndrome : What Professionals Need to Know, in NDAA Newsletter, vol. 16, nº 7, Alexandria, National District Attorneys Association, 2003).

Nel 2008 i clinici Antonio Escudero, Lola Aguilar Redo e Julia de la Cruz Leiva constatarono  che sull’argomento PAS esiste uno scarsissimo numero di lavori scientifici, concludendo  che la mancanza di rigore scientifico del concetto di PAS, intesa «[…] solo come un costrutto di natura argomentativa elaborato attraverso fallacie quali pensiero circolare, ragionamento per analogia, ricorso al principio di autorità, intendendo come tale il creatore del concetto stesso di PAS» non potesse dare rilievo scientifico a questa teoria (Escudero, Antonio; Aguilar Redo, Lola; Cruz Leiva, Julia de la, La lógica del Síndrome de Alienación Parental de Gardner (SAP): “terapia de la amenaza”, in Revista de la Asociación Española de Neuropsiquiatría, vol. 28, nº 2, Madrid, Asociación Española de Neuropsiquiatría, 2008, DOI:10.4321/S0211-57352008000200004, ISSN 0211-5735)  .

Sempre in Spagna nel 2009 la psicologa Consuelo Barea in collaborazione con la  collega argentina Sonia Vaccaro  nel libro, El pretendido Síndrome de Alienación Parental ― un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia (pubblicato in Italia nel 2011 con il titolo PAS. Presunta Sindrome di Alienazione Genitoriale),  sostennero  che la PAS è un “costrutto pseudo-scientifico” che, utilizzato in ambito giudiziario, genera «situazioni di alto rischio per i minori e provoca un’involuzione nei diritti umani di  bambine e bambini e delle madri che vogliono proteggerli».

In Italia purtroppo molti Avvocati e qualche psichiatra (tra cui il Prof. Marco Casonato,  divenuto recentemente noto all’opinione pubblica non più solo per la sua difesa della PAS/PAD ma soprattutto per tutt’altre vicende,  di estrema violenza anch’esse!) in barba a ciò che è stato chiaramente detto sopra, hanno invece sempre più spesso utilizzato questa pseudo teoria quale strategia per difendere i loro clienti, padri pedofili o abusanti, per svilire le loro piccole vittime e neutralizzarne le madri non disposte a difendere i loro compagni.

E ciò nonostante già l’istituto superiore di Sanità nel 2012 si sia già esplicitamente espresso contro la PAS, avendone rimarcato la mancanza di scientificità, attraverso una risposta ad interrogazione parlamentale del 18 ottobre 2012, seduta n. 706  (v. su leg16.camera.it, pp. 75 e 76    ) e nonostante la Corte di Cassazione abbia emesso Sentenze chiaramente contrarie alla PAS (Cass. Civ., sez. I, sentenza 20 marzo 2013 n. 7041).

Forse non è un caso che proprio nel nostro Bel Paese, e non altrove, vada diffondendosi tra Legali e qualche psichiatra, ma soprattutto nell’opinione pubblica (per fortuna non maggioritaria!) questa pseudo teoria, pericolosissima nelle sue conseguenze, visto che l’Italia notoriamente primeggia nel turismo sessuale pedofilo: un dato che  indirettamente ci indica l’ elevata italica propensione alla pedofilia, in genere.

L’ Avvocata Giulia Bongiorno, Presidente di Doppia Difesa, associazione che per Statuto è finalizzata alla tutela delle donne e dei loro figli abusati, campionessa di coerenza, non solo considera degna di fondamento scientifico una pseudo sindrome, in realtà da tutti i consessi psichiatrici riconosciuta come infondata, ma addirittura vuole farne una fattispecie di reato… Con la complicità politica di Salvini !

Del resto non sarebbe la prima volta che viene  tentato un simile colpo di mano!

Nel 2008 fu presentato un disegno di legge,  il n. 957, che apportando “Modifiche al codice civile e al codice di procedura civile in materia di affidamento condiviso“, oltre ad introdurre la PAS nella normativa italiana  avrebbe reintrodotto la patria potestà, riconoscendo di nuovo alla figura paterna la potestà di assumere le decisioni più rilevanti nella vita dei figli minori, indipendentemente dalla volontà contraria materna.

Un articolo uscito su  Il Manifesto nel 2012, mentre questo disegno di legge era in discussione al Senato, allertava l’opinione pubblica spiegando con attenzione quanto fosse pericolosa la teoria della PAS: una cosiddetta “sindrome da alineazione genitoriale” spacciata come tesi scientifica e psicoanalitica, in realtà frutto di una mente che avrebbe voluto introdurre nella società la “normalizzazione” della pedofilia.

È bene ricordare che il DISEGNO DI LEGGE in questione, il 957/2008,  fu presentato d’iniziativa dei Senatori VALENTINO, CIARRAPICO, COSSIGA, TOFANI, BEVILACQUA, THALER AUSSERHOFER, GIAI, SANTINI, RAMPONI, IZZO, AMORUSO, Nicola Paolo DI GIROLAMO, DI GIACOMO, SACCOMANNO, Giancarlo SERAFINI, ASCIUTTI, DE GREGORIO, SPEZIALI, STRADIOTTO, DE LILLO, AMATO e BOLDI

Donne, madri che siete costrette a denunciare i vostri compagni/mariti per i maltrattamenti o gli abusi inferti sui vostri figli abusati, aprite gli occhi… Questo reato è cucito su misura per voi!

Perche’ si deve usare il termine Femminicidio

29 Novembre 2017 | Michela Nacca

di M. Nacca

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E

LA OGGETTIVAZIONE DELLA DONNA NEI MEDIA: CONSEGUENZE SOCIALI E COMPORTAMENTALI

28 Ottobre 2017 | Michela Nacca

di Avv. M. Nacca

3–4 minuti


L’Italia ha un tasso decisamente elevato di molestie sessuali che vedono  come vittima privilegiata le donne e le bambine. A ciò si accompagna la costante oggettificazione della figura femminile nelle immagini divulgate dai media. Per “oggettificazione” o oggettivazione, intendiamo la percezione di una persona quale oggetto sessualizzato. Nella oggettivazione della donna viene posta in luce solo la sua capacità sessuale attrattiva verso gli uomini, sì da identificare la persona esclusivamente con il suo corpo, la sua sensualità o seduttività.

I risultati sono stati significativi ed allarmanti, specie considerando  l’influenza che tali immagini possono avere verso i più giovani che, ancora non avendo formato un senso critico, tendono ad assimilare  concetti subliminali tesi verso una violenza di genere.

Nelle ragazze, in base a degli Studi condotti dall’Università di Padova, l’oggettivazione sessuale di cui esse sono fatte bersaglio aumenta il rischio di soffrire di disturbi alimentari, di depressione, di disturbi  della sfera affettiva, che influisono negativamente sulle loro risorse cognitive e la capacità di prestare attenzione.

Le donne oggettificate o sessualizzate sono infatti disumanizzate, non  ne vengono considerati o addirittura sono negati i loro sentimenti, le esigenze, la sofferenza, i loro bisogni e capacità intellettive.

La oggettivazione, impedendo il “perspective taking” cioè la risposta  socio-emozionale dell’interlocutore, favorisce la non comprensione empatica della donna oggettificata, il mancato riconoscimento della sua  persona, impedisce di entrare in comunicazione con lei e, dunque,  agevola la commissione di altrui comportamenti anaffettivi, nei suoi  riguardi, ossia atteggiamenti violenti psicologicamente, affettivamente e  financo fisicamente.

La divulgazione di Videogiochi violenti e fortemente sessisti (v. GTA)  fa  si che i ragazzi si identifichino in uomini aggressivi, dominanti e  competitivi, che volentieri utilizzano le donne per i loro bisogni sessuali e narcisistici, con violenza e senza alcun rispetto per la dignità femminile e la sofferenza della donna.

Le donne sessualizzate (o autosessualizzate) sono dunque destinatarie privilegiate di violenze, inoltre, in base a studi condotti  dall‘Università di Milano-Bicocca, esse risultano per lo più oggetto di pregiudizi altrui circa le loro competenze professionali o accademiche.

Tutto ciò ci aiuta a spiegare come mai Asia Argento, donna altamente oggettificata in quanto attrice conturbante che ha ricoperto ruoli cinematografici anche scabrosi, venga percepita come non-vittima nonostante le di lei affermazioni. E ciò anche da parte di molte donne.

PANCHINE ROSSE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

31 Luglio 2017 | Michela Nacca

Maison Antigone

1–2 minuti


Hanno iniziato Milano, Torino nel gennaio 2016, Taranto, poi l’Aquila, Monza, Catania, San Gregorio e San Giovanni Galermo, Scanzano Jonico, a Laterza e Maruggio (Ta), Borgaro, Fossano, seguite da molte altre città italiane: la violenza contro le donne si combatte anche così, con il posizionamento di panchine rosse lungo le città che, decorate da writer “Vogliono stimolare un confronto e una riflessione sulla violenza e sui cambiamenti culturali necessari per sconfiggerla e indurre i cittadini a fermarsi, a non dimenticare e a mantenere alta l’allerta” (nota del Comune di Torino del gennaio 2016).

Sulla panchina rossa inaugurata a L’Aquila è riportata una frase del poeta russo Vladimir Majacovskij:

“Guardate: hanno di nuovo decapitato le stelle e insanguinato il cielo, come un mattatoio”.

Anche per l’amministrazione aquilana la panchina rossa vuol “favorire la riflessione dei cittadini sui cambiamenti culturali necessari a sconfiggere questa ingiustificata violenza”.

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E

LA LUNGA SCIA DI SANGUE NON SI ARRESTA: DONNE UCCISE O CONDOTTE IN FIN DI VITA DAI LORO COMPAGNI O EX COMPAGNI

31 Luglio 2017 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

6–8 minuti


L’anno 2017 è iniziato il 9 gennaio con quello che sembrerebbe essere stato un tentato femminicidio a danno di una ventiduenne di Messina, ad opera del suo ex fidanzato ventiquattrenne, di seguito accusato dalla Procura per tentato omicidio.

Già due giorni dopo, l’11 gennaio, a Rimini viene ridotta in gravi condizioni la ex Miss Gessica Notaro, sfregiata con l’acido dal suo ex fidanzato.

Il 12 gennaio a Milano viene trovata morta la cinquantacinquenne Tiziana Pavani. Dopo qualche giorno ha confessato un amico con cui ella intratteneva una relazione, sebbene sporadica.

Il 16 gennaio a S.Maria Capua Vetere è avvenuto il femminicidio delle cinquantenne Teresa Cotugno, uccisa con l’arma da fuoco detenuta dal marito, ex guardia giurata, poi suicidatosi.

Nello stesso giorno a Milano con 23 coltellate viene uccisa dal marito, reo confesso, la cinquantenne Rosanna Belvisi. L’uomo gia’ nel 1995 l’aveva accoltellata.

Sempre a Milano il 25 gennaio seguente un pensionato di 71 anni ha tentato di uccidere la moglie con un coltello da macellaio, mentre questa dormiva.

Il 27 gennaio a Parma altro caso di omicidio-suicidio: la vittima è Arianna Rivara, 44 anni, uccisa dall’ex compagno cinquantunenne con strangolamento.

A Porto S. Stefano, sull’Argentario, il 16 febbraio 2017 è stata uccisa la sessantottenne Anna Costanzo, strangolata dal marito, reo confesso, due giorni dopo già  posto ai domiciliari.

In Sardegna il 2 marzo 2017, ad Iglesias, dinanzi i due figli la trentaduenne Federica Madau viene uccisa con diverse coltellate dal marito, reo confesso.

Il successivo 8 marzo a Cirò Marina viene uccisa Antonella Lettieri, 42 anni: l’autore  sembrerebbe  essere stato il marito di un’amica.

Il 18 marzo 2017 ad Orte un’altra donna è morta con un colpo di pistola, la ventottenne Silvia Tabacchi: secondo la Procura un caso di omicidio-suicidio ad opera del suo ex fidanzato.

Il 28 marzo un uomo, reo confesso, a Pinerolo uccide a coltellate la moglie di 52 anni, Battistina Russo.

Il 29 marzo a S.Maria Capua Vetere un altro caso di omicidio-suicidio: Gerarda Di Pietro, 77 anni, uccisa forse con un’ascia dal marito, che poi si è ucciso gettandosi da un balcone.

Sempre a marzo 2017 una donna di Rosolini, Laura Pirri, viene ricoverata con gravi lesioni per lo scoppio di una bombola. Mesi più tardi si scoprirà, grazie al figlio di 10 anni, che in realtà fosse stato il marito ad ucciderla, inscenando un incidente domestico per sviare le indagini.

A Caltagirone il 3 aprile viene uccisa dal nuovo compagno la 47enne Patrizia Formica.

Il 7 aprile a Pietra Ligure viene uccisa con  almeno 15 coltellate, inferte dal suo ex fidanzato, una ragazza ventunenne: Janira Damato.

Il 9 aprile a Lodi viene uccisa una donna di 65 anni.

Il 13 aprile a Camisano Vicentino viene uccisa a coltellate Nidia Roana Loza Rodriguez, 37enne, dal marito reo confesso.

Il primo maggio 2017, in pieno centro storico a Roma, viene uccisa con un peso da palestra, dal compagno reo confesso, la 47enne Michela Di Pompeo.

Vicino Lecce il 6 maggio 2017 una donna di 39 anni è stata salvata dai passanti: l’ex marito tentava di ucciderla con un martello.

Il 25 maggio 2017 a Segrate un altro caso di femminicidio-suicidio, tuttavia non riuscito pienamente: un uomo ha sparato alla moglie, la trentacinquenne Antonietta di Nunno, tentando poi di suicidarsi.

Il 12 giugno 2017 viene uccisa a pugnalate dal fidanzato la biellese Erika Preti, 28 anni, mentre erano in vacanza a S. Teodoro, in Sardegna. L’uomo ha confessato solo un mese più tardi.

Il 14 giugno a Busto Arsizio viene uccisa con 15 coltellate dal marito, reo confesso, la 52enne Diana.

Il 18 giugno a Chirignago, località di Mestre, un uomo di  cinquant’anni e di professione docente formatore, confessava di aver narcotizzato e poi ucciso soffocandola non solo la sua ex, la trentenne Anastasia Shakurova, di origine russa, ma anche il suo nuovo compagno, ingegnere aerospaziale.

Il 22 giugno Ester Pasqualoni, oncologa di 53 anni, viene uccisa a Sant’Omero (Teramo) sgozzata dal suo stalker.

Il 28 giugno 2017 Maria Grazia Russo, uccisa con tre colpi di  pistola a Montalto Uffugo dal coniuge, agente di  polizia penitenziaria nel carcere di Cosenza, poi suicidatosi.

Il 6 luglio 2017 a Bari una trentenne polacca, Anita Betata Rzepecka, sarebbe stata picchiata e lasciata morire agonizzante dal marito, incollerito per il fatto che ella non avesse  lavato i piatti!

Il 13 luglio seguente Donata De Bello, 48 anni, muore pugnalata più volte. Viene indagato il compagno.

Nello stesso giorno a Dragoni è stata uccisa a colpi di pistola ed in strada la 49enne Maria Tino: autore sarebbe stato l’attuale compagno. Ma già lo scorso anno Maria era sopravvissuta a 25 coltellate inferte dall’ex marito.

Il 14 luglio 2017 a Cagliari viene ridotta in fin di vita la ventiseienne Manuela Picci, picchiata a sangue dall’ex fidanzato che poi, credendola morta, si è suicidato.

Nello stesso giorno viene uccisa a Montepulciano una 42enne, per mano dell’ex marito.

Il 23 luglio a Musile di Piave (Venezia) viene uccisa a coltellate dall’ex marito, reo confesso, Maria Archetta Mennella, 38 anni.

Il 31 luglio a Tenno (Trento) altro caso di omicidio-suicidio: una ragazza ventiduenne viene uccisa con un’arma da fuoco dall’ex fidanzato, poi suicidatosi.

Il primo di agosto viene strangolata dal fidanzato 34enne, reo confesso, Nadia Orlando: anche lei aveva solo 21 anni e da tempo lamentava in famiglia l’eccessiva gelosia dell’uomo!

Il giorno 8 agosto a Santa Maria Navarrese, a nord di Villasimius, in Sardegna, veniva uccisa dal genero Anna Melis, mentre probabilmente cercava di difendere la figlia, rimasta ferita da una profonda coltellata alla gola inferta dall’uomo.

Il 17 agosto viene uccisa l’infermiera Sabrina Panzonato, dapprima ferita e poi freddata dai colpi di pistola sparati dal marito, ispettore di polizia. Il tutto avviene a Dogaletto di Mira, nel veneziano.

Alessandra Madonna muore a 24 anni a Melito. Viene arrestato l’ex compagno.

IL VESTIRE DELLE DONNE

28 Luglio 2017 | Michela Nacca

di Avv. M.Nacca

si vieta di riprodurre gli articoli in tutto o in parte senza citare autrice e fonte.

E’ arrivata la metà di luglio ed anche, inevitabile, il tempo dei saldi: periodo in cui le donne amano immaginarsi rinnovate, guardarsi allo specchio con colori splendenti, solari, desiderose di comunicare novità. Meglio se a buon prezzo!

Questo è anche il periodo in cui nelle aziende della Moda escono le nuove collezioni autunno-inverno: lì dove già siamo immaginate, coccolate in vesti calde e soffici, dai toni più bruni, vestite così come saremo da qui a pochi mesi, per affrontare il freddo inverno.

Molti sostengono che quello della Moda sia un mondo frivolo, fatto solo di immagine ed estetica, forse destinato solo a frivole ragazze e donne omologate.

Eppure studi di semiologia ed antropologia culturale spiegano come il vestire costituisca una forma di linguaggio unica e tipica dell’essere umano, degna e densa di significati da decodificare, così come lo è la scrittura!

Il vestire assume un proprio senso, in maniera differente, esprimendo le varie dimensioni dell’esistenza umana in cui viene utilizzato come segno: esso è espressione del proprio tempo, di una certa epoca storica, piuttosto che di un’altra, della propria identità e della differenziazione dall’identità altrui, del ruolo sociale ricoperto, dell’umore sofferto o gioito al momento, indica lo status economico, politico o religioso della persona che quel vestito indossa.

Il vestire è espressione di valori e culture, ma è prima di tutto un simbolo (σύμβολον) cioè segno di riconoscimento, e dunque, come tale, ha bisogno di essere studiato e capito, nel suo senso intrinseco, con la stessa serietà e consapevolezza con cui si apprende a decodificare il significato del linguaggio verbale.

Il significato del vestire (o del vestito) può essere compreso tuttavia solo in relazione a colui/colei che lo indossa: dunque alla persona che lo sceglie. Il vestito diviene così il mezzo, che consente al corpo di esprimersi e manifestarsi, simbolizzarsi, in una serie di valenze contrapposte e di manifestare tali valenze come associate a valori anch’essi alternativi.

Il vestirsi non nasce come esigenza di proteggersi dal freddo e dalle intemperie, ma dal desiderio di esprimere, raccontare sé agli altri.

Dalla teoria della funzione a quella della valenza!

I colori, le stoffe, i fiocchi, piuttosto che le trine, i ricami ed i contrasti cromatici, ma anche le trasparenze, rinviano a sensi simbolici, ad elementi sessuali, a valori di attrazione e repulsione, di visibilità ed invisibilità, di pudore e spudoratezza, a valori morali e non, per le culture di cui sono espressione.

Ed ecco dunque il senso del velo islamico, del nascondimento del volto femminile, che non deve essere espresso agli sguardi altrui, non deve essere visto.

Perchè riconoscere un volto vuol dire dare identità, e dignità, vuol dire riconoscere la persona, con proprie caratteristiche, qualità e diritti.

Una sagoma che non ha volto non è una persona. Può essere qualunque cosa.

Un oggetto, uguale all’altro.

Il vestire dunque anche come espressione ed affermazione, o negazione, di libertà di scelta e, prima ancora, come consapevolezza di sé!

Thomas Carlyle nel 1869 scriveva:

«Tutte le cose visibili sono emblemi; ciò che tu vedi non è lì per suo proprio conto strettamente considerato, non è lì per niente: la Materia esiste solo spiritualmente, e per rappresentare una qualche Idea, e incorporarla. Quindi i Vestiti, per quanto deprecabili li riteniamo, sono così indicibilmente significanti. I Vestiti, dal mantello del Re in giù, sono emblematici […] D’altra parte, tutte le cose Emblematiche sono propriamente Vestiti, tessuti col pensiero o a mano; l’Immaginazione non deve forse intessere degli Indumenti, dei Corpi visibili, dove le creazioni altrimenti invisibili e le ispirazioni della nostra ragione sono, come Spiriti, rivelati […].>>.

Che dunque inizino i saldi e sfilino le nuove collezioni Autunno-Inverno 2018!!!

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E

I GIOIELLI DELLE SUFFRAGETTE

28 Luglio 2017 | Michela Nacca

Le Suffragette inglesi che, nel mondo occidentale, per prime in modo organizzato e sistematico rivendicarono diritti civili e politici paritari rispetto agli uomini, pagando anche con la vita e la libertà tali rivendicazioni, usavano utilizzare dei gioielli particolari, per riconoscersi fra loro: gioielli dunque dall’alto valore simbolico!

In questi monili, appositamente realizzati, venivano usate solo delle pietre con specifici colori: il peridoto dal colore verde (green) la perla dal colore bianco (white) e l’ametista viola (violet). Da questa combinazione di colori l’interlocutore consapevole avrebbe potuto comprendere il messaggio sotteso, derivato dalla prima lettera del nome di ogni colore indicato: give women vote.

Mai sottovalutare o ritenere frivolo il gusto estetico ed il vestire di una donna!

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E

Arte. UNA STORIA LUNGA SECOLI. Artemisia Gentileschi

8 Luglio 2017 | Michela Nacca

di Avv. M. Nacca


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Gli avvenimenti accaduti di recente in Puglia ed a Pimonte ci richiamano altri stupri di ragazze, o bambine, seguiti dall’ isolamento sociale delle vittime e delle loro famiglie, ree di averle difese.

In una cultura fortemente maschilista, la donna è preda e l’uomo, cacciatore dalla notte dei tempi, agli occhi dei propri concittadini non compie nulla di male o estraneo a quella che viene quasi considerata una “legge di natura”, che riduce l’uomo ad una bestia.

La storia di Artemisia Gentileschi ne è un esempio.

« … che qui non v’è nulla di sadico, che anzi ciò che sorprende è l’impassibilità ferina di chi ha dipinto tutto questo ed è persino riuscita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza può ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale! Incredibile vi dico! Eppoi date per carità alla Signora Schiattesi – questo è il nome coniugale di Artemisia – il tempo di scegliere l’elsa dello spadone che deve servire alla bisogna! Infine non vi pare che l’unico moto di Giuditta sia quello di scostarsi al possibile perché il sangue non le brutti il completo novissimo di seta gialla? Pensiamo ad ogni modo che si tratta di un abito di casa Gentileschi, il più fine guardaroba di sete del ‘600 europeo, dopo Van Dyck
(Roberto Longhi, Gentileschi padre e figlia, 1916)

Vale la pena leggere la sua storia https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/artemisia-gentileschi/

dipinto presente al Museo dell’Arte di NYC
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E

Petizione “DIMISSIONI SINDACO PIMONTE: NON È UNA BAMBINATA MA UNO STUPRO!”

5 Luglio 2017 | Michela Nacca

Contro le affermazioni gravemente sessiste del Sindaco di Pimonte chiediamo le sue immediate ed irrevocabili dimissioni perchè offensive della dignità della vittima minorenne nonché della dignità di tutte le donne

v. petizione in https://www.change.org/p/dimissioni-sindaco-pimonte-non-%C3%A8-una-bambinata-ma-uno-stupro

Le firme innumerevoli furono da noi consegnate all’On. Laura Boldrini il 25 novembre 2017.

La petizione e’ stata rilanciata da numerosi giornalisti e media v.sotto

https://www.maisonantigone.it/2017/11/28/vivicentro-ragazza-stuprata-da-11-ragazzi-il-sindaco-la-definisce-una-bambinata/

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E

GLI STUPRI DI RIMINI E LE PAROLE DEL MEDIATORE

28 Giugno 2017 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

6–8 minuti


Abid Jee è, o era, un mediatore culturale e fino a qualche giorno fa lavorava presso un centro italiano che accoglie immigrati, gestito dalla cooperativa sociale “Lai Momo”, che ora lo ha sospeso da servizio

Ciò è avvenuto in quanto Abid Jee, avuta notizia del duplice feroce stupro avvenuto a Rimini ad opera di un branco di giovani, immigrati di prima e seconda generazione, commentava sul proprio profilo facebook: “Lo stupro è un atto peggio ma solo all’inizio, una volta si entra il pisello poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale”.

Affermazioni scioccanti, per molteplici ragioni.

Innanzitutto perché espresse da un mediatore culturale: cioè da un uomo scelto per il suo livello culturale e linguistico, tale cioè da poter e dover “garantire” alle istituzioni italiane ed europee una mediazione tra le diverse culture: quella della nostra società occidentale accogliente e la cultura africana e medio orientale dei migranti.

E’ attraverso il lavoro dei mediatori culturali, infatti, che potrà essere possibile quell’integrazione che si è resa necessaria, come conseguenza di una geopolitica internazionale di cui la stessa Europa e l’Italia non sono certo state mere spettatrici.

Perchè proferite da uno studente di Giurisprudenza, qual è Abid Jee: dunque da un uomo che avrebbe ben dovuto conoscere l’Ordinamento che lo ha accolto, avendone studiato non solo la cultura ed i valori in generale, ma gli stessi istituti giuridici che quella cultura riflettono.

Considerando poi che il Diritto Penale e lo studio delle sue istituzioni costituisce una materia fondamentale, prevista già al primo  anno di corso della Facoltà di Giurisprudenza, questi avrebbe dovuto ben sapere che, in Italia, così come in Europa, uno stupro è un REATO e non una modalità qualsiasi di rapporto sessuale lecito, realizzato cioè tra adulti consezienti. Ed è un reato proprio in quanto l’uomo e la donna dalla Costituzione italiana sono posti in una condizione paritaria: l’art. 3 riconosce infatti “pari dignità sociale” essi “sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso”.

In terzo luogo perché queste affermazioni fanno intuire quanto scarsa sia la consapevolezza di molti uomini, compreso Abid Jee, circa il fatto che, durante ed in conseguenza di uno stupro, la vittima della violenza sessuale non gode affatto. Anzi, soffre atroci dolori, nel fisico e nell’anima, che rimarranno indelebili e determineranno la sua vita negativamente.

Perchè tali dichiarazioni lasciano intendere che, nella cultura di Abid Jee, e nonostante i suoi studi linguistici e giuridici intrapresi da anni nel nostro Paese, sopraffare e violare sessualmente una donna contro la sua volontà evidentemente non è percepito quale atto di grave violenza e sopruso: dunque egli non concepisce il significato del consensus (del sentire con) nè il fatto che la differenza fra actus humanus e l’actus hominis è appunto la volontarietà, data dalla consapevolezza e dalla libertà dell’azione, da ambo le parti, come ben prima dell’Illuminismo insegnava San Tommaso D’Aquino nella sua Summa Theologiae e che, con le sue riflessioni filosofiche e giuridiche, in continuità con il pensiero aristotelico, costituisce uno dei pilastri della nostra cultura occidentale!

Perchè le affermazioni di Abid Jee  sono così circostanziate e precise da far pensare che egli abbia vissuto in prima persona l’esperienza di uno stupro, dalla parte non certo della vittima!

Sorprende infatti verificare che Abid Jee, pur studente in Giurisprudenza, nulla conosca del Diritto Penale italiano, ma sappia perfettamente descrivere le dinamiche di uno stupro, riferendo che nella fase secondaria  interviene spesso  un meccanismo psicologico e fisico di “blocco” nella vittima stuprata che, pur potendolo sembrare, non diviene affatto “calma” e ben disposta, ma solo estranea a se stessa, come morta!

Perché, nel momento in cui questo mediatore ventiquattrenne ha deciso di spiegare via facebook cosa sia lo stupro, precisando che “si gode come un rapporto sessuale normale” ha chiaramente voluto contestare lo scandalo e la condanna sociale giustamente suscitati dagli eventi criminosi di Rimini.

Perchè in queste sue parole si legge il punto di vista dello stupratore, che “gode” dello stupro, come si trattasse di un normale rapporto conseziente, mentre è totalmente obliato il punto di vista della vittima: Abid Jee, oggettificando la vittima, non considera affatto se la donna abbia sofferto o meno dello stupro, ma parla del godimento dello stupratore… oppure ha l’assurda pretesa di rivendicare un godimento anche da parte della vittima!

Infine perchè il suo intervento sembra quasi una excusatio non petita… dunque una manifesta confessione, che come tale ci allarma socialmente!

Le affermazioni di Abid Jee sono di una violenza inaudita.

Ma lo sono molto più di quelle del Sindaco di Pimonte? Il quale, in riferimento ad uno stupro condotto con analoga brutalità su di una quindicenne sua concittadina, da parte di giovani italiani, nel luglio 2017 affermava essere stata solo “una bambinata”!

Non si tratta, forse, anche in questo caso di un atteggiamento di negazione del reato, della violenza agita e subita, del dolore inflitto?

Anche nelle parole del Sindaco di Pimonte leggiamo una totale assenza di empatia verso la vittima  e, dunque, una incapacità a comprenderne i sentimenti, le emozioni, i bisogni, i legittimi diritti. Mentre l‘atteggiamento è tutto rivolto alla giustificazione  dei carnefici, che passa attraverso lo svilimento della gravità orrenda di quanto commesso.

Quasi che lo stupro non debba considerarsi in fin dei conti così grave ma, appunto, una modalità di approccio sessuale.

Ma se la cultura popolare italiana forse  non è  così distante da quella di Abid Jee, perchè allora temere che questo immigrato non possa attuare una adeguata mediazione tra le nostre culture, in realtà più vicine di ciò che crediamo o rivendichiamo?

Ovviamente la domanda è provocatoria… ma mette in luce tutta la schizofrenia della nostra società italiana!

PERCHÈ MAISON ANTIGONE

21 Giugno 2017 | Michela Nacca


Che queste parole ci ispirino e motivino costantemente, così come oggi:

“Occupati dei guai

dei problemi del tuo prossimo.

Prenditi a cuore gli affanni,

le esigenze di chi ti sta vicino.

Regala agli altri la luce che non hai,

la forza che non possiedi,

la speranza che senti vacillare in te,

la fiducia di cui sei privo.

Illuminali dal tuo buio.

Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorriso quando hai voglia di piangere.

Produci serenità dalla tempesta che hai dentro.

“Ecco, quello che non hai, te lo do”.

Questo è il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioia

a poco a poco entrerà in te,

invaderà il tuo essere,

diventerà veramente tua  nella misura in cui

l’avrai regalata agli altri”

(Alessandro Manzoni)

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E

UOMINI INGABBIATI IN VECCHI STEREOTIPI

16 Giugno 2017 | Michela Nacca

di Avv. M. Nacca

Accade che degli uomini, talvolta fin da epoca prenuziale, altre volte solo all’indomani della celebrazione del matrimonio o l’avvio della convivenza o con l’inizio della gravidanza, si rivelino mariti/compagni dispotici, controllanti, nel tempo sempre più aggressivi, violenti, sia da un punto di vista fisico che psicologico. Iniziano con l’ostacolare le amicizie maschili e femminili della partner, limitando sempre più i contatti della donna, anche con la di lei famiglia di origine. Ne criticano il vestire, la modalità dei comportamenti, la pettinatura, affinché la donna inizi a seguire i di lui “consigli”.

Reagiscono violentemente ed in modo sproporzionato, irrazionale, laddove sentono di perdere il controllo della situazione: anche fosse un semplice confronto sulla cena, la vacanza da effettuare o la scelta della scuola per il figlio.

Incapaci di esprimere a parole le loro ragioni e convinti di essere incompresi e non capiti – o cosi dicono al fine di suscitare il senso di colpa della donna- usano la violenza, verbale e/o fisica, come mezzo espressivo per dominare il rapporto, ritenendo tale atteggiamento una normale “modalità relazionale”. Alternati a momenti di pace, nel tempo sempre meno frequenti, uomini di questo tipo sono usi ad esprimere insulti e giudizi svilenti verso le loro donne, e spesso anche con i loro figli, con il fine perfettamente conscio – solo talvolta inconscio – di soggiogarle, temendone di fondo l’autonomia e  la perdita.

Si tratta di uomini che hanno il bisogno di dimostrare a se stessi di essere all’altezza di un ruolo maschile che, derivato dall’educazione familiare e/o dall’immaginario collettivo sociale, lo identificano nel modello patriarcale, che li vorrebbe uomini forti, dominanti, superiori alla loro donna.

Uomini che non concepiscono la parità di genere e dei ruoli coniugali e genitoriali.

Laddove la donna non si “pieghi”, esercitando giustamente i propri pari diritti di scelta e replica, come coniuge e persona, questi uomini usano minacce, ricatti emotivi, aggressività verbale, fino ad arrivare alla violenza contro gli oggetti (preferibilmente quelli di appartenenza o cari alla donna) ed alla violenza fisica diretta, in una escalation pericolosa ed infernale per chi la subisce.

I DIRITTI DELLE DONNE IN ITALIA

13 Giugno 2017 | Michela Nacca

3–4 minuti


Lunghissima la strada, in Italia, per ottenere diritti civili femminili pari a quelli maschili, almeno sulla carta:

solo nel 1945-1946 viene riconosciuto il diritto di voto alle donne.

Fino al 1963 alle donne era vietato partecipare al Concorso per Magistrati, Cancellieri.

Fino al 1963 le donne potevano essere legittimamente licenziate a causa di matrimonio o maternità. Solo da quell’anno un’apposita legge tutela le donne sposate e madri.

Fino al 1968 l’adulterio femminile era considerato un reato, dunque condannabile, a differenza di quello commesso da uomini.

Solo dal 1975 le mogli italiane non sono più costrette ad usare il cognome del marito, potendo continuare ad usare il proprio.

Solo dal 1975 viene riconosciuta una potestà genitoriale femminile pari a quella maschile. Fino ad allora la legge prevedeva una potestà maritale e paterna superiore. Il patrimonio familiare non è più gestito solo dall’uomo ma anche dalla donna, con l’introduzione del regime legale della  “comunione dei beni”.

Dal 1981 le donne sono ammesse in Polizia.

Solo dal 1981 è venuta meno la fattispecie del “delitto di onore”. Fino ad allora per l’omicidio di una donna da parte dell’uomo, per motivi di onore, si prevedeva una condanna con pena detentiva estremamente ridotta: dai 3 ai 7 anni. Già dal 1968 la Corte Costituzionale aveva considerato illegittima la norma, ma ci sono voluti  altri 13 anni prima che il legislatore intervenisse.

Fino al 1981 lo stupratore poteva estinguere il reato, sposando la vittima abusata (matrimonio riparatore).

Dal 1999 anche le donne possono essere assunte in Forze Armate.

Nel 2009 viene introdotto il reato di stalking.

Dal 2010, sulla spinta di precise direttive europee, vengono introdotte numerose novità per le madri su: flessibilità di Orari di lavoro, congedi parentali, incentivi per promuovere l’imprenditoria femminile.

2011 – vengono introdotte le “quote rosa” nei consigli di amministrazione, pari ad almeno 1/5 del numero totale, per incentivare l’ascesa professionale femminile, smantellando quel soffitto di vetro stagnante che di fatto anncora rende rara la presenza femminile ai massimi vertici dirigenziali.

2013 – obbligatorietà dell’arresto di chi commette stalking.

2013 Vengono stanziate risorse per la creazione di case-rifugio per donne abusate e vittime di stalking.

2015 la “quota rosa” sale ad 1/3.

2017 I figli possono assumere anche il cognome materno.

ma la applicazione pratica di diritti pari fra omini e donne e’ ancora ben lungi dall’esser raggiunta….